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TAXI - Fabio Parigi (Confartigianato Taxi): No a modifiche dell'accordo del 31 maggio tra Governo e tassisti


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Firmato il nuovo contratto nazionale di lavoro per le imprese artigiane del legno-arredo.Riguarda 70.000 imprese e oltre 150.000 lavoratori


Doppi controlli per l'import del tessile cinese

Dal 1° gennaio 2008 l’importazione in Italia di 8 categorie di prodotti tessili che provengono dalla Cina sarà sottoposta a un sistema di controlli bilaterali che saranno effettuati presso le dogane cinesi e quelle dei Paesi dell’Unione Europea. La notizia, comunicata dal titolare europeo al commercio Peter Mandelson , spazza via i timori delle imprese europee che guardavano con preoccupazione al 31 dicembre 2007, data che segna la fine del regime delle quote, che fino a oggi ha regolato l’import dalla Cina di una serie di prodotti tessili. Prevista anche una rete di sicurezza nel caso in cui emergessero gravi problemi nell’applicazione dei controlli. A quel punto potrebbe scattare una ‘clausola di salvaguardia’ in base alle regole dell’Organizzazione mondiale dei commerci (WTO). La proposta, avanzata da Italia, Francia e Spagna, è stata accolta favorevolmente dalla maggioranza dei Paesi presenti nel Comitato tessile dell’UE. Solo quattro i ‘no’ (Svezia, Danimarca, Paesi Bassi e Repubblica Ceca) all’istituzione del double check. Soddisfazione è stata espressa da Confartigianato Moda, che a più riprese aveva segnalato il pericolo determinato dalla mancata proroga dell’accordo, considerato l’ultima barriera contro il rischio di ‘colonizzazione’ di un mercato - come quello del tessile europeo - già fortemente penalizzato dalle triangolazioni commerciali e dalle importazioni illegali di merce a basso costo dall’estremo oriente. La Commissione della UE ha specificato che non si tratta di una misura protezionistica, per limitare i livelli di import, ma di uno strumento per monitorare l’ingresso delle merci, mentre il responsabile del commercio europeo Mandelson vede nell’accordo tra UE e Pechino un modo per assicurare ai produttori e importatori europei un ‘quadro chiaro’ degli sviluppi futuri. La soluzione piace anche al ministro per il Commercio internazionale Emma Bonino - “è la misura giusta per tutelare le imprese europee e i consumatori, favorendo un passaggio graduale verso il libero mercato” – che nel contempo ha rilanciato la battaglia per il Made In (l’indicazione obbligatoria in etichetta del paese di produzione delle merci), un’iniziativa sostenuta da Confartigianato Moda. Il sistema del doppio controllo impone agli esportatori cinesi l’obbligo di munirsi di una licenza specifica, rilasciata dalle autorità locali, poi controllabile in Europa. La misura si applicherà a otto categorie di tessili delle dieci sottoposte a restrizioni dopo l’introduzione del memorandum d’intesa UE-Cina adottato nel 2005 sulla scia delle preoccupazioni suscitate fra i produttori europei dall’afflusso massiccio di prodotti tessili orientali a basso costo. Le categorie poste sotto osservazione sono quelle definite da Bruxelles le ‘più delicate’: t-shirt, pullovers, reggiseno, lenzuola, pantaloni da uomo, vestiti da donna, camicette, filati di lino.


Per gli elettricisti un marchio di qualità

Gli elettricisti di Confartigianato avranno il proprio marchio di qualità, una garanzia di professionalità, competenza e qualificazione. Un’iniziativa volontaria che verrà presentata a Palermo, nell’ambito della “V edizione di Medielettrica”, il prossimo 27 ottobre e che partirà in via sperimentale in tre città italiane: Padova, Lecco e Palermo appunto. “Il Marchio collettivo per gli elettricisti vuole dunque assicurare – sottolinea Sergio Zen, Presidente Nazionale Confartigianato Elettricisti - un’identità di qualificazione per gli imprenditori del settore che decideranno di aderirvi. Esso rappresenta, quindi, un efficace strumento in grado di rafforzare le credenziali professionali degli Associati aderenti, veri specialisti del settore”. Ed è proprio così. Perché l’adesione, volontaria e priva di costi, prevedrà, oltre ad un corso di formazione di base sul Marchio a cura del CEI, il Centro Elettrotecnico Italiano, anche la sottoscrizione e l’osservanza del codice deontologico che è stato redatto in occasione del lancio di questa iniziativa. Un codice che definisce le regole di qualificazione e che tutela i clienti e le altre imprese del settore impiantistico, garantendo la professionalità degli elettricisti che lo adotteranno. Chi aderirà al progetto potrà usufruire del marchio grafico, una “E”, come elettricisti appunto, che nasce dall’intreccio di tre cavi elettrici di diverso colore. Le imprese che abbracceranno il progetto potranno utilizzare il marchio su materiale pubblicitario, su biglietti da visita e sulle fatture, in occasione di mostre e rassegne di settore finanche sulle insegne del proprio esercizio, entrando così nel mondo di quegli elettricisti che vogliono rendere immediatamente riconoscibili la propria competenza e la propria professionalità. Il Marchio di qualificazione è un’idea che ha richiesto un lungo lavoro ma che ora è pronta a tutelare le imprese d’installazione e la loro clientela, ponendosi tre finalità importanti per tutti gli operatori del settore. E’ ancora il Presidente Zen a spiegarcele. “Le finalità che Confartigianato Elettricisti si è proposta di raggiungere attraverso il Marchio Collettivo Volontario di Qualificazione sono tre: la diffusione di un’immagine positiva della professionalità e della qualificazione delle imprese del settore, la lotta contro le ditte “in nero”, i cosiddetti “dopolavoristi” e gli “abusivi”, e l’utilizzo di manodopera in regola con le norme vigenti e con gli obblighi assicurativi, previdenziali e della sicurezza sul lavoro”. Il tutto partirà da Palermo, il prossimo 27 ottobre a “Medielettrica”, quando verrà presentato il Marchio volontario di qualità in un convegno nazionale sostenuto da Gewiss e dal Cei, i due partner di Confartigianato per il progetto, alla presenza di Sergio Zen, di Nunzio Reina, Presidente di Confartigianato Palermo, di Francesco Musetto, Presidente della Provincia di Palermo, e di Salvatore Cuffaro, Presidente della Regione Sicilia.


Il nuovo decreto sulle apparecchiature elettriche “rifiuta” le PMI

E’ in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che regolarizza lo smaltimento dei rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti RAEE. Un decreto che rappresenta in Italia un taglio del nastro per il recupero di tali apparecchiature, ma che preoccupa gli artigiani installatori per una serie di vuoti normativi, incongruità e nuove prassi a cui sono chiamate a rispondere le imprese del settore. Preoccupazioni che hanno spinto Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianato, a scrivere una lettera al Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio lo scorso 8 ottobre. Nella lettera, il Presidente Guerrini non lascia spazio a dubbi. Il testo di legge deve ovviare alle incongruenze e all’eccessivo carico economico e di prassi da seguire che andrebbero a gravare sulle spalle degli artigiani installatori. “La forte preoccupazione delle PMI italiane – si legge nella lettera – si riferisce al fatto che non è stata messa a punto alcuna iniziativa legislativa volta a semplificare le complesse procedure di gestione dei RAEE da parte delle piccole imprese”. Infatti, la mancata semplificazione è un problema importante che da tempo tormenta gli installatori. Basti pensare che questi imprenditori attualmente passano il 15% della propria attività quotidiana a compilare moduli o a fare fila presso gli sportelli della Pubblica amministrazione, o che, per costituire un’impresa, devono adempiere a 65 pratiche burocratiche da consegnare a 15 diverse amministrazioni. Se a queste si aggiungeranno anche le pratiche per autorizzazioni, omologazioni, registri di carico e scarico, pratiche per il formulario, ecco che sarà sempre più difficile svolgere la propria attività. La prima incongruenza rilevata da Confartigianato consiste nel non aver inserito le imprese di installazione nel settore dei distributori, obbligando così le imprese artigiane a trattare i RAEE in maniera differente rispetto agli altri distributori, quali ad esempio i commercianti. Da questa premessa nasce la prima insoddisfazione degli artigiani, quella di dover pagare lo scarico dei rifiuti nelle “ecopiazzole” comunali. Gli installatori producono infatti residui domestici, derivanti dagli interventi a domicilio, e non di tipo industriale, con una differenza importante: per i primi il deposito presso le “ecopiazzole”, ovvero i centri di raccolta di questo tipo di rifiuti, è gratuito, mentre per i secondi è a pagamento. Il tutto a causa di una discriminazione che, secondo la Confederazione, non ha ragione di esistere. La seconda contraddizione riguarda il formulario per il trasporto dei RAEE. Le ecopiazzole comunali, infatti, non sono autorizzate a rilasciare il formulario timbrato, le imprese non possono emetterlo e di conseguenza il materiale non può essere trasportato. Un’incongruenza questa, assolutamente da correggere. Un’altra delle preoccupazioni nasce dal timore delle PMI di dover istituire un registro di carico e scarico per ogni intervento di manutenzione, una prassi che andrebbe a pesare sulle spalle degli installatori. L’ultima nota stonata del decreto legge sui RAEE riguarda il trasporto dei rifiuti considerati pericolosi, tra cui le lampade al neon, i frigoriferi o i condizionatori, e di tutte le procedure connesse. Pratiche lunghe ed onerose, che andrebbero spingere gli installatori, in caso di mancata autorizzazione, a rivolgersi a terzi, con un conseguente e vertiginoso aumento dei costi d’intervento che andranno a gravare sui cittadini e sulle imprese. Un decreto che, stando alle parole di Guerrini, necessita di una serie di modifiche, se non si vuole correre il rischio di “staccare la corrente” all’intero settore degli installatori. “Accanto alle misure che tra pochissimo vedranno la luce – si legge in un secondo passo della lettera di Guerrini- sarebbe bastato approntare un insieme ragionevole ed equilibrato di misure, nel quadro delle normative comunitarie, per evitare alle PMI il vertiginoso aumento dei costi, l’esposizione a pesanti sanzioni e ad inutili complicazioni gestionali”.


Luci e ombre della manovra d'autunno

Non mancano le scelte positive, come la semplificazione della fiscalità d’impresa, ma sono urgenti interventi di riduzione del prelievo fiscale su imprese e famiglie e per tagliare e riqualificare la spesa pubblica. Questo in sintesi il giudizio sulla Legge finanziaria 2008 espresso dal Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli nel corso dell’audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Un giudizio prudente motivato dal taglio poco coraggioso della manovra che, se da una parte opera alcune scelte importanti e positive per le imprese, come la riduzione delle aliquote Ires e Irap, le misure di riduzione dell’Ici, dall’altra è troppo timida nell’affrontare problemi strutturali come la spesa pubblica, che negli ultimi dieci anni ha superato il Pil di 4.6 punti. Un’interpretazione condivisa anche da CNA, Casartigiani, Confcommercio, Confesercenti, che hanno sottoscritto un documento di osservazioni comune, illustrato da Cesare Fumagalli durante l'audizione. Fumagalli ha riconosciuto che si tratta di una manovra ‘leggera’, che non impone, cioè, nuove tasse. Ma la terapia debole di una sostanziale ‘tregua fiscale’, difficilmente potrà contribuire al raggiungimento dell’obiettivo della manovra indicato dal Governo: la ‘crescita elevata e sostenibile’ del Paese. Anche perché si tratta di una tregua che non può durare a lungo, infatti, se non vengono compiuti tagli decisi alla spesa pubblica, la tassazione prima o poi rincomincerà a salire. Quello che è certo è che dal 1996 al 2006 la spesa primaria ha superato il Pil di 4.6 punti. E per sapere quante tasse bisognerà pagare in futuro, bisogna tenere d’occhio proprio la dinamica della spesa pubblica. Più questa sale, più le tasse saranno elevate. Anche per questo è giustificata la cautela di Confartigianato nel valutare una manovra che non muove passi decisi nella direzione dei tagli ai costi dello Stato. Tesori, tesoretti, frutto dello “spumeggiante andamento delle entrate tributarie”, per dirla con le parole di Luigi Spaventa, che al posto di essere impegnati per il risanamento dei conti pubblici, e per sostenere l’economia del Paese, alimentano nuovi e vecchi filoni di spesa. Dall’ultima Relazione previsionale e programmatica del Ministero del Tesoro, la pressione fiscale è prevista in diminuzione al 42.6% del Pil nel 2010 e al 42.5% nel 2011. Parallelamente la spesa primaria dovrebbe scendere dal 39.9% del Pil del 2006 al 39.8% nel 2007, un nuovo aumento al 40% il prossimo anno, per poi decrescere fino al 38.6% nel 2011. Cardini della sfida: il mantenimento della tassazione al livello del 2007 (e successiva riduzione) e l’attuazione di un programma di riqualificazione della spesa che permetta diminuzioni a partire dal 2009. Solo a quel punto sarà possibile liberare risorse per favorire la crescita e l’equità sociale. In estrema sintesi, la finanziaria 2008 manca l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale sulle imprese e sulle famiglie, che rimane invariata rispetto all’anno in corso al 43% del Pil, 2.4 punti più alta rispetto al 2005. L’Italia, pertanto, rimarrà anche il prossimo anno al vertice della pressione fiscale europea, nonostante il sensibile peggioramento delle attese di crescita economica, che avrebbe richiesto una riduzione progressiva, ma sostanziale del carico fiscale, per far riprendere il fiato alle aziende e alle famiglie. Se la Finanziaria non interviene in modo deciso sui problemi strutturali del Paese, si registrano, di contro, alcune aperture verso il mondo delle imprese, che vedranno ridurre e semplificare gli adempimenti, apportare modifiche al regime di tassazione del reddito e introdurre una sostanziale neutralità fiscale nelle scelte organizzative. Novità sottolineate come positive dal Segretario generale di Confartigianato Fumagalli, che ha segnalato nel contempo alcune criticità che potrebbero ridurre l’effettiva portata di talune norme. Giudicate con favore le misure di riduzione dell’Ires e l’ammissione opzionale a tale regime fiscale anche per le ditte individuali e le società di persone. Apprezzata anche la riduzione dell’aliquota Irap. Indicata come necessaria, invece, l’introduzione di misure compensative, con un innalzamento della franchigia Irap (diminuita dagli attuali 8.000 euro a 7.350), per le imprese che non avranno convenienza a optare per la nuova tassazione Ires. Valutato positivamente il provvedimento che prevede il regime semplificato per i cosiddetti ‘contribuenti minimi’, quei lavoratori autonomi il cui volume d’affari non supera i 30.000 euro annui. Ampiamente condivise le semplificazioni. Reso evidente un aspetto critico: in mancanza di un sistema di controllo adeguato, potrebbero fruirne soggetti che non ne hanno titolo. Ancora attesa, invece, la correzione alla norma introdotta con la Finanziaria 2007, riguardante la riduzione dei premi Inail che non consente di ridurre i premi per le gestioni dell'artigianato e del commercio che registrano consistenti avanzi di gestione. Sollecitata da Confartigianato una modifica sostanziale alla disposizione che regola l’apprendistato. Le novità legislative degli ultimi anni hanno snaturato, infatti, l’istituto che per oltre 50 anni ha regolato l’ingresso nel mondo del lavoro e di trasmissione delle competenze del comparto artigiano. Diminuita l’autonomia collettiva con il sostanziale accantonamento della regolamentazione che aveva garantito lo sviluppo dell’Istituto, una situazione aggravata da una recente interpretazione del Ministero del Lavoro e dall’aumento di dieci punti percentuali dei contributi previsti dalla Finanziaria 2007. Tutti elementi che scoraggiano l’impiego degli apprendisti, il cui numero per la prima volta è in flessione. “Urgente e incisiva” è l’azione di semplificazione degli adempimenti e degli oneri di carattere amministrativo-burocratico che gravano sulle aziende, richiesto da Confartigianato. Una pressione burocratica insostenibile, che va nella direzione opposta a quella della semplificazione, verso cui deve tendere la pubblica amministrazione, insostenibile per le imprese in termine di costi e tempi. Salutate positivamente le proroghe delle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per la riqualificazione energetica degli edifici. Avanzata la richiesta che la bolletta delle imprese e della famiglie non continui a finanziare in modo improprio le grandi imprese che producono energia ‘assimilata alle rinnovabili’, ed è stato fatto rilevare che nella finanziaria manca qualunque norma che preveda un’equa redistribuzione del carico fiscale della bolletta energetica tra grandi e piccole imprese.