Artigiancassa - artigiani e MPI

Artigiancassa - Confartigianato: rilancia il 'brand' al servizio di artigiani e MPI


Dieci milioni di euro per l’export delle imprese artigiane

Al via il bando del Ministero del Commercio Internazionale che stanzia dieci milioni di euro per agevolare i processi di internazionalizzazione e i programmi di penetrazione commerciale promossi dalle imprese artigiane e dai consorzi per l’esportazione. Nessuna agevolazione è prevista per i “battitori liberi”: tra gli obiettivi del finanziamento c’è quello, infatti, di premiare le aggregazioni di imprese (da un minimo di tre), un fattore considerato decisivo per rafforzare l’export dei “piccoli”. Ampio il ventaglio delle azioni ammesse al finanziamento: campagne promozionali (partecipazione a fiere, azioni di comunicazione sul mercato, seminari, incontri bilaterali tra operatori, missioni di imprenditori); missioni commerciali settoriali; conferenze di commercializzazione dei distretti, oppure filiere o raggruppamenti di imprese; studi e consulenze per la messa in rete delle imprese del territorio; studi di fattibilità per costituire reti di vendita all’estero. Sostenuti anche i progetti per l’innovazione dei processi produttivi, distributivi e logistici in funzione di uno sbocco sui mercati stranieri, e la formazione delle imprese artigiane in materia di marketing internazionale. Fissato in 80.000 euro il tetto massimo finanziabile per ciascun progetto. Anche in questo caso la capacità di fare sistema è premiata: se la domanda viene presentata da almeno cinque imprese l’importo cresce fino a 100.000 euro. Le domande dovranno essere inviate entro 45 giorni dalla data di pubblicazione del bando, avvenuta lo scorso 23 maggio. I progetti dovranno essere indirizzati alle Regioni. Nel caso in cui il progetto preveda raggruppamenti di imprese provenienti da più Regioni, il destinatario del progetto è il Ministero per lo Sviluppo Economico.


IN BREVE - Contratti di secondo livello, il Ministero richiede la trasmissione

Nonostante le recenti disposizioni della legge 247/2007, che hanno sostituito le norme su previdenza e lavoro previste dalla vecchia 135/1997, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ristabilisce l’obbligo di comunicare alle Direzioni Provinciali del Lavoro i contratti collettivi aziendali o di secondo livello. Un’esigenza che nasce dall’attività istituzionale del Ministero, “volta al monitoraggio degli istituti contrattuali di livello aziendale oltre a quelli previsti dai contratti collettivi nazionali. Detta esigenza - si legge ancora nel documento ministeriale - è ancor più avvertita per eseguire un’analisi più attenta dell’evoluzione in atto nella struttura della contrattazione”.


Scadenze fiscali, Confartigianato va in pressing sul Ministero

Alla vigilia della scadenza per la presentazione del primo obbligo fiscale, il modello 770 semplificato, Confartigianato ha preso carta e penna e ha scritto al Ministro dell’Economia sollecitando la proroga dei termini per la presentazione di questo e di altri adempimenti fiscali. Il motivo? I problemi riscontrati dalla Confederazione, e dalle altre sigle dell’artigianato, con le novità introdotte nella compilazione dei modelli, insieme al ritardo da parte dell’Amministrazione nel fornire i software necessari e alla necessità di applicare i nuovi indicatori di normalità economica degli studi di settore alla realtà aziendale. In particolare, Confartigianato ha sollecitato il Ministero dell’Economia a far slittare la scadenza del modello 770 semplificato al 31 luglio, la stessa data entro la quale va presentato il 770 ordinario. E’ stato chiesto anche lo slittamento della scadenza per il pagamento delle imposte e dei contributi al 16 luglio, invece del 16 giugno, senza la maggiorazione prevista dello 0,40%. L’ultima sollecitazione rivolta da Confartigianato al Ministero di via XX Settembre riguarda invece il termine per la presentazione delle dichiarazioni unificate. L’attuale scadenza fissata al 31 luglio potrebbe essere posticipata al 30 settembre per “disporre di maggior tempo indispensabile per i controlli da effettuare prima dell’invio dei dichiarativi, fermo restando” - si legge nel testo inviato al Ministero - “il pagamento delle imposte”.


Autotrasporto, la crisi non si arresta

Le Associazioni dell’autotrasporto “ribadiscono l’urgente necessità dell’apertura di un confronto, entro la fine del mese, a Palazzo Chigi”. Si conclude con queste parole l’ennesimo grido d’allarme del mondo dell’autotrasporto italiano. Una crisi che non lascia scampo alle piccole e medie aziende del settore, tornate a denunciare le proprie difficoltà dopo il fermo dei tir del dicembre scorso. La crisi di Governo, le elezioni e le “prioritarie emergenze del Paese” non hanno aiutato gli autotrasportatori italiani. Infatti, dopo i quattro giorni di fermo indetti sul finire del 2007, le sigle della categoria, con Confartigianato Trasporti in prima fila, avevano ottenuto interventi immediati e promesse a lungo termine. Promesse che lo sfiduciato Governo Prodi non ha potuto mantenere. Il nuovo Ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha confermato proprio di recente la volontà dell’attuale Governo di attuare una serie di iniziative per aiutare le imprese dell’autotrasporto ad uscire dalla crisi, intervenendo in prima istanza sullo sfrenato aumento del prezzo del petrolio. “Sì al taglio delle accise per fronteggiare il caro-petrolio, ma solo per determinati settori come l’autotrasporto. Preferiamo mirare - ha dichiarato Scajola - ad un discorso settoriale che possa aiutare quei settori che maggiormente sono penalizzati dal costo della benzina e del gasolio e che automaticamente fanno crescere i prezzi finali”. La corsa dei tir per uscire dalla crisi somiglia alla corsa del prezzo del petrolio, che negli ultimi mesi ha stabilito un record dopo l’altro. A metà gennaio, infatti, le quotazioni del petrolio sfioravano pericolosamente i 100 dollari al barile. Cifra diventata storica già da febbraio, quando il petrolio ha varcato definitivamente quella soglia simbolica arrivando fino agli attuali 130 dollari al barile. Un rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato sulle dinamiche dei prezzi delle materie prime ha evidenziato come il greggio sia aumentato del 74% nel corso dell’ultimo anno, addirittura del 216,6% negli ultimi cinque anni. Un pieno di rincari che ha lasciato i tir a secco. Una battuta? Neanche troppo se si considera che soltanto nel 2007 hanno chiuso i battenti ben 4.010 imprese artigiane del settore, facendo registrare una delle peggiori congiunture di tutto il mondo produttivo italiano. Le iniziative sui costi di esercizio sono soltanto uno degli interventi normativi e strutturali di cui hanno bisogno gli autotrasportatori. La sensazione è che le regole del mercato italiano non siano uguali per tutti. Infatti, oltre al cronico problema delle imprese irregolari, sulle autostrade italiane operano anche vettori stranieri sui cui bilanci, ovviamente, non gravano i costi pagati dalle imprese italiane. Infine, non è stato ancora risolto il problema dei rapporti tra le imprese di autotrasporto in conto terzi e le industrie committenti, i cui contratti non sono legati, come avviene ad esempio in Francia, all’aumento dei costi sostenuti dagli autotrasportatori. Per questo, in una nota congiunta diffusa il 22 maggio, Confartigianato Trasporti e le altre sigle sindacali (Ancst/Legacoop, Cna Fita, Fai, Federlavoro e Servizi/Confcooperative, Fiap L., Fiap M., Sna Casartigiani e Unitai) hanno chiesto un incontro al Governo per dar vita a quella tanto attesa riforma strutturale del settore che rappresenterebbe un’ancora di salvezza per gli autotrasportatori italiani.