firmato protocollo anticontraffazione
CONTRAFFAZIONE - Firmato protocollo d'intesa tra l'Alto Commissario per la lotta alla contraffazione e la Confartigianato
Bus locali tra multe e mancate gare d’appalto
L’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha multato per 10 milioni di euro 15 aziende di trasporto pubblico locale delle più grandi città italiane, condannate per aver “impedito la realizzazione del processo di liberalizzazione del settore, in vista dell’affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale tramite gara”. “Ringraziamo l’Antitrust per la decisione. Sono anni che segnaliamo queste intese, ma finora eravamo sempre rimasti inascoltati”. Questa è stata la prima reazione di Willy Della Valle, presidente di Confartigianato Autobus operator, all’emanazione della sentenza. Un Davide contro Golia del trasporto pubblico locale quindi, con le grandi compagnie che si alleano per evitare che le concorrenti rubino loro importanti fette di mercato. Ma cosa è successo? E perché è potuto accadere? Proviamo a tracciarne la storia. Nel 1997 fu disegnata una riforma del settore che prevedeva l’introduzione, già dai primi anni del nuovo millennio, delle gare d’appalto per l’assegnazione dei trasporti pubblici locali. Ma l’adozione di questo strumento è stato rimandato di anno in anno e ancora oggi, nella Finanziaria di recente approvazione al Senato, la data d’introduzione è stata fatta slittare al 2009. Ma intanto le grandi aziende del settore hanno iniziato a pensare ad una soluzione per evitare che piccoli operatori del settore potessero togliere loro parte del mercato in cui operano, indisturbate, da anni. Sfruttando anche le cosiddette ATI, le associazioni temporanee d’impresa che permettevano di presentare un’offerta praticamente già vincente in partenza. Nel 2005, su sollecitazione delle Associazioni di categoria, l’Agcm ha aperto la prima istruttoria su Roma, continuando poi con Torino, Venezia, Perugia, Bologna, La Spezia, Firenze e molti altri capoluoghi del Centro e del Nord Italia. Il risultato delle indagini? 10 milioni di euro di multa per aver “impedito la realizzazione del processo di liberalizzazione del settore”. Si potrebbe credere, quindi, che con la multa venga risarcito il danno alle piccole imprese provocato dalle intese dei grandi operatori e quello perpetrato nei confronti dei cittadini per la mancata concorrenza attuata sul mercato. Purtroppo, non è proprio così. Soprattutto se si analizzano due fattori: il primo legislativo, il secondo circa il pagamento delle multe comminate alle municipalizzate. Il primo dubbio riguarda la possibilità di creare le cosiddette Ati, le associazioni temporanee d’impresa svincolate dall’obbligo di creare una vera e propria società. Le municipalizzate che ne hanno beneficiato, quelle poi multate dall’Antitrust, hanno detto che una scelta simile avrebbe permesso di abbattere i costi, con un evidente risparmio per l’ente locale ed i cittadini. Ma è difficile credere che aziende che tradizionalmente operano in città molto distanti tra loro, e senza che venga creata una vera e propria una fusione societaria, possano riuscire a risparmiare così tanto. Viene da pensare, quindi, che le aziende di trasporto locale abbiano scelto questo escamotage per blindare le gare d’appalto ed evitare, al tempo stesso, di intralciarsi nei rispettivi comuni di appartenenza. Il secondo dubbio, invece, nasce dalle multe comminate alle principali aziende italiane di trasporto pubblico locale su gomma. Chi pagherà i 10 milioni di euro? Le aziende stesse? Non proprio. Ma, verosimilmente, i cittadini stessi e le aziende già danneggiate dalle intese dei “Golia”. Infatti, essendo tutte società pubbliche non esposte di fatto al fallimento, il disavanzo nel bilancio societario verrà coperto dai vari Comuni, e cioè dalla fiscalità comunale. Quindi da quegli stessi soggetti già danneggiati dal comportamento sleale tenuto dalle aziende di trasporto: i cittadini. Come dire, dopo il danno la beffa.
Sospensione dell’attività imprenditoriale in edilizia, il Ministero ci ripensa
La legge 3 agosto 2007, n.123 che estende a tutte le imprese la sospensione dell’attività imprenditoriale in caso di violazione in materia di sicurezza, si applica anche alle imprese edili. La notizia viene direttamente dal Ministero del Lavoro che attraverso una circolare, la numero 24/2007 del 14 novembre, fornisce le prime indicazioni operative al personale ispettivo. Si legge nel documento: “La nuova formulazione contenuta nell’articolo 5 L.123/2007 riprende sostanzialmente i contenuti dell’art. 36bis del D.L. 223/2006, ampliando però sia la platea dei destinatari che i presupposti operativi del provvedimento interdittivo (…). L’elemento innovativo introdotto dall’art. 5 della L. n.123/2007, rappresentato dal presupposto delle ‘gravi e reiterate violazioni in materia di sicurezza’, non fa altro che rafforzare l’efficacia dello strumento interdittivo, in particolare in tutte quelle realtà caratterizzate da rischi rilevanti e da una particolare incidenza del fenomeno infortunistico. Ne consegue, pertanto che la nozione di attività imprenditoriale, già interpretata nel senso di ‘unità produttiva’ (…) non può non ricomprendere necessariamente, anche le aziende operanti nel settore edile nel quale, come noto, maggiormente si avverte l’esigenza di elevare gli standard di sicurezza e tutela delle condizioni di lavoro”. Così il Ministero del Lavoro conferma la linea espressa del sottosegretario Antonio Montagnino che nello scorso agosto, tramite un comunicato stampa, aveva ribaltato l’interpretazione che il suo dicastero aveva dato della norma attraverso la circolare n. 29 del 28 settembre ’06. Che recitava: “…Per quanto concerne l’oggetto del provvedimento di sospensione dei lavori si ritiene che lo stesso vada riferito ad ogni singola azienda che, nell’ambito del cantiere, presenti i presupposti di irregolarità individuati dalla disposizione in esame e non riguardi invece il cantiere considerato nella sua interezza, tranne evidentemente l’ipotesi in cui nel cantiere operi una sola azienda. Tale orientamento risponde alla logica di non penalizzare, con un provvedimento che sospenda la complessiva attività del cantiere, anche le imprese che in detto ambito operano in condizione di regolarità…” Ritorna così in campo una norma duramente contestata da Anaepa Confartigianato. “L’abbiamo detto e ribadito da subito: non siamo contrari al fatto che chi ha sbagliato paghi – dichiara il segretario di Anaepa Confartigianato Stefano Bastianoni. Contestiamo il fatto che l’errore di uno sia fatto pagare a molti, in questo caso a tutto un cantiere. Si tratta di una misura eccessiva che colpisce in modo indiscriminato e che rischia di paralizzare un intero comparto. Sul fronte formale, poi, la circolare del 28 settembre 2006 aveva inquadrato il problema nella sua essenzialità. Ci meraviglia che questa filosofia sia stata ribaltata da chi l’aveva messa a punto”.
Finanziaria 2008: le modifiche accolte dal Senato
Dopo il sì dell’aula del Senato alla manovra finanziaria 2008, il testo emendato passa ora all’esame della Camera. Diverse le modifiche sollecitate da Confartigianato che sono state introdotte nel corso della discussione parlamentare. Oltre ad essere stati recepiti due emendamenti, hanno trovato definitiva soluzione alcune questioni aperte da tempo. Sulla base delle proposte della Confederazione è stato chiarito definitivamente che la limitazione alla deducibilità di interessi passivi non si applica alle ditte individuali e alle società di persone, ma solo ai soggetti Ires. Retromarcia del Senato sul fronte dei conferimenti agevolati. Prima dell’intervento di Confartigianato dal testo della Finanziaria erano scomparse le agevolazioni per il conferimento di una ditta individuale in una società di persone, agevolazioni previste solo nel caso di conferimenti nei confronti di società di capitali. La proposta di Confartigianato, fatta propria dal Governo, ha permesso di ripristinare il precedente trattamento. Oltre alle proposte emendative che hanno trovato accoglimento, sono diversi gli aspetti positivi introdotti dal Senato al testo della Finanziaria. In alcuni casi si tratta di proposte che Confartigianato aveva presentato e discusso su più tavoli negli scorsi anni e che erano stato oggetto di specifici emendamenti alla Finanziaria 2007. Come nel caso della norma che prevede l’estensione al coniuge dell’esclusione dall’imposta di successione e donazione sui trasferimenti di aziende. L’anno scorso questa modifica era stata chiesta da Confartigianato e bocciata in fase di voto. Quest’anno è stata riproposta dal Governo ed approvata dal Senato. Positive anche le riaperture dei termini per l’estromissione degli immobili strumentali dal patrimonio dell’imprenditore individuale, e per la rivalutazione delle partecipazioni non negoziate e dei terreni edificabili posseduti al 1° gennaio 2008. Nel primo caso gli imprenditori potranno estromettere gli immobili utilizzati per lavoro alla data del 30 novembre 2007, mediante pagamento, entro il 30 aprile 2008 di una imposta sostitutiva del 10%. Una formulazione che non soddisfa pienamente la Confederazione che vorrebbe un allargamento delle maglie del testo, fino a far ammettere alle agevolazioni anche gli immobili non utilizzati direttamente. Un’altra apertura nei confronti degli artigiani e delle piccole imprese è quella che permetterà alle ditte individuali e società di persone di continuare ad effettuare ammortamenti anticipati relativamente ai beni strumentali entrati in funzione entro il 31 Dicembre 2007. In tal modo le piccole imprese possono in parte ‘compensare’ l’allargamento della base imponibile che ha colpito anche i soggetti non avvantaggiati dalla riduzione dell’Ires. Un beneficio concesso solo alle piccole imprese: infatti sono esclusi dal provvedimento i soggetti Ires, anche se l’intervento è ancora insufficiente a colmare l’aggravio fiscale che colpirà i soggetti Irpef.
I giovani imprenditori incontrano l’Europa
La presidente di Jeune, l’Organizzazione che rappresenta gli interessi dei giovani artigiani e dei giovani imprenditori di piccole e medie imprese all’interno dell’Ueapme - circa 100.000 imprenditori under 40 di 8 stati membri - ha le idee chiare. Le imprese devono parlare più europeo e gli imprenditori, soprattutto quelli delle nuove generazioni, devono essere più reattivi: “non possono stare a casa e allo stesso tempo pensare di cambiare il mondo”. E ancora, “devono confrontarsi con chi fa impresa negli altri Paesi europei e imparare a muoversi in contesti internazionali”. Soprattutto a Bruxelles, dove è possibile ottenere entrambe i risultati. Elena Pellaschiar, presidente di Jeune e Vice presidente dei Giovani imprenditori di Confartigianato, lancia il guanto della sfida. I giovani imprenditori, secondo lei, devono partecipare di più a quanto avviene nei ‘palazzi’ dell’Unione Europea, devono conoscere da vicino l’attività di lobbying svolta da organizzazioni come Jeune, approfondire i meccanismi che portano alla formazione delle direttive e proiettarsi all’interno dei processi decisionali. Una partecipazione che oggi è resa possibile dalla tecnologia. “Oggi è possibile contribuire alla formazione di una normativa stando nella propria azienda in qualunque punto d’Europa. Non serve spostarsi. Ci sono strumenti semplici, è possibile inviare input e feedback a chi deve costuire le nuove norme. Si può partecipare anche segnalando che tutto va bene, che la linea intrapresa è quella più giusta per le piccole imprese, oppure si può dire ‘no, così non va, occorre apportare delle modifiche’. Per aver peso, per incidere sulle decisioni, bisogna farsi sentire. Bisogna farlo, visto che ne abbiamo le possibilità”. Ma Bruxelles appare lontana. “Le battaglie all’Europarlamento su temi di interesse per le imprese avvengono con grande anticipo rispetto alle ricadute pratiche. Parlo di anni: si discute una direttiva, si arriva alla conclusione dell’iter, ma passano tre anni prima che le singole nazioni la applichino. Un ritardo molto lungo che rischia di generare una sorta di disinteresse nei cittadini e nelle imprese rispetto alle decisioni prese in quei contesti. E’ per questo, per evitare che gli imprenditori si disaffezionino a queste importanti istituzioni, che abbiamo pensato di portarli direttamente a Bruxelles, perché possano vedere in prima persona quello che succede lì. Perché è difficile restituire con precisione le dinamiche e il contesto in cui maturano le decisioni”. L’appuntamento anticipato dalla presidente Pellaschiar, è la “Prima assemblea dei giovani imprenditori delle imprese artigiane e delle piccole e medie imprese”, che si terrà il 3 dicembre 2007 a Bruxelles. Un appuntamento importante per diverse ragioni. La prima è stata già accennata: se fino ad oggi sono stati i lobbisti a riportare sul territorio le notizie delle attività svolte all’Europarlamento, da oggi i giovani imprenditori europei hanno la possibilità di incontrarsi e di discutere dei problemi di chi fa impresa direttamente nei luoghi dove si stabiliscono le regole del mercato. La seconda riguarda i temi all’ordine del giorno: l’accesso al credito e i valori dell’imprenditorialità. “Sono due temi centrali nella vita delle imprese che saranno discussi nei due panel che si terranno la mattina del 3 dicembre – spiega Elena Pellaschiar -. Chi fa impresa deve sapere come sono cambiate nel tempo le dinamiche dei finanziamenti. Fino a qualche anno fa la Commissione concedeva i finanziamenti direttamente alle imprese, oggi circa l’85% dei fondi sono dati alle regioni che li ‘girano’ con apposite leggi al territorio. Quindi una parte delle sovvenzioni può essere ancora comunitaria, ma la maggior parte dei fondi si trovano sul territorio”. Le novità per i giovani imprenditori, in termini di rappresentanza, non finiscono qui. E’ sempre Elena Pellaschiar a parlare. “Grazie alla presidenza di Jeune, sono entrata a far parte dell’Enterprise policy group, una struttura di alto livello inserita all’interno della Direzione generale dell’Impresa e dell’Industria, che da indicazioni sulle politiche economiche, industriali e delle imprese. Questo fa sì che siamo messi nelle condizioni di risolvere i problemi, al posto di continuare solo a denunciarli”.
Solarium ed attività di estetica: Confartigianato Estetica sollecita chiarezza delle norme
“Da quasi 18 anni chiediamo una chiara e definitiva regolamentazione delle attrezzature utilizzate nell’ambito dell’attività di estetica. Oggi, purtroppo, nell’incertezza della normativa, a rimetterci siamo sempre noi”.Leggere di più