COMUNICATO STAMPA - RIFIUTI
S.O.S. Manodopera - Nell'artigianato c'è posto per 162.000 dipendenti. Ma 71.000 sono introvabili. Confartigianato lancia l'emergenza manodopera per parrucchieri, idraulici, addetti alla robotica, falegnami, sarti, fornai
Emergenza rifiuti, la Campania rischia di bruciare 3,8 miliardi di euro di fatturato
Da qualche giorno, ormai, la notizia che riempie i quotidiani italiani e stranieri è sempre la stessa: l’emergenza rifiuti in Campania. Ma anche radio, telegiornali e periodici, tutti a denunciare le tonnellate di immondizia che riempiono le strade delle città. Con le discariche chiuse e i cittadini in rivolta. C’è chi ne ha denunciato i rischi sanitari, gravi e già incisivi, chi le modalità di smaltimento dei rifiuti e chi, in seguito alle diverse decisioni dei propri Governatori regionali, critica od approva la decisione di accogliere, e smaltire, parte dell’immondizia campana in eccesso. Ma c’è un aspetto, una conseguenza che né le istituzioni né i mezzi di comunicazione hanno posto all’attenzione: i risvolti economici negativi per le imprese campane. Lo ha fatto Confartigianato con un rapporto dell’Ufficio Studi e una denuncia che non ammette repliche, ma soltanto attenzione: “L'emergenza rifiuti rischia di provocare ingenti danni anche agli artigiani e alle piccole imprese, in particolare a quelle che operano nel settore alimentare e alle aziende dell’indotto del sistema turistico”. Così esordisce Giorgio Guerrini, Presidente nazionale di Confartigianato, che poi aggiunge: “L’impatto sulle 10.789 imprese alimentari attive in Campania è quantificabile in una possibile diminuzione del fatturato pari a 3,8 miliardi e in una riduzione delle esportazioni pari a 438 milioni. Inoltre - continua Guerrini - sono a rischio oltre 15.000 posti di lavoro. In particolare, per quanto riguarda gli effetti sulle imprese artigiane e sulle imprese fino a 20 addetti, il 96,6% del totale delle aziende del settore, la perdita di fatturato potrebbe essere superiore al miliardo di euro, con una diminuzione di 56 milioni delle esportazioni e 9.300 posti di lavoro a rischio”. Dati alla mano, il prossimo futuro della piccola imprenditoria campana va pianificato con grande attenzione. Infatti, oltre ai danni diretti provocati dai rifiuti ammassati per le strade, il rischio è che il danno d’immagine provocato dall’emergenza rifiuti “inquini” anche altri settori produttivi, come il manifatturiero, ma anche “quello di vedere propagate anche a tutto il Mezzogiorno le conseguenze dell’emergenza”, come avverte Guerrini. A questo punto, alle istituzioni spetta il duro compito di riorganizzare l’intero ciclo di trattamento dei rifiuti campani, considerato che dal 1997 al 2005 la situazione è andata sempre peggiorando, fino all’inqualificabile situazione di questi giorni. Ciò è accaduto nonostante gli investimenti fatti negli ultimi anni. E’ Antonio Campese, presidente di Confartigianato Campania, ad interpretare i numeri dei rifiuti in Campania. “Tra il 1997 e il 2005 l’emergenza rifiuti in Campania è costata 865 milioni. Ma la nostra Regione - conclude Campese - è anche la più cara d’Italia per quanto riguarda le tariffe: una famiglia di quattro persone spende infatti 244 euro all’anno, il 24% in più rispetto alla media nazionale”. Un’emergenza, dunque, che rischia di assumere tratti ancor gravi, per la salute dei cittadini e le prospettive delle piccole e medie imprese campane.
Siglato il contratto del comparto tessile artigiano
Chiuso dopo 72 ore di trattative no-stop il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore tessile-abbigliamento-calzature-pelletteria-pellicceria-giocattoli. L’intesa, che riguarda complessivamente circa 300.000 lavoratori dipendenti, è stata sottoscritta il 10 gennaio a tarda sera da Confartigianato Moda insieme alle altre Organizzazioni dell’artigianato (Cna Federmoda, Casartigiani e Claai) e dai Sindacati di categoria (Femca-Cisl, Filtrea-Cgil, Uilta-Uil). Il contratto prevede un aumento medio mensile a regime (riferito al terzo livello, operaio qualificato) di 100 euro che saranno corrisposti ai lavoratori in due rate di pari importo, una il 1° febbraio 2008, l’altra il 1° gennaio 2009. Con la scadenza della prima rata - che le imprese artigiane dovranno versare tra meno di un mese - cesseranno di essere corrisposte le eventuali somme elargite ai dipendenti a titolo di anticipazioni contrattuali. Oltre a tale aumento l’intesa prevede l’erogazione di una somma una tantum di 400 euro lordi, a copertura del periodo di assenza del contratto, scaduto 37 mesi fa, il primo gennaio 2005. L’importo sarà corrisposto in due rate uguali con le mensilità di aprile 2008 e maggio 2009. Anche in questo caso dalla cifra potranno essere detratte eventuali somme erogate a titolo di anticipazioni contrattuali. Previsto dal nuovo contratto anche il riconoscimento del trattamento di integrazione in caso di maternità, ma solo per il periodo di cinque mesi di astensione obbligatoria dal lavoro. Come già avvenuto per i contratti dei settori Legno, Lapidei, Comunicazione, rinnovati nel corso dell’autunno, anche in quello dei lavoratori del sistema artigiano della moda è stata introdotta la disciplina dell’apprendistato professionalizzante, con le retribuzioni che crescono in modo graduale con l’anzianità di servizio dell’apprendista. Una novità di grande importanza sottolineata da Stefano Acerbi, Presidente di Confartigianato Moda. “Si conferma positivamente l’impegno già assunto con i recenti rinnovi contrattuali dell’artigianato, per valorizzare il nuovo modello di artigianato professionalizzante, istituto qualificante e peculiare dell’artigianato, sia per la durata della formazione sia per le nuove prestazioni garantite all’apprendista. Nell’accordo – prosegue Acerbi – le parti si danno atto che l’apprendistato nell’artigianato ha tradizionalmente rappresentato uno strumento unico e speciale di trasmissione delle competenze, di rilevanza strategica per garantire buona e stabile occupazione”. Secondo uno studio compiuto nel 2006 da Confartigianato su un campione di 1.600 aziende, le piccole e medie imprese del comparto artigiano sono quelle che assorbono il maggior numero di apprendisti: 225.104, il 39,7 del totale. Confermato anche il ruolo di strada maestra verso l’assunzione a tempo indeterminato: il 71,4% degli imprenditori intervistati, terminato il periodo di apprendistato ha proposto l’assunzione degli apprendisti. Inoltre, secondo gli imprenditori l’apprendistato rappresenta una forma contrattuale di grande importanza per l’ingresso dei giovani in azienda: circa la metà degli intervistati ritiene infatti che l’apprendistato è un vantaggio per la propria azienda e il 47,7% degli imprenditori si dedica personalmente all’attività di formazione degli apprendisti. Nonostante l’importanza dell’apprendistato, che ogni anno garantisce la formazione di 560.000 giovani e che - come confermano i dati - rappresenta il canale privilegiato per l’accesso dei giovani al mondo del lavoro, la stagione dei rinnovi contrattuali si è aperta a fine settembre con un’iniziativa di segno negativo per l’istituto messa a segno dal Ministro del lavoro Damiano. Dopo l’aumento dei contributi a carico delle aziende, introdotto dalla legge Finanziaria 2007, il Ministro, in risposta a un interpello, ha varato d’ufficio il salario minimo per gli apprendisti, quantificato per legge scavalcando l’indispensabile contrattazione collettiva. Un atto duramente contestato da Confartigianato che lo considera sospeso come una mannaia sui rinnovi contrattuali conclusi e su quelli in atto, che conferma la linea ‘aggressiva’ che da tempo cerca di depotenziare lo strumento “rendendolo talmente costoso da scoraggiarne l’utilizzo da parte delle aziende”, come ha ricordato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini.
Firmato il rinnovo del contratto nazionale di lavoro per i dipendenti delle imprese artigiane del settore tessile-abbigliamento-calzature Stefano Acerbi (Confartigianato Moda): “Confermato impegno per disciplinare il nuovo modello di apprendistato professionalizzante
Le Organizzazioni di categoria dell’artigianato (Confartigianato Moda, Cna Federmoda, Casartigiani e Claai) ed i Sindacati di categoria (Femca-Cisl, Filtea-Cgil, Uilta-Uil) hanno siglato l’accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di Leggere di più
contratto tessile-abbigliamento-calzature
Firmato il rinnovo del contratto nazionale di lavoro per i dipendenti delle imprese artigiane del settore tessile-abbigliamento-calzature
Confartigianato alla guida del Tavolo Interconfederale del SINCERT
Rappresentanza e qualità, puntando forte sulla tradizione e sullo spirito d’innovazione tipica di chi fa impresa, non soltanto in Italia. E’ seguendo queste coordinate che Confartigianato continua ad accompagnare, da oltre sessant’anni, la piccola imprenditoria del nostro Paese. Lo scorso dicembre, poi, la Confederazione ha ricevuto un altro importante compito: il coordinamento del Tavolo Interconfederale sul SINCERT, il Sistema Nazionale per l’accreditamento degli organismi di certificazione e ispezione. Il SINCERT, di cui Confartigianato è socio e componente del Comitato di Indirizzo e Controllo, nel futuro più prossimo sarà chiamato ad una tappa fondamentale della propria storia, iniziata nel 2001: quella di dare vita all’Ente Unico nazionale di accreditamento. La creazione dell’Ente, secondo le direttive europee che lo hanno voluto, dovrà avvenire entro il 2010 in ognuno degli Stati membri. Di tempo, quindi, ne rimane ben poco. E Confartigianato lo sa bene. Infatti, già dallo scorso 12 dicembre, giorno della prima riunione tecnica guidata da Confartigianato, è stato esaminato il Piano della comunicazione dell’Ente per il 2008, mentre sono state valutate le proposte di modifiche al regolamento generale, un passo fondamentale per arrivare allo snellimento amministrativo e al definitivo raggiungimento dell’equilibrio tra tutte le componenti del SINCERT.