Nasce Unifidi, il più grande consorzio di Garanzia per le imprese artigiane

Quasi 100.000 soci, 845 milioni di euro per 13.584 operazioni garantite annue, oltre 70 milioni di euro di patrimonio ed un capitale sociale di 30 milioni. Questa la realtà espressa in numeri di Unifidi Emilia Romagna, il nuovo Consorzio Fidi promosso da Confartigianato e CNA nato dalla fusione di 15 Consorzi della Regione che si pone come il primo consorzio di garanzia in Italia per dimensioni nel mondo associativo. Unifidi Emilia Romagna, costituito lo scorso ottobre ma presentato ufficialmente il 15 dicembre a Bologna, presenti tra gli altri il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli, il Presidente di Unifidi Sergio Capatti, l’Assessore regionale alle attività produttive Duccio Campagnoli e il Segretario di Confartigianato Emilia Romagna Gianfranco Ragonesi, rappresenta la pronta risposta del sistema confederale alle difficoltà di accesso al credito che sperimentano quotidianamente le piccole imprese. “Nell’attuale situazione economica – ha spiegato Sergio Capatti – diventa sempre più difficile l’accesso al credito per le imprese. Molte banche stanno praticando una vera e propria stretta creditizia e, in ogni caso, quasi tutte stanno operando una più accurata selezione del credito che rende difficilmente praticabile l’apertura di nuove linee per investimenti e, ancor di più per garantire la liquidità”. Una razionalizzazione del sistema dei Confidi regionali, l’hanno definita gli operatori: 15 cooperative di garanzia fuse per incorporazione in Artigiancredit Emilia Romagna, ora Unifidi. In sostanza, attraverso Unifidi è stato creato un unico organismo regionale, fortemente strutturato e capitalizzato, con una struttura solida e articolata sul territorio capace di essere un valido punto di riferimento nel settore sia per le imprese, sia per le banche. Un rafforzamento - che permetterà alle imprese artigiane e alle piccole imprese di accedere al credito alle migliori condizioni di mercato- che si è reso ancora più necessario, se si considerano i recenti fenomeni che hanno riguardato il mondo del credito: l’applicazione dell’accordo di Basilea 2, le aggregazioni e fusioni bancarie che hanno allontanato gli istituti di credito dai territori di riferimento, la crisi internazionale dei mutui subprime. Il rischio che la centralizzazione su base regionale della struttura di Garanzia possa allontanare i Confidi dall’economia reale dei diversi territori, similmente a quanto già accaduto nel mondo bancario a seguito della recente stagione di aggregazioni, è stato denunciato dal Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli nel corso del suo intervento. “Unifidi Emilia Romagna rappresenta uno strumento nuovo la cui efficacia dipende però dalla capacità di riuscire a coniugare la dimensione regionale con la storia e la tradizione dei territori e delle imprese che hanno dato vita da oltre 40 anni, ai Consorzi di Garanzia Fidi. I Confidi, al di là delle mode, hanno sempre svolto un ruolo essenziale per favorire l’accesso al credito da parte degli artigiani e piccoli imprenditori e oggi, devono restare ancorati al territorio e alle necessità delle imprese, svolgendo la fondamentale funzione di offrire garanzie”. “Proprio la necessità di valorizzare questo compito, soprattutto in questa fase di crisi economica - conclude Fumagalli – impone la necessità di una revisione normativa per i Confidi, alleggerendoli dal fardello di adempimenti, obblighi e procedure previsti per i Confidi 107 dal Testo Unico della Legge bancaria”. “Unifidi funziona già e bene, ha rilevato nel suo intervento l’Assessore alle Attività produttive della Regione Emilia Romagna Duccio Campagnoli, augurandosi che “si trovi la possibilità di avere anche nell’industria una realtà di questo tipo” che oggi è “uno straordinario strumento a disposizione delle imprese dell’Emilia Romagna che in Unifidi possono avere un riferimento molto efficace”.


IL TAGLIO DEL BONUS ENERGIA FRENA UN’INDUSTRIA DA 6 MILIARDI DI EURO

Almeno sulla retroattività della norma, il Governo ci ha ripensato. Gli interventi realizzati nel corso del 2008 per ridurre il consumo di energia e per aumentare l’efficienza energetica delle abitazioni – pannelli solari, coibentazione, caldaie a condensazione, serramenti a elevate prestazioni etc. – fruiranno del previsto sconto fiscale del 55% in tre anni. Nessuna misura retroattiva, dunque: il Parlamento rivedrà la norma. Quelle che rischiano di restare, invece, sono le forti limitazioni di spesa previste dal Governo per i prossimi anni per la riconversione energetica degli stabili: un magro plafond predeterminato (si parla di 82,7 milioni di euro) al posto dell’attuale rimborso a piè di lista. Esaurito il budget niente più bonus. Il rischio concreto, nell’attuale fase di forte crisi economica, è che al sostanziale depennamento degli ecoincentivi faccia riscontro un’analoga cancellazione degli interventi di «ecoristrutturazione» programmati dai cittadini per i prossimi anni. Il Governo sforbicia gli impegni di spesa - «basta con i crediti d’imposta utilizzati come Bancomat» ha affermato negli scorsi giorni il Ministro Tremonti – e lo stesso potrebbero fare i proprietari di immobili, non più incentivati a investire sul risparmio energetico. Il risultato di un provvedimento che fa a pugni con le esigenze di avanzamento dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale, principi che faticosamente hanno iniziato a farsi strada anche nel nostro Paese proprio sotto la spinta degli incentivi statali, può essere così riassunto: meno risparmio energetico = più inquinamento; meno interventi di ristrutturazione = meno imprese e occupati, e più lavoro nero. L’equazione, lineare in modo preoccupante, è stata definita da Confartigianato che ha sollecitato il Governo a ripensare alla cancellazione di “uno dei pochi provvedimenti a carattere strutturale – ha dichiarato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini - che vanno mantenuti soprattutto in questa fase di crisi”. A sostegno della tesi, Confartigianato porta una serie di dati che confermano la necessità che il Governo faccia marcia indietro sulla cancellazione del bonus. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confartigianato elaborate su fonti Istat, Enea, Agenzia delle Entrate, Eurostat, Mef-Confservizi, il danno che riceverebbe il ‘sistema casa” dalla mancata conferma degli sgravi fiscali è così grave da meritare una più attenta valutazione da parte dell’Esecutivo: cancellati 92.700 interventi di riqualificazione, a rischio i posti di lavoro di 11.067 addetti di un settore che, nel suo insieme, è composto da 609.972 imprese di cui il 98,4% con meno di 20 addetti, che occupano 1.963.869 addetti, e che realizzano in valore aggiunto di 66,9 miliardi di euro. Un comparto già colpito da una profonda crisi congiunturale, destabilizzato dal lavoro nero (circa 283.700 operatori irregolari), in forte sofferenza anche a seguito dello scoppio delle bolle immobiliari negli USA e in Spagna. Nel periodo gennaio-agosto 2008 l’export italiano di prodotti in legno e di falegnameria per l'edilizia, piastrelle e rivestimenti, mattone e tegole, porte e finestre, radiatori e caldaie è crollato del 3,1%, a fronte di una tenuta dell'export complessivo italiano del 4,6%. Un rimedio per rimettere in carreggiata il ‘sistema casa’, e per sostenere la regolarità e la qualità degli interventi, è rappresentato proprio dagli ecoincentivi che negli ultimi due anni hanno generato oltre 240.000 domande che hanno prodotto un volume di 3,4 miliardi di investimenti in ristrutturazioni ed isolamento di edifici, in installazione di pannelli solari, di caldaie a condensazione e di impianti a maggiore efficienza. L’analisi di lungo corso conferma la bontà dello strumento: nel decennio 1998-2007, in cui era vigente l'incentivo del 36% per le ristrutturazioni degli immobili, l'occupazione nel comparto costruzioni (edilizia e installazioni impianti) è cresciuta di 492.000 unità, con un incremento del 29,5%, a fronte di una crescita del 12,9% negli altri settori dell'economia (agricoltura, manifatturiero e servizi). Tra il 1998 e il 2007 sono state effettuate 3.226.307 richieste di agevolazione per le ristrutturazioni in edilizia, L'utilizzo degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni ha visto nel primo periodo di applicazione 1998-2002 un trend di costante crescita, cui è seguita una flessione nel 2003 recuperata nel 2006. Le ristrutturazioni in edilizia hanno raggiunto le 402.811 unità nel 2007, anno del boom di richieste di agevolazioni dopo 10 anni dall’introduzione. Significativo anche il contributo alla tutela ambientale che si può ottenere attraverso le misure di risparmio energetico finanziate attraverso il ‘bonus energia’: il 12,2% delle emissioni in atmosfera, pari a 62 milioni di tonnellate di CO2, provengono, infatti, dal riscaldamento delle abitazioni. Tra il 1995 e il 2005 le emissioni da riscaldamento delle abitazioni sono cresciute del 15,8%, ad un tasso superiore a quello delle emissioni globali, salite dell'11,7% nello stesso periodo.


Sì a zamponi e cotechini sulle tavole delle feste

Niente carne di maiale alla diossina negli zamponi e nei cotechini italiani. Lo conferma il Ministro dell’Agricoltura Luca Zaia - che ha dichiarato che a Natale mangerà “il cotechino e anche le lenticchie perché sono prodotti tipici italiani” - lo ribadisce l’Associazione delle lavorazioni carni di Confartigianato, che sulla sicurezza e sulla qualità dei due prodotti è categorica. Zampone e cotechino sono più che sicuri. Se poi si parla di prodotti con il marchio DOP, allora la certezza è matematica. L’applicazione rigorosa da parte delle imprese artigiane italiane dei sistemi di tracciabilità di filiera introdotti con il Regolamento dell’Unione Europea 178 del 2002, permettono di escludere, infatti, che nei due più gettonati prodotti della tradizione gastronomica natalizia del Paese, siano presenti anche minime quantità di carni contaminate irlandesi. “Tranquilli, a Capodanno compriamo e consumiamo cotechini e zamponi”. E’ questo l’invito che il Ministro Zaia rivolge ai consumatori. “Questi prodotti - ha aggiunto - sono frutto del lavoro dei nostri agricoltori e allevatori e si può stare tranquilli. In Italia i controlli funzionano. I miei tecnici - ha proseguito il Ministro delle Politiche Agricole - ne hanno effettuato circa 8 mila dall’inizio dell’anno. Questa è la dimostrazione che in Italia i controlli si fanno di routine e questo a garanzia della salute dei consumatori. Inoltre si tratta di controlli la cui qualità viene riconosciuta a livello internazionale”.


Il bonus energia ‘fa bene’ all’economia, all’occupazione, all’ambiente. Confartigianato: 10 buone ragioni per ripristinare l’incentivazione del 55%

Più imprese ed occupati, più risparmio energetico. Meno abusivismo e meno inquinamento. Sono questi, in sintesi, alcuni effetti prodotti dagli incentivi fiscali per interventi di ristrutturazione del patrimonio edilizio. II Presidente di Confartigianato Leggere di più


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Il bonus energia 'fa bene' all'economia, all'occupazione, all'ambiente. Confartigianato: 10 buone ragioni per ripristinare l'incentivazione del 55%


Centri servizi e Caf valorizzati dal Libro Unico del Lavoro

Si delinea ormai con precisione il quadro della disciplina del Libro Unico del Lavoro, il nuovo documento istituito dal Governo nell’ambito delle semplificazioni introdotte con la manovra d’estate – in vigore dal 9 luglio e attualmente in fase di regime transitorio – che a partire dal 16 febbraio 2008 sostituirà i libri paga e matricola e gli altri libri obbligatori d’impresa. Il Ministero del Lavoro nei giorni scorsi ha pubblicato un Vademecum che affronta punto per punto le questioni tecniche che ancora non avevano trovato una soluzione nelle precedenti circolari interpretative. In particolare, si chiarisce che le imprese artigiane e le altre piccole imprese, anche cooperative, possono delegare gli adempimenti in materia di Libro Unico ai servizi ed ai Caf costituiti dalle rispettive Associazioni di categoria. Uno dei principali nodi sciolti dal Ministero riguarda, infatti, i soggetti abilitati alla tenuta del LUL. La lista è breve, i soggetti sono solo due: i professionisti (identificati dall’articolo 1, comma 1, della Legge n.12/79) ed i Servizi/CAF delle Associazioni di categoria (art. 1, comma 4, della Legge n.12/79). Niente da fare per i CED. A questo riguardo il Vademecum specifica che i Centri elaborazione dati non possono essere titolari dell’autorizzazione alla numerazione unica; possono invece eseguire operazioni di calcolo e stampa dei dati retributivi e del calendario presenze utilizzando la numerazione unica del professionista o dei professioni che li assistono. In sostanza, il Vademecum sgombra il campo da interpretazioni che miravano a considerare i Centri servizi meri Ced, e come tale esclusi dalla tenuta del LUL. Al contrario, il Vademecum riconosce che i Centri servizi delle Associazioni di categoria e i Caf sono abilitati a detenere il LUL qualunque sia la loro forma societaria.