Ritratti

Salumificio Pulice

Fratelli Pulice, qualità e tradizione negli insaccati calabresi
Francesco, Antonio, Walter Pulice fotografati da Ivan Demenego – testo di Fabrizio Cassieri (clicca sull'immagine per ingrandirla)

La Calabria è terra di tradizioni e culture secolari, di paesaggi incontaminati e di una cucina che fa di salumi e insaccati il proprio piatto principale. Salsiccia, soppressata e ‘nduja sono soltanto alcune delle prelibatezze che il Salumificio Pulice prepara nel laboratorio di Carolei, sulla via che lascia Cosenza per affacciarsi sul Mar Tirreno. Colline verdi e sinuose, boschi fitti e rigogliosi smossi dal vento e scaldati dal sole, il contesto ideale per lavorare e stagionare la carne. È qui che i fratelli Alberto, Walter e Francesco Pulice continuano una tradizione che si tramanda in famiglia da quattro generazioni: da nonno Alberto al padre Antonio, fino a due delle loro figlie, Jessica e Anna Maria, che già lavorano in azienda.
“I nostri salumi non hanno segreti particolari - inizia a spiegare Francesco, il più giovane dei fratelli Pulice - Rispettiamo le ricette della nostra tradizione, utilizziamo soltanto carne selezionata, vero budello naturale e una stagionatura lenta e controllata”. “Non è vero, abbiamo un segreto - interviene il fratello Walter - è l’aria di Carolei”, una battuta che racchiude tutta la passione e l’amore di questi imprenditori per la propria terra.
“Siamo artigiani in tutti i sensi - racconta Alberto, il più grande dei fratelli Pulice - ci mettiamo impegno e tanto sacrificio. Abbiamo sempre fatto un passo per volta, non abbiamo mai preso un ordine che sapevamo di non poter rispettare. Lavoriamo sempre, anche di notte se c’è da risolvere un problema o da controllare la stagionatura dei nostri salumi. Sul citofono dell’azienda c’è il mio numero di telefono, sono sempre reperibile”. “Abbiamo messo il suo numero perché è il fratello maggiore, è un fatto di responsabilità…”, aggiungono all'unisono gli altri due prima di scoppiare in una fragorosa risata, a cui si aggiunge presto anche quella del fratello.
Alberto, Walter e Francesco Pulice sono artigiani appassionati e calabresi ospitali e accoglienti, come da buona tradizione a queste latitudini. Scoprire gli spazi del Salumificio Pulice diventa un viaggio tra odori pungenti e centinaia e centinaia di insaccati lasciati a riposare nelle celle di stagionatura, tra insegnamenti che risalgono agli inizi del secolo scorso e una voglia di innovazione che si respira ovunque. Una combinazione perfetta tra la migliore tradizione calabrese e l’innovazione di un laboratorio ad alto tasso di tecnologia, con pannelli fotovoltaici e macchinari di ultima generazione per ridurre l’impatto sull'ambiente.
Il salumificio, che può contare sul lavoro di undici dipendenti, su spazi moderni e dotati della migliore tecnologia per controllare in ogni momento i tanti parametri di una perfetta stagionatura, oggi vende i propri prodotti in Francia, Belgio, Germania, Malta e Olanda, “ma sono soprattutto nostri connazionali che vivono all'estero - spiega ancora Francesco - Quest’anno abbiamo investito nell'azienda raddoppiando gli spazi di produzione. Nel 2020, invece, vogliamo organizzare una rete che ci permetta di esportare in maniera stabile i nostri prodotti in tutto il mondo”.
Prodotti di alta qualità e della più antica tradizione calabrese. “Siamo tra i pochissimi artigiani che ancora producono la gelatina, i ciccioli e lo strutto. Il nostro impegno è tutelare e valorizzare il territorio di Carolei e l’enogastronomia calabrese. Un territorio dov'è difficile fare impresa per i limiti infrastrutturali e logistici, oltre che per la carenza di manodopera, con tanti giovani che lasciano la Calabria per andare a cercare fortuna altrove - spiega Alberto - Qualche volta, poi, siamo proprio noi calabresi a non valorizzare il nostro patrimonio enogastronomico. Pensate, ad esempio, che qualche anno fa non si riusciva più a trovare il vero peperoncino calabrese, perché nessuno lo coltivava più. Noi, però, usiamo soltanto quello e, per fortuna, siamo riusciti a trovare un’azienda che ha ripreso la coltivazione del simbolo della cucina calabrese”.
La qualità della lavorazione e delle materie prime utilizzate, la lunga e lenta stagionatura e i tanti segreti imparati in anni di lavoro  fanno dei prodotti dei fratelli Pulice dei veri e propri capolavori dal gusto pieno e dal profumo inebriante, che soltanto tra i castagneti di Carolei possono raggiungere queste vette di bontà.

 

Salumificio Pulice
Carolei (CS)
www.salumipulice.com
Confartigianato Cosenza
www.confartigianatocosenza.it


Mosaico artigiano

Il mosaico artigiano di Matteo Russo

 

A Parabita, un piccolo centro a pochi chilometri da Gallipoli, c’è un artigiano che ha personalizzato i canoni artistici del mosaico. Il suo nome è Matteo Russo e a colpi di tecnica, talento e martellina crea opere minimaliste, essenziali, che riscrivono il ruolo delle tessere nella composizione musiva e che rappresentano straordinari elementi di artigianato artistico per l’arredo casa.
 Siamo nel cuore del Salento, in una bottega dai soffitti a volta, calda e accogliente. Sulle pareti sono appese decine di quadri colorati, così realistici da sembrare dipinti. Avvicinandosi, però, le linee diventano le trame di tante tessere colorate, composte con maestria artigiana e talento artistico. “Sono un artigiano, però, non un artista”, sottolinea subito Matteo Russo.
Le sue opere sono splendidi mosaici che rappresentano gufi, fichi d’india, barche a vela e scorci di mare, oltre a interpretazioni personali di paesaggi. Tra tutte le opere, è un quadro che raffigura il volto di Papa Giovanni Paolo II ad attirare la nostra attenzione. Le linee del volto e le rughe sulla fronte sembrano il frutto di una fotografia ad alta definizione. Una volta di più, però, è la sapiente tecnica di un maestro artigiano a confondere i nostri occhi. “La caratteristica principale dei miei mosaici è l’essenzialità delle linee, la loro purezza. Mi piace creare composizioni contemporanee, lontane da quelle del mosaico classico, che comunque lavoro per i pavimenti, le decorazioni e l’edilizia - continua a raccontare questo giovane maestro artigiano salentino - Utilizzo gli attrezzi tradizionali, come le spatole, la martellina, il tagliolo, la tenaglia e la trancia”, ci dice mentre indica un tavolo da lavoro dove gli attrezzi si alternano a centinaia di tessere colorate di diversa grandezza. “Anche le tecniche di lavorazione sono quelle della secolare tradizione musiva. Il metodo diretto, che si crea allettando le tessere sul supporto finale seguendo la traccia del disegno, l’indiretto, dove non si vede effettivamente il risultato finale perché le tessere sono collocate sottosopra, e il più difficile dei tre, il metodo diretto su stucco provvisorio. Questo - aggiunge Russo - richiede maggiore tecnica e preparazione, ma ti permette di correggere il mosaico in corso d’opera”.
 Lo stile unico di Matteo Russo, che nei periodi di maggior lavoro viene aiutato da Francesca De Rinaldis, ne sta facendo conoscere le opere anche fuori dai confini salentini. “Vendo principalmente in alcuni negozi selezionati di artigianato e arredo casa. L’arte del mosaico è un patrimonio di questa terra, che si tramanda di generazione in generazione e che oggi deve essere tutelato e valorizzato”, continua un ragazzo che ha iniziato dalla lavorazione di tappeti intarsiati, per poi passare alla pittura su tela, prima di scoprire il magico mondo del mosaico con un corso di formazione di oltre un anno. Era il 2004 e in quel momento nasceva una passione che non lo avrebbe più abbandonato. “Nel corso degli anni ho cercato di sviluppare un mio stile, che portasse leggerezza ed essenzialità al mosaico. Queste caratteristiche danno tridimensionalità alle mie opere, valorizzando il ruolo di ogni singola tessera all'interno di una composizione, molto più di quanto non succeda nel mosaico tradizionale. Mi piace realizzare scene quotidiane, guardo un’immagine reale e la vedo composta in mosaico, come questa - e ci mostra un quadretto che raffigura uno scorcio di un pensile da cucina - In questo è stata fondamentale la mia esperienza da pittore, che mi ha permesso di sviluppare capacità visiva e intuizione artistica”. 
Tutte doti che Matteo Russo utilizza per creare un mosaico contemporaneo, incantevole, un prodigio di tecnica artigiana e talento artistico.

 

Mosaico artigiano
Parabita (LE)
www.mosaicoartigiano.it
Confartigianato Lecce
www.confartigianatolecce.it

 

 


L’Angolo del Papiro

Angelo Mortellaro e i papiri di Siracusa

 

L’Angolo del Papiro è un’incantevole oasi verde ai piedi del parco archeologico di Siracusa, dove si alternano piante tropicali e animali esotici, il brusio del vento e il fruscio dell’acqua che fa vibrare i fusti dei papiri. Migliaia di piante di papiro, che oggi occupano due dei tredici ettari dell’oasi. 
Il custode di questo paradiso terrestre è Angelo Mortellaro, l’imprenditore siracusano che nel 2003 ha deciso di acquistare un terreno abbandonato per trasformarlo in un santuario del papiro. “Questa area è perfetta per la coltivazione, c’è l’acqua cristallina dell’acquedotto Galermi, il sole e il vento della nostra splendida isola”. Tutte caratteristiche ideali per il Ciperus Papirus, “una pianta straordinaria, dal cui fusto si ricava il materiale cartaceo più resistente al mondo: la carta papiro. L’uomo la utilizza da 5mila anni e, a oggi, è il più affidabile sistema di archiviazione dati a nostra disposizione. Altro che chiavette usb”, conclude con una battuta questo siciliano accogliente e appassionato del proprio lavoro, che si accende di entusiasmo nel raccontare la storia e le qualità del papiro. “La carta è da sempre uno dei pilastri della nostra economia. Qui, fino agli anni ’80, lavorano una trentina di imprese artigiane, che producevano una carta papiro di qualità, capace di superare anche quella prodotta in Egitto. Oggi - continua Mortellaro - siamo rimasti in due. Questa, però, è l’unica coltivazione di papiro di tutta Europa. Le responsabilità sono dell’amministrazione comunale, incapace di valorizzare un patrimonio di conoscenze e tecniche artigiane, e la condotta di chi lavora nel settore, che troppo spesso punta al guadagno, sminuendo qualità e valore della produzione siracusana”.
Passeggiare per l’oasi è una vera e propria esperienza sensoriale, un viaggio tra gli elementi naturali, tra i fusti avvolgenti del papiro e una natura incontaminata. “Ho progettato questo fiume seguendo il modello delle oasi arabe, dove un flusso costante e naturale permette all'acqua di scorrere tra le radici e i fusti dei papiri. Non uso concimi o diserbanti chimici, tutto è stato studiato per offrire alle piante le migliori condizioni possibili per crescere”, continua con orgoglio. Dal vento, che viene canalizzato tra i filari di coltivazione, alla concimazione assolutamente biologica fatta con i materiali di scarto. “Sarà l’acqua a farli marcire, concimando così il terreno. E’ stato mio nonno ad insegnarmi ogni segreto di questa pianta, passavamo intere giornate a scegliere i fusti da tagliare. Lui era il Cavalier Angelo La Mesa, uno dei massimi conoscitori di questa pianta. E’ grazie a lui se ancora oggi, dopo 200 anni di sordo abbandono, a Siracusa si coltiva questa fantastica pianta”.
 Il parco dell’Angolo del Papiro ospita una zona picnic, uno spazio riservato a decine di animali rari e un museo, dove accompagnare i visitatori in un viaggio nel cuore dell’Egitto, sulle rive del fiume Nilo. “Le tecniche di lavorazione della carta papiro sono le stesse di 5mila anni fa. La prima fase consiste nella selezione dei fusti, che poi vengono ripuliti della morbida corteccia e tagliati in listelli spugnosi, bianchi come il latte - spiega Mortellaro mentre incide con un piccolo machete il fusto di un papiro - Dopo 12 ore di immersione in acqua e sali minerali naturali, i listelli vengono disposti a croce tra due panni, sostituti ogni 4 ore fin quando non saranno completamente asciutti. A quel punto il foglio di carta papiro è pronto per essere utilizzato”, conclude il custode di una tradizione millenaria, che affonda le proprie radici nella Magna Grecia. “Dispiace vedere che l’amministrazione pubblica non valorizzi questo tipo di attività, che mantengono vive antiche tradizioni appartenenti alla storia e alla cultura della nostra città”, conclude Angelo Mortellaro, il Signore dei Papiri.

 

L’Angolo del Papiro
Siracusa
www.angolodelpapiro.com
Confartigianato Siracusa
www.confartigianatosiracusa.it

 

 


Giotti pasticceri

Le uova aerografate del Maestro Nicola Giotti

 

Il confine tra artigiano e artista è spesso una linea sottile quando si parla di tanti mestieri della tradizione italiana, come ceramisti, mosaicisti o restauratori. Più difficile, però, pensare che questo labile confine esista anche nella pasticceria. Il maestro Nicola Giotti da Giovinazzo, però, ne è un fantastico esempio. Le sue uova aerografate hanno conquistato il mondo e rappresentano un meraviglioso connubio tra talento artistico e maestria artigiana.
“Utilizzo la tecnica dell’aerografia indiretta speculare lucida per decorare le nostre uova di cioccolato”, inizia a raccontare questo appassionato e travolgente pugliese, terza generazione dei maestri Giotti, che proprio quest’anno festeggiano i 72 anni di attività. “La mia è una tecnica rivoluzionaria, che permette di trasformare il cioccolato in uno splendido supporto decorativo. Le caratteristiche migliori delle uova aerografate sono la lucentezza, il disegno avvolgente e le sfumature, impossibili da realizzare senza l’aerografo”. Il risultato sono splendide opere d’arte, così lucide e realistiche da sembrare pezzi di vetro di Murano.
Veri e propri capolavori di talento artistico e maestria artigiana da lasciare senza parole chi le osserva. “È una tecnica che ho inventato in prima persona - aggiunge Giotti con un pizzico di orgoglio e soddisfazione - oggi sono un riferimento per tutto il settore, sono contento di aver trasformato Giovinazzo in una delle Capitali della pasticceria mondiale”. 
Uova che hanno conquistato appassionati e personaggi famosi, “da Maria Grazia Cucinotta a Elena Sofia Ricci, da Sergio Rubini a John Turturro. Ho realizzato uova per la Santa Sede, in occasione della visita di Papa Francesco in questa terra, e per le Frecce Tricolore. Una delle decorazioni più difficili è stata per il 150° dell’Unità d’Italia, quando mi hanno commissionato un uovo di cioccolato che raffigurasse il Colosseo. Una decorazione molto difficile, ma non impossibile”, aggiunge con il sorriso tipico di chi sa di avere alzato, una volta di più, la qualità e la bellezza delle proprie opere.
Decorare le uova di cioccolato con l’aerografo è un processo complesso e delicato, che richiede attenzione, preparazione e una conoscenza scientifica della materia prima. “Si parte dalla decorazione speculativa degli stampi, disegnando al negativo prima i contorni e poi i colori. A quel punto - continua Nicola - si dà un fondo bianco e poi si cola il cioccolato bianco, lavorato ad una temperatura di 28°. Per ottenere il meglio da queste sostanze, bisogna conoscerne ogni segreto. Il burro di cacao, ad esempio, ha sette punti di fusione che sono fondamentali per sfruttarne tutte le proprietà”. A quel punto si procede all'ultima fase della lavorazione, lo smodellamento “dagli stampi. Utilizzo quelli in silicone della Decosil di Padova, i migliori sul mercato”, ci dice un maestro pasticciere che è partner ufficiale della francese Valrhona, “un gigante mondiale della cioccolata”. 
“Mi piace innovare, sperimentare, confrontarmi con altri maestri, con chimici e scienziati molecolari per studiare soluzioni sempre nuove da presentare agli appassionati. La pasticceria è un’alchimia chimica, un gioco di equilibri tra ingredienti, aromi e molecole volatili. Sto collaborando con un giovane scienziato giovinazzese, Gaetano Stallone, che ha inventato un fenomenale mappatore molecolare per abbinare prodotti e gusti assolutamente distanti”.
Innovazione e ricerca continua, quindi, ma anche tanta tradizione italiana. La pasticceria della famiglia Giotti è un laboratorio spazioso ed accogliente, dove lavorano i cinque collaboratori dell’azienda e che ti conquista con i mille profumi che fluttuano in aria. Varcare la porta a vetri che si affaccia su via Bari rischia di diventare un viaggio senza ritorno per gli amanti di dolci e cioccolata. “Facciamo i prodotti classici della tradizione, come il mostacciolo e il bocconotto con marasche e pasta di mandorle. Una delle nostre specialità, però, è la scarcella, un dolce pugliese tipico delle festività pasquali - spiega Giotti - La nostra, però, è veramente unica, tanto da essere stata studiata per ben due volte dall’Università di Bari. La ricetta è un’invenzione di mio nonno Nicola, che ha fondato la pasticceria di famiglia nel lontano 1947, prima di passarla a mio padre Alfredo e poi a me. Non siamo mai riusciti a capire da dove venga questa ricetta così particolare”, chiude con orgoglio un pasticcere che ha portato in laboratorio l’arte, la scienza e la tecnica della migliore tradizione della pasticceria artigiana.

 

Giotti pasticceri
Giovinazzo (BA)
www.giottipasticceri.it
Confartigianato Bari
www.confartigianatobari.it

 

 


Feda

Sicurezza e praticità, le intuizioni della FEDA

 

La storia di FEDA è fatta di analisi del mercato, di intuizioni geniali e di una particolare attenzione alla sicurezza sul lavoro. Caratteristiche che questa piccola impresa d’eccellenza di Terni ha fatto proprie già da un quarantennio. 
Merito del fondatore, Ferruccio Montalbetti, “un italiano di Libia che, dopo anni di esperienza nel settore petrolifero, ha capito le difficoltà e i pericoli che correvano i lavoratori nella manutenzione dei chiusini stradali. La mossa vincente fu quella di ideare un aprichiusino che semplificasse il lavoro degli operai e ne tutelasse la sicurezza, messa a repentaglio dall'utilizzo di picconi o leve metalliche rudimentali”. A parlare è Valerio Cicciola, che dal nonno ha preso il timone dell’azienda, la visione imprenditoriale e la capacità di trovare soluzioni ai bisogni dei lavoratori.
Oggi, FEDA è un’azienda leader nella progettazione e nella produzione di aprichiusini e di macchinari per il sollevamento carichi, soprattutto in ambito cimiteriale, che fa dell’innovazione e della formazione continua un proposito quotidiano. “I nostri prodotti sono unici, leggeri e compatti. Puntiamo tutto sulla loro praticità e sulla sicurezza di chi li utilizza - aggiunge Cicciola - Ogni nostro prodotto nasce da un’attenta analisi del mercato e dei bisogni di chi lavora. Seguiamo e controlliamo l’intera filiera di produzione, dalla progettazione alla prototipazione, dalla realizzazione all'assistenza post-vendita. Questo ci garantisce di rimanere leader del mercato grazie a prodotti di altissima qualità, semplici, sicuri e maneggevoli”.
Il catalogo di FEDA va dagli aprichiusini meccanici e magnetici, “che alleggeriscono lo sforzo fisico degli operai, garantendone sicurezza e praticità di utilizzo”, ai macchinari per il sollevamento dei feretri, “che permettono di lavorare in quota senza rischi e pericoli”, dalle scale professionali alla segnaletica stradale mobile. Tutti prodotti che FEDA sta portando fuori dai confini nazionali. “Abbiamo aperto all'export da un anno - riprende Valerio - Oggi abbiamo una rete commerciale estera che arriva in Spagna, Germania, Svizzera, Austria e presto anche in Polonia e Russia. All'estero apprezzano molto i prodotti made in Italy di qualità e per noi l’export rappresenta un ulteriore passo in avanti nella crescita aziendale. Ho iniziato a lavorare qui nel 2008, dopo il diploma - continua a raccontare Cicciola - e da fin da subito il mio primo obiettivo è stato, e continua ad essere, quello di trasformare un’impresa artigiana in una piccola azienda più strutturata, organizzata e pianificata, che innova, che esporta e che investe nel welfare aziendale”.
La nuovissima sede di FEDA è uno spazio moderno nella zona industriale di Terni, con produzione e uffici amministrativi, e che presto offrirà ai propri dipendenti una mensa e una sala “per permettere ai nostri 14 collaboratori di rilassarsi e di passare un po’ di tempo insieme - ci dice con orgoglio Cicciola - Stiamo attrezzando questo spazio e fra non molto sarà pronto. Il benessere dei dipendenti è uno dei nostri valori, su cui vogliamo continuare ad investire”, aggiunge un imprenditore che continua ad aggiornarsi e a migliorarsi giorno dopo giorno. “Ho appena completato il master di Confartigianato Academy organizzato dalla SDA Bocconi di Milano. Noi piccoli imprenditori non abbiamo molto tempo a disposizione ma credo che sia fondamentale continuare a studiare per migliorare noi stessi e le nostre aziende. Bisogna sempre alzare il livello di preparazione e conoscenza, è un aspetto fondamentale del fare impresa”. I prossimi passi di FEDA saranno il potenziamento della rete commerciale estera e un massiccio investimento sul marketing aziendale, oltre allo sviluppo di nuovi articoli da presentare al mercato. “Vogliamo sviluppare prodotti sempre più utili e sicuri per chi li utilizza, valorizzando l’ergonomia degli strumenti e dei macchinari che produciamo. Uno dei nostri segreti è il confronto costante con i nostri clienti, è così che riusciamo a migliorarci giorno dopo giorno”.

 

FEDA
Terni
www.feda.it
Confartigianato Terni
www.confartigianatoterni.it


Dal Dosso

Dal Dosso, i guanti campioni del mondo

Simone Dal Dosso fotografato da Ivan Demenego – testo di Fabrizio Cassieri (clicca sull'immagine per ingrandirla)

 

In Italia, e più precisamente ad Armeno in provincia di Novara, c’è una piccola impresa che può vantare più titoli di campione del mondo di qualsiasi atleta, squadra o scuderia esistente sul pianeta. Con una straordinaria capacità di capire il mercato, di innovare e di confermare la qualità della propria produzione sportiva. Questa piccola impresa di cui l’Italia può andar fiera è la Dal Dosso Group e da anni studia e confeziona guanti per lo sport e per la moda di tutti i giorni. Alberto Tomba e Deborah Compagnoni, i tanti iridati della scherma azzurra e i più grandi piloti della Formula 1, da Michael Schumacher, Lewis Hamilton e i ferraristi di oggi, sono accomunati da un dettaglio comune, spesso decisivo: i guanti che indossano in pista. Creati a mano all’interno di questo laboratorio artigiano spazioso e ben organizzato, dove il lavoro segue un rituale che si rinnova di giorno in giorno dal 1974, anno in cui Franco Dal Dosso comincia la produzione di guanti da lavoro. Una scelta ambiziosa in un territorio dove centinaia e centinaia di altre piccole imprese lavoravano con piedi e calzature. “Veniamo proprio da lì, dal calzaturiero. Questo è sempre stato uno dei distretti italiani più importanti per il settore. Al tempo, mio padre intuì invece le potenzialità del guanto”, inizia a raccontare Simone Dal Dosso, un uomo alto e appassionato, che conosce ogni minimo segreto di quello che troppi considerano un semplice accessorio. “Negli anni ’80, una forte crisi del mercato ci ha spinti verso nuovi orizzonti. Quello dello sport era un mercato ancora di nicchia e dalle grandissime potenzialità. Abbiamo iniziato così un percorso impegnativo, che ci ha dato grandi soddisfazioni e che ancora oggi ci permette di lavorare al fianco di tanti grandissimi campioni, un confronto fondamentale per perfezionare una cucitura, la vestibilità dei nostri prodotti o i materiali utilizzati - aggiunge ancora Simone Dal Dosso - Siamo una piccola impresa ad altissimo tasso di innovazione”, che l’Italia dovrebbe sostenere e incentivare. Ambasciatori del made in Italy in grado di lavorare con il tecnologico mondo dei motori e della Formula 1. “Oggi produciamo i guanti per i grandi marchi internazionali e l’abbigliamento tecnico per le categorie minori. Se per la Formula 1 dobbiamo rispettare le caratteristiche fissate dalla federazione internazionale, per amatori e dilettanti abbiamo maggiore spazio per proporre idee e soluzioni studiate direttamente da noi”, riprende questo piemontese appassionato e coinvolgente, che ha le idee chiare e le giuste competenze per prendersi cura delle mani dei migliori piloti al mondo. “Un guanto di buona qualità parte dalla ricerca e dalla conoscenza delle materie prime da utilizzare, dalla resistenza al calore e dalle loro caratteristiche di sensibilità, leggerezza e vestibilità. Il guanto sportivo deve avere altre particolarità, spesso una cucitura di un millimetro può essere determinante. Noi siamo uno degli ingranaggi di quel magnifico motore, dove ogni componente deve raggiungere il massimo delle prestazioni - aggiunge tra i banchi da lavoro dell’azienda - Nel corso degli anni sono cambiati alcuni materiali, la pelle è stata sostituita da soluzioni siliconiche che aumentano il grip, l’isolamento termico e la resistenza ignifuga. Sono guanti sempre più leggeri e confortevoli. Investiamo molto nello studio di nuovi disegni e nello sviluppo di nuovi materiali, sia per il motorsport che per la moda”.

La Dal Dosso è una piccola impresa che aggredisce le sfide del mercato come i piloti che indossano i suoi guanti affrontano curve e rettilinei. Venti dipendenti, un’esperienza lunga quasi mezzo secolo e una spasmodica ricerca della qualità e di nuovi soluzioni da mettere al servizio dei campioni delle due e quattro ruote. Da qualche anno a questa parte, la Dal Dosso è entrata con un marchio proprio anche nella moda e nella guanteria classica. “Gran parte del nostro fatturato viene dall’export, i nostri prodotti sono apprezzati per la qualità made in Italy e per l’innovazione dei materiali utilizzati”, aggiunge Simone mostrando le linee sinuose di un paio di guanti con un cavallino rampante e una banda di un rosso acceso come il cuore di milioni di appassionati italiani. “Sono questi” è la risposta più scontata a un altrettanto ovvio “Quindi sono questi i guanti di Leclerq?”. Una domanda fatta con lo stesso entusiasmo di chi guarda la Rossa inforcare la variante Ascari.
Ogni giorno la Dal Dosso deve confrontarsi con il regolamento della Formula 1, con la burocrazia italiana e con le regole della dogana per la commercializzazione dei prodotti all’estero. “Troppi adempimenti per noi che siamo una piccola realtà produttiva della provincia piemontese. L’onere più grande è dover correre dietro a tutte queste pratiche”, denuncia mentre elenca l’ennesimo adempimento scoperto tra un ordine e l’altro. Nonostante ciò, grazie all’esperienza e alla ricerca continua, alle competenze e alle capacità di studiare e realizzare guanti ad alto tasso di vestibilità e dalle straordinarie prestazioni sportive, la Dal Dosso continua a rappresentare un’eccellenza italiana apprezzata in tutto il mondo.

 

Dal Dosso Group
Armeno (NO)
www.daldosso.com
Confartigianato Piemonte orientale
www.artigiani.it