CONTRATTI - Marmisti, siglato il nuovo contratto collettivo nazionale
Nella serata del 30 ottobre, le Organizzazioni dell'artigianato ed i Sindacati di categoria hanno firmato il nuovo contratto collettivo del settore lapidei - escavatori. L'accordo, che riguarda un segmento produttivo che conta oltre 20.000 lavoratori dipendenti e che copre il periodo 1 gennaio 2005 - 31 dicembre 2008, presenta due aspetti particolarmente interessanti, dal punto di vista economico e da quello dell’apprendistato. Per quanto riguarda l’aspetto retributivo, gli incrementi salariali, pari a 107 euro mensili per il livello dell’operaio qualificato, saranno erogati in due tranches di pari importo, il primo dal 1° novembre 2007 ed il secondo dal 1° maggio 2008. Inoltre, i lavoratori riceveranno una somma “una tantum” di 400 euro. Il nuovo contratto nazionale disciplina anche l’apprendistato professionalizzante, con l’aumento crescente del salario in base all’anzianità di servizio. Michele Bedin, presidente di Confartigianato Marmisti, ha espresso la soddisfazione propria e del settore per la firma dell’intesa sindacale, sottolineando “la grande importanza per il comparto del marmo del nuovo modello di apprendistato professionalizzante, istituto qualificante e peculiare dell’artigianato, sia per la durata della formazione sia per le nuove prestazioni garantite all’apprendista”. L’intesa sul contratto dei marmisti ottiene il commento positivo anche di GiovanMaria Rizzi, VicePresidente di Confartigianato con Delega alle Relazioni Sindacali. “Questo accordo rappresenta un ulteriore passo in avanti nel percorso di attuazione della riforma del sistema contrattuale nell’artigianato firmato il 14 febbraio 2006 dalle Confederazioni artigiane e da Cgil, Cisl e Uil”.
Riparatori elettrodomestici: primo segnale positivo dai produttori
E’ sempre braccio di ferro tra Confartigianato Riparatori Elettrodomestici e le Case produttrici di apparecchiature elettriche. Sul tavolo la rinegoziazione degli accordi contrattuali, che i riparatori vorrebbero meno monopolistici; l’aggiornamento delle tariffe di assistenza considerate non più sostenibili dalle aziende rappresentate; la questione delle garanzia post-vendita che penalizza riparatori e consumatori. Sul piatto della bilancia pesa anche il carico di adempimenti previsti dalla normativa RAEE (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) e i costi che derivano dallo smaltimento dei prodotti sostituiti in garanzia che gravano sui riparatori anziché sulle case produttrici. In quest’ultimo caso la trattativa avviene su un doppio binario, da una parte verso le aziende perché riconoscano la spesa sopportata dai riparatori, dall’altra sul piano politico, per ottenere l’accesso gratuito allo smaltimento rifiuti già previsto per produttori e distributori. Fronte compatto delle case produttrici che fino a poche settimane fa hanno confermato una scarsa disponibilità al dialogo sottraendosi ai momenti di confronto, necessari per individuare condizioni contrattuali meno penalizzanti per i riparatori e soluzioni tariffarie concordate e non imposte. Un assetto rigido che si conferma ancora oggi, ma in cui si iniziano a scorgere le prime crepe. La prima apertura è venuta dalla GIAS srl, la società della multinazionale CANDY Group focalizzata al servizio al cliente, che ha incontrato i vertici di Confartigianato Riparatori Elettrodomestici per discutere le ‘richieste economiche e procedurali’ - come si legge in una nota. All’incontro doveva seguire un documento con le decisioni o le controproposte della Gias, che però tarda ad arrivare. Il 24 ottobre la Confederazione ha inviato un sollecito per chiudere la prima parte della trattativa e per attivarne una seconda per sciogliere gli ultimi nodi. All’ordine del giorno: Garanzie estese e problematiche collegate, RAEE per smaltimento dei prodotti in garanzia, Trasporto delle apparecchiature per le riparazioni in laboratorio.
"Made in", la legge europea è sempre più vicina
La proposta per l'adozione del "Made in", l'etichetta di origine obbligatoria per alcuni prodotti che entrano nel mercato comunitario, ha convinto 399 europarlamentari, il numero necessario per trasformare la "dichiarazione scritta" in una risoluzione dell'Assemblea di Strasburgo. La decisione per la definitiva approvazione spetta ora al Consiglio europeo. La battaglia di Confartigianato ha così messo a segno la mossa decisiva. Una mossa che potrebbe mettere in scacco l'infinita quantità di merci prive di indicazione d'origine che varca i confini nazionali, invadendo il mercato europeo e mettendo in pericolo il "Made in Italy". I motivi dell'azione italiana per il "Made in" sono state spiegate nei giorni scorsi da Emma Bonino, ministro del Commercio Internazionale e delle politiche europee. "L'Italia è impegnata in prima linea in questa campagna che potrebbe segnare una rivoluzione commerciale a favore delle imprese europee e dei cittadini - consumatori". "L'obbligo dell'etichettatura sulle merci extraeuropee - ha poi aggiunto la Bonino - è prima di tutto una misura di trasparenza per chi acquista un prodotto. Serve inoltre a ristabilire reciprocità nelle condizioni di accesso ai mercati poiché grandi paesi come USA, Giappone o Cina già impongono questo obbligo ai prodotti d'importazione". Oggi infatti, l'azienda italiana che vuole esportare in questi paesi deve apporre sui propri prodotti il marchio d'origine, obbligo a cui non sono chiamati gli esportatori di quei paesi. In più, a convincere gli europarlamentari sulla proposta che restava ferma sui banchi di Bruxelles dal 2005, è stato il vertiginoso aumento di casi di indicazioni fuorvianti e fraudolente sull'origine delle merci importate nei mercati europei. In tal senso, è emblematico il rapporto diffuso di recente dalle dogane europee e da cui emerge che, dei 250 milioni di prodotti contraffatti sequestrati lo scorso anno, l'86% proviene dalla Cina, con un incremento rispetto all'anno precedente del 286%. Un dato significativo per giudicare insoddisfacente la garanzia offerta ai consumatori e alle imprese del Vecchio Continente. E' ancora la Bonino a parlare: "E' noto che il nostro Paese è impegnato da tempo nel sostenere l'approvazione di questa misura che renderebbe obbligatorio il marchio d'origine su sette categorie di prodotti: tessile e abbigliamento, calzature, ceramica e oggetti di vetro, lavorazioni in cuoio e pelle, gioielleria, arredamento e illuminazione, accessori moda". Tutti protagonisti del miglior Made in Italy, fatto di qualità ed eccellenza che ha bisogno di garanzie, per le imprese e per rendere i cittadini consapevoli della provenienza e della qualità dei prodotti che comprano. Un diritto sollecitato anche da chi ha promosso il riconoscimento del marchio "Made in". "E’ da tempo che siamo impegnati perché l’Europa adotti il nuovo regolamento sul marchio di origine - ha dichiarato Stefano Acerbi, presidente di Confartigianato Moda - uno strumento importante per i consumatori, perché li aiuta a orientarsi tra i prodotti e a scegliere consapevolmente".
Apprendistato: dopo i contributi obbligatori ecco il salario minimo
Dopo l’aumento di dieci punti della contribuzione previdenziale a carico delle aziende introdotto dalla legge Finanziaria 2007, ecco che sul fronte dell’apprendistato di profila un’altra spiacevole novità: il salario minimo quantificato per legge. La notizia l’ha data il Ministero del Lavoro in risposta a un interpello presentato da Fiom-CGIL, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Secondo il Ministero la retribuzione degli apprendisti non può essere inferiore per più di due livelli rispetto alla qualifica per la quale sono stati assunti. Un’interpretazione che introduce di fatto un salario minimo e nel contempo ne fissa anche l’entità scavalcando la contrattazione collettiva. Pronta la risposta del Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, che ha inviato una lettera al Ministro Damiano in cui ha sollecitato “un intervento urgente finalizzato a riconsiderare la posizione assunta dal Ministero e a riaffermare la centralità del ruolo della contrattazione collettiva nella disciplina dell’apprendistato”. “L’interpretazione del Ministero – prosegue Guerrini nella lettera – sancisce di fatto un salario minimo degli apprendisti e quindi lede l’autonomia e la libertà sindacale, privando la contrattazione collettiva della fondamentale prerogativa di stabilire il salario dei lavoratori. Inoltre grava di pesanti costi e quindi penalizza l’uso di un istituto quale l’apprendistato che ogni anno garantisce la formazione di 560.000 giovani e che da sempre rappresenta il principale canale di ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro e costituisce lo strumento principale di trasmissione del sapere e delle abilità tecniche e professionali”. L’atto del Ministero del Lavoro conferma la linea ‘aggressiva’ che da tempo cerca di spedire in soffitta l’istituto dell’apprendistato, rendendolo, come ha ricordato il Presidente Guerrini “talmente costoso da scoraggiarne l’utilizzo da parte delle imprese”. Prima le novità legislative che negli ultimi anni hanno inciso sulla sua natura, smantellando il sistema di regole che per oltre mezzo secolo ne hanno guidato lo sviluppo. Poi l’aumento fino a dieci punti percentuali della contribuzione previdenziale previsto dalla manovra di bilancio dello scorso anno. Adesso si aggiunge la risposta del Ministero del Lavoro, che da una parte conferma che è ancora in vigore la legge 25 del 1955 che prevedeva la determinazione della retribuzione dell’apprendista mediante – è scritto nel documento – “un procedimento di percentualizzazione graduale in base alla anzianità di servizio, determinato sulla base della retribuzione stabilita dalla contrattazione collettiva”, dall’altra si appella alla Legge Biagi invocando il principio del sottoinquadramento e quindi imponendo il salario minimo. Un’interpretazione che produrrà pesanti ripercussioni sulle trattative per il rinnovo dei contratti dell’artigianato. “Nei mesi scorsi – spiega il Presidente di Confartigianato – sono stati rinnovati alcuni contratti nazionali di lavoro (il più recente è quello siglato lo scorso 11 ottobre e riguarda il settore legno-arredamento) che hanno determinato il salario degli apprendisti sulla base del tradizionale e condiviso principio della gradualità crescente con l’anzianità di servizio. Ora l’interpretazione ministeriale rischia di interferire pesantemente sia sui contratti già rinnovati, provocando gravi elementi di incertezza, sia sui contratti collettivi nazionali di lavoro in corso di rinnovo”. In attesa di una risposta da parte del Ministro Damiano, Confartigianato prosegue la battaglia per conciliare la formazione professionale dei giovani lavoratori con la tutela e lo sviluppo dell’artigianato. Un passo significativo in questa direzione potrebbe provenire dall’approvazione di un emendamento alla Finanziaria 2008, che propone la soppressione della contribuzione obbligatoria per le imprese fino a 9 addetti per il primo biennio, fermo restando il contributo per la copertura in caso di malattie, che scatterebbe fin dal primo anno di apprendistato. Secondo uno studio compiuto nel 2006 da Confartigianato su un campione di 1.600 aziende, le piccole e medie imprese del comparto artigiano sono quelle che assorbono il maggior numero di apprendisti: 225.104, il 39,7 del totale. Confermato anche il ruolo di strada maestra verso l’assunzione a tempo indeterminato: il 71,4% degli imprenditori intervistati, terminato il periodo di apprendistato ha proposto l’assunzione degli apprendisti. Inoltre, secondo gli imprenditori l’apprendistato rappresenta una forma contrattuale di grande importanza per l’ingresso dei giovani in azienda: circa la metà degli intervistati ritiene infatti che l’apprendistato è un vantaggio per la propria azienda e il 47,7% degli imprenditori si dedica personalmente all’attività di formazione degli apprendisti. Box Ventisei senatori hanno fatto propria la proposta di Confartigianato di eliminare la contribuzione dovuta dal datore di lavoro per gli apprendisti per i primi due anni di contratto. Presentati sei emendamenti correttivi alla Finanziaria 2008. Di seguito l’elenco degli emendamenti e tra parentesi i nomi dei firmatari. 63.0.1 (Sen. Eufemi (UDC); 63.0.2 (Sen. Maninetti, Sen. Poli (UDC); Sen. Ciccanti, Sen. Forte, Sen. Ruggeri, Sen. Azzolini, Sen. Ferrara (FI); Sen. Baldassarri, Sen. Augello, Sen. Saia (AN); 63.0.3 (Sen. Polledri, Sen. Franco (Lega); 63.0.4 (Sen. Bonadonna (RC), Sen. Benvenuto, Sen. Barbolini (Ulivo); 63.0.5 (Sen. Polledri, Sen. Franco, Sen. Galli (Lega); 63.0.6 (Sen. Thaler Ausserhofer, Sen. Rubinato, Sen. Peterlini, Sen. Pinzger, Sen. Bosone, Sen. Fazio, Sen. Molinari, Sen. Negri, Sen. Perrin, Sen. Tonini (Aut).
Il Presidente Guerrini: “Vogliamo un fisco più equo” Il Presidente di Confartigianato ha inaugurato la 34° Mostra Mercato dell’Artigianato di Erba, che resterà aperta fino al 4 novembre. Il prof. Mannheimer presenta la sua ricerca: gli artigiani hanno fiducia nella loro associazione
Erba, 27 Ottobre 2007 – “Pagare meno tasse e pagarle tutti. Ma soprattutto ottenere servizi all’altezza. In un Paese dove la pressione fiscale è così alta, l’evasione diventa un invito. Bisogna quindi invertire la rotta e soprattutto utilizzare meglio le risorse”. Leggere di più