Ritratti
Ceracè
La magia della luce nelle creazioni della cereria Ceracè
La cereria Ceracè di Bari non è una semplice bottega artigiana, ma un laboratorio fatto di luci calde e colorate, come le forme modellate dalle mani di due sorelle, Roberta e Silvia, che dal padre Luigi hanno ereditato la passione per la cera.
Siamo a Bari, in una zona che un tempo si trovava oltre la dogana della città ma che oggi è parte integrante del capoluogo pugliese. La sede e' un vecchio laboratorio di cera degli inizi del '900, che Ceracè ha rilevato, restaurato e riportato all'antico splendore, con la ciminiera, le volte e le chianche originali, per trasmettere la magia e il sapore di un tempo. Qui, Roberta e Silvia continuano un’antica tradizione familiare, con un’impresa tutta al femminile. “Non utilizziamo macchinari - spiega Roberta - Ogni nostra lavorazione è fatta a mano seguendo le tecniche della tradizione ceraria barese. Nostro padre ci ha insegnato le ricette per i diversi impasti che lavoriamo, sono un patrimonio di conoscenze che ci tramandiamo di generazione in generazione”.
Passione, stile e tradizione sono gli ingredienti con cui la Ceracè produce vere e proprie opere d’arte in cera. “La creazione di una candela inizia con lo scioglimento della paraffina, che viene poi colorata e colata negli stampi. Una volta estratta, la candela viene decorata e ripulita dalle imperfezioni - ci spiega - sembra un processo semplice, ma non è così, servono esperienza e grande attenzione”. Non solo tradizione, però, perché con il passare degli anni la Ceracè ha affiancato alla vecchia produzione religiosa, destinata a messe e processioni, una gamma di prodotti innovativi, vere e proprie opere d’arte per la casa, per eventi e per le feste. “Quattro o cinque anni fa abbiamo creato le lanterne in carta cerata, oltre alle coppe, alle alzatine e alle costruzioni in cera che presentiamo ai nostri clienti - aggiunge Roberta - Vogliamo sperimentare nuove soluzioni, per continuare a innovare lo stile della nostra produzione. Amiamo ascoltare i nostri clienti, dalle loro considerazioni studiamo i nuovi prodotti, concentrandoci sulla qualità delle lavorazioni ma anche, e soprattutto, sulla loro funzionalità. Per questa ragione - continua - molte delle opere che realizziamo non sono usa e getta ma ricaricabili. Una volta finita la candela, infatti, basta sostituirla con una nuova per rendere eterne le nostre creazioni in cera”.
La Ceracè è una realtà imprenditoriale innovativa, con fondamenta ancorate alla tradizione barese dell’arte ceraria. “Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla nascita di migliaia di start-up, su cui l’Italia ha investito molto. Credo sia una scelta giusta, ma troppo spesso il nostro Paese si dimentica delle imprese storiche e delle strutture di archeologia industriale come la nostra. Sono proprio queste realtà che mantengono vive quelle tecniche di lavorazione che hanno reso famosa la cultura artigiana in tutto il mondo - aggiunge Roberta - Dovremmo sostenerle più di quanto non si faccia oggi”. La Ceracè è un’impresa tutta al femminile, un patrimonio del “saper fare” italiano. Capace, al tempo stesso, di innovare e di studiare prodotti sempre nuovi e originali.
Ceracè
Bari
www.cerace.it
Confartigianato Bari
www.confartigianatobari.it
Matteo Breda
Carne pronta e sana, da Bergamo la cucina artigiana sottovuoto
Matteo Breda è un imprenditore artigiano bergamasco, giovane e visionario, convinto che il successo di un’impresa passi per l’esplorazione di strade sempre nuove e sconosciute. Un’idea che lo porta a lasciare il mondo dell’informatica per avventurarsi in quella che da sempre rappresenta un’eccellenza italiana: la ristorazione. Le prime esperienze in un ristorante stellato e, di lì a poco, la scoperta della carne cotta allo spiedo. Matteo progetta, brevetta e realizza una macchina in grado di cuocere fino a un quarto di bue da tre quintali, lo lancia sul mercato e conquista la fiducia di clienti, ristoranti e catering. Siamo nel 2007, alla vigilia di una delle peggiori crisi economiche che l’umanità ricordi a memoria. “Non ci siamo spaventati - ci spiega Breda - E’ vero, dopo appena un anno di attività ci ritrovavamo nel pieno della crisi, ma eravamo un’azienda piccola e dinamica e siamo riusciti ad adattarci al mercato, continuando a puntare sull’innovazione e sulla qualità delle lavorazioni e dei prodotti”.
Oggi, la Food Service sta esplorando, con successo, la strada della cottura sottovuoto a bassa temperatura, una cucina sana e innovativa, capace di conservare tutta la qualità degli alimenti cotti e mangiati. “Questo tipo di cottura ha molti pregi e pochissimi svantaggi - racconta - i cibi possono essere conservati fino a 6 mesi, senza utilizzare conservanti. E’ una cucina sana e pronta da servire, anche a casa propria. Costina Giusta, la nostra linea di vendita all’ingrosso, offre carne bianca e rossa rigorosamente italiana - aggiunge - in vari tagli e per diversi tipi di cottura, dal forno alla griglia passando per i fornelli e il microonde. In pochi minuti, ognuno può gustare una carne di prima qualità, sana e pronta da mangiare”.
Una lavorazione che fa della bergamasca Food Service una delle realtà più innovative nel mondo dell’artigianato alimentare, un’impresa piccola e dinamica, capace di innovare e innovarsi ogni giorno. “Gli ingredienti della nostra ricetta sono la qualità della carne e della lavorazione, l’innovazione continua e la visione imprenditoriale, che ci ha portato alla certificazione CEE per le carni e i prodotti ittici”, ci spiega questo imprenditore appassionato, che ha fatto dell’innovazione un mantra quotidiano. “Siamo una realtà ancora piccola, ma vogliamo continuare a crescere, nonostante la fatica di combattere con una burocrazia lenta, incapace di assecondare le esigenze di chi innova e vuole esplorare nuovi scenari imprenditoriali. Siamo pronti a lanciare il nostro primo punto vendita monomarca, “Pronto e sano” a Bergamo, che speriamo possa diventare il primo di una lunga serie in tutta Italia. Non abbiamo ancora aperto ma abbiamo già raccolto l’entusiasmo e la curiosità di tanti cittadini”, pronti a gustare stracotti, arrosti, stinco e cosciotti, tutti rigorosamente “made in Italy”, sani e pronti da mangiare.
Food Service
Alzano Lombardo (BG)
www.costinagiusta.it
www.prontoesano.it
Confartigianato Bergamo
www.confartigianatobergamo.it
Progetto Arte
L’arte della lavorazione del tufo nelle mani di due fratelli materani
Matera sta vivendo una fase di crescita esponenziale, confermandosi come una delle realtà italiane più attive e dinamiche. Una città capace di attrarre turisti e investimenti, stimolando il tessuto imprenditoriale e la nascita di una nuova generazione di artigiani. Qui sono nati e cresciuti Giuseppe e Vincenzo Rizzi, due fratelli oggi quarantenni. “Abbiamo iniziato quasi per caso - racconta Giuseppe - con un piccolo sasso che avevamo preso con gli amici per passare le serate, come si fa spesso a quell’età. Ci siamo messi a lavorare per risistemarlo, ci siamo appassionati e, dopo venti anni di attività, l’entusiasmo è ancora quello dei primi tempi”, spiega con un sorriso questo giovane artigiano materano, che insieme al fratello Vincenzo e altri tre collaboratori sono il cuore, la mente e le braccia della Progettoarte di Matera. “Facciamo lavorazioni artigianali del tufo per l’edilizia e il restauro, oltre alla creazione di complementi d’arredo e oggettistica per la casa. Lavoriamo seguendo le tecniche tradizionali della nostra città, che venti anni fa, quando abbiamo iniziato, si stavano perdendo”.
Sono lontani i tempi della “Matera vergogna d’Italia”. Oggi, i sassi sono un brulicame di attività, una fucina di cultura e buona tavola, di arte e di artigianato di qualità che può vantare un’impresa d’eccellenza come questa. “Ogni giorno facciamo innovazione di prodotto, esploriamo le nuove tendenze dell’interior design e sperimentiamo nuove forme da presentare ai nostri clienti. In venti anni di impresa, abbiamo sviluppato milioni di idee - aggiunge Giuseppe Rizzi - Vendiamo sul web, ma il nostro mercato di riferimento rimane la Basilicata e le regioni limitrofe”.
Nonostante l’effervescenza del territorio lucano, anche la Progettoarte si scontra con le tante difficoltà italiane. Burocrazia, fisco e credito soprattutto, le tre zavorre degli imprenditori artigiani. “Il sistema creditizio ha parametri troppo rigidi per il dinamismo di una piccola impresa. Le banche sposano il conto corrente, non le idee degli imprenditori”, denuncia un imprenditore che ha iniziato comprando un attrezzo alla volta, reinvestendo immediatamente il profitto dei primi lavori. “C’è bisogno di un netto cambiamento culturale nei confronti delle piccole imprese - aggiunge - Servono regole certe in cui operare, non si può affidare tutto alle interpretazioni dei burocrati o dei funzionari pubblici”. Per fortuna, però, c’è il tufo di Matera da lavorare. “Vedere ciò che riusciamo a creare con le nostre mani, dagli elementi per il restauro alle creazioni per l’arredo casa, è l’energia per continuare a migliorarci. Il tufo di questa terra, che è una pietra calcarea di formazione sedimentaria, è un materiale fantastico, estremamente duttile ma anche molto fragile. Si presta alle lavorazioni ma va trattato con attenzione - spiega ancora Giuseppe Rizzi - perché basta una disattenzione per vanificare tutto il lavoro fatto. La soddisfazione maggiore è stringere tra le mani una nostra creazione, guardarla e capire la bellezza di ciò che siamo riusciti a creare plasmando il tufo della nostra terra”.
Progetto arte
Matera
www.progettoarte.info
Confartigianato Matera
www.confartigianatomatera.it
Nunzio Ninivaggi
Nunzio Ninivaggi, la secolare tradizione del Pane di Altamura Dop
Il forno a legna di Nunzio Ninivaggi è un santuario di quell’arte della panificazione che ha reso Altamura famosa in tutto il mondo. Custode di tecniche che si tramandano da quattro generazioni, Nunzio Ninivaggi ogni notte sforna pane di Altamura Dop, seguendo un rituale che si ripete da secoli in questa terra stretta tra Bari e Matera. Un pane apprezzato da Orazio e Federico II che qui, narra la leggenda, si fermava per fare scorte di pane prima di partire per le crociate in Terra Santa.
“Il pane di Altamura Dop è fatto con le quattro varietà di grano che si coltivano da Altamura fino a Minervino Murge: l’Appullo, l’Arcangelo, il Duilio e il Simeto - ci spiega questo maestro panettiere pugliese dalla risata forte e contagiosa - Non ci sono segreti nella lavorazione del pane di Altamura, utilizziamo soltanto farina di grano duro del nostro territorio, acqua, lievito madre e sale”. L’impasto viene lavorato e lasciato riposare, prima di dargli una delle tre forme tipiche di questo pane: la forma alta o accavallata, la forma più tradizionale che non si fa più, detta pane morbido o a tuppo da signora, e quella più conosciuta, a cappello di prete o cappìdde de prévete, in dialetto murgiano. L’ultima fase è quella della cottura, un momento sacro, che Nunzio Ninivaggi
affida ad un forno a legna del 1951, “comunque uno dei più giovani qui ad Altamura”, alimentato esclusivamente da legna di quercia ottenuta dalla pulizia dei boschi della zona e che, una volta carbonizzata, diventa un’ottima brace per barbecue e grigliate, oltre che un fertilizzante molto apprezzato dai campi.
Al rigido disciplinare del Pane di Altamura Dop, che è stato il primo prodotto da forno a ricevere la Denominazione di Origine Protetta, Nunzio Ninivaggi aggiunge una manualità così naturale da sembrare innata. Le mani danzano per modellare l’impasto, recitando un rituale naturale come una di quelle poesie che si imparano da piccoli e che non si scordano più. “Il Pane di Altamura è un pane di grano duro con ottime qualità nutrienti, ricco di fibre e glutine - aggiunge Ninivaggi - la forma da un chilo può durare fino a 4 o 5 giorni senza perdere sapore e fragranza, quella da cinque chili anche di più. Un tempo, noi panificatori eravamo prestatori d’opera. Le famiglie preparavano l’impasto in casa e ce lo portavano per la cottura”.
Oggi, il forno a legna di Nunzio Ninivaggi sforna anche biscotti, mostaccioli, frise e le focacce tipiche pugliesi, cotte direttamente sulla pietra del forno. Inutile dirlo, un trionfo di gusto e sapore. Opere d’arte scolpite in una pasta di ingredienti naturali a cui maestri come Nunzio Ninivaggi danno forma, sostanza e un sapore unico, incredibile, inimitabile.
Forno a legna Nunzio Ninivaggi
Altamura (BA)
www.ilpanedinunzio.com
Confartigianato Bari
www.confartigianatobari.it
Federica Varzella
Perfetta, la boccia da competizione leader mondiale nasce a Ferrara.
Berra, provincia di Ferrara, Emilia Romagna. E’ qui, tra campi che si estendono all’infinito, che l’Italia può vantare l’ennesimo primato del made in Italy: la migliore produzione al mondo di bocce da gioco. In questo campo, Berra è un luogo sacro, meta di pellegrinaggio per campioni di tutto il mondo, che affidano anni di allenamento e speranze di vittoria nelle mani di questi maestri artigiani. La destinazione del loro viaggio è lei, la Perfetta. Un’azienda che rappresenta la sintesi tra tecnica tradizionale e forza innovativa, che produce le migliori bocce da competizione e che le esporta in tutto il mondo. Una storia che comincia nel 1995, quando Andrea Varzella rileva un’impresa che lavora soprattutto con l'estero e con pochi prodotti in catalogo. “Da quel momento abbiamo completamente ristrutturato la vecchia azienda, lanciando nuovi prodotti e puntando sul design e sul servizio al cliente”, spiega Federica Varzella che, insieme al padre, al marito Raffaele Calderoni e a tre dipendenti, compone la squadra della Perfetta.
“Siamo alla continua ricerca di nuove soluzioni da presentare sul mercato, vogliamo migliorare le performance delle nostre bocce e mantenere sempre ai massimi livelli gli standard di qualità dei nostri prodotti”. Per farlo, la Perfetta ha creato una doppia linea produttiva. Da una parte la produzione standardizzata, dall’altra quella personalizzata per le esigenze dei migliori sportivi al mondo, ai quali è affidata la sperimentazione stessa delle bocce.
Un capolavoro di precisione e tecnica, sintesi estrema di scorrevolezza, rimbalzo e capacità di traiettoria, ogni boccia firmata dalla Perfetta è un pezzo unico, che nasce dentro un sacco di scaglie colorate. E’ la resina termoindurente con cui si realizzano i due emisferi che formeranno il guscio esterno della boccia. All’interno è inserito un cuore che, a caldo, si legherà alla corazza, permettendo di creare traiettorie incredibili. A quel punto, la boccia viene rettificata e controllata nel peso e nel diametro per essere adeguata agli standard previsti dai regolamenti nazionale ed internazionale. Un processo che a regime porta a produrre 50/60mila bocce l’anno.
Oggi, la Perfetta guarda con convinzione al futuro, forte di un’esperienza che le ha permesso di raggiungere l’eccellenza in questo settore, con un nuovo marchio d’abbigliamento tecnico appena lanciato sul mercato, la 991 Sport, e tante altre intuizioni da trasformare in realtà. Perché la Perfetta applica le stesse regole della raffa. Preparazione, tecnica e precisione per avvicinarsi il più possibile all’obiettivo, sbaragliando la concorrenza sul campo di gioco perché, semplicemente, nessuno sa farlo meglio di te.
Perfetta
Berra (Ferrara)
www.perfetta.it
Confartigianato Ferrara
www.confartigianato.fe.it
Dimensione Album
Innovazione e strategia, la ricetta della Dimensione Album di Matera
La storia della Dimensione Album di Matera è uno degli esempi più efficaci del dinamismo e della capacità di innovazione della piccola e media impresa italiana. Nei primi anni 2000, la Dimensione Album produceva album fotografici, per appassionati e professionisti del settore. Un prodotto di qualità, studiato e realizzato con tecniche sartoriali, fatto a mano, pezzo su pezzo. Il fatturato cresceva e l’azienda aveva appena investito in un capannone più ampio e funzionale alle porte della città, lasciando la storica sede del centro di Matera, sulla via che porta al Convento di Sant’Agostino. La crisi economica era alle porte, però. Il digitale, nel frattempo, stava rivoluzionando la fotografia, mandando in pensione strumenti, tecniche e abitudini dei clienti. “Avevamo di fronte una doppia rivoluzione del settore - ci spiega Ettore Fabrizio - Se è vero che furono gli anni del boom della fotografia, le abitudini degli appassionati stavano cambiando. Oggi scattiamo migliaia di fotografie ma abbiamo perso il piacere di stamparle e sfogliarle tra amici e parenti. Le foto sono diventate file, gli album si sono trasformati nel classico portfolio digitale di professionisti e appassionati. Ovviamente, poi, anche il settore ha risentito della crisi economica. Furono anni duri, difficili da interpretare”.
La Dimensione Album li affrontò con coraggio, con investimenti in macchinari e nuove tecnologie, cominciando una trasformazione aziendale che oggi affianca alla produzione artigiana di album fotografici per eventi, professionisti e appassionati, la creazione di elementi per l’arredo casa, rigorosamente in pelle e cartone, dal design accattivante e dalla alta qualità di lavorazione, che è rimasta manuale e rigorosamente made in Italy. “Abbiamo investito in nuove tecnologie e aperto a nuove produzioni - rilancia Angelica che, insieme al marito Ettore e ai quattro collaboratori, rappresenta l’anima della Dimensione Album - Riconosco a mio marito il merito di aver capito il momento esatto in cui investire e rinnovare l’azienda, prima di essere travolti da una tempesta che non avremmo potuto superare se fossimo rimasti a guardare. Oggi produciamo anche oggetti per la casa, mobili di piccole dimensioni, orologi, stampe e decorazioni di vario tipo. E anche questo laboratorio, che un tempo sembrava infinito, comincia a essere stretto”, aggiunge con un sorriso. “Non investiremo in un altro capannone, però - aggiunge il marito con una risata - Di difficoltà nel fare il nostro lavoro ne abbiamo fin troppe”. Fisco, credito, burocrazia. L’elenco dei problemi italiani è noto. Tanti, troppi ostacoli inutili e dannosi per le dure regole economiche dell’impresa, che fanno “passare le notti insonni. E’ difficile lavorare in un ambiente così complesso e incerto, con margini economici ridotti, dove la legge permette a un cliente di farti fallire per un lavoro non pagato e impossibile da incassare - continua Fabrizio - Gli investimenti per gli immobili produttivi sono passi impegnativi per una piccola impresa, troppe tasse e poca fiducia da parte del sistema bancario. In più, siamo soggetti a continui aggiornamenti sul fronte degli impianti e delle dotazioni di sicurezza. Mi chiedo, allora, se non possa essere una buona idea quella di municipalizzare le zone industriali, di gestirle come fossero case popolari. Le amministrazioni le costruiscono dove e come vogliono loro, per poi darle in affitto alle imprese, che così potrebbero trasferire quei fondi nello sviluppo di nuovi prodotti o di nuovi mercati da conquistare”.
Le idee non mancano a questa coppia d’imprenditori materani che oggi, grazie al coraggio, all’innovazione e a una conoscenza attenta del mercato, guida un’impresa lucana d’eccellenza.
Dimensione Album
Matera
www.dimensionealbum.it
Confartigianato Matera
www.confartigianato.it