Mozzarella:Attacco al simbolo del made in Italy
Mozzarella: I Produttori Caseari di Confartigianato: Allarme immotivato. Attacco a simbolo del made in italy
Incontro-Berlusconi Confartigianato
Confartigianato a confronto con il leader del Pdl On.Silvio Berlusconi
La “bufala” della diossina nella mozzarella campana
“L’emergenza rifiuti in Campania rischia di provocare ingenti danni anche agli artigiani e alle piccole imprese, in particolare a quelle che operano nel settore alimentare”. Lo scorso gennaio, con queste parole, il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini consigliava una buona dose di attenzione alle forze politiche. Un’attenzione diventata premonizione e che, appena due mesi dopo, ha mostrato la propria verità. Vendite a picco e panico tra i consumatori di uno dei migliori prodotti della cucina tipica italiana, la mozzarella di bufala campana certificata dal marchio comunitario DOP. Sono bastati il blocco alla frontiera sudcoreana e la cautela manifestata dal governo giapponese per innescare la bomba, i controlli nei caseifici campani per farla esplodere. Ma la presunta contaminazione da diossina della mozzarella campana sembra essere, sia concesso il gioco di parole, una vera e propria bufala. Con il rischio, serio, di far rivivere una storia già vissuta l’anno scorso con l’allarme aviaria. Il primo a denunciarlo è il Ministro per le Politiche agricole, Paolo De Castro, per il quale non ci sono dubbi: “Non esiste un caso diossina in Italia. Questo allarmismo mediatico rischia di fare il paio con il problema dell’influenza aviaria che lo scorso anno causò il crollo dei consumi di carne. C’è incattivimento - ha aggiunto De Castro - con la regione Campania”. D’altronde, l’emergenza non sembra reggersi su basi fondate. La mozzarella bloccata in Corea del Sud, infatti, non sembra essere italiana ma soltanto una delle tante brutte copie dei prodotti alimentari italiani. Dal Ministero per le Politiche agricole, invece, confermano che “il governo giapponese ha soltanto inviato alle autorità italiane un elenco delle proprie aziende fornitrici con l’intento di sapere se tra quelle ci fossero aziende risultate positive ai controlli”. Controlli, appunto, il terzo elemento che ha scatenato il gran fracasso degli ultimi giorni. A parlare è ancora il ministro De Castro: “Gli allevamenti sui quali sono in corso accertamenti sono 83 su 1.900”, una percentuale tanto bassa da poter accendere appena un minimo campanello d’allarme e non “la montatura di una campagna tanto negativa”, come la definisce De Castro. Il Ministro ha poi concluso sottolineando come “un tema così delicato richieda la massima chiarezza e la più assoluta correttezza, per non penalizzare l’intero comparto e tutti gli imprenditori onesti, la stragrande maggioranza, che tutti i giorni lavorano per un prodotto che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro agroalimentare di qualità”. Allarmismo infondato, dunque, ma crisi vera. Per evitarla non sono bastati gli avvertimenti di Confartigianato e le smentite del Ministero alle tante indiscrezioni giunte dalle frontiere asiatiche e dai caseifici campani. Nel frattempo, il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana ha denunciato un già vistoso calo delle esportazioni all’estero e delle vendite in Italia, mentre il Presidente dei caseari di Confartigianato, Salvatore Bellopede, denuncia la necessità di “un intervento urgente delle istituzioni pubbliche, a livello locale e nazionale, per sostenere un settore che impiega 20mila addetti e che vanta un giro d’affari di 300 milioni di euro. Non è giusto che a pagare per le responsabilità politiche dell’emergenza rifiuti campana sia un intero comparto produttivo, costituito da piccole imprese che hanno fatto la scelta della qualità per un prodotto riconosciuto a marchio comunitario DOP e che, quindi, deve rispondere a stringenti norme contenute nei disciplinari di produzione. Il sequestro probatorio di prodotto lattiero caseario che rappresenta meno del 10% della produzione totale di mozzarella DOP nel 2007 - continua - dimostra l’efficacia dei sistemi di controllo che garantiscono la sicurezza di un prodotto apprezzato in tutto il mondo”. Per cancellare le paure generate nell’opinione pubblica e nei consumatori, bisognerebbe dar vita ad una serie di interventi immediati, efficaci e concreti. Per Bellopede “occorre avviare una campagna di controllo a monte della filiera produttiva, con campionamenti di latte presso gli allevamenti; definire le zone di produzione lattiera realmente a rischio, individuare e bloccare le partite di prodotto sospette, accertare le specifiche responsabilità individuali. Contemporaneamente occorre rilanciare con programmi promozionali l’immagine della mozzarella di bufala le cui innegabili caratteristiche organolettiche la contraddistinguono nel panorama dei prodotti tipici e tradizionali”.
Confartigianato a confronto con Berlusconi
“Volevo leggere la risposta del leader del Partito Democratico alle vostre proposte: lui ha detto che sono in sintonia con il programma del Partito Democratico. Se vinciamo noi, siamo evidentemente in sintonia assoluta e totale, se vincono loro è la stessa cosa. Quindi, siete in una botte di ferro. Fine delle trasmissioni”. Silvio Berlusconi sceglie la strada del paradosso per dire “si” alle proposte avanzate da Confartigianato agli schieramenti politici in vista delle consultazioni elettorali del 13 e 14 aprile. “Proposte di buon senso”, le ha definite il leader del Popolo delle Libertà, “che non possono che essere condivise”. Secondo Berlusconi è naturale approvare proposte liberali, che “restituiscono forza alle imprese”, lo è meno – a suo giudizio – che sugli stessi punti si sia detto d’accordo anche il candidato premier del Pd Walter Veltroni leader di un partito “che rappresenta l’ultima mimetizzazione del Partito Comunista”, uno schieramento che “manifesta un’invincibile ostilità per tutto quello che non può controllare. La proprietà privata per loro è sempre la causa di ogni male. E’ più forte di loro” ha dichiarato Berlusconi. Il secondo degli incontri programmati da Confartigianato per sottoporre le richieste del mondo della piccola impresa ai leader politici che si affronteranno alle urne tra meno di un mese (il primo si è tenuto il 6 marzo, ospite Walter Veltroni, il prossimo è programmato per il 3 aprile con Pierferdinando Casini) ha visto Berlusconi non lesinare le critiche – forti – agli avversari della sinistra, accusati, tra l’altro, di velleitarismo: “Quando Veltroni arriva qui e dice: ‘sono d’accordo con tutto’, rappresenta una sinistra che non esiste”. L’intervento ‘fiume’ del Cavaliere, durato più di un’ora, non si è risolto comunque in un interminabile j’accuse al Governo uscente, anche se i riferimenti sono stati molti. Berlusconi ha affrontato gli argomenti posti all’attenzione della politica dal Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, cercando di dare risposte “chiare” – “parlo in maniera difficile?” è stata la domanda retorica rivolta ai membri della Giunta di Confartigianato – ai problemi complessi delle imprese e delle famiglie. Garantire la governabilità, valorizzare il ruolo della micro e piccola impresa, ridurre la spesa pubblica, diminuire la pressione fiscale su imprese e famiglie, liberare le imprese dai costi della burocrazia e dei mercati ‘protetti’, superare la contrapposizione tra lavoro dipendente e lavoro indipendente. Su questi aspetti, proposti dal Presidente Guerrini – “Alla politica chiediamo di ascoltare le nostre imprese, che sono quelle che trainano l’occupazione del Paese – si è concentrata l’attenzione del candidato premier. Che ha preso le mosse da una constatazione amara: “Chi si assume la responsabilità del Governo di un Paese nelle condizioni in cui siamo noi oggi – ha detto Belusconi –, non ha tutte le rotelle a posto. Pensate che siamo nella situazione più difficile di sempre, una situazione difficile per l’Europa e per il mondo. Se andremo al governo dovremo ricominciare da zero, per ricostruire l’immagine del Paese nel contesto internazionale”. INFRASTRUTTURE – “Abbiamo un gap infrastrutturale del 50% rispetto a Germania e Francia. Noi avevamo aperto 76 cantieri, la sinistra li ha chiusi con ferocia quasi giacobina. Dal ponte sullo Stretto di Messina, al traforo della Val Susa. Voglio vedere se una volta al governo, l’Europa ci darà ancora quei crediti a fondo perduto, che ero riuscito a ottenere. In cinque minuti, è stato cancellato il corridoio Palermo-Berlino, un’opera tutta Italiana che avrebbe posto la Sicilia al centro degli scambi internazionali. La mancanza di infrastrutture pesa, per il tempo di spostamento dei cittadini e delle merci, per il 20,6% del Pil, mentre nel resto d’Europa per il 16%. Una differenza di quattro punti che vale 65/67 miliardi di euro”. Per cui “via di nuovo alle merci su rotaia, fare i trafori, attivare il Corridoio 5”. ENERGIA – “La sinistra negli anni 70/80 ha bloccato la produzione di energia nucleare. Noi dipendiamo dall’estero per tutta l’energia che consumiamo. Per questo paghiamo l’energia dal 35 al 40% in più, addirittura il 60% in più rispetto alla Francia. Una scelta veramente assurda alla quale bisogna rimediare”. BUROCRAZIA – “Un sistema pletorico e inefficiente. Una pubblica amministrazione immobile, che ci costa esattamente il 50% in più di quanto costano ai cittadini europei i loro Stati. Lo Stato Tedesco costa ai suoi cittadini 3.000 euro a testa, noi paghiamo 4.500 euro. IMPOSTE – Siamo i meno virtuosi anche sul pagamento delle imposte (dopo la burocrazia n.d.r.): le aliquote eccessive urtano la sete di giustizia. Paragoniamo i soldi che uno Stato ci chiede con i servizi che ci dà. Le imposte rappresentano una contropartita: ad esempio, per garantire la sicurezza personale, o la legalità. Cose che questo Stato non fa decentemente. Siamo messi male. La sinistra ha sottratto dall’economia ottantasei miliardi di euro in più di imposizione fiscale, approfittando di un periodo favorevole che ha riguardato, non solo l’Italia, ma tutta l’Unione Europea. Dobbiamo fare un grande lavoro: questa cosa spiega perché l’Italia è cresciuta meno. Sempre meno negli ultimi anni degli altri paesi europei”. IVA – “E’ importante per voi: l’Iva non si paga all’emissione della fattura, ma quando viene incassata”. EMERGENZA RIFIUTI – “Un’altra delle situazioni create dal Governo. Un disastro. Il Paese del Made in Italy, di cui tanto ci vantiamo, non ha saputo risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli. Turisti, cittadini e imprese si muovono tra due bastioni di rifiuti. Le immagini sono su tutti network internazionali. Se non riuscirò, nel giro di uno, due o tre mesi al massimo a riportare Napoli e la Campania alla loro naturale bellezza, quell’immondizia lì sarà colpa mia. Io ho una mezza idea, ma bisognerà avere la mano di Dio sulla testa”. DEBITO PUBBLICO – “Se gli stati europei hanno il debito pubblico mediamente pari al 60% del loro prodotto interno, noi abbiamo un debito pubblico pari al 104% del Pil. Paghiamo mediamente 37 miliardi di euro all’anno in più in interessi, 2,5 punti di Pil. Cercheremo di lavorare e fare quello che si può per rimediare a questa situazione. Mi dicono che la nostra è una campagna prudente. Io rispondo che è semplicemente realistica, consapevole della situazione”. Secondo il Cavaliere un primo importante risparmio passa attraverso l’ammodernamento e la digitalizzazione della Pubblica amministrazione: “La digitalizzazione, permetterà ingenti risparmi: una lettera ‘tradizionale’ costa trenta euro, una e-mail scende a 3 euro. Un imprenditore potrà svolgere dalla sua scrivania tutte le pratiche verso la pubblica amministrazione, che oggi richiedono la presenza fisica”. Un’altra proposta prevede la vendita di beni dello Stato. “Pensiamo di ridurre il debito pubblico, mettendo in vendita anno dopo anno, alcuni beni dello Stato. Tramite l’immissione di questi beni sul mercato, pensiamo di recuperare almeno un punto di Pil all’anno - quindici miliardi di euro all’anno -, passando così in cinque anni dal 105% al 100%”. FISCO – “Non si può avere lo Stato che non incassa 6 punti di Pil. Novanta miliardi di euro evasi. Io avevo avviato il nuovo metodo di riscossione creando Equitalia. Che ha funzionato molto bene. La sinistra si è vantata di avere portato avanti lei la lotta all’evasione fiscale, mentre il recupero di evasione assomma a meno di 2 miliardi di euro. Serve un’efficace opera di contrasto nella quel devono essere coinvolti anche i Comuni”. FAMIGLIE – In testa a tutti i provvedimenti, il Cavaliere mette “Ridare i soldi alle famiglie”. Attraverso la “Detassazione degli incentivi e dei premi di produttività. Significa sottrarsi ai contratti nazionali. Perché tra impresa e collaboratore si stabilisce un rapporto diretto. Con questo noi aumenteremo la produttività, soldi che entrano nelle tasc
Confartigianato dà i numeri del “forfettone”
A tre mesi dall’entrata in vigore del “regime dei minimi”, il cosiddetto “forfettone” introdotto dalla Finanziaria 2008, che ha previsto un’imposta secca del 20% sul reddito in alternativa a Irpef, Irap e Iva, Confartigianato traccia un primo bilancio delle imprese associate che hanno aderito alla nuova opzione. Il modello elaborato dall’Ufficio Studi Confederale ha preso in esame un campione significativo di 63.466 imprese, le cui contabilità sono gestite da un gruppo di 35 Associazioni di Confartigianato, che rappresentano il 55,1% dei 520.000 associati. L’analisi ha considerato le imprese che hanno i requisiti per aderire al regime dei minimi. Sono risultate in linea con i parametri fissati dal Ministero delle Finanze, il 23% delle ditte individuali del campione. Di queste il 41,7% (6.087 soggetti) ha aderito al regime semplificato. Per quanto riguarda la ripartizione geografica delle adesioni, il quadro che emerge è sostanzialmente equilibrato. Poche le variazioni, di ordine decimale, tra Nord (41,8%) e Centro-Sud (41,1). “Il risultato – spiega Andrea Trevisani, Direttore delle Politiche Fiscali di Confartigianato –conferma l’impegno informativo delle strutture della Confederazione che sono state molto attente a spiegare alle imprese associate le condizioni in cui poteva convenire, o meno, l’adesione al regime dei minimi, e i casi in cui il nuovo regime produce reali risparmi d’imposta”. All’indomani dell’entrata in vigore del “forfettone”, avvenuta lo scorso 2 gennaio, era stato proprio il vice Ministro dell’Economia Vincenzo Visco a chiedere alle Organizzazioni di categoria il massimo impegno nel comunicare agli associati i contenuti del nuovo regime. “Il Governo farà la sua parte – aveva detto Visco – nel dare le informazioni necessarie. Ma sarebbe importante che un contributo in tal senso venisse anche dal mondo delle Organizzazioni di categoria”. Le associazioni imprenditoriali e i consulenti fiscali “avvertano in questi giorni i propri associati e i propri clienti, se questi ultimi si trovano nelle condizioni di poter optare per il regime semplificato”. Il vice Ministro aveva concluso sottolineando che per il buon fine dell’iniziativa “il loro ruolo (quello delle Organizzazioni n.d.r.) e la loro responsabilità diventano decisivi”.
“Scossa” di primavera per la bolletta elettrica delle PMI
Nuova stangata per le piccole imprese, soprattutto quelle del settore manifatturiero e dell’edilizia, che dal prossimo primo aprile rischiano di veder lievitare la bolletta elettrica del 12,6%. All’origine dell’aumento non ci sono – per una volta – le tensioni dei mercati internazionali che spingono alle stelle il prezzo del petrolio, e di conseguenza dell’energia elettrica che nel nostro Paese viene prodotta in massima parte in centrali alimentate a gas, ma il nuovo meccanismo di calcolo dei consumi introdotto dall’Autorità per l’Energia. In base al nuovo metodo, definito di “profilazione in funzione del carico” – tecnicamente “load profiling” – il prezzo dell’elettricità varierà a seconda dell’orario di prelievo. La notte, la tariffa sarà più bassa, mentre la sera e il sabato, il costo sarà intermedio. A essere penalizzati saranno i consumi diurni, quelli compresi tra le 8 e le 18.00, dal lunedì al venerdì. In questa fascia si concentreranno gli aumenti tariffari che, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, costeranno alle imprese circa 226 milioni di euro. Il “trattamento per fasce orarie” riguarderà tutte le imprese in bassa tensione, con potenza disponibile pari o inferiore a 55 kW, provviste di contatore elettronico. Si stima che attualmente le imprese dotate di misuratore elettronico dei prelievi di energia siano circa 854.784, pari al 25% del totale. Secondo le previsioni la copertura del 95% delle imprese sarà raggiunta solo nel 2011. L’Ufficio Studi Confederale ha realizzato un modello di impatto per valutare le ricadute del “load profiling” sui bilanci aziendali. La conclusione è che le piccole aziende, quelle che hanno un consumo diurno feriale poco flessibile - che non possono spostare i prelievi in fasce meno care - pagheranno la bolletta più salata. Edilizia e manufatturiero, con 1.706.089 aziende, guidano la classifica delle bollette “roventi”, concentrando l’85% dei consumi elettrici nella fascia tariffaria F1 (diurno-feriale) e solo il 15% in F23 (sabato, con sporadici turni domenicali o notturni). Poche le speranze di recuperare in modo significativo l’aumento rivolgendosi all’acquisto di energia sul mercato libero: secondo i calcoli i risparmi si aggirano intorno al 3,3%. Piuttosto poco rispetto all’aumento, che risulta invece consistente. Se poi si considera che tali benefici rischiano di ridursi ulteriormente in “virtù di una quota di imprese che accederanno al mercato libero realisticamente contenuta” – si legge nello studio di Confartigianato – ecco che l’introduzione delle fasce orarie rappresenta una mannaia sospesa sopra ad alcuni comparti, come l’Edilizia e il Manufatturiero, ma anche il Legno Arredo e la Moda, già in affanno per specifiche criticità congiunturali. Sulla questione del “trattamento per fasce orarie” appare difficile un dietro-front dell’Autority. Al contrario, sembra esserci ancora spazio per l’introduzione di misure per attenuarne l’impatto sulle piccole imprese. Di questa linea è il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al Presidente dell’Autorità per l’Energia e il Gas, Alessandro Ortis, in cui ha fatto rilevare come “gli aumenti si aggiungono ad un costo dell’energia per le PMI tra i più alti d’Europa, difficilmente sostenibili in un momento di congiuntura economica come l’attuale, caratterizzato da stime di crescita dell’Unione Europea pari allo 0,6% per l’Italia a fronte del 1,7% dell’area euro”. Più in là il richiamo del Presidente Guerrini al peso delle PMI e alle anomalie del mercato elettrico: “La struttura economica del Paese è rappresentata per oltre il 90% da piccole imprese che operano in un mercato elettrico caratterizzato da una serie di pesanti anomalie più volte denunciate, quali un mercato libero concentrato nelle mani di pochi operatori e una fiscalità energetica fortemente sperequata in danno delle PMI, tutti fattori di contesto che rappresentano un forte ostacolo alla competitività del nostro Paese”. Da qui l’invito al Presidente Ortis “a prendere in considerazione l’allarme che proviene dal nostro mondo e a voler diluire nel tempo una ricaduta così pesante e difficilmente sostenibile, garantendo al mercato, agli operatori e agli utenti finali il tempo di organizzarsi affinché il passaggio avvenga con logiche di omogeneità, equità e trasparenza”.