Ritratti
Birra Bro
BIRRA BRO, LA BIRRA AD ALTA FERMENTAZIONE CHE PARLA TERNANO
Il settore dei birrifici artigianali continua a vivere una stagione di crescita economica esponenziale e di ricette sempre più raffinate da presentare sul mercato. Nella patria per eccellenza del vino, l’antica tradizione brassicola offre realtà imprenditoriali dinamiche, creative e alla continua ricerca di qualità. Una di queste è il Birra Bro di Terni, un birrificio nato dalla passione e dalle competenze di un gruppo di amici della provincia umbra: i fratelli Elisabetta e Pier Francesco Peppicelli e Alfio, Filomena e Salvatore Musumeci. “A febbraio 2015 abbiamo festeggiato la prima cotta - inizia a raccontare Elisabetta - Per ora proponiamo cinque ricette, ma altre sono già pronte per essere presentate ai nostri clienti. Stiamo aspettando il momento giusto”, dice con un timbro di voce convinto e divertito questa umbra bionda e simpatica come le birre che produce. “La creazione della birra è fatta di momenti giusti e, prima di essere bevuta, trascorre un mese, con la rifermentazione in bottiglia in una cella a temperatura controllata. Nel frattempo, tu sei lì a controllare che tutto proceda per il verso giusto, che il prodotto acquisti qualità e raggiunga i valori ottimali. È un processo complesso e delicato in ogni sua fase”, dove tutto deve essere “controllato e bilanciato, riducendo la possibilità di errore. Questa è la filosofia alla base della nostra impresa - spiega Alfio Musumeci, una delle anime di Birra Bro di Terni - Ci siamo lanciati in una sfida appassionante, in un territorio difficile come quello ternano, dove tutto è sempre stato ricondotto all’acciaio e all’industria della lavorazione. Terni, però, oggi non è più soltanto questo, ha un tessuto imprenditoriale giovane e innovativo, che sta mettendo in campo idee e progetti molto interessanti”. Come questo birrificio aggiungiamo noi, che produce una birra buona e profumata, capace di conquistarti già al primo sorso. Il laboratorio di produzione, poi, è un gioiello di tecnologia e controllo del processo produttivo, fluido e studiato in ogni particolare. “Il nostro impianto è stato realizzato in collaborazione con il CERB, il Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra dell’Università di Perugia - aggiunge con orgoglio Elisabetta Peppicelli - ci permette di ottimizzare i tempi di produzione, di controllare la qualità e la sicurezza alimentare in ogni singolo passaggio. Questo - ci dice mentre indica un grosso tank a controllo digitale - è il nostro primer, che conserva la birra a basse temperature durante il processo d’imbottigliamento, garantendo la sicurezza del prodotto finale”. “Siamo molto attenti a ciò che offriamo al mercato, vogliamo proporre una birra ad alta fermentazione di qualità, buona, che rappresenti un prodotto salutare e che sia capace di raccontare questa città - aggiunge Alfio - Non lo sanno in molti, ma questa è la città di San Valentino, ci sono tesori e paesaggi incantevoli da scoprire. Noi cerchiamo di raccontarli con la nostra birra, che è tutta ternana”, ci dice prima di lasciarsi andare ad un sorriso che racconta il buon lavoro fatto finora da questo giovane birrificio ternano. Cinque le attuali ricette della casa: la Mitica 70, una dubbel in stile belga, l’Apache, una American Pale Ale che ha conquistato il secondo posto al "Premio CEREVISIA" per la miglior birra ad alta fermentazione del Centro Italia e che è stata segnalata nella Guida alle Birre d'Italia di Slow Food, la bionda Mania, una Golden Ale fresca ed intrigante, la Alpan, una Amber Ale dai toni pacati e profondi del bosco, e la Figlia dei fiori, “una blanche che racconta i sentori delle erbe di questo territorio, dell’acqua e dei fiori di camomilla delle nostre campagne - riprende Elisabetta Peppicelli, che si illumina quando parla di malti, cotte e birre da inventare - Le nostre creazioni sono un’esperienza sensoriale, un viaggio tra gusti e sentori anche distanti, ma capaci di miscelarsi e di conquistare il palato di chi beve le nostre birre. La nostra idea di birra è questa, un’avventura fatta di curiosità, scoperte e contaminazioni con la tradizione agroalimentare italiana”.
Birra Bro
Terni
www.birrabro.it
Confartigianato Terni
www.confartigianatoterni.it
Sa Panada
Tradizione, gusto e innovazione: la ricetta della Sa Panada
La storia del Pastificio Sa Panada di Oschiri, pochi chilometri a Sud di Tempio Pausania, affonda le proprie radici nella tradizione enogastronomica di questo territorio. Le Panadas, infatti, sono un tortino di pasta di grano duro con cui, da sempre, si celebrano le feste in questo angolo di entroterra sardo. Ripieni di carne di agnello, di maiale o di anguilla, i tortini erano preparati in famiglia dalle donne di casa, che tramandavano la ricetta di madre in figlia. Come successo a Laura Achenza, che ha imparato i segreti dalla nonna Mariangela e dalla madre Francesca, prima di fondare la Sa Panada nel 1989. Oggi, ad affiancare Laura ci sono cinque collaboratori e le due figlie, Valentina e Martina, che stanno portando energie fresche, tecnologia e innovazione nel laboratorio da 400 mq in cui si è trasferita l’azienda nel 2002. “La nostra impresa è un mix di tradizione sarda, tecnologia e innovazione di prodotto e di produzione - ci spiega Valentina Meloni, la più grande delle due sorelle che si occupa della comunicazione e della gestione delle certificazioni di qualità - L’intuizione di nostra madre fu quella di commercializzare un prodotto che prima non veniva venduto, al massimo si regalava tra amici e parenti. Negli ultimi anni, abbiamo rivisto la ricetta tradizionale del ripieno in chiave vegana, con carciofi e patate o verdure miste, e innovato la catena produttiva con macchinari ad alto tasso di innovazione”. Gran parte della lavorazione è fatta a mano, “ma grazie alla tecnologia riusciamo ad aumentare la produzione, che sfiora i 3mila tortini al giorno, e a proporre sul mercato tre diversi canali distributivi: fresco, fresco confezionato in atmosfera protettiva e crudo surgelato, che ci permette di mantenere inalterate le qualità organolettiche dei nostri prodotti e di lasciare ai clienti la possibilità di mangiarle appena sfornate, con quel profumo inconfondibile”, aggiunge Martina, la seconda figlia di Laura, che cura gli aspetti commerciali della Sa Panada, una piccola impresa tutta al femminile che continua a migliorare gli standard di qualità dei propri prodotti, grazie a materie prime di alta qualità e all'assenza di conservanti e additivi. “I nostri prodotti - conclude Martina - sono sani e genuini, figli della tradizione culinaria sarda”. Se il principale mercato di riferimento è quello regionale, da qui a breve la Sa Panada vuole creare una rete commerciale capace di far conoscere questa tipicità sarda in Italia e nel resto del mondo. “La nostra mission aziendale è diffondere la cultura alimentare sarda fuori dalla nostra isola, dove conoscono altri prodotti tipici ma non le panadas”, riprende Valentina, che dopo aver studiato a Roma è tornata in Sardegna per lavorare nell'azienda di famiglia. “Abbiamo lanciato www.sardalandfood.it, un portale di e-commerce per prodotti tipici isolani, e aperto allo street food, con un’Ape Car che durante l'anno partecipa a festival ed eventi di street food e che durante l’estate fa tappa tra Olbia e la Costa Smeralda, per far conoscere i nostri prodotti ai tanti turisti che raggiungono la Sardegna”. Una conferma per chi pensa che il mare non sia l’unico tesoro di questa splendida isola.
Sa Panada
Oschiri (SS)
www.sapanada.it
www.sardalandfood.it
Confartigianato Gallura
www.confartigianatogallura.it
BNP
Innovazione e soluzioni ergonomiche per la salute dei lavoratori
La BNP di Cittadella, in provincia di Padova, è una piccola impresa che ha fatto dell’innovazione tecnologica, del dinamismo aziendale e della condivisione di idee e progetti un vero e proprio mantra quotidiano. Dal 1995, quando tre ragazzi appassionati di bricolage decidono di entrare nel mondo dei negozi di ferramenta e del commercio degli utensili da lavoro. Un viaggio iniziato da una passione e che oggi rappresenta una delle più innovative realtà imprenditoriali del panorama della piccola impresa italiana.
“La nostra idea è che i robot andranno a togliere ai lavoratori soltanto le mansioni più complesse, faticose e usuranti. Per questo motivo, noi ci occupiamo di ergonomia e non di robotica”, inizia a spiegare Carlo Pettenon, general manager della BNP di Cittadella. “Realizziamo postazioni di lavoro ergonomiche, accessori e supporti per l’operatore durante l’assemblaggio manuale del processo produttivo - racconta - I nostri clienti finali sono le grandi industrie del mercato automobilistico, ma anche dei settori del bianco e dell’elettronica”. Recentemente, sono stati scelti proprio da un colosso delle quattro ruote come simbolo dell’anima innovativa e tecnologica delle proprie industrie. Una soddisfazione per chi ha iniziato quasi per caso a commercializzare utensili da lavoro e che oggi sta scrivendo pagine importanti della robotica e dell’innovazione tecnologica al servizio del lavoro.
Postazioni di lavoro intelligenti, figlie della sperimentazione nel campo della robotica collaborativa, in grado di abbattere la possibilità di errore e i rischi per gli operatori, riducendone lo sforzo fisico. La BNP applica la tecnologia più avanzata all’ergonomia, per supportare il lavoro manuale. “La forza del nostro progetto è proprio questa chiave di lettura, i nostri prodotti sono supporti per il lavoro umano, non vanno a sostituire gli operatori. Il nostro obiettivo è ridurre l’usura fisica e le malattie professionali, aumentando la qualità dei prodotti che escono dalle isole di assemblaggio”, spiega un imprenditore che parla in maniera lenta e chiara, con un morbido accento veneto. Una visione che ha permesso alla BNP di Cittadella di vincere il premio innovazione al MECSPE 2017 di Parma, la più grande fiera italiana della robotica e della meccanica di precisione. “Le nostre postazioni lasciano all'operatore le mansioni a più alto valore aggiunto, mentre ai robot spettano i compiti più usuranti per le facoltà fisiche e psicoattitudinali degli operai”, aggiunge Pettenon, uno dei quattro soci di una piccola impresa italiana d’eccellenza, che progetta, studia e realizza bracci di reazioni, accessori ergonomici e postazioni di lavoro, efficienti e sicure. Oggi, la BNP è al centro di una rete di collaborazione con enti, centri di ricerca e altre piccole imprese del settore, “con cui stiamo condividendo un percorso di studio e sviluppo di nuove soluzioni, interagendo e collaborando su tanti progetti”. Un’azienda innovativa e tecnologica, che sta rivoluzionando la relazione tra ergonomia, robotica e lavoro, che sperimenta, studia e propone soluzioni e supporti alle produzioni manuali. Un’impresa 4.0 a tutti gli effetti, dinamica, fluida e che armonizza la metodologia della lean production ai concetti di ergonomia.
BNP
Cittadella (PD)
www.bnpsrl.com
Confartigianato Padova
www.upa.padova.it
Stefano Trabucchi
TRABUCCHI, LA TRADIZIONE DELLA LIUTERIA CREMONESE
Il laboratorio di Stefano Trabucchi, maestro liutaio di Cremona, è un luogo silenzioso, caldo e avvolgente, dove il tempo scorre lentamente, scandito da gesti e rituali che si ripetono da secoli su questa riva del Po. “La liuteria classica non è cambiata molto dal 1500, gli attrezzi e i materiali sono principalmente gli stessi che venivano utilizzati secoli fa. La cosa più importante, però, è che i violini e gli altri strumenti che realizziamo sono fatti con le stesse tecniche che utilizzava Stradivari”, racconta uno degli eredi di una scuola resa celebre in tutto il mondo dalla firma “Antonius Stradivarius Cremonensis”. Da almeno cinque secoli, la liuteria cremonese è un’eccellenza artigiana assoluta, riconosciuta in ogni angolo del globo e patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO. “La gloria del passato è stata tutelata e salvaguardata, oggi Cremona è un brulicare di botteghe di liutai capaci e preparati. L’istituto tecnico riesce a formare e a preparare tanti giovani a quello che, per me, è il mestiere più bello del mondo. Dalla prima volta che l’ho scoperto, non ho mai smesso di amare il legno, gli strumenti, il loro suono. È un mestiere difficile, che richiede attenzione, precisione e anni di studio e di preparazione. Il risultato finale, però, è qualcosa di indescrivibile”. Come l’atmosfera che si respira tra le mura di questa bottega artigiana, fatta del profumo di acero e di abete, di luci soffuse e di sagome di violini, viole e violoncelli. Le mani fanno lavorare le sgorbie, i riccioli di legno volano su tavoli che raccontano gli anni di lavoro. “Abbiamo festeggiato i 25 anni di attività, se penso ai primi violini fatti ancora mi viene da ridere pensando all'ingenuità del lavoro”, riprende a raccontare un uomo simpatico e cordiale, di quelli che spesso si incontrano all’ombra del Torrazzo. “Anche se sono nato a Sondrio, amo Cremona e la sua cultura. Qui ho studiato e qui vivo da anni ormai”. Uno spicchio di Lombardia che ha saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista sul palcoscenico internazionale grazie alla qualità della liuteria artigiana. “I nostri clienti sono soprattutto russi, arabi e asiatici, da Giappone, Corea, Singapore e Hong Kong. Rappresentano mercati ricchi e appassionati di musica classica - riprende Trabucchi - Esistono importanti scuole di musicisti, sono quelli i nostri mercati di riferimento”. Nato a Cremona dall’ingegno del maestro liutaio Andrea Amati, il violino è ancora oggi un simbolo del made in Italy artigiano nel mondo. “Uno strumento deve essere bello e capace di suonare con un’ottima sonorità, occorrono anni per definire il proprio stile e diventare un bravo liutaio - aggiunge Trabucchi - Un violino è uno strumento che ha molte fasi di lavorazione, in cui vengono definite le varie parti, su tutte la tavola armonica, il fondo, il ricciolo e le fasce. Vengono utilizzati abete della Val di Fiemme e acero marezzato dei Balcani per la cassa e il ricciolo, ebano per la tastiera e gli altri componenti”. Quando un maestro liutaio osserva un violino, guarda immediatamente due o tre cose: “la tradizionale f intagliata nella tavola, la parte superiore del violino, il ricciolo e il filetto, l’inserto in legno che disegna e abbellisce il bordo esterno, descrive il contorno dello strumento e che si congiunge alle estremità del violino. È lì che si nascondono il segno estetico e le virtù acustiche dello strumento”. Parola di Stefano Trabucchi, maestro liutaio di Cremona, erede della scuola di Amati, Guarneri e Stradivari.
Stefano Trabucchi
Cremona
www.trabucchi.com
Confartigianato Cremona
www.confartigianato.cremona.it
Toolssharing
È PISANO IL PRIMO SHARING DEGLI ATTREZZI DA LAVORO
La sharing economy, l’economia della condivisione, è una delle novità più interessanti degli ultimi anni, che riguarda direttamente il nostro vivere quotidiano e che ha letteralmente stravolto alcuni settori economici. Oggi si viaggia condividendo passaggi in automobile, si dorme in case private e ci si muove in città utilizzando mezzi condivisi. A Pisa, Matteo Labellarte e Tommaso Pardi hanno pensato di applicare questi principi economici alle macchine e agli attrezzi da lavoro. Migliaia di mezzi e di strumenti che in questi anni di crisi rimangono inutilizzati nei depositi delle imprese, ma che possono rappresentare una risorsa per cittadini e imprese private. L’idea è diventata toolssharing.com, una piattaforma web e un’applicazione digitale per far incontrare domanda e offerta. “A guadagnarci sono entrambi, chi ha bisogno di quello strumento, che così evita di acquistarlo, e chi ha un mezzo fermo in magazzino, che può far guadagnare l’impresa anche senza essere utilizzato direttamente”, inizia a spiegare Tommaso Pardi, uno dei tre fondatori della piattaforma toscana che collabora con le due Università di Pisa e Tor Vergata di Roma. Il gioco è semplice, ci si collega alla piattaforma web da pc, tablet o smartphone, ci si registra e si inizia a cercare tra le migliaia di offerte in tutta Italia, dai trattori ai carrelli elevatori, dalle motoseghe agli innovativi droni, tutto a portata di click, direttamente sul proprio smartphone. Una volta trovato lo strumento, si definiscono i tempi e i costi di utilizzo e le modalità di ritiro. “L’idea è semplice, il servizio ha tutte le garanzie legali e commerciali della sharing economy e i costi sono accessibili a tutti - aggiunge Pardi - L’ostacolo, semmai, è culturale. In Italia si fa ancora fatica a capire che i tempi sono cambiati, che il concetto stesso di proprietà sta mutando, che la condivisione di beni e servizi è una realtà sempre più forte e determinante del mercato. C’è ancora troppa gelosia delle proprie macchine e dei propri attrezzi da lavoro, anche se fermi e inutilizzati”. Il prossimo passo di questa piccola impresa pisana sarà quello di coinvolgere la Pubblica Amministrazione nel progetto, condividendo il parco auto o i mezzi per i lavori tra enti e comuni. "E' una sfida ambiziosa per la PA - riprende Pardi - ma i Comuni avrebbero vantaggi e risparmi importanti. Pensate che in Canada lo fanno già da quattro anni". “Un bene inutilizzato è un bene sprecato” è il motto di questa start-up artigiana, nata a Pisa nel 2016, un’eccellenza digitale made in Italy, un’avanguardia imprenditoriale ad altissimo tasso d’innovazione, che parte dalla provincia toscana per convertire tutta Italia. Oggi, toolssharing.com può vantare un importante bacino di utenti, la partecipazione a premi e concorsi per l’innovazione digitale e la valorizzazione della sharing economy, oltre alla rappresentanza degli interessi del settore alla Camera dei Deputati. “Vogliamo diffondere la cultura economica digitale in Italia, innovando i processi e i servizi alle persone, ma anche e soprattutto il nostro modo di vivere. La sharing economy è un’occasione di sviluppo economico molto importante e concreta, un’opportunità che l’Italia non possono permettersi di farsi sfuggire”, conclude Tommaso Pardi.
Toolssharing
Pisa
www.toolssharing.com
Confartigianato Pisa
www.confartigianato.pisa.it
Arte Video
Arte Video, tecniche artigiane e potenza tecnologica per il cinema
Alzi la mano chi non conosce Palmanova, la splendida cittadella fortificata friulana. Fondata dai veneziani a metà del XVI secolo, questa meraviglia dell’ingegno umano è famosa per la sua pianta a nove punte, che la rende unica, o quasi, in tutto il panorama mondiale. E’ all’interno di queste mura che lavora una delle più tecnologiche e innovative imprese italiane: l’Arte Video di Giuseppe Tissino e Claudio Zorzenon. Una piccola impresa italiana d’eccellenza, che realizza produzioni video, cinematografiche e multimediali, post-produzione video, DCP (Digital Cinema Package), authoring per DVD, Blu-Ray, streaming video per l’on-demand e il multimediale. In altre parole, è possibile che il film che avete visto ieri sera sul divano di casa o sulla poltrona di un cinema sia stato codificato dalla sapienza artigiana di una piccola impresa che rappresenta un vero e proprio concentrato d’innovazione tecnologica. “La potenza della linea internet della nostra zona era un problema importante per le ambizioni della nostra azienda - spiega Giuseppe Tissino - Senza un’infrastruttura stabile e performante avremmo chiuso anni fa, perché il nostro è un settore molto competitivo e in costante evoluzione. Per intenderci, prima di dotarci a nostre spese di una fibra ottica, potevamo contare su una linea dati da 2 a 5 Mbit , inutile per il nostro lavoro”. Un problema che non ha scoraggiato l’Arte Video, che non ha delocalizzato, nonostante il confine sia a una manciata di chilometri, ma che ha investito tempo e risorse per dotarsi di una banda larga ad altissima velocità e per sviluppare tecniche e processi innovativi senza cui sarebbero finiti fuori mercato. “Oggi possiamo contare su 2000 Mbit di traffico dati in ingresso e uscita, dove la media italiana si ferma a 15/20 Mbit”, aggiunge Tissino. Una potenza tecnologica che permette all’Arte Video di avere la certificazione iTunes, Google, Microsoft e Sony, e di poter lavorare con Netflix, RaiCom, Sky, Infinity e TimVision, oltre a tante altre piattaforme internazionali per lo streaming web e il cinema. “Oggi - aggiunge - possiamo affermare con orgoglio che è grazie al nostro lavoro, agli investimenti e ai progetti di ricerca e innovazione fatti nei periodi di crisi se le più grandi realtà internazionali scelgono Palmanova e il Friuli per la codifica delle loro produzioni video”. Una realtà praticamente unica in Italia, con un solo competitor a Roma e poche altre imprese nel resto del mondo. “Dotare tutto il Paese di un’infrastruttura digitale ad altissima velocità farebbe aumentare il fatturato della maggior parte delle aziende italiane in un istante. La nostra storia ne è un esempio. Due anni fa, senza banda saremmo morti, con la banda siamo cresciuti e oggi siamo leader del settore”, aggiunge un imprenditore che conosce ogni segreto dell’innovazione tecnologica e che oggi può trasferire un film da 150 Gb in 20 minuti, contro i 30 giorni necessari con una normale linea domestica.
Una piccola impresa artigiana che, grazie al lavoro dei due titolari e degli altri otto tra dipendenti e collaboratori, riesce a competere con le più grandi realtà internazionali del settore, grazie alla qualità artigiana della lavorazione e a tanta, tantissima tecnologia. “Il Paese ha bisogno di tecnologia, cittadini, imprese e istituzioni - aggiunge ancora Tissino - Questo investimento farebbe decollare la qualità di vita dei cittadini e il fatturato delle imprese”. Tecnologia e non solo, perché la vita degli imprenditori è complicata dai soliti bug del nostro Paese. “Il peso della burocrazia è certamente un grandissimo ostacolo per l’attività delle imprese, al pari di quella tendenza tutta italiana di considerare noi imprenditori come un problema e non come un’opportunità di lavoro, di occupazione e di sviluppo economico per tanti territori della nostra Penisola”.
Arte Video
Palmanova (UD)
www.artevideo.net
Confartigianato Udine
www.confartigianatoudine.com