Prezzi energia elettrica - Rapporto di Confartigianato Per imprese italiane bolletta elettrica più cara di 6 miliardi/anno rispetto a media Ue Maggiori costi in Lombardia (+ 1,4 mld), Veneto (+ 663 mln), Piemonte (+ 585 mln)
Per le nostre imprese il prezzo dell’energia elettrica è il più alto d’Europa, superiore addirittura del 52,6% rispetto alla media dei Paesi Ue. Con il risultato che nel 2006 gli imprenditori italiani hanno speso in elettricità 5.925 milioni in più dei loro colleghi europei.Leggere di più
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PREZZI ENERGIA ELETTRICA - Rapporto Confartigianato. Per imprese italiane bolletta elettrica più cara di 6 miliardi/anno rispetto a media Ue
Moda tricolore alla corte degli zar
Per chi culla il sogno di un business con i colori della bandiera russa, ma non sa da che parte partire per realizzarlo, ecco l’occasione giusta per avvicinarsi in sicurezza a uno dei mercati più dinamici della scena internazionale. La sicurezza è quella offerta dal Ministero del Commercio Internazionale, che sta realizzando per l’autunno, data prevista 25-28 novembre, una missione tecnica nella regione di Ivanovo, nel cuore della Russia europea centrale, a soli trecento chilometri da Mosca. L’obiettivo della missione è quello di promuovere joint venture, relazioni commerciali, partnership tra le aziende italiane e quelle del territorio. “La Russia è uno dei mercati a cui l’Italia guarda con maggiore attenzione: è un mercato di prossimità facilmente raggiungibile, è molto aperto e con nuovi ricchi che vedono il nostro prodotto con sempre più interesse – Patrizia Curiale responsabile della Federazione Nazionale della Moda di Confartigianato prosegue – Non è un mercato facile da penetrare. Bisogna conoscerlo, le aziende vanno accompagnate. Comunque non è un mercato difficile come la Cina o il Giappone”. Ivanovo, almeno per i Russi, è più di un nome su una cartina geografica. E’ la capitale dell’industria tessile nazionale. Un binomio inscindibile, quello con l’arte della tessitura, presente anche nello stemma della città, che raffigura una donna impegnata a filare. Allargando lo sguardo alla Regione a cui da il nome, l’Oblast’di Ivanovo (21.000 chilometri quadrati abitati da 1.200.000 persone) la tradizione non si stempera, solo che qui un’aquila e un leone reggono uno scudo con raffigurati una spola e una torcia. Come a dire “dai filati il progresso”. Secondo i dati del “Notiziario dai Mercati della Comunità degli Stati Indipendenti”, pubblicato in Italia da IlSole24Ore, la crescita della regione nel 2006 ha superato di gran lunga la media russa: lo scorso anno ha registrato un aumento del 12.4%; oggi è al terzo posto (dopo Mosca e la sua regione) per i ritmi di crescita economica, e al primo posto per i ritmi di sviluppo della costruzione edilizia. Si legge nel Notiziario che “il Governo della regione ha tracciato cinque linee principali che dovranno guidare lo sviluppo dell’economia regionale. Sono l’industria delle costruzioni, lo sviluppo delle imprese piccole e medie, il turismo, il development, l’ammodernamento tecnico e tecnologico dell’industria tessile”. Il primo appuntamento che hanno gli imprenditori artigiani italiani per conoscere la realtà di Ivanovo, e il mercato russo, è la terza edizione della fiera “Premiere Vision “ che si terrà a Mosca dal 3 al 4 ottobre. “E’ una grande manifestazione che comprende tutti i settori produttivi della moda, del tessile, dell’ abbigliamento, dell’arredamento e del legno – segnala Patrizia Curiale –. Gli espositori italiani sono circa trentacinque. Il Ministero del Commercio con l’Estero, ha scelto questa occasione per promuovere un incontro tra le aziende italiane espositrici e i rappresentati drllr imprese e del Governo di Ivanovo. Il meeting è dedicato in via principale a chi si trova già a Mosca, anche se tutte le nostre aziende sono invitate”. Per la missione tecnica di fine novembre, invece, per avere il dettaglio dei progetti di collaborazione offerti agli imprenditori italiani, bisognerà attendere ancora un po’. Le aziende interessate possono contattare nel frattempo la loro Associazione chiedendo di essere tenuti al corrente delle evoluzioni del programma.
Revisione dell'auto? Si, grazie
La firma del Ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, sul decreto di adeguamento delle tariffe della revisione auto, mette la parola fine all’estenuante trattativa condotta dall’Anara di Confartigianato, per sbloccare il tariffario del servizio di revisione fermo al 1999. “Si passa dagli attuali 25,84 euro (poco più di 40 euro per i consumatori) a 45 euro (che diventano 63, considerate tasse e oneri vari) – precisa Roberto Landini Presidente Nazionale Anara –. E’ esattamente quanto avevamo chiesto, ma per arrivare a questo risultato la strada è stata lunga”. Per l’esattezza ci sono volute tre finanziare. L’ultima è stata quella buona: l’adeguamento era fissato entro il 31 gennaio 2007. Ma così non è stato. “L’iter è stato a dir poco accidentato – prosegue Landini –. Il Ministero dei Trasporti ha saltato l’appuntamento del 31 gennaio e ha predisposto il decreto al di fuori delle indicazioni della Finanziaria. Dopo di che è passato al Consiglio di Stato che l’ha rispedito indietro con una ventina di pagine di eccezioni, cosa che non succede quasi mai. Tra l’altro sono stati contestati due punti chiave: l’entità dell’aumento, e la proposta di adeguamento della tariffa con cadenza biennale. A questo punto il Ministero è stato costretto a riscrivere il decreto, depennando la voce dell’adeguamento. In più, per difendere la cifra concordata con le parti, ha stilato una nuova relazione dei costi che portano alla formazione della tariffa. Per la seconda volta ha inoltrato il decreto al Consiglio di Stato e nuovamente se lo è visto tornare in dietro. La motivazione è stata che le richieste del Consiglio non erano state ottemperate, pertanto le responsabilità passavano al Ministro”. Bisogna attendere i caldi estivi prima che il meccanismo torni a girare per il verso giusto. Ma ancora il 20 giugno questo è inceppato, tanto è vero che il Presidente dell’Anara Confartigianato e il Segretario Nazionale di CNA Autoriparazione, in rappresentanza di 4.000 dei 5.300 Centri autorizzati alle revisioni periodiche dei veicoli, inviano una lettera aperta al Ministro dei Trasporti. Di punta e di taglio ripercorrono la vicenda sottolineando tutti i passaggi, per concludere che l’unica cosa che manca a quella data è solo una firma, la sua. Che arriva il 12 luglio, quando il Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi sigla il Decreto, successivamente controfirmato dal Ministro Padoa-Schioppa. Dopo la pausa estiva sarà la volta del visto della Corte dei Conti, seguita della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Solo a quel momento le officine autorizzate alla revisione potranno applicare le nuove tariffe. Finalmente. Nonostante le continue partenze e le brusche frenate, sui prossimi passi del decreto non sembrano profilarsi nubi minacciose. Per settembre è atteso il via definitivo. “Si, ma non è finita la guerra. Si è chiusa una battaglia. Adesso bisogna ripartire, perché le questioni aperte sono ancora tante – ricorda il Presidente di Anara, che prosegue –, rimane da definire, tra l’altro, la cadenza e il metodo per aggiornare le tariffe, non si può scendere ogni volta in trincea. Bisogna continuare a dialogare con il Ministero dei Trasporti. Vanno affrontati temi che qualificano il comparto, come la qualità dei servizi e la sicurezza, che alla fine sono rimasti marginali rispetto ai dati economici, ma che sono fondamentali. I controlli devono essere seri, accurati, deve passare la linea che la revisione dell’auto non è un’antipatica incombenza, ma un momento importante per la propria e l’altrui incolumità. Per fare questo non basta una campagna di sensibilizzazione dei cittadini, è necessario portare il livello delle revisioni a un grado soddisfacente. I nostri sono disposti a farlo. Chi ha compromesso l’immagine del servizio è chi opera ai margini, chi da un’occhiata alla macchina – quando lo fa – revisionando solo il libretto. Questo non è più tollerabile, è pericoloso e danneggia tutto il settore”. Servirebbero più controlli. Da parte del Ministero. “Non ci siamo mai opposti – segnala Landini –. La nostra linea è sempre stata questa: dateci quanto ci spetta e fate i controlli. Ma attenzione: controlli reali, perché la linea del Ministero è quella di compiere controlli “da remoto”, in via telematica. E i costi ancora una volta gravano sulle officine”. Il riferimento al sistema ‘MctcNet2’ è chiaro. Si tratta di un sistema informatico di cui si dovranno dotare tutti i Centri, che permette, tra l’altro, la procedura di riconoscimento automatico della targa. Non è ancora obbligatorio ma lo sarà tra poco. Il costo? Tra gli 8.000 e i 12.000 euro. L’uno, ovviamente. Il Presidente di Anara non si lascia sfuggire l’occasione per togliersi un sassolino dalla scarpa. Niente di proibito, niente che non abbia già detto o scritto, ad esempio nella lettera aperta al Ministro Bianchi. “Mi costringe ad aprire una pagina nera. Questo, come altri sistemi e attrezzature, è stato proposto da un tavolo tecnico composto dall’Amministrazione, dalle Associazioni di categoria, e dai tecnici delle case produttrici di attrezzature e sistemi, quelli stessi che poi vengono venduti ai centri. A monte di questo noi avevamo chiesto un tavolo politico per stabilire a priori quali soluzioni adottare, visto che alla fine le spese ricadono sui cittadini. Visto che non siamo stati ascoltati né su questo punto, né sulla correzione delle tariffe, dal 2006 ci siamo rifiutati di partecipare al tavolo per protesta”. Nei Centri di revisione le decisioni del tavolo tecnico sono piuttosto note. Come ad esempio quella che li ha obbligati a dotarsi di un ponte sollevatore per motoveicoli. Un obbligo che si esauriva nel possesso, non nell’utilizzo. Oppure quell’altra che richiamava la necessità di dotarsi di ‘stazione barometrica’, o quella che ha imposto inutili ventilatori per il raffreddamento dei motocicli durante la prova, miglioria che si è tradotta in nuvole di polveri sottili nell’area circostante. “E poi ci chiedono perché abbiamo lottato per innalzare le tariffe. Tra gli acquisti inutili e l’inflazione, se non fosse stato concesso l’adeguamento, l’unica soluzione era quella di dire: metà tariffa? Bene, metà revisione. Ma noi abbiamo a cuore la sicurezza dei cittadini” conclude Tiziana Angelozzi, responsabile nazionale Anara.
Appalti più garantiti per le imprese edili artigiane
Nuove regole per gli appalti. Sono quelle contenute nel secondo decreto correttivo al Codice dei contratti pubblici messo a punto dal Ministero delle Infrastrutture, che apporta correzioni sostanziali a quello varato appena un anno fa. Frenata la trattativa privata – in due casi proprio cancellata –, pugno di ferro contro l’impiego del lavoro nero, stop agli arbitrati d’oro, azzeramento del contratto di appalto per frodi verso la stazione appaltante (Amministrazione Pubblica) o per violazione delle norme sulla sicurezza nei cantieri. Si tratta solo di alcuni dei paletti posti dal Ministro Di Pietro a correzione e integrazione del Codice, che, come ha sottolineato “introducono importanti elementi di trasparenza e efficienza nel settore degli appalti”. “Dall’esame che abbiamo fatto a caldo, il Codice contiene diversi punti che riguardano il lavoro degli imprenditori artigiani dell’edilizia. Condividiamo lo spirito del documento: l’intenzione di dare al settore maggior organicità, trasparenza, definendo un corpo normativo organico e stabile, che si completerà in autunno con l’adozione del Regolamento attuativo. Non possiamo esimerci, però, dal rilevare luci e ombre”. Così commenta il Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli. La partita centrale, la questione più grossa, quella che coinvolge maggiormente gli artigiani, è quella relativa ai subappalti. Che cambiano radicalmente, dando maggiori garanzie a subappaltatori e cottimisti. “Per le nostre imprese, questo è un punto nodale, per l’ANAEPA è il punto di arrivo di una battaglia durata anni. Le nostre aziende – prosegue Stefano Bastianoni Segretario Nazionale di Anaepa – sono perlopiù esecutrici, quelle che materialmente realizzano i lavori. In genere l’appaltatore assume l’incarico e poi subappalta il lavoro alle piccole imprese artigiane. Fino a oggi l’appaltatore poteva incamerare i soldi degli stati di avanzamento dalla stazione appaltante, decidendo in piena libertà i tempi con cui pagare le imprese artigiane esecutrici. Una spada di Damocle sospesa in continuazione sopra le nostre aziende. Da oggi non è più così”. E’ previsto, infatti, un blocco dei pagamenti a quell’appaltatore che non dimostra di aver retribuito le aziende subappaltanti. Secondo il “Codice Di Pietro” l’appaltatore deve produrre alla Pubblica Amministrazione le fatture degli artigiani quietanzate. Se non lo fa scatta il blocco delle ulteriori tranche di pagamenti. Nel documento è contenuta un’altra norma almeno altrettanto importante che tende a riequilibrare, come la precedente, i rapporti tra appaltatore e subappaltare riconducendoli a un grado di maggiore collaborazione e corresponsabilità. Posta in gioco: la sicurezza nei cantieri. In sintesi, questa la misura contenuta nel documento. Il pagamento degli oneri della sicurezza al subappaltatore deve avvenire senza ribasso e sotto la sorveglianza della pubblica amministrazione. Scatta la responsabilità in solido tra appaltatore e subappaltatore sul rispetto delle norme di sicurezza. “Gli oneri sulla sicurezza era una di quelle voci che spesso diveniva ‘discrezionale’. Oggetto di tagli e ridimensionamenti, sempre verso il basso. Da ora devono essere corrisposti al subappaltatore per intero e pure certificati. Ma non basta, c’è un altro elemento. Adesso l’appaltatore è solidalmente corresponsabile con il subappaltatore negli adempimenti relativi agli obblighi sulla sicurezza. Non si sentiranno più frasi del genere ‘ti ho affidato il lavoro e ora è un problema tuo’. No, l’appaltatore adesso deve vigilare perché il subappaltatore ottemperi a tutti gli obblighi di sicurezza. E deve farlo anche con attenzione, visto che è corresponsabile, in solido”. Il tema della sicurezza nei cantieri è un tema ovviamente caro a Confartigianato, e non si riduce a un commento, pur positivo, alle novità contenute nel Codice dei Contratti. “Ogni incidente è uno di troppo – ricorda il Presidente di Anaepa Radaelli –. Bisogna garantire di più le maestranze, anche se và riconosciuto che la maggior parte degli incidenti in cui incappano, non avvengono nei cantieri, ma sulle strade che li portano al lavoro. Con la ripresa dei lavori parlamentari in autunno, presenteremo insieme a CNA una proposta di legge per regolare l’accesso alla professione di costruttore edile che oggi avviene in via amministrativa secondo un iter automatico. Un accesso più semplicistico che altro, fatto di carte e timbri, che prescinde dalla necessaria professionalità”. C’è poi la questione relativa al Durc (Documento unico di regolarità contributiva), inserita nel pacchetto tra le norme per contrastare il lavoro nero. “In realtà – sottolinea Bastianoni – è una partita rinviata a questo autunno, al varo del Regolamento di attuazione del Codice. Si dice, che il nuovo Durc che le Casse Edili dovrebbero produrre, dovrà contenere anche la verifica della congruità della manodopera relativa al cantiere. Quella sugli indici di congruità era una norma già prevista dalla finanziaria, che abbiamo vivacemente contestato, ritenendola più ideologica che altro. Ci sembra più che difficile stabilire a priori quanta manodopera debba essere impiegata in un dato lavoro. Ogni azienda ha le sue modalità di esecuzione, tecniche, strumentali. E’ una forzatura. Ma questo non è previsto nel Decreto , richiama una norma che è già legge in quanto prevista dalla finanziaria. Il Governo aveva dato sei mesi perché questa norma diventasse legge. Doveva avvenire a giugno. A luglio il Decreto non era ancora uscito quindi questa disposizione, che prevede che nel Durc sia compresa la verifica della congruità della manodopera, è ancora sospesa”. Forse le battaglie di Confartigianato su questa partita possono aver portato il Ministero del lavoro a compiere ulteriori riflessioni? “Direi di si – conclude il Presidente Redaelli – . A suo tempo noi non abbiamo sottoscritto l’avviso comune che ANCE, altre organizzazioni e sindacati, avevano sottoposto al Ministro Bersani, proponendo dei valori minimi di congruità. Ci siamo opposti al principio. Lo ha fatto soprattutto il Presidente Guerrini, che l’ha trasformata in una battaglia nazionale. Evidentemente abbiamo fatto bene, perché anche il Ministro non ha percorso quella strada, sarebbe stato facile, aveva solo la nostra di opposizione, ed ha ritenuto di valutare ulteriormente la materia in maniera più allargata”.