Al via la quarta edizione di “100 piazze per l’ambiente e la sicurezza stradale”

Rispetto dell’ambiente e sicurezza stradale. Con questi due obiettivi torna la campagna nazionale “100 piazze per l’ambiente e la sicurezza stradale”, voluta ed organizzata anche quest’anno da Confartigianato Autoriparazione. L’iniziativa, che anche quest’anno dovrebbe avere il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti e per l’adesione di Legambiente, Ecogas e Adiconsum, prenderà vita il prossimo 24 maggio nelle piazze delle più importanti città italiane e nelle officine associate a Confartigianato. La finalità del progetto, oltre a quella di dare visibilità su tutto il territorio nazionale al lavoro quotidiano degli artigiani dell’autoriparazione e all’attività di Confartigianato Imprese, è anche quella di sensibilizzare gli automobilisti su due tematiche importanti: il rispetto dell’ambiente, grazie ad un’attenta analisi delle emissioni di scarico delle marmitte, e la sicurezza stradale, grazie alla diagnosi delle componenti meccaniche usurate, e quindi pericolose per l’incolumità degli automobilisti. La formula della manifestazione, giunta alla quarta edizione, non cambierà. Le imprese di autoriparazione che aderiranno all’iniziativa potranno accogliere gli automobilisti nelle proprie officine o negli spazi allestiti nei parcheggi e nelle piazze dei propri comuni, eseguendo un check up dei veicoli che vorranno approfittare di un servizio gratuito ma comunque efficace ed utile. Al termine della diagnosi l’autoriparatore provvederà a compilare una scheda fornita dalla Confederazione insieme a tutto il materiale pubblicitario ed informativo della manifestazione, sulla quale annoterà gli interventi più urgenti da eseguire sul veicolo. Per prendere parte a “100 piazze per l’ambiente e la sicurezza stradale” le imprese associate avranno tempo fino al 24 aprile per comunicare la propria adesione.


Varata la “dura lex” della sicurezza sul lavoro

Il Governo ha licenziato in via definitiva il Decreto legislativo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, un testo che il Ministro del Lavoro Cesare Damiano ha definito “uno dei più avanzati della legislazione europea”. Damiano ha anche aggiunto “ora la legge c’è, bisogna applicarla”. In realtà prima che il Testo Unico sia operativo in tutte le sue parti bisognerà attendere ancora del tempo. Una o due settimane tra la firma del Presidente della Repubblica e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale; circa 90 giorni per l’entrata in vigore del provvedimento cardine dell’intero sistema, ovvero le disposizioni relative alla “valutazione dei rischi”. La proroga a queste ultime è stata concessa nel passaggio in Commissione Lavoro alla Camera che ha previsto ulteriori tre mesi per permettere alle imprese di adeguarsi ai nuovi obblighi. A fine giugno, comunque, potrebbe scattare un’ulteriore dilazione, infatti 90 giorni potrebbero non essere sufficienti per l’adeguamento di molte aziende alle nuove prescrizioni, soprattutto per quelle che svolgono attività pericolose. Proseguendo nel percorso a tappe che darà piena operatività al Testo Unico, è stata posticipata al 30 aprile l’entrata in vigore delle disposizioni sui campi magnetici contenute nel titolo VIII, capo IV, mentre bisognerà attendere fino al 26 aprile 2010 per quelle sulle radiazioni ottiche artificiali. La maggior parte delle disposizioni contenute nel Testo Unico sono già potenzialmente applicabili e attendono solo la stesura dei regolamenti e delle circolari interpretative. Rispetto al testo sui cui si sono confrontate le parti sociali e il Governo nelle scorse settimane, quello approvato presenta alcune novità introdotte nel passaggio parlamentare e in quello presso le autonomie locali. Le novità più rilevanti per le imprese riguardano lo spostamento in avanti delle date di entrata in vigore di alcune norme specifiche, ma soprattutto la soluzione – anche se di compromesso – del nodo delle sanzioni, uno degli aspetti più controversi dell’intera normativa, oggetto di forti critiche da parte di Confartigianato e del mondo imprenditoriale. In particolare, nelle ipotesi in cui il Testo Unico prevedeva come pena l’arresto da 6 a 18 mesi (nel caso di mancata predisposizione del documento di valutazione dei rischi, in settori particolarmente esposti agli incidenti, o in insediamenti industriali con almeno 200 lavoratori), ora il giudice dovrà convertire la pena detentiva in una cospicua ammenda – da 8 mila a 24 mila euro – se entro la fine del processo di primo grado risultano rimosse tutte le fonti di rischio e le irregolarità contestate. Restando in tema di valutazione dei rischi, è stata confermata un’importante agevolazione per le piccole imprese, quelle che occupano fino a 10 dipendenti: potranno autocertificare l’avvenuta valutazione del rischio, in modo analogo a quanto già previsto dalla legge 626. Ma solo per diciotto mesi dalla pubblicazione dal decreto che darà attuazione alla norma, e comunque non oltre il 30/06/2012. Dal testo varato dal Governo scompare l’obbligo di denuncia, da parte dei funzionari di ISPESL, INAIL E IPSEMA, per le violazioni riscontrate nelle aziende assistite La nuova “626”, ridefinisce anche la natura dell’interpello: le risposte fornite dalla pubblica amministrazione ai quesiti non solo più vincolanti ma solo interpretative e direttive per l’attività di vigilanza.


Elezioni 2008 Confartigianato a confronto con l’On. Pier Ferdinando Casini. Il Presidente Guerrini: “Vogliamo un Paese ‘a misura’ di piccola impresa”

“Vogliamo un Paese ‘su misura’ per 4.223.639 micro e piccole aziende, vale a dire il 98,2% della realtà imprenditoriale italiana, che danno lavoro al 59,3% degli addetti, realizzano il 43,9% del valore aggiunto e il 39,4% degli investimenti”.Leggere di più


Elezioni 2008:Confartigianato incontra Casini

ELEZIONI 2008: Confartigianato a confronto con l'On. Pier Ferdinando Casini


CASINI INCONTRA CONFARTIGIANATO

Sulla ‘poltrona’ degli artigiani, questa volta si è seduto Pierferdinando Casini. Dopo Walter Veltroni, che l’aveva ‘occupata’ il 6 marzo, Silvio Berlusconi che lo aveva fatto il 27 dello scorso mese, da ultimo è toccato al leader dell’UDC sedersi di fronte alla Giunta Esecutiva di Confartigianato per discutere delle misure e degli interventi che il suo partito ha intenzione di riservare al mondo delle imprese nel post 13 aprile. Con Casini si è chiuso il ciclo di incontri organizzati dalla Confederazione con i candidati premier alle prossime elezioni. Molti i punti di contatto tra il manifesto dell’UDC e le esigenze delle imprese artigiane. Lo ha riconosciuto il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini in apertura del faccia a faccia - moderato dal giornalista del TG 5 Giuseppe De Filippi - ma anche lo stesso Casini, che ha definito “imbarazzante” l’adesione del programma dell’UDC ai suggerimenti e alle proposte della Confederazione. Una comunione di contenuti e di intenti importante, “perché se è vero che ora i riflettori sono puntati sul 13 aprile, lo è almeno altrettanto che a preoccupare gli imprenditori è il 14 aprile”, il dopo elezioni insomma, come ha sottolineato il Presidente Guerrini. La proposta del leader dell’UDC per ‘liberare’ le imprese poggia su quattro pilastri: semplificazione burocratica, recupero di efficienza della Pubblica amministrazione, riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese, riduzione della spesa pubblica. Partendo proprio da quest’ultima. “Una delle differenze fondamentali fra il nostro programma e i libri dei sogni degli altri candidati – ha detto Casini – è che noi partiamo dal risanamento dello Stato, e indichiamo anzitutto il modo con il quale reperire le risorse per qualsiasi intervento. Siamo tutti d’accordo che la spesa pubblica italiana è una cattiva spesa, a livello centrale e locale. Siccome non c’è riduzione della pressione fiscale senza riduzione della spesa, noi proponiamo il congelamento delle spese correnti primarie dello Stato già nella Finanziaria 2009, la revisione radicale di tutte le spese sostenute nel bilancio pubblico con l’obiettivo di porre merito e risultato al centro della spesa”. Un primo taglio indicato come “necessario” da Casini è quello delle Province, una misura che da sola “consentirebbe un risparmio di 11 miliardi di euro, senza toccare posti di lavoro. Un eccezionale passo avanti contro le assurdità di una burocrazia fatta di troppi soggetti che neppure dialogano tra loro”. Casini non si ferma alle Province, da rimodellare, secondo lui, è l’intera macchina dello Stato. I Ministeri? “Vanno accorpati”, così come le agenzie e gli enti. Per il Cnel, invece, il progetto è diverso: cancellarlo. Il leader dell’Udc tira in ballo anche il patrimonio pubblico. Anche per questo i piani sono chiari. “Va smobilizzato. Noi riteniamo che si debba alienare progressivamente tutto ciò che è dello Stato. Prendiamo ad esempio l’Istituto Poligrafico, io non capisco perché non lo si possa mettere sul mercato”. Il ricavato delle alienazioni, circa 30 miliardi di euro, Casini lo destinerebbe “alla riduzione del debito pubblico. Ma i risparmi liberati grazie ai minori interessi, per la diminuzione del debito, saranno utilizzati per ridurre le tasse”. Nei progetti dell’UDC c’è anche la messa sul mercato di Eni e Enel. “Saranno gli ultimi, a causa del problema energetico del Paese”. Sulle scelte energetiche operate in Italia negli ultimi 30 anni, Casini non usa mezzi termini, definendole “scellerate” e “demenziali”. “Per l’energia dipendiamo per l’85% dall’estero. Abbiamo detto ‘no’ a tutto. No ai rigassificatori, no ai termovalorizzatori, no al nucleare. Queste scelte ci stanno uccidendo e si stanno mettendo fuori dal mercato. Bisogna assolutamente riprendere la strada del nucleare, la strada dei “si” a queste importanti infrastrutture”. Alla domanda del Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli - “cosa ne dice della proposta Confederale di istituire un’Agenzia per le PMI” - Casini risponde con un prudente “mi impegnerò a valutarla”. Nel suo programma, infatti, ha riservato alle PMI, il potenziamento di una struttura diversa, e con un differente obiettivo: lo Sportello Unico, “per agevolare i rapporti con l’amministrazione pubblica”. Una proposta bocciata da Fumagalli. “Non siamo d’accordo. Sportello Unico è una definizione ‘vuota’, dietro alla quale non c’è niente. Noi proponiamo l’eliminazione dei controlli ‘ex ante’ a favore di rigorosi controlli ‘ex post’”. In sostanza Confartigianato propone che i controlli sulle aziende vengano fatti dopo che queste sono costituite, e non prima. Sul fronte fiscale Casini non spreca molte parole. Non perché lo sottovaluti, ma perché ritiene che nel suo programma sia espresso con sufficiente chiarezza. Elenca però alcune iniziative a favore delle imprese che considera qualificanti. “Bisogna rivedere gli studi di settore. Noi ci siamo opposti a come erano stati concertati. Per una semplice ragione: l’evasione c’è anche nel vostro settore, ma se sulla presunzione di evasione si obbliga la gente a evadere, lo Stato non fa i suoi interessi. Noi non possiamo portare alla disperazione l’artigiano che rispetta fedelmente le regole che lo Stato gli dà sulla base degli studi di settore, che sono palesemente fuori dal mercato”. A monte degli interventi fiscali, Casini pone “il rispetto tassativo dello Statuto del contribuente. Dalla manovra Finanziaria devono scomparire i riferimenti ‘in deroga’: non si possono colpire i redditi già prodotti con imposte retroattive”. L’attenzione al contribuente è anche in una seconda proposta dell’UDC. “Proponiamo la pax fiscale. Non si possono cambiare le norme continuamente, così facendo si rende la vita impossibile al contribuente. Ci impegnamo a non introdurre per almeno due anni nuove regole, o a modificare quelle presenti”. Sulle liberalizzazioni le richieste di Confartigianato si incontrano con il programma dell’UDC. “Il mio programma è quello più liberale in circolazione”, sottolinea Casini che sul punto non risparmia un affondo al Governo Prodi. “Hanno colpito migliaia di piccole imprese senza ottenere risultati apprezzabili. Io non ho visto più taxi in giro, e neppure sono diventati meno cari. Non si è liberalizzato dove si doveva”. Fumagalli chiude il concetto elencando due delle liberalizzazioni mancate: “banche e assicurazioni”. Il leader dell’UDC un settore da liberalizzare in via prioritaria ce l’ha in testa, e anche da tempo: i servizi pubblici locali. Che sono sfuggiti al Disegno legge del Ministro Lanzillotta, bloccato dal veto ideologico di Rifondazione Comunista, e dal prevedibile veto dei Comuni. “E’ necessario ristabilire la concorrenza nel settore dei servizi pubblici locali (energia, gas, acqua, rifiuti), con ovvi benefici sulle tariffe dei servizi erogati”. Le politiche a sostegno della famiglia, cavallo di battaglia di Casini, sono spalmate un po’ ovunque, e ovviamente incrociano i destini delle piccole imprese, quelle “famigliari”, appunto. Secondo Casini una politica che intercetta i bisogni delle prime favorisce necessariamente anche le seconde. “Se sosteniamo la famiglia, favoriamo i consumi. E’ per questo che abbiamo introdotto il raddoppio degli assegni famigliare per ogni figlio a carico, la deduzione dal reddito delle spese per gli asili nido, le suole materne, i libri scolastici, ma anche le spese mediche, l’aumento delle detrazioni fiscali per gli interessi dei mutui sulla prima e sulla seconda casa. Una cedolare secca del 20% di Irpef sugli affitti, il blocco delle addizionali regionali e comunali Irap e Irpef, la detassazione degli straordinari sui redditi da lavoro…”.