800.000 pensionati contro le discriminazioni del lavoro autonomo

Le due petizioni popolari presentate da ANAP Confartigianato, d’intesa con altre sette associazioni del lavoro autonomo, sono approdate in Parlamento lo scorso 27 giugno. Un totale di 800.000 firme, raccolte su tutto il territorio nazionale, per porre all’attenzione politica italiana due questioni di estrema importanza, non soltanto economica, ma anche e soprattutto sociale. In primo luogo, il coordinamento degli ex lavoratori autonomi sottolinea la necessità di adeguare all’attuale potere d’acquisto le pensioni minime. In tal senso il Parlamento, nella propria proposta di riforma previdenziale, ha mosso qualche passo, almeno da quelle che erano le posizioni iniziali, ma l’argomento resta di estrema importanza e lo sarà fintanto che non verrà definitivamente formalizzato tale adeguamento. Inoltre, e questo probabilmente resta il punto di maggiore insoddisfazione per l’ANAP Confartigianato, rimane la questione legata alla discriminazione operata ai danni degli ex lavoratori autonomi. Una discriminazione che intacca la giustizia sociale e lo stesso articolo 3 della Costituzione Italiana, per cui ogni cittadino ha pari dignità sociale. Se resta ammirevole il tentativo del Governo nel sostenere i pensionati in condizioni reddituali precarie, non altrettanto si può dire, secondo il CUPLA, il Coordinamento Unitario dei Pensionati del Lavoro Autonomo, della disparità economica degli assegni familiari, che vede uno scarto pari a cinque volte tra ex lavoratori dipendenti e autonomi. Una realtà inaccettabile per l’ANAP, inconciliabile con quelle che sono le più elementari regole di giustizia sociale.


Artigiani per contract

L’immagine agiografica del falegname tutto pialla e trucioli, alle prese con prodotti solidi, ma di dubbio design, che non mette piede fuori casa per cercare lavoro, se mai è stata reale, sicuramente oggi non lo è più. Parola del mercato e del Ministro per le Politiche europee e per il Commercio Internazionale Emma Bonino. Che chiama a raccolta gli artigiani del Paese e le loro associazioni, per fare grandi cose. Parola d’ordine: contract. Confartigianato attraverso l’Ufficio Internazionalizzazione raccoglie l’appello e diffonde tra gli associati un questionario per “selezionare un primo raggruppamento di imprese qualificate a partecipare al progetto”. Cos’è il contract? Sono le forniture per grandi spazi come quelli dei mega alberghi a cinque stelle, dei musei o dei complessi residenziali. Interior Contract, per essere precisi, che riguarda le aziende che producono arredamenti, complementi d’arredo e finiture. Pochi sono in grado di fornire un servizio chiavi in mano, dai parquet alle stoviglie, un numero maggiore quelli che possono intervenire alimentando la filiera. Il mercato di riferimento è quello estero, dove il made in Italy è sinonimo di innovazione e qualità. L’obiettivo dichiarato del Ministero è quello di creare un data base con le informazioni delle aziende piccole e artigiane che operano nel comparto. Solo quelle in possesso di alcuni requisiti base: “un’esperienza pregressa nel settore, prodotto o servizio adatto e conoscenza delle regole”. Una volta compilata la lista degli artigiani che “rappresentano l’avanguardia di eccellenza dell’offerta italiana del settore”, sarà compito degli uffici dell’Istituto Nazionale Commercio con l’Estero, selezionare le richieste di forniture che possono avvalersi dei prodotti italiani. Guardare aldilà dei confini nazionali è sicuramente una buona idea per un comparto, come quello del legno e dell’arredo, da tempo in crisi congiunturale: dal 2002 a oggi le imprese artigiane che hanno chiuso bottega sono state 8.499, pari all’8.6% del totale. E le previsioni a medio temine sono giudicate dall’Osservatorio Congiunturale della Confederazione “sotto tono, nonostante una buona tendenza all’investimento”. “La verità è che le imprese italiane del comparto hanno grandi chance sul mercato internazionale. Quella del contract è solo una delle formule possibili. Ma devono allearsi, creare intese, rendersi flessibili alle richieste dei clienti, garantire prodotti di qualità e tempi di consegna certi. L’ho ribadito tante volte, ma la scarsa propensione a fare sistema non aiuta. E’ un limite alla crescita, perché la risposta al mercato globale è un servizio globale, un servizio da fornire chiavi in mano, completo di tutto fino all’ultimo dettaglio. Quando si parla di maxi forniture, come quelle che servono per arredare un intero ministero, le cose da fare sono tante. Ci sarebbe lavoro per tutti”. Angelo Fantin è un imprenditore del legno che sa il fatto suo. Sul sito internet della falegnameria di famiglia (3.000 metri quadrati per 18 addetti) è tutto un brevetto e una tecnologia innovativa. E tanta passione per un mestiere che era già del suo bisnonno. E poi è il Presidente di Confartigianato Legno. “Il mercato del contract l’ho scoperto quasi per caso. Nel 2002 avevo inserito sulle pagine gialle di internet la mia azienda. Tra gli altri sono stato contattato da uno studio di engineering scozzese che operava su grandi commesse in Medio Oriente e Libia. Mi hanno richiesto una serie di preventivi. Sulle prime ho avuto l’impressione che i miei prezzi fossero per loro al limite, allora ho risposto che non ero particolarmente interessato alla commessa perché i nostri prodotti erano di fascia medio-alta. Ci siamo lasciati bene, con la promessa che mi avrebbero richiamato. Così è stato. Dopo qualche mese è arrivata una delegazione in visita alla mia azienda, composta da un architetto della società scozzese, da altri tecnici, e da un rappresentante del Governo libico. Questo primo incontro si è concluso così: “le invieremo i disegni delle cose da realizzare. Mi raccomando ai prezzi che non siano troppo esagerati”. L’hanno pure sottolineato”. Fantin, come imprenditore, ricorda che “si tratta di mercati molto esigenti e costosi da mantenere. Sono clienti che si fidelizzano, ma per tenerli è necessario accontentarli non solo sulla grande fornitura, ma anche sulle piccole richieste, che spesso sono antieconomiche”. Come Presidente di Confartigianato Legno, sottolinea che “nell’affrontare un mercato straniero, bisogna fare attenzione alla qualità. Quando è massima, scompare la concorrenza. Quando cala, e si attesta su livelli standard, la concorrenza diventa planetaria ed è difficile spuntarla”. Presidente, qual è il peso del contract e delle esportazioni nella sua azienda? “Attualmente l’estero pesa per il 12%. Abbiamo dovuto ridurre le esportazioni per continuare ad alimentare il mercato italiano. Il vero freno allo sviluppo è dato dalla manodopera. Che manca”.


Ciak si gira! Il cinema si riscopre artigiano

Il cinema italiano prende le distanze dalla grande industria, dalle stelle mondiali e rivaluta l’importanza di quell’esercito di artigiani, professionalità e piccoli imprenditori che ne rappresentano la base. Così, come la vede chi si muove dietro alle quinte di un segmento alla ricerca di idee, di qualità e di sostegno. Parte dall’Associazione di Udine la riscossa degli oltre 40.000 piccoli imprenditori che vogliono vedere riconosciuta la qualità delle proprie professionalità e l’importanza di quanto, da sempre, fanno per il cinema italiano. Il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana con il maggior numero di festival cinematografici, d’importanza nazionale ed internazionale, e che può contare su circa 250 addetti a livello regionale. “I collegamenti e le idee ci sono – spiega Carlo Faleschini, Presidente di Confartigianato Udine e delegato della Presidenza confederale a Turismo, Cultura e Artigianato artistico – e la nostra Regione offre delle opportunità molto interessanti. Anche il progetto di Confartigianato Udine per il cinema è stato finanziato dalla Commissione Regionale per l’Artigianato e per questo ringraziamo sentitamente l’assessore alle attività produttive Enrico Bertossi, da sempre vicino alla nostra categoria”. Importante partire da lì, dunque, per dimostrare che il cinema ha bisogno di idee, di giovani talenti, di fondi e di produzioni indipendenti, ma soprattutto di riconoscere il valore degli artigiani nel panorama del grande schermo. Per farlo Confartigianato Udine ha realizzato “Così, come la vedo io”, il primo lungometraggio a puntare l’attenzione sulle infinite abilità che si nascondono dietro l’obbiettivo delle macchine da presa. Il film, dell’udinese Ivan Scialino, è stato proiettato in anteprima ad Udine il 27 luglio, riscuotendo un tanto grande quanto inatteso successo presso la critica ed il pubblico, accorso tanto numeroso da raggiungere il tutto esaurito. La Confederazione artigiana, con questo esperimento pilota che, dopo i tre giorni di programmazione udinese, sarà anche nei cinema di una ventina di comuni friulani e probabilmente anche alla Festa del Cinema di Roma, ha dimostrato che si può fare cinema di qualità, anche se non si hanno a disposizione ingenti fondi. Bastano talento, idee e, naturalmente, un esercito di artigiani pronti a dare il proprio fondamentale contributo. Una tesi questa, confermata anche da Carlo Faleschini: “Crediamo che il settore delle produzioni cinematografiche e di audiovisivi abbia bisogno di un supporto concreto – continua Faleschini – e per questo siamo scesi in campo con un’iniziativa importante ed affascinante allo stesso tempo: la realizzazione di un film”. Ma il sostegno di Confartigianato alla realizzazione di “Così, come la vedo io”, è soltanto parte del più ampio progetto che vorrebbe vedere riconosciuta l’importanza degli artigiani nel comparto cinematografico. A febbraio scorso, la Confederazione e CIAC, il Coordinamento Italiano Audiovisivi e Cinema, definirono la propria collaborazione in tal senso, ricevendo fin da subito la disponibilità del Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Emblematiche furono le parole del Vice Presidente Uez: “Confartigianato ha deciso di essere portavoce degli artigiani del cinema perché, così come avviene per molti settori produttivi che risentono della concorrenza internazionale, anche per difendere e valorizzare il nostro cinema dobbiamo puntare sui fattori che lo distinguono rispetto alle grandi produzioni di serie”. E quindi creare un sistema organizzato, una rete strutturale. Locale, come quella di Udine, che si è mossa in prima persona per questo progetto e che farà da guida per altre future iniziative. Ma anche nazionale, che possa rilanciare i talenti e le qualità, dare forma alle idee, ed infine che possa sostenere le necessità economiche delle piccole imprese che lavorano nella produzione cinematografica e nell’audiovisivo, perché anche loro sono artigiani. A tutti gli effetti. Box – Così, come la vedo io Così, come la vedo io di Ivan Scialino. Con Luca Bragagnolo e Tjasa Dornik. (Fiction, Italia/Udine 2007), durata 96 minuti. Dante, giovane laureando al DAMS di Gorizia, sogna un futuro nel mondo del cinema. Coglie l’occasione rappresentata da uno stage alla Confartigianato di Udine, dove si sta lavorando ad un progetto di rilevazione delle imprese artigiane che lavorano nel comparto del cinema. Comprese le opportunità che offre il panorama locale, pensa finalmente di poter dar forma alle sue ambizioni cinematografiche.


Confartigianato firma al Viminale accordo quadro antiracket Maggiore impegno per la prevenzione del fenomeno dell’usura

Più attenzione e sostegno alle vittime del racket e dell'usura, attraverso la concessione di prestiti anche ai protestati, istituzione di una figura di riferimento per le vittime all'interno di ogni istituto bancario e la massima attenzione nei confronti di chi ha denunciato i propri estorsori.Leggere di più


Viminale accordo ANtiracket

Confartigianato firma al Viminale accordo quadro antiracket. Maggiore impegno per la prevenzione del fenomeno dell'usura


Il mercato del lavoro parte da qui

Scompare il lavoro a chiamata, ridotti gli oneri sugli straordinari, rivisti i contratti di inserimento e di apprendistato, introdotto un tetto di tre anni per il lavoro a termine. Questi alcuni dei punti caldi del protocollo su previdenza, lavoro e competitività presentato dal Governo alle parti sociali. Le nuove regole su lavoro e ammortizzatori sociali incassano un giudizio più positivo di quello riservato dalle Confederazioni alla parte del documento dedicato alla previdenza, su cui Confartigianato, CNA, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti, continuano ad esprimere un parere sostanzialmente negativo. Apprezzata l’architettura complessiva del sistema di ammortizzatori sociali che non dovrebbe comportare, secondo il Governo, né aumenti del costo del lavoro e neppure l’estensione della cassa integrazione guadagni alle imprese artigiane, attualmente escluse. Buone le misure a sostegno dei giovani che garantiranno continuità nelle attività imprenditoriali, dell’Artigianato del Commercio, del Turismo e dell’Agricoltura. Nella proposta, o meglio, nel documento “non emendabile”, come è stato definito il protocollo dal Ministro del Lavoro Damiano, non mancano le criticità: l’abolizione del lavoro a chiamata, ad esempio, finirà per penalizzare l’intero comparto del lavoro stagionale, o lo staff leasing congelato dalla riforma in una sorta di limbo da cui difficilmente potrà venire resuscitato. Ecco le novità e i correttivi introdotti dalla riforma del welfare. Al punto numero tre del documento, anticipato solo dall’introduzione e dal capitolo dedicato alla Previdenza, si trovano gli Ammortizzatori sociali. Che saranno rinforzati, con l’estensione delle tutele per coloro che ne sono privi. Una riforma accompagnata da un miglioramento delle politiche attive del lavoro, sostenute attraverso il potenziamento delle reti dei Servizi per l’impiego, dei percorsi di formazione, dell’aggiornamento e riqualificazione dei lavoratori, e della rimodulazione degli incentivi economici finalizzati all’inserimento lavorativo. Per i primi interventi il Governo metterà mano al tesoretto, all’extragettito, da cui preleverà circa settecento milioni di euro. Primo obiettivo: innalzare le indennità di disoccupazione di tutti i lavoratori, soprattutto dei giovani. La parte del Protocollo relativa al mercato del lavoro, prevede azioni per potenziare e migliorare i servizi pubblici per l’impiego, rivedere il sistema degli incentivi all’occupazione – considerando le nuove priorità, costituite dai giovani, dalle donne e dai lavoratori over 50 - , rimettere mano alla normativa sull’apprendistato, anche nell’ottica di rafforzare il ruolo della contrattazione collettiva. Scompaiono i contratti a termine ‘senza scadenza’: passati 36 mesi, compresi proroghe e rinvii, ogni firma successiva sul contratto andrà apposta di fronte alla Direzione provinciale del lavoro, alla presenza del rappresentante sindacale del lavoratore. Se la procedura non viene osservata, scatta il contratto a tempo indeterminato. Introdotti anche correttivi e azioni di contrasto per ridimensionare il numero di lavoratori subordinati mascherati da lavoratori a progetto e per disincentivare il part-time al di sotto delle 12 ore settimanali. La misura più rilevante contenuta nel capitolo Competitività è rappresentata dalla previsione di uno sgravio sul costo del lavoro per quelle aziende che applicano aumenti legati alla contrattazione di secondo livello. Una previsione che in una prima fase era ristretta esclusivamente alla contrattazione aziendale, mentre in una seconda, grazie alle pressioni dell’artigianato è stata allargata anche alla contrattazione territoriale. Il provvedimento ha previsto la formazione di un fondo triennale per la decontribuzione, pari a circa 480 milioni di euro, di questi 100 milioni destinati alla contrattazione aziendale e 60 milioni a quella territoriale. Abolita la contribuzione aggiuntiva sul lavoro straordinario per le imprese al di sopra dei 15 dipendenti. Per i giovani varate misure per sostenere i redditi in caso di lavori a termine – nel documento ‘carriere discontinue’ – o disoccupazione. Previsti fondi dedicati ai lavoratori parasubordinati, con credito a tasso zero, o almeno molto basso, per bilanciare le riduzioni di reddito proprie del lavoro intermittente. L’anticipo sui redditi futuri, perché di questo si tratta, potrà arrivare fino a 600 euro mensili per un massimo di 12 mesi, con restituzione in due o tre anni. Nel Protocollo trova posto anche un fondo per il microcredito destinato alle attività innovative, con corsia privilegiata alle donne. Al via interventi per migliorare le future pensioni dei giovani lavoratori, grandi penalizzati dall’evoluzione attuale del mercato del lavoro: copertura figurativa piena per i lavoratori discontinui dipendenti, azioni in materia di cumulo dei periodi contributivi, disposizioni in materia di riscatto delle laurea, graduale aumento dell’aliquota contributiva dei lavoratori parasubordinati di un punto all’anno fino a tre punti percentuali. Cresce l’interesse del Governo per garantire alle donne una presenza attiva e competitiva sul mercato del lavoro. A partire dal rafforzamento dei servizi per l’infanzia e gli anziani la cui scarsa presenza spesso preclude alle donne l’accesso al lavoro. Nel quadro del riordino complessivo degli incentivi e degli sgravi contributivi, in via di definizione gli sgravi finalizzati a sostenere i regimi di orario flessibile legati alla necessità di conciliare lavoro femminile e la vita familiare.