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INAIL - Merletti: Ridurre tariffe Inail degli artigiani per sanare assurdo squilibrio


Moda Finanziamenti al settore

Finanziamenti al settore moda svaniti in pochi secondi. Confartigianato Moda chiede al Ministro Scajola chiarimenti sul bando telematico per i fondi previsti dal Tavolo della moda


La crisi dell'edilizia europea cerca risposte a Firenze

I numeri della crisi che ha travolto l’edilizia nel corso del 2008 non lasciano spazio a facili speranze. Negli ultimi dodici mesi, a livello europeo, l’attività del settore è calata del 3,1% e per quest’anno le previsioni indicano la possibilità di un ulteriore peggioramento della situazione con perdite del volume di affari che in media potranno aggirarsi intorno al 7,5%. Le prime timide previsioni di crescita si ipotizzano solo nel 2011 (+1,6%), mentre per il 2010 gli esperti parlano di una possibile performance negativa del comparto intorno al 1%. Con queste prospettive, o l’Unione Europea e i singoli Stati nazionali mettono in campo rapidamente misure anticrisi più coraggiose per aiutare le imprese edili a sopravvivere alla recessione, oppure il rischio di collasso di un sistema che a livello UE è composto da tre milioni di aziende, con oltre 16 milioni di addetti e un business complessivo di 1.400 miliardi di euro, potrebbe essere dietro l’angolo. E se per governare l’attuale congiuntura negativa è necessario il varo immediato di un piano di rilancio del comparto, per il futuro appare altrettanto indispensabile pensare a strategie più ambiziose. A queste conclusioni è giunto il Presidente della European Builders Confederation (EBC) Andrea Marconi inaugurando il XX Congresso annuale dell’associazione che riunisce artigiani e PMI delle costruzioni dei Paesi europei. All’incontro, che si è svolto il 19 giugno a Firenze, hanno partecipato esperti europei e rappresentanti del mondo politico e imprenditoriale italiano. Tra gli intervenuti il Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli e il Segretario dell’associazione Stefano Bastianoni, i parlamentari Raffaello Vignali (PDL) e Ermete Realacci (PD), il Commissario Europeo alla Fiscalità Laszlo Kovàcs (che ha aiutato il settore in particolare favorendo l’applicazione permanente dell’Iva al 10% in edilizia, al quale sono andati i ringraziamenti dei presidenti di Ebc e di Anaepa). “Il mercato dell’edilizia – ha spiegato Marconi – produce oltre il 10% del Pil dell’UE, cioè tre volte la quota del settore automobilistico. Ecco perché chiediamo che l’UE e i Governi nazionali ascoltino la nostra voce e adottino misure a sostegno di PMI e artigiani, che rappresentano il 99% delle aziende edili, realizzano l’80% del fatturato e danno lavoro all’80% della popolazione attiva del settore”. Tra le politiche più urgenti che per Marconi potrebbero concorrere ad invertire il trend negativo, trovano spazio misure specifiche come “dedicare parte del bilancio Ue – inclusi i fondi strutturali – al finanziamento dei lavori per la riqualificazione energetica degli edifici” e “applicare l’Iva agevolata per le ristrutturazioni di abitazioni private in tutta Europa”, accanto ad altre pensate per correggere alcune distorsioni che storicamente penalizzano le piccole imprese, rispetto a quelle di proporzioni maggiori. In prima fila i provvedimenti per “facilitare l’accesso al credito delle Pmi”, “aprire ulteriormente gli appalti pubblici”, “ridurre i ritardi di pagamento”. In sintesi dare piena attuazione allo Small Business Act il ‘pacchetto’ di iniziative e proposte di azioni politiche da applicare a livello europeo e negli Stati membri per valorizzare 23 milioni di piccole e medie imprese europee, di cui 6 milioni in Italia. In linea con lo Small Business Act, al primo posto sull’agenda del Governo sarebbe auspicabile che trovassero spazio le iniziative in materia di credito. Soprattutto quelle per agevolare il credito a famiglie e imprese. “Sostenere le famiglie nell’acquisto delle abitazioni e le imprese nella loro iniziativa imprenditoriale, a nostro avviso, può rivelarsi una mossa estremamente utile per invertire l’andamento del mercato e per sostenere la ricchezza delle nostre economie”. Lo ha detto il Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli, che nel suo intervento ha richiamato l’attenzione della platea sulle principali problematiche del settore a livello nazionale ed europeo. Un ambito giudicato di “primaria importanza” ha spiegato Redaelli, “riguarda la rimozione degli ostacoli che si frappongono alla partecipazione, a parità di condizioni, delle piccole imprese al mercato. La complessità delle procedure genera costi che impediscono alle imprese artigiane di partecipare ad una pluralità di gare anche quando avrebbero le caratteristiche per farlo”. Redaelli ha espresso un giudizio positivo riguardo al ‘Piano casa’, definito “una prima risposta positiva del Governo alla nostra richiesta di interventi che consentano di fronteggiare la crisi del settore, e favorire l’effetto anticiclico che gli investimenti nelle infrastrutture e nelle costruzioni sono in grado di innescare”. Sulla necessità di accelerare i percorsi attuativi dello Small Business Act e del ‘Piano casa’ si è espresso il Vice Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, On. Raffaele Vignali. Vignali ha spiegato che, dopo alcuni mesi in cui il ‘Piano casa’ ha marciato a velocità ridotta a causa dell’empasse determinata dalla tornata elettorale di giugno, adesso le Regioni potranno procedere con celerità varando i testi normativi di loro competenza. La tempistica gioca un ruolo cruciale. Se il via al ‘Piano casa’ non sarà rapido, praticamente immediato, le piccole imprese delle costruzioni potrebbero non riceverne alcun effetto benefico. Lo ha sostenuto il Segretario di Anaepa Confartigianato Stefano Bastianoni. “Poiché il ‘Piano casa’ è stato presentato da mesi, e la crisi ha raggiunto attualmente la fase più acuta, o se ne accelera l’attuazione, oppure si rischia che arrivi per il prossimo anno. Troppo tardi. Questa fase di incertezza – ha sottolineato Bastianoni – sta frenando anche coloro che sono comunque intenzionati a effettuare interventi di ammodernamento o miglioria di immobili. Noi abbiamo il polso della situazione: in molti per incominciare i lavori attendono di conoscere le decisioni del Governo”. E se le Regioni non dovessero varare i testi normativi di loro competenza nei tempi stabiliti, la sollecitazione di Bastianoni al Governo è quella di esercitare le proprie prerogative. Tradotto: poteri sostitutivi. Il volano che potrebbe attivare il progetto governativo giustifica ampiamente la richiesta del Segretario dell’associazione che riunisce le imprese edili rappresentate da Confartigianato. Secondo il Rapporto 2009 sul comparto dell’edilizia realizzato dall’Ufficio Studi della Confederazione, presentato nel consiglio direttivo di Anaepa che si è tenuto a Firenze in concomitanza con il Congresso dell’Ebc, il ‘Piano casa’ potrebbe contribuire a far nascere 97.965 posti di lavoro, aumentando del 5,3% l’occupazione e del 4,8% il fatturato del settore costruzioni. Il rapporto analizza, tra l’altro, l’impatto delle misure annunciate dal Governo riferite a interventi di ampliamento del 20% della superficie di abitazioni mono e bifamiliari. Confartigianato stima che in 9.193.666 gli edifici potenzialmente interessati e in 300.144 il numero di interventi di ampliamento che potranno essere attivati dal piano del Governo, per un maggior fatturato complessivo del settore di oltre dieci miliardi di euro (10.804 milioni di euro).


Il tavolo anticontraffazione si sdoppia per andare incontro alle PMI

Parte la campagna informativa anticontraffazione del Ministero dello Sviluppo Economico per sensibilizzare i giovani (ma non solo loro) sui rischi e sui danni causati dall’acquisto e dall’utilizzo di prodotti falsificati. Contemporaneamente alla messa in onda dei primi spot televisivi e radiofonici della campagna, ha preso avvio anche il Tavolo tecnico presso il Ministero dello Sviluppo Economico, che dovrà definire le strategie e gli strumenti per tutelare il Made in Italy, e le imprese che lo realizzano, dall’aggressione dei prodotti ‘taroccati’. In pochi giorni il Tavolo si è riunito due volte, la prima il 9, la seconda il 17 giugno. La doppia convocazione, non prevista in tempi così ristretti, è stata causata dalla spaccatura che nel corso della prima riunione ha contrapposto le esigenze delle piccole imprese da quelle delle imprese maggiormente dimensionate. Le PMI, rappresentate da Confartigianato e dalle altre organizzazioni del settore, si sono dette favorevoli a mantenere nell’attuale testo legislativo il divieto di apporre su merci non prodotte in Italia indicazioni che possano trarre in inganno i consumatori sulla vera origine del prodotto, mentre le seconde rappresentate da Confindustria, hanno chiesto la cancellazione del divieto. Una diversità di vedute determinata dal fatto che, mentre per le piccole imprese il marchio “Made in Italy” rappresenta uno strumento di competitività indispensabile per affrontare i mercati internazionali, e che pertanto va difeso e rafforzato, per le industrie, viceversa, costituisce un freno alla possibilità di delocalizzare le fasi di lavorazione dei prodotti facendoli comunque figurare come realizzati in Italia. Due visioni contrapposte e due mondi produttivi così distanti da convincere il Ministero dello Sviluppo Economico a dedicare un secondo Tavolo esclusivamente alle PMI. Che continueranno ad essere rappresentate nel Tavolo generale, ma che avranno anche la possibilità di concertare misure a prova di piccole imprese lontano dalla pressione esercitata dalle industrie. Tra le iniziative presentate dalla Direzione Generale per la lotta alla contraffazione nel Tavolo del 9 giugno, il Call center anticontraffazione che risponde allo 06 4705 –5427 dal lunedì al venerdì con orario di ufficio, a cui cittadini e imprese possono segnalare i casi di falsificazione o violazione del made in Italy. Nel corso del tavolo del 17 giugno è stato presentato il Piano biennale finalizzato a stimolare la conoscenza da parte delle piccole imprese del valore anche economico rappresentato dal marchio e dallo sfruttamento commerciale delle privative industriali costituite dai brevetti, modelli, disegni industriali. In questa direzione il Ministero dello Sviluppo Economico ha istituito il Fondo Nazionale per l’Innovazione che prevede che gli imprenditori possano dare a garanzia di finanziamenti anche beni immateriali come ad esempio quelli rappresentati dalle privative. Per informare e sensibilizzare le imprese, il Piano prevede per l’anno in corso una serie di cinque workshop che si terranno a Milano, Vicenza, Caserta e Palermo.


Orologiai, dalle case produttrici un attacco alla concorrenza nel mercato

“Il 98% dei marchi produttori di orologi vende i ricambi esclusivamente ai concessionari, eludendo e negando la distribuzione dei pezzi di ricambio ai riparatori indipendenti”. E’ Luciano Bigazzi, Presidente dell’Associazione Nazionale Orafi di Confartigianato Imprese, a denunciare una situazione non più sostenibile per gli artigiani del settore. “Quello dei produttori è un comportamento che limita gravemente la concorrenza - ha ripreso Bigazzi - che determina un danno economico senza pari alla categoria artigiana dei riparatori, negando ai consumatori la libertà di scegliere a chi affidare la manutenzione dei propri orologi”. Non usa mezzi termini il Presidente degli orafi associati a Confartigianato Imprese, che ha preso carta e penna e scritto ad Antonio Catricalà, Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Nella missiva indirizzata ai vertici dell’Antitrust, Luciano Bigazzi ha chiesto “un’azione quanto più pronta nei confronti delle grandi marche produttrici di orologi”, necessaria per “arginare il crescente fenomeno della chiusura delle botteghe artigiane del settore”. “Da alcuni anni i fabbricanti hanno bloccato la fornitura dei ricambi e della documentazione tecnica ai riparatori indipendenti, che offrono spesso un servizio di qualità a prezzi più contenuti del concessionario e che rappresentano, quindi, un reale concorrente per i concessionari ed una grande risorsa per i consumatori”. Le tendenze monopolistiche ed egemoniche delle grandi compagnie produttrici sono storia vecchia come il mercato, potrebbe dire qualcuno. Gli ultimi a vedersi negare l’accesso alle informazioni tecniche e ai pezzi di ricambio sono stati i carrozzieri, che ancora attendono il rinnovo del BER, il regolamento comunitario che difende il libero mercato delle officine indipendenti. “I riparatori indipendenti vengono riforniti di un numero del tutto insufficiente di materiali di sostituzione rispetto alla richiesta dei consumatori - ha ripreso il Presidente degli orafi - che si vedono costretti a rivolgersi a centri autorizzati o direttamente alla casa produttrice, cancellando quel rapporto di fiducia che si instaura tra l’artigiano ed il cliente”. Il fenomeno denunciato da Confartigianato Imprese all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato riguarda la quasi totalità delle case produttrici, “il 98% del mercato”. Tanto, troppo per pensare che si tratti soltanto di una scelta aziendale o di un semplice caso. “Per questo - ha aggiunto Bigazzi - chiediamo la rapida apertura di un fascicolo di indagine per verificare l’eventuale sussistenza di un indebito accordo tra produttori”. La risposta di Catricalà non si è fatta attendere. Intervenendo ad una nota trasmissione radiofonica, infatti, il Presidente ha dichiarato che l’Antitrust terrà “conto della situazione” e “cercherà di capire se c’è un accordo per restringere la concorrenza nel settore. In quel caso, interverremo”.


Gli orafi di Confartigianato all’Antitrust: “Indagare su distribuzione selettiva dei ricambi di orologi attuata dai grandi marchi” Il Presidente Luciano Bigazzi chiede l’apertura di un fascicolo di indagine per limitazione della libertà di concorrenza

Il 98% dei marchi produttori di orologi vende i ricambi esclusivamente ai concessionari, eludendo e negando la distribuzione dei pezzi di ricambio ai riparatori indipendenti.Leggere di più