Ritratti
Antica cioccolateria Croci
Croci, cioccolato e altre delizie della tradizione torinese
Profumi inebrianti di cacao e frutta candita, di zucchero e ciliegie lasciate a macerare in barili di spirito. La Cioccolateria Croci è un vero e proprio paradiso per gli amanti della cioccolata e di tutte le ricette della tradizione italiana, che qui a Torino assumono i tratti mistici della sacralità, al pari del tifo calcistico per l’undici Granata. “Scusate la polvere, è amido. Sono due giorni che stiamo sperimentando nuove ricette, è ovunque”, ci accoglie così Guido Croci, con una battuta e un sorriso caldo e disponibile, mentre apre le porte di questa indescrivibile bottega storica artigiana. Lui e il fratello Luca sono i due Willy Wonka di questa storia, fatta di una tradizione che in famiglia si tramanda ormai da tre generazioni. Da quando, nel 1930, i nonni Gualtiero e Rosa aprono una pasticceria artigiana tradizionale. “Nostro padre, Bruno, intuisce l’evoluzione dei tempi e decide di specializzarsi nella cioccolateria, trasformandola nell'impresa che è ancora oggi. Vogliamo mantenere le tecniche e le ricette della tradizione torinese, quelle che ci ha insegnato nostro padre, cercando di proporre al tempo stesso gusti e sapori nuovi”, ci spiegano questi due imprenditori artigiani che, dopo la laurea in Ingegneria e in Economia, hanno raccolto il testimone di un’antica cioccolateria, che oggi sperimenta “un cioccolatino al ripieno di Barolo e champagne, un vero e proprio calice racchiuso in un cristallo di zucchero e ricoperto di finissimo cioccolato. Stai attento a quando lo mangi” è il consiglio del maestro artigiano per uno dei suoi capolavori più incredibili. Il piacere di quel gusto, così armonioso, tondo e pieno che compare sul viso di chi assaggia una simile bontà, è probabilmente la miglior soddisfazione per artigiani come i fratelli Croci, che ogni giorno elaborano gli insegnamenti tramandati in famiglia. “Le ricette e i prodotti che lavoriamo sono quelli della tradizione torinese, dai “Giandujotti” ai “Bombi” allo zabaione, dalle “Castagne” agli “Alpini” alla grappa di montagna - spiega Luca Croci - Due delle novità più interessanti che abbiamo presentato sul mercato sono i “Divini”, con un cuore di vino pregiato, e i “Preferiti”, fatti con le ciliegie di Pecetto, sulle colline torinesi. Ogni singola ciliegia è lavorata cinque volte, partendo dalla snocciolatura, che facciamo a mano, per finire con il terzo strato di cioccolata con cui le rivestiamo”. “Controlliamo ogni momento della produzione dei nostri cioccolatini: la scelta delle materie prime, tutte italiane e di qualità, la preparazione dei ripieni e della cioccolata e la creazione vera e propria - aggiunge ancora Croci - Ogni passaggio è controllato per garantire la qualità e la sicurezza alimentare dei nostri prodotti. Questo è quello che ci ha insegnato nostro padre e il metodo che proponiamo ancora oggi con la nostra cioccolateria”. “Anche il confezionamento è fatto a mano qui da noi - precisa Guido - La cioccolata è una materia viva, reattiva alla temperatura ed estremamente dinamica. Richiede attenzione e cura in ogni dettaglio. I nostri prodotti sono genuini, privi di conservanti e di agenti chimici, amiamo utilizzare cacao al 56% e ingredienti sani e di qualità. Questa è la nostra ricetta”. Quello della cioccolateria è un settore imprenditoriale particolare, estremamente stagionale, “al punto che quasi tutto il nostro fatturato si sviluppa tra novembre e dicembre, in occasione dell’inverno e delle festività natalizie”, racconta Guido Croci, il più grande dei due fratelli che lavorano qui alla Cioccolateria Croci. La sorella, Federica, ha passato quindici anni in questa bottega storica, prima di intraprendere altre strade. “Non vogliamo fermarci qui - riprende Croci - Al nostro bagaglio culturale d’impresa artigiana e di tecniche di lavorazione della cioccolata, stiamo aggiungendo innovazione e creatività. Grazie a Confartigianato Torino e al Politecnico di Torino abbiamo partecipato al progetto LabCube sull’utilizzo della stampa 3d e della prototipazione digitale nella piccola impresa tradizionale. Il risultato è stato un uovo di Pasqua invertito, con una custodia esterna stampata in 3d e all’interno un cuore di cioccolata. Un’idea sviluppata con i designer del Politecnico da presentare sul mercato, anche come Calendario dell’Avvento per le feste”. Una storia che vede protagonisti due imprenditori giovani e laureati, con radici solide e legate al proprio territorio, capaci di innovare e di portare un’antica bottega artigiana tra le piccole imprese italiane d’eccellenza.
Cioccolateria Croci
Torino
www.cioccolatocroci.it
Confartigianato Torino
www.confartigianatotorino.it
Di.Mar Group
L’alta pelletteria internazionale nasce a Valentano, Viterbo
“In più di 30 anni di imprenditoria artigiana e di specializzazione nel settore della pelletteria di lusso, la nostra maggiore soddisfazione è quella di aver convinto i più importanti brand internazionali a portare la produzione a Valentano, nel cuore della Tuscia viterbese”. A parlare è Fabio Martinelli, uno dei due pilastri della Di.Mar Group, la galassia di piccole e medie imprese artigiane sparse tra le province di Viterbo e di Teramo, che lavora per sei dei colossi mondiali della pelletteria di lusso. Soprattutto borse e piccola valigeria, zaini innovativi, portafogli e accessori vari. La Di.Mar Group e le imprese che ne compongono la costellazione sono un’eccellenza per l’organizzazione del lavoro e del processo produttivo, al punto da convincere le multinazionali del settore a spostare la produzione lontano dai distretti tradizionali della pelle, come la Toscana o il Veneto. “Quando siamo arrivati qui a Valentano - aggiunge con una battuta l’altro pilastro della Di.Mar, Angelo Cionco - Al bar tutti parlavano di pecore e di bestiame, l’occupazione principale della zona. Oggi, si parla soltanto di borse di lusso”, ci dice prima di scoppiare in una risata contagiosa, tipica di questo angolo di Centro Italia. La collaborazione con i più influenti designer internazionali del settore ha portato alcune delle realizzazioni della Di.Mar tra le sale espositive del MOMA di New York o delle Gallerie Lafayette di Parigi, alla realizzazione di una sauna portatile o a quella di una capsula modulare, per riposare immersi nella natura. “Abbiamo diverse maestranze e con loro studiamo soluzioni pratiche a idee sempre più innovative. Amiamo le sfide”, ci dicono all’unisono. Far dialogare una galassia così ampia di piccole imprese deve essere una di quelle, tra le più ambiziose. “Abbiamo investito molto sul rendere sempre più fluidi il processo produttivo e l’organizzazione del lavoro - spiega Martinelli - I nostri committenti internazionali chiedono certificazioni di qualità e un altissimo tasso di responsabilità etica e di sostenibilità aziendale. Questi sono diventati negli anni due dei paradigmi imprescindibili della nostra impresa”. “Abbiamo una forte esperienza nel settore e possiamo vantare tecniche di lavorazione di assoluta qualità. A questo, però, vogliamo aggiungere un’innovazione totale dei processi produttivi e una gamma completa di soluzioni pratiche offerte ai nostri clienti”, aggiunge Angelo Cionco. Un imprenditore che ha insegnato i trucchi del mestiere a quello che, da apprendista, negli anni ne sarebbe diventato socio, Fabio Martinelli. “Ero ancora un ragazzino quando ho iniziato a lavorare nella vecchia impresa di Angelo, è grazie a lui che ho imparato tutto. Dopo il militare ho deciso di mettermi in proprio e di lì a poco, negli anni ’90, abbiamo iniziato a lavorare insieme. Oggi, stiamo innovando la nostra rete di imprese con i principi della lean production”, una filosofia che punta ad eliminare gli sprechi e le inefficienze della filiera produttiva, ottimizzando lo spazio, i tempi e le fasi di lavorazione. “Ognuna delle nostre aziende segue esclusivamente un cliente o una tipologia di lavorazione, condividiamo tutte le informazioni e la produzione è interamente digitalizzata, dal bozzetto ai modelli per il taglio. Utilizziamo le stampanti 3d e la prototipazione digitale”, continua Martinelli. “Questa organizzazione del lavoro è il nostro valore aggiunto, il tratto distintivo, il motivo per cui i grandi marchi internazionali continuano a scegliere le nostre aziende per la produzione della pelletteria di lusso”, aggiunge Cionco. Alla produzione in conto terzi e alle sperimentazioni artistiche, la Di.Mar Group ha affiancato il lancio sul mercato di un proprio brand, la “Monteneri”, una gamma di prodotti di alta qualità artigiana, frutto della contaminazione tra idee innovative e tecniche tradizionali di lavorazione. “Questa è l’unica contaminazione che ammettiamo per i nostri prodotti - sottolinea Martinelli con un sorriso - La pelle che utilizziamo è naturale e trattata secondo standard elevati di qualità e di rispetto dell’ambiente. Amiamo sperimentare e utilizzare materiali diversi, come lo zaino Black Id della Monteneri, fatto in pelle e fibra di carbonio. Un modello con cui abbiamo vinto il premio “Confartigianato Design Awards” durante l’EXPO 2015 di Milano”. I progetti per il futuro non mancano. Fabio Martinelli e Angelo Cionco sono due imprenditori dinamici e innovativi, alla continua ricerca di soluzioni sempre più interessanti. Nell’immediato futuro c’è la creazione della prima scuola professionale per la lavorazione della pelle. “Un progetto che stiamo studiando con l’Università della Tuscia di Viterbo e con la Regione Lazio per far incontrare i giovani designer internazionali con il tessuto produttivo italiano. Sarebbe il quinto ente di formazione professionale riconosciute dalla Regione - continuano i due imprenditori - Abbiamo già allestito gli spazi didattici e quelli per la lavorazione. A breve, speriamo di poter partire e di ospitare qui a Valentano tanti giovani creativi di tutto il mondo, per continuare ad innovare le forme, lo stile e il processo produttivo di uno dei mestieri più antichi dell’artigianato italiano”.
Di.Mar Group
Valentano (VT)
www.dimargroup.com
www.monteneri.it
Confartigianato Viterbo
www.confartigianato.vt.it
Vanessa Cavallaro
Vanessa Cavallaro e la tradizionale cristalleria ligure di Altare
“Non credo esista una linea di confine netta tra l’artista e l’artigiana. Nel mio mestiere, la decorazione artistica del vetro, questo confine è veramente labile, quasi inesistente”. La risposta di Vanessa Cavallaro non ammette repliche. La domanda è semplice, la prima che ci si pone osservando le magistrali decorazioni incise su vetri e cristalli pregiati. “Si sente più artigiana o più artista?”. “Entrambe. La capacità di decorazione è figlia del talento artistico, la tecnica di lavorazione e la conoscenza del vetro appartengono alla sfera delle capacità artigiane. Mi piace questo lavoro, è sempre stata la mia passione”, ci racconta un’imprenditrice giovane, gentile e ospitale, cresciuta tra i cristalli del negozio di famiglia ad Altare, in provincia di Savona, lungo la strada che dalla Liguria porta a Cuneo e poi a Torino.
“Ho iniziato a decorare già da piccola. Per rendere l’idea, questa è la mia prima incisione”, dice mentre ci mostra un calice su cui è inciso un puffo, “uno di questi personaggi dei cartoni animati che amavo da bambina. I miei coetanei li disegnavano sulla carta, io li incidevo sul vetro - racconta Vanessa - Un tempo, ad Altare tutto ruotava intorno alla produzione e alla lavorazione del vetro. Dalla fabbrica dei barattoli della Nutella alle tante piccole imprese che si occupavano della soffiatura e della decorazione di questa materia così particolare. Ancora oggi - aggiunge - Altare è uno dei centri tradizionali del vetro, insieme a Murano e al distretto di Empoli, in Toscana. Siamo rimasti in pochi qui nella zona, hanno chiuso le fabbriche e tutto l’indotto collegato al distretto produttivo storico. Sono una delle ultime decoratrici in Italia che utilizza l’incisione a ruota, un settore che soltanto da poco tempo si è aperto alle donne in Italia”. Nel frattempo, sono cambiati i gusti e le esigenze della società. La cristalleria di alta gamma è ormai un bene poco utilizzato nelle nostre case. “La colpa, se così si può chiamare, è nel cambiamento delle persone, a cominciare dall'abitudine ad utilizzare oggetti usa e getta. Per questo motivo - aggiunge questa maestra artigiana della cristalleria - Cerco di proporre forme e stili moderni su cristalli e vetri che siano utilizzabili tutti i giorni”. La bottega in centro ad Altare lascia senza fiato. Alla tradizione che si respira nel laboratorio di decorazione, con attrezzi e strumenti che raccontano la secolare storia di questo mestiere, si miscela l’eleganza delle forme e delle decorazioni esposte nello show room, con luci e tonalità luminose che esaltano l’incredibile qualità delle decorazione. “Il vetro è una materia davvero affascinante. Bisogna conoscerne i segreti, le caratteristiche e le possibili tecniche di soffiatura e lavorazione per proporre un oggetto di qualità alla propria clientela”, ci spiega una ragazza che parla con calma e decisione, qualità imparate in anni di lavoro al tornio. “L’incisione a ruota richiede precisione tecnica e calma, non tutti gli errori possono essere recuperati e la rottura della superficie su cui si incide è un rischio sempre molto frequente. Bisogna tenere l’oggetto ben saldo in mano, avvicinarlo alle punte del tornio per poi inciderne le forme in superficie, lavorando sull'azione abrasiva della pietra ceramica”. Una tecnica di incisione usata già dai Romani, rimasta invariata dal I secolo d.C. “Non posso fermarmi alla tradizione - aggiunge - La piccola impresa ha bisogno anche di innovazione, soprattutto per quanto riguarda i canali di commercializzazione. Per questo motivo ho una piattaforma di e-commerce e, tra poco, darò vita ad un nuovo restyling del sito aziendale. Da qualche anno, inoltre, sono Ambasciatrice di Google per l’innovazione digitale nella piccola impresa tradizionale, proprio per capire come far interagire la tecnologia con uno dei mestieri più antichi e tradizionali del panorama imprenditoriale italiano”, conclude Vanessa Cavallaro. Artista, artigiana e imprenditrice di successo.
Vanessa Cavallaro - Cristallerie di Altare
Altare (SV)
www.vanessacavallaro.it
Confartigianato Savona
www.confartigianato.savona.it
Anna Aver
Del Conte, da 30 anni la migliore produzione vicentina di borse in pelle
Dueville è un piccolo centro a nord di Vicenza. Un territorio caratterizzato dall’alternanza tra centri abitati, zone industriali, campi agricoli e le splendide ville che caratterizzano il vicentino. In una di queste ville ha trascorso la propria infanzia Bruno Aver della pelletteria Del Conte. Dei momenti passati in quella che oggi si chiama Villa da Porto, questo maestro artigiano ne ha lasciato traccia nel nome e nel logo di un’azienda che da 30 anni crea borse in pelle. Un prodotto d’eccellenza, fatto a mano ed interamente italiano. Dalla materia prima, la rinomata pelle di Arzignano, al confezionamento, fatto completamente nel laboratorio di Dueville, passando per il disegno e la commercializzazione.
Da qualche anno, in azienda è entrata anche Anna, la figlia di Bruno, che accompagna il padre in un momento difficile per tutte le piccole imprese italiane del settore. “C’è una forte concorrenza sleale da parte di stranieri improvvisati e da italiani che portano la produzione fuori dall’Italia, abbattendo costi di produzione e manodopera, ma che poi continuano a firmare i prodotti come ‘made in Italy’ - ci spiega Anna Aver - Il momento non è dei migliori ma continuiamo a puntare sulla qualità dei nostri prodotti e delle nostre lavorazioni”.
La Del Conte sta reagendo a questo difficile momento a colpi di investimenti e nuove idee di commercializzazione, anche grazie all'arrivo di Anna in azienda. “Abbiamo aperto al commercio elettronico e alla personalizzazione della borsa. Vogliamo lasciare alle nostre clienti la possibilità di personalizzare a proprio piacimento un accessorio tanto importante per una donna. Nei nostri punti vendita, le signore possono scegliere il modello e poi personalizzarlo secondo il proprio gusto, nei colori e nei materiali utilizzati - ci spiega Anna Aver - Oltre a questo, stiamo aprendo dei negozi monomarca, come quello in centro a Vicenza. Non pensiamo ad un vero e proprio franchising, ma a spazi e collaborazioni con commercianti dove poter condividere la nostra visione di impresa e di prodotto realmente made in Italy”.
La qualità è uno dei pilastri dell’attività della Del Conte, la più classica delle aziende del Nord Est italiano. Una famiglia allargata a collaboratori e dipendenti, rapporti che durano per intere vite lavorative e che non possono essere sciolti in nome di un risparmio che sta portando sempre più imprese a delocalizzare la produzione e ad abbassare la qualità dei prodotti italiani. “Non la vediamo così qui alla Del Conte. Per noi, i nostri collaboratori e la qualità delle nostre produzioni sono l’essenza stessa della nostra impresa”.
Del Conte
Dueville (Vicenza)
www.delcontebags.com
Confartigianato Vicenza
www.confartigianatovicenza.it
Giorgia Pontetti
Le coltivazioni biologiche hi-tech della Ferrari Farm
Sulle rive del Lago del Salto, nel cuore del Cicolano, quel lembo di terra che dalla provincia di Rieti si insinua in Abruzzo fino ai piedi del Monte Velino, la Ferrari Farm sta rivoluzionando le coltivazioni biologiche, sfruttando serre e tecniche di lavorazione ad alto tasso di innovazione, uniche in tutta Europa.
Serre idroponiche, ermetiche e asettiche contro le contaminazioni esterne e della terra stessa, computerizzate e capaci di creare condizioni ideali di coltura in qualsiasi luogo, “dal Polo Nord all’equatore, volendo anche su Marte. Le nostre serre hanno ricette elettroniche di coltivazione che permettono al computer di gestire la crescita delle piante nelle migliori condizioni climatiche e di irrigazione, dalla semina fino all’ultimo giorno di vita”, ci spiega Giorgia Pontetti, ingegnere elettronico “vocata all’agricoltura. Sono cresciuta tra campi e orti in una famiglia di contadini”, come sottolinea con un sorriso.
Oggi, insieme al padre Antonio e alla sorella Valentina, Giorgia fa della Ferrari Farm una delle realtà più innovative e tecnologiche di tutta Italia, che fa coltivazioni in serre e in pieno campo, ottenendo frutta e verdura biologica di primissima qualità, ideale anche per chi ha problemi di allergie e intolleranze. “I nostri prodotti sono privi di nichel e metalli pesanti, non hanno patogeni e parassiti presenti naturalmente nella terra. Togliendo la terra e sterilizzando l’acqua e l’aria delle serre, siamo sicuri della purezza dei nostri prodotti e possiamo coltivare in ogni condizione. Anche qui nel Cicolano, dove raggiungiamo i -20° in inverno e i 40° in estate”, continua Giorgia.
La Ferrari Farm coniuga tecniche di coltivazione molto antiche, “la coltivazione idroponica veniva utilizzata già dai maya e dai babilonesi”, a tecnologie capaci di far crescere le piante di pomodoro fino ai 20 metri d’altezza, riducendo anche i consumi e l’impatto ambientale delle coltivazioni. Il nutrimento delle piante, infatti, arriva dalla miscelazione dell’acqua con sali minerali e concimi alimentari naturali e data dal computer alle piante. “Passiamo dalle 40 irrigazioni al giorno nei periodi più caldi alle 2-3 di inizio autunno. Nel momento di massima irrigazione, arriviamo ad alimentare una serra con 125 litri di acqua, una quantità che in pieno campo non sarebbe neanche ipotizzabile”.
Un’attenzione alla qualità e alla purezza del prodotto che la Ferrari Farm applica a tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione alla trasformazione dei prodotti in confetture e conserve, spezie e verdure sott’olio, pesto, omogeneizzati e passate che l’azienda esporta anche in Germania e Gran Bretagna. “Una volta a settimana entriamo nelle serre e raccogliamo i pomodori, seguendo un processo di vestizione degno di una sala operatoria ed utilizzando speciali contenitori che non contaminano i prodotti. A quel punto - conclude - inizia un processo di trasformazione completamente sottovuoto, un metodo che permette di mantenere la purezza e le proprietà organolettiche e nutrizionali dei nostri prodotti. E’ per questo che la nostra confettura di mele è di un giallo intenso e la nostra passata di pomodori rosso fuoco”. E il sapore, fidatevi di noi, è eccezionale.
Ferrari Farm
Petrella Salto (RI)
www.ferrarifarm.com
Confartigianato Rieti
www.confartigianatorieti.com
Gioira e Redi Rubinetterie
Gioira e Redi, la rubinetteria piemontese d’eccellenza
Mattia e Giorgio Redi fotografati da Ivan Demenego – testo di Fabrizio Cassieri (clicca sull'immagine per ingrandirla) - Fotografie e intervista realizzati prima dell'emergenza Covid-19.
L’economia italiana è fatta di piccole imprese e distretti produttivi: centinaia di territori capaci di sviluppare competenze e specializzazioni settoriali, tanto da legare la storia, la cultura e la tradizione manifatturiera di quella terra a un prodotto o a una lavorazione specifica. Uno degli esempi più significativi di queste realtà è il distretto del Cusio - Valsesia, nel Piemonte nordorientale, che da sempre è la patria della rubinetteria made in Italy.
Centinaia di piccole imprese che da decenni si tramandano segreti e tradizioni, conoscenze e tecniche di lavorazione, in un lembo di terra stretto tra il Lago Maggiore, la Svizzera e la provincia di Novara. Il cuore di questo distretto produttivo è San Maurizio d’Opaglio, il piccolo centro che sorge sulla sponda occidentale di un gioiello unico al mondo: il Lago d’Orta. “La nostra famiglia produce rubinetteria igienico-sanitaria da quattro generazioni, nel 2017 abbiamo festeggiato l’80° anniversario e siamo tra i fondatori del Museo del Rubinetto, l’orgoglio del nostro paese”, inizia a raccontare Giorgio Redi della Gioira e Redi Rubinetterie, una piccola impresa che miscela tradizione, innovazione e sostenibilità ambientale per produrre rubinetti affidabili e dal design curato, capaci di conquistare importanti fette di mercato. In Italia come nel resto del mondo, tra Stati Uniti, Canada, Russia, Europa, Colombia e Libano. “I nostri rubinetti sono apprezzati per il design, la funzionalità e le certificazioni che ne garantiscono sicurezza e qualità. Negli ultimi anni, questo mestiere è cambiato in tutto, dalle materie prime al mercato, passando per i gusti e le tendenze del momento. Oggi la competizione è globale, c’è maggiore attenzione ai consumi energetici e alla salute di tutti”, continua a raccontare un imprenditore gentile e accogliente, mentre ci guida alla scoperta delle diverse zone di produzione dell’azienda. Al suo fianco c’è il figlio Mattia, la quarta generazione che si alterna al timone dell’azienda di famiglia. “Abbiamo già avviato e completato il processo di trasformazione tecnologica dell’impresa. La progettazione è digitale, utilizziamo la stampa 3D per la prototipazione dei nuovi modelli”. La produzione, invece, è fatta al tornio, partendo dalla conchiglia o dalla barra di ottone. “Il nostro è un settore che già da anni ha abolito il piombo e ha messo in campo tutte le soluzioni tecnologiche per abbattere i consumi energetici”, aggiunge Mattia, un artigiano giovane e appassionato che oggi è chiamato ad affrontare l’ennesima sfida del mercato italiano: le drammatiche conseguenze del blocco delle attività dovuto alla diffusione del Covid-19. “Una volta di più, l’Italia ha dimostrato tutti i limiti di uno stato incartato nella burocrazia e poco sensibile alle necessità delle piccole imprese. Viviamo e lavoriamo in una delle zone più colpite d’Italia, abbiamo chiuso immediatamente per salvaguardare la salute dei nostri collaboratori. Non tutti hanno fatto lo stesso, però, approfittando della burocrazia e dei mancati controlli dello Stato per tornare a lavorare e a fare concorrenza sleale al mercato”, aggiunge con uno sfogo che dà la dimensione di quanto oggi la burocrazia pesi sulla piccola impresa italiana. “Siamo sommersi di carte, autorizzazioni e certificazioni, per non parlare di tutta le scartoffie per le esportazioni. Così non si può più lavorare, la tecnologia deve aiutare a semplificare e a sostenere il lavoro delle piccole imprese”.
Tecnologia digitale e pannelli fotovoltaici per alimentare il capannone dell’azienda, macchinari a basso consumo e soluzioni tecniche per ridurre il consumo idrico dei rubinetti prodotti. La Gioira e Redi di San Maurizio d’Opaglio è un modello di piccola impresa sostenibile e a basso impatto ambientale, capace di innovare giorno dopo giorno una tradizione cominciata nel 1937 da Dante Gioira, il bisnonno di Mattia Redi. “L’innovazione ci aiuta a velocizzare la produzione in serie per seguire i ritmi sfrenati del mercato attuale, ad abbattere i costi di progettazione e prototipazione e a testare al meglio i nostri prodotti. Oggi bisogna presentare una collezione a semestre, il rischio è di finire fuori mercato. La concorrenza è tanta e globale, la qualità del made in Italy è ancora una garanzia riconosciuta in tutto il mondo, ma sarà difficile ripartire dopo questa crisi. Soprattutto, perché è arrivata quando avevamo appena visto i primi segnali di stabilizzazione del mercato dopo la crisi del 2008. Ci sarà da lavorare, non ci tiriamo indietro ma abbiamo bisogno di un Governo efficace e veloce nell’offrire risposte e soluzioni a tutti i piccoli imprenditori”.
Gioira e Redi Rubinetterie
www.gioiraeredi.com
Confartigianato Piemonte Orientale
www.artigiani.it