Al via le pensioni che non piacciono agli artigiani
In tema di pensioni sono diverse le novità contenute nella riforma del Welfare (“Norme per l’attuazione del protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibili del 23 luglio 2007 e ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale”) approvata in via definitiva dal Senato lo scorso 21 dicembre. Il base alle nuove norme dal 1° gennaio 2008 cambiano, tra l’altro, i requisiti per l’accesso alla pensione di anzianità e vengono introdotte finestre di uscita anche per le pensioni di vecchiaia. Confermata, invece, la penalizzazione dei lavoratori autonomi che dovranno lavorare un anno in più rispetto a quelli dipendenti per aver diritto al trattamento pensionistico. Qualche novità, ma nessun cambiamento sostanziale di rotta rispetto a quanto già previsto dal Protocollo del Welfare del 23 luglio scorso che non aveva incassato la fiducia di Confartigianato perché, come ribadito dal Presidente della Confederazione Giorgio Guerrini, conteneva, e contiene tutt’ora, “inaccettabili discriminazioni tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti – che dovranno essere corrette – , oltre a comportare un forte innalzamento della spesa pubblica”. Secondo i calcoli nel prossimo decennio la spesa previdenziale crescerà di circa 29 miliardi di euro. Denaro interamente assorbito dalle pensioni, che non sarà così impiegato per sostenere le politiche attive del lavoro, lo sviluppo e la competitività economica del Paese. Di seguito le principali modifiche e le novità apportate alla normativa. REQUISITI PER IL DIRITTO ALLA PENSIONE DI ANZIANITA’ - Mantiene il diritto alla pensione di anzianità, indipendentemente dall’età anagrafica, chi ha maturato 40 anni di contribuzione (di cui 35 utili ai fini del diritto alla pensione di anzianità). Per quanto riguarda l’accesso al pensionamento con 35 anni di contributi, viene abolito lo scalone Maroni che consentiva l’accesso alla pensione solo ai lavoratori dipendenti che avevano raggiunto i 60 anni (61 per gli autonomi). Con le nuove regole da gennaio 2008 a giugno 2009 potranno andare in pensione i lavoratori dipendenti con 35 anni di contribuzione e 58 anni di età. Gli autonomi dovranno lavorare un anno in più e accederanno alla pensione solo a 59 anni. A partire da luglio 2009, fermo restando il requisito minimo di 35 anni di contribuzione, si aggiunge un ulteriore requisito, rappresentato dalla cosiddetta “quota”, un valore che si ottiene sommando gli anni di età anagrafica a quelli di anzianità contributiva. La quota, partendo dal valore 95 del 2009, sarà progressivamente innalzata fino a 97 nel 2013. Di seguito gli “scalini” per i lavoratori autonomi: - dal 1° luglio 2009 fino al 31 dicembre 2010 si applica quota 96, con almeno 60 anni di età; - dal 1° gennaio 2011 si passa a quota 97 con un'età anagrafica minima di 61 anni; - dal 1° gennaio 2013 scatta quota 98 e l'età minima di 62 anni. I nuovi requisiti non sono applicabili ai lavoratori che al 31 dicembre 2007 risultano già in possesso dei requisiti per il diritto alla pensione (57 anni di età e 35 anni di contribuzione), che potranno esercitare il proprio diritto in qualsiasi momento. Rimane ferma, sia per i dipendenti che per gli autonomi, la possibilità di conseguire la pensione di anzianità (denominata “vecchiaia” per quelli rientranti nel sistema contributivo) con un'anzianità contributiva di almeno 40 anni, indipendentemente dal requisito anagrafico. DECORRENZA DELLA PENSIONE DI ANZIANITA’ - Per le pensioni acquisite con un’anzianità contributiva pari o superiore ai 40 anni uno specifico comma prevede che il Governo si impegni a stabilire entro il 2011 la disciplina della decorrenza dei trattamenti pensionistici a regime. Fino a quella data vengono confermate le attuali regole che prevedono 4 finestre ogni anno. Nel caso dei lavoratori autonomi queste corrispondono al 1° ottobre (per chi matura i requisiti entro il primo trimestre), al 1° gennaio (per chi li consegue nel secondo trimestre), 1° aprile dell'anno successivo (per chi li raggiunge nel terzo trimestre) e 1° luglio dell'anno successivo (per chi ottiene i requisiti nel quarto trimestre). Per le pensioni di anzianità maturate con meno di 40 anni rimangono invece ferme le due finestre previste dalla riforma Maroni. DECORRENZA DELLA PENSIONE DI VECCHIAIA - Una novità assoluta contenuta nella legge è quella che ricorda l’introduzione delle finestre per le pensioni di vecchiaia. La norma è la stessa che disciplina le decorrenze per le pensioni di anzianità acquisite con 40 anni di contribuzione.
Nessuna flessione per i dolci artigiani sulle tavole delle feste
Festività all’insegna del made in Italy con i prodotti più consolidati della tradizione alimentare nazionale che scalzano salmone, ostriche e caviale nelle preferenze dei consumatori. E se il prodotto è una specialità artigiana, e soprattutto un dolce, il sorpasso è ancora più deciso ed evidente. Gli italiani, tra Natale e l’Epifania, hanno confermato una certa tendenza al risparmio e hanno bandito dalle tavole i prodotti più costosi. Ma non solo quelli. Ad essere penalizzati sono stati soprattutto i generi considerati ‘voluttuari’, come ad esempio quelli esotici, che negli ultimi anni hanno fatto la loro comparsa in pranzi e cenoni. Si è risparmiato sul cibo, ma non sulla qualità. Lo dimostra in modo particolare il settore dei dolci natalizi artigiani che, nonostante i portafogli più leggeri dei consumatori, è riuscito a confermare le eccellenti performance del 2006. Un successo determinato non solo dalla qualità e dalla bontà dei prodotti, ma anche da una attenta politica dei prezzi che nell’ultimo anno ha permesso di mantenere gli aumenti al 2,2%, quindi al di sotto del tasso d’inflazione fissato al 2,4%, al di là dei forti rincari fatti registrare in tutto il 2007 dalle materie prime, che hanno interessato anche il frumento (+ 50,6%), il latte (+6,3%), il burro (+10,6%), le uova (+4,9%), ingredienti fondamentali per la preparazione dei dolci. “I pasticceri e i panificatori artigiani – fa notare Giacomo Deon, Presidente dei Pasticceri di Confartigianato – a costo di comprimere i profitti, si sforzano di non scaricare i rincari delle materie prime sui consumatori e di mantenere un corretto rapporto qualità-prezzo. Il nostro impegno a frenare la corsa dei prezzi è tanto più significativo se si considera che gli acquisti delle materie prime incidono per il 34,7% sul fatturato di pasticcerie e panifici artigiani”. In testa alla classifica dei dolci artigiani più venduti nel periodo natalizio, si trovano i tradizionalissimi panettoni e pandoro, sfornati da 45.000 pasticcerie e panifici, i cui consumi si sono attestati su un valore di 240 milioni di euro, pari a circa 120 mila quintali di prodotto. Una fetta importante di mercato, pari al 29,8% del totale. Le vendite sono andate meglio nelle regioni del Nord dove sono stati preferiti dal 90% dei consumatori. Numeri più contenuti nelle regioni centrali (50%) e in quelle del Mezzogiorno (30%), che evidenziano una marcata preferenza per i dolci tipici della tradizione locale, come strudel e zelten trentini, cavallucci e ricciarelli toscani, panpepato umbro, struffoli e pastiera campani, catreddate pugliesi, quazunielli calabresi, mustazzoli siciliani, pabassinas sardi. Numeri da primato anche per i dolci a base di cioccolato realizzati dalle oltre 400 cioccolaterie specializzate esclusivamente nella lavorazione del cacao, che hanno registrato un’impennata delle vendite con l’avvicinarsi dell’Epifania. Nell’ultimo mese, secondo una rilevazione di Confartigianato, gli italiani hanno speso circa 55 milioni di euro in specialità artigiane al cioccolato. Come per panettoni e pandoro, anche per il cioccolato artigiano non si evidenziano perdite di quote di mercato, con valori sovrapponibili a quelli dello scorso anno.
Bollette roventi per luce e gas
Con qualche giorno di anticipo sulla notizia shock dell’aumento del costo del petrolio che il 2 gennaio ha infranto la soglia psicologica di 100 euro a barile, raggiungendo il livello nominale più alto mai toccato nella storia, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha reso noto che nel primo trimestre del 2008 le bollette della luce e del gas ricominceranno a correre. L’elettricità subirà un rincaro del 3,8% (superando le stime degli analisti che prevedevano una crescita del 2,1%) mentre il costo del gas salirà del 3,4%, in questo caso qualche punto in meno rispetto alle valutazioni degli esperti che si attendevano un incremento addirittura superiore: 4,6%. Secondo le prime valutazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato, l’effetto del rialzo delle tariffe dell’elettricità sul 90,8% delle piccole imprese che operano sul mercato tutelato determinerà una maggior spesa per il comparto di circa 340 milioni di euro su base annua. Dalla bolletta del primo trimestre il nuovo prezzo del kilowattora che dovranno pagare le piccole imprese con contratto di bassa tensione fino a 15 kW sarà di circa 21,54 centesimi di euro (contro gli attuali 20,75), mentre la tariffa di quelle con utenze tra i 15 e 50 kW sarà di circa 16,36 centesimi di euro (oggi 15,76). Il nuovo anno si apre così spezzando la tregua delle tariffe che aveva improntato i primi tre trimestri del 2007: un solo incremento trimestrale, anche se robusto, nell’ottobre scorso (energia elettrica +2,4, gas +2,8%). Un rialzo molto costoso per le piccole imprese artigiane, valutato da Confartigianato in circa 249 milioni di euro in più in un solo anno. Secondo il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini il nuovo rincaro del 2008 “rende insostenibile la situazione dei piccoli imprenditori i quali già pagano il prezzo delle energia elettrica più alto d’Europa, superiore addirittura del 52,6% rispetto alla media dei Paesi Ue, pari a 6 miliardi di euro in più. Inoltre – prosegue Guerrini – i piccoli imprenditori sono penalizzati dal nuovo meccanismo delle tariffe biorarie per gli utenti con potenza impegnata superiore a 55 kilowatt, che colpisce proprio i consumi delle attività produttive svolte durante il giorno”. Che il quadro in cui si inseriscono gli aumenti sia preoccupante (sui prezzi finali, infatti, pesano molto le permanenti ed elevate quotazioni internazionali di petrolio e gas – l’Italia dipende per l’85% del suo fabbisogno energetico dagli idrocarburi) lo dichiara anche Alessandro Ortis, Presidente dell’Autority che ha dato il via alle nuove tariffe. “Dopo i primi nove mesi del 2007 con bollette in calo, è molto amaro dover registrare e comunicare gli ultimi aumenti, dovuti essenzialmente all’ondata internazionale del caro-petrolio; le sue impennate stanno frustrando i risultati positivi già ottenuti con le liberalizzazioni e la nostra azione che ha portato ad una riduzione delle tariffe dei servizi a rete e ad un contenimento degli oneri di sistema”. Ortis getta acqua sul fuoco allontanando dal Paese le responsabilità della stangata. Secondo il presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas la causa fondamentale del caro-prezzi è da ricercare nei forti incrementi del costo dei prodotti petroliferi: negli ultimi 12 mesi il prezzo del petrolio (pur tenendo conto del favorevole andamento del cambio euro/dollaro) è aumentato più del 55%. Per il Presidente di Confartigianato oltre a questo problema, se ne accompagnano altri che non permettono di contenere gli scossoni che le fluttuazioni internazionali di greggio e gas provocano alle bollette nazionali. Problemi strutturali che hanno a che fare con la politica energetica del Paese. E se Ortis sottolinea che le liberalizzazioni hanno già fatto sentire i primi effetti benefici, per Guerrini, non si è fatto ancora abbastanza. “Per abbassare i costi a carico delle Pmi bisogna intervenire subito e con decisione sul fronte della liberalizzazione dell’offerta del mercato dell’energia, sull’utilizzo di fonti alternative e sulla rimodulazione della tassazione sui consumi dell’elettricità che pesa per il 25,4% sulla bolletta delle piccole imprese”.
L’Italia dei giocattoli è in festa
Buone notizie per il mondo dei giocattoli made in Italy. I dati del Natale 2007, infatti, rappresentano un regalo più che gradito per le 779 imprese italiane produttrici. Il primo dono che le imprese artigiane del settore hanno trovato sotto l’albero è stato l’aumento delle esportazioni dei nostri prodotti nei mercati mondiali. Un incremento che nel 2006 ha registrato un + 6,4% rispetto all’anno precedente, per un segmento produttivo che fattura 926,3 milioni di euro all’anno, dando lavoro a 5.866 addetti. Numeri importanti che segnano una prima rivincita del made in Italy, capace di esportare nel mondo il 47,1% della propria produzione. Merci che raggiungono soprattutto l’Europa, ed in particolare Francia, Belgio e Germania, ma anche gli Stati Uniti e la Cina, da cui arriva il secondo dono natalizio per le piccole e medie imprese italiane. Infatti, all’aumento delle esportazioni si contrappone una diminuzione delle importazioni, soprattutto dall’Estremo Oriente, segno che la qualità dei giocattoli italiani piace, e tanto, anche da noi. Nel 2006 l’Italia ha acquistato dalla Cina 16 milioni di euro di giochi in meno rispetto al 2005. Ma se è vero che il gigante economico asiatico resta il primo tra gli esportatori di giocattoli a ruote e addobbi natalizi nel nostro Paese, è pur vero che, anche grazie alla stretta dei controlli effettuata dalle forze dell’ordine, è diminuito il numero di merce contraffatta in circolazione. Un dato, quest’ultimo, che rappresenta il terzo dono di Babbo Natale. Un regalo davvero gradito non soltanto dai produttori italiani di giocattoli, ma anche da genitori, zii e nonni, certi di comprare regali sicuri per i loro bambini. Anche il Natale appena trascorso ha riempito le pagine dei quotidiani nazionali con le cronache dei sequestri di merce contraffatta o non conforme alle normative europee sulla sicurezza dei giocattoli. Due gli esempi emblematici: a Torino, lo scorso 18 dicembre, le forze dell’ordine hanno sequestrato 27 mila giocattoli contraffatti d’importazione cinese, mentre altri 6 mila sono stati intercettati a Treviso soltanto due giorni dopo. Escluso dicembre, in tutto il 2007 la Guardia di Finanza ha ritirato dal mercato oltre 9 milioni di giocattoli pericolosi, soprattutto d’importazione asiatica. Nonostante ciò, però, l’emergenza sanitaria legata alla merce contraffatta non si è arrestata. A denunciarlo è l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, ed in particolare Antonino Reale, responsabile del reparto di Pediatria dell’Emergenza. “Gli episodi più frequenti sono quelli legati, fortunatamente, a traumi lievi come lo schiacciamento delle dita, i tagli e le lesioni causate dai proiettili di gomma delle pistole giocattolo. Più rari, ma ben più gravi - continua Reale - sono i traumi da shock elettrico, le ustioni, i danni all’udito o quelli causati dalle vernici tossiche di determinati prodotti fuori norma”. Traumi che, nella maggior parte dei casi, finiscono con la corsa al pronto soccorso, ma che una volta su dieci necessitano il ricovero ospedaliero. Sull’argomento è intervenuto Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianato: “Qualità e sicurezza, valore aggiunto della produzione artigiana, devono essere caratteristiche fondanti anche e soprattutto della produzione di giocattoli. I nostri bambini corrono un rischio troppo grande - ha aggiunto Guerrini - che non permette distrazioni o leggerezze. La crescita del fatturato e delle esportazioni del comparto dei giocattoli dimostra come le imprese italiane siano tornate a crescere e a rappresentare, nel mondo, un modello del fare impresa, soprattutto fra le piccole e medie realtà produttive”. Il Presidente Guerrini ha poi concluso sottolineando i buoni risultati raggiunti dal lavoro dell’Alto Commissariato per la lotta alla contraffazione, al cui tavolo operativo partecipa Confartigianato. “Vediamo i primi risultati del piano d’azione comune mirato a fronteggiare il fenomeno crescente della contraffazione, utilizzando soprattutto gli strumenti del monitoraggio, della prevenzione e della repressione. Quello della merce contraffatta, infatti, è un mercato che causa importanti danni al gettito fiscale statale e mancati introiti per le imprese produttrici”.
Artigianato: avanti c’è posto
Nonostante l’asfissiante pressione fiscale, l’insostenibile peso della burocrazia e la difficoltà d’accesso al credito, la carica imprenditoriale degli italiani non sembra attenuarsi. Tutt’altro. Dal 2002 al primo trimestre del 2007, il numero delle imprese italiane è cresciuto di oltre 100 mila unità, con alcuni segmenti produttivi che chiudono questo bilancio quinquennale in netto aumento, mentre altri soffrono la concorrenza di imprese straniere il cui costo del lavoro è nettamente inferiore al nostro. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio 2007 sull’artigianato e la piccola impresa di Confartigianato. Le imprese artigiane, dunque, continuano a rappresentare la spina dorsale dell’economia italiana, creando nuovi posti di lavoro e disegnando un modello vincente del fare impresa, in Italia e nel mondo. Se il maggior incremento del numero d’imprese lo registra il mondo dell’edilizia, con quasi 84.000 nuove realtà produttive nate nell’ultimo quinquennio, altri settori hanno saputo reagire al meglio alla crisi economica mondiale degli ultimi anni, analizzando le tendenze del mercato e sfruttando appieno le possibilità offerte dall’evoluzione tecnologica. Da queste attente scelte imprenditoriali nasce il buono stato di salute delle imprese dell’alimentazione, con quasi 10 mila nuove iscrizioni alle Camere di commercio italiane, e dell’informatica, con 2.450 nuove imprese artigiane pronte a sfruttare le possibilità offerte dalle nuove frontiere tecnologiche. In netta espansione, e quindi pronte ad assorbire un importante numero di lavoratori, sono anche le imprese artigiane delle attività ricreative, culturali e sportive, aumentate di oltre 4 mila unità e praticamente raddoppiate rispetto a quelle in esercizio nel 2002. Chiudono la classifica dei settori produttivi in crescita quello della costruzione e riparazione delle imbarcazioni, con 769 nuove imprese, e quello della tutela dell’ambiente, con 313 artigiani pronti a guidare le proprie imprese verso il successo nello smaltimento dei rifiuti ed il riciclo dei vari materiali. E' Cesare Fumagalli, Segretario generale di Confartigianato, a sottolineare i settori più "promettenti" per il prossimo futuro: "Bisognerà prestare attenzione alle tematiche emergenti come quelle legate alle energie rinnovabili, che possono avere ricadute anche sull'impiantistica. O l'informatica, dove ci sono molti campi d'applicazione per piccole società e dove c'è spazio per giovani ad alta specializzazione". Ma il mondo della piccola imprenditoria italiana non è tutto rosa e fiori, e le più recenti battaglie intraprese da Confartigianato lo dimostrano. E’ il caso della lunga vertenza sugli studi di settore, oltremodo pressanti su determinati segmenti. Probabilmente, le 6.355 imprese di autotrasporti che hanno spento i motori tra il 2002 ed il marzo 2007 sono state il campanello d’allarme per una categoria che ha deciso di incrociare le braccia lo scorso dicembre. I vettori stranieri sono padroni delle strade, e delle merci, il costo del carburante continua a crescere e le imprese artigiane dell’autotrasporto sono costrette a chiudere i battenti. Insieme a loro registrano una pesante recessione anche le realtà produttive di riparazione auto e moto e quelle di beni personali. In netto calo, soprattutto a causa della concorrenza di paesi stranieri con ridottissimi costi del lavoro, anche le imprese impegnate nel legno - arredo e nel tessile. "Sono in calo quelle attività - continua Fumagalli - che potrebbero essere più rischiose, ma che potenzialmente potrebbero avere alti margini di redditività". La conclusione dell’Osservatorio sull’artigianato e la piccola impresa non lascia spazio a dubbi: con l’idea giusta e la qualità dei prodotti, le imprese artigiane rappresentano ancora oggi la migliore opportunità di successo imprenditoriale nel nostro Paese.
EPIFANIA I dolci chiudono in bellezza le festività: secondo Confartigianato consumi di specialità artigiane pari a 295 milioni, in linea con 2006 Per Befane, calze e scope spesa di 20 milioni
I dolci chiudono in bellezza le festività natalizie con l’impennata di consumi legati all’Epifania. Leggere di più