LAVORO – Partecipazione a impresa Guerrini (Confartigianato): “Modello artigiano per la partecipazione dei lavoratori in azienda”
“L’artigianato e le piccole imprese, che rappresentano il 98% del sistema imprenditoriale italiano, sono a pieno titolo protagonisti di un modello partecipativo dei lavoratori in azienda. Siamo quindi pronti ad offrire il nostro contributo di Leggere di più
LAVORO PARTECIPAZIONE A IMPRESA
Partecipazione a impresa - Guerrini Confartigianato: Modello artigiano per la partecipazione dei lavoratori in azienda
La Bellezza fa tappa a Genova
Nel cuore di Genova si accendono i riflettori sulla bellezza e sul vivere bene. Per quattro giorni, dall’11 al 14 settembre, le prestigiose location di Palazzo della Borsa e Palazzo Imperiale ospiteranno la prima edizione della manifestazione “Stile Artigiano-Made in Liguria” promossa dalla Confartigianato regionale. Stilisti, acconciatori, estetisti, curatori di immagine e gastronomi, insomma i moderni maestri della bellezza, del gusto e del savoir-vivre, offriranno ai visitatori consigli, consulenze, suggerimenti. Per gli ospiti, un’occasione unica per vedere riuniti gli interpreti dell’eccellenza dei prodotti e dei servizi alla persona “Made in Liguria”, per i professionisti, un appuntamento imperdibile per confrontarsi a tutto tondo sulle tematiche e sulle proiezione future del settore. Confartigianato Benessere, che rappresenta 126.000 imprese artigiane del wellness e del beauty con oltre 200.000 addetti, ha promosso nell’ambito della kermesse ligure il Convegno nazionale dal titolo “Evoluzione Benessere – Opportunità e rischi per gli operatori della bellezza”. Apriranno l’incontro i saluti del Presidente di Confartigianato Acconciatori Lino Fabbian e della Presidente di Confartigianato Estetica Anna Parpagiolla, mentre la chiusura dei lavori congressuali sarà affidata a Olimpio Marcello, Presidente di Confartigianato Estetica Liguria. Le battaglie condotte da Confartigianato Benessere per consentire agli operatori dell’estetica e dell’acconciatura di rispondere alle esigenze di un mercato sempre più attento ed esigente, saranno al centro degli interventi dei relatori. Si parlerà della proposta confederale di rivisitazione della legge di riferimento del settore - la 1/90, vecchia ormai vent’anni - e sarà presentato il testo predisposto da Confartigianato che mira ad adeguare la normativa vigente all’evoluzione di un settore che ha l’assoluta necessità di allineare il proprio livello di qualificazione professionale alle richieste dei consumatori e agli standard internazionali. Sempre in tema normativo, il Convegno sarà l’occasione per illustrare la proposta di legge dell’onorevole Lorena Milanato, sostenuta da Confartigianato, per ridurre l’aliquota Iva sulle “prestazioni dell’attività professionale di acconciatore” e per fare il punto sullo stato di attuazione del decreto che dovrebbe mettere la parola fine alla querelle sulle attrezzature dei centri estetici. Quando si parla di bellezza, gli italiani non guardano al portafoglio: nel 2007 hanno speso qualcosa come 16 miliardi di euro, con una spesa procapite di circa 275 euro, pari al 2% della spesa annua delle famiglie italiane. Lo dice il Censis. Una fotografia, quella del rapporto tra gli italiani e il beauty, che la Nielsen ha ulteriormente approfondito, descrivendo fino nel più minuto dettaglio le preferenze dei consumatori in tema di cura dei capelli. Nell’indagine Nielsen, che sarà presenta nel corso del convegno, c’è proprio tutto quello che un acconciatore avrebbe sempre voluto sapere, soprattutto una risposta puntuale alla domanda: cosa cercano i clienti quando entrano in un salone di bellezza? Interverranno al Convegno: Gian Andrea Positano, Direttore del Centro Studi Unipro (Ricerca: “Hair care: atteggiamento e comportamenti del consumatore”); Gloriana Ronda, Presidente Confartigianato Acconciatori Liguria (“La formazione nel settore dell’acconciatura”); On. Lorena Milanato, Componente della X Commissione Parlamentare Attività produttive, Commercio e Turismo.
Osservatorio Ispo-Confartigianato: Roma, 8 settembre 2009 per il 92% degli italiani priorit‡ all'occupazione per uscire dalla crisi. Promosse le misure del Governo. Il 41% prevede la fine della crisi tra un anno
Il 38% degli italiani si aspetta una ripresa economica nei prossimi mesi e il 41% prevede che usciremo dalla crisi entro un annoLeggere di più
SONDAGGIO ISPO CONFARTIGIANATO
SONDAGGIO ISPO-CONFARTIGIANATO - Per il 92% degli italiani priorità all'occupazione per uscire dalla crisi. Promosse le misure del Governo. Il 41% prevede la fine della crisi tra un anno
La strada del «Made In» passa per l’Unione Europea
In attesa che il Consiglio dei Ministri si esprima sul possibile congelamento della legge 99 che dal 15 agosto ha introdotto l’obbligo per le aziende italiane che delocalizzano di indicare in etichetta i Paesi dove sono realizzati – anche solo in parte – i prodotti o le merci, il dibattito é proseguito attraverso gli organi di informazione. Lo scorso 3 settembre, ospiti della trasmissione radiofonica “Radio City” (Rai Radio 1), il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli, il Viceministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio estero Adolfo Urso e la professoressa Lucia Rossi docente di Diritto dell’Unione Europea alla facoltà di Giurisprudenza di Bologna, hanno fornito la propria interpretazione del perché la legge anticontraffazione, voluta, condivisa, sostenuta e approvata, corra ora il rischio di rimanere lettera morta. La questione principale, secondo Urso, è il fatto che la legge è entrata in vigore senza che ci sia stato a monte un coinvolgimento della UE, che è la sola abilitata ad intervenire in tema di libera circolazione delle merci in Europa. Analoga posizione è stata espressa anche dalla professoressa Lucia Rossi. “La norma italiana – ha detto tra l’altro il Viceministro - ha creato qualche problema; in linea di principio siamo tutti d’accordo, la questione è che non è possibile realizzarla in quella forma da un singolo stato europeo”. Urso non ha parlato direttamente di congelamento, anzi, ha sottolineato come si tratta “sicuramente di una norma giusta”, ma ha spiegato che la strada da percorrere passa necessariamente dalle Istituzioni europee. Anche perché si tratta di una strada già ben delineata e definita che prevede l’approvazione di un Regolamento UE per introdurre l’obbligo di etichettatura per tutti i prodotti importati in Unione Europea. L’iniziativa è ben nota, solo che dal 2005, quando la UE ha abbracciato ufficialmente la proposta italiana per il varo del Regolamento sono pochi i passi fatti avanti, nonostante l’impegno dei Governi e delle organizzazioni quali Confartigianato. Ma secondo Urso i tempi sono maturi per la riapertura del file. “Il 21 di questo mese – ha dichiarato – il Commissario Europeo al Commercio Internazionale Ashton, che ha preso a cuore la questione, è in Italia su nostra iniziativa per incontrare anche le associazioni di categoria per capire come adottare questo regolamento. Poi sarà portato finalmente all’approvazione del Consiglio d’Europa. Una volta che avremmo convinto alcuni paesi chiave”. Ha aggiunto in conclusione il Viceministro Adolfo Urso. “Le rassicurazioni dell’Onorevole Urso – ha esordito il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli - non fugano i timori e le preoccupazioni espresse nella lettera indirizzata al Ministro Scajola e al sottosegretario Letta. (Ndr. 2 settembre 2009. Nella lettera, Giorgio Guerrini e gli altri presidenti delle Organizzazioni imprenditoriali hanno espresso la preoccupazione per i danni ad imprese e consumatori da un dietrofront sul provvedimento). Noi non dubitiamo che l’intenzione del Governo sia quella di tutelare al meglio il made in Italy e le produzioni che avvengono sul territorio nazionale, d’altra parte non si spiegherebbe l’approvazione della nuova legge. Ma non vorrei che, dietro a una complessità che è davvero grande, sfuggisse qual’è l’esito finale della nuova norma: dal 15 di agosto, se sono un consumatore ho il diritto di sapere se il marchio X o Y che sto acquistando è prodotto in Italia oppure a Taiwan, in Cina o in Romania o in altri paesi. Questo è il dunque”. “Io credo – ha sottolineato Fumagalli - che sia stato sollevato un polverone di difficoltà ad arte da parte di alcuni marchi, da parte di alcuni produttori, da chi immette merci sul mercato nazionale italiano. Sono gli stessi marchi che per gli stessi prodotti, quando li immettono ad esempio sul mercato degli Stati Uniti o del Giappone o di Israele, già si assoggettano ad obblighi vigenti in quei paesi di indicare obbligatoriamente dove è stato fabbricato quel bene o quel prodotto. “Io credo – ha aggiunto il Segretario Generale di Confartigianato - che la normativa è coraggiosa. Do atto al Governo, al Ministro Scajola di aver avuto coraggio; noi avevamo molto apprezzato questo impegno che il Presidente del Consiglio Berlusconi si era assunto pubblicamente alla nostra assemblea dell’11 giugno e puntualmente realizzato con l’approvazione entro fine luglio della legge 99. Il nostro Paese con la Francia, lo ricordava il Vice Ministro Urso - hanno una legislazione severa sulla contraffazione che non ha finora impedito che sul nostro territorio nazionale circolino quantità enormi di merci contraffatte. La valorizzazione del Made in Italy- ha concluso Cesare Fumagalli - noi la intendiamo anche come una delle vie di uscita da questa crisi derivante da grandi effetti di globalizzazione”. Nonostante l’importanza di questa norma per la tutela dei prodotti della creatività italiana, il Governo potrebbe comunque aver agito alla leggera varando la legge 99 senza interpellare preventivamente l’Unione Europea. E ora i rischi sono molteplici. Lo ha detto, tra l’altro, la professoressa Lucia Rossi. “Questa legge – ha spiegato - è probabilmente contraria al diritto Comunitario perché tutto quello che riguarda la circolazione delle merci è regolato a livello europeo e non a livello nazionale, in particolare è contraria perché non è stata notificata. Sul problema delle notifiche, che mi sembrano siano state prese troppo alla leggera, l’Italia rischia conseguenze pesanti. Ci sono due direttive comunitarie una del 1989 e una del 1994 che dicono che tutte queste norme tecniche prima di essere approvate da uno Stato membro devono essere notificate alla Commissione per verificare se sono compatibili, o meno, con il diritto comunitario”. I rischi in cui l’Italia potrebbe incappare, sono, per la professoressa Rossi “da un lato che la norma venga disapplicata dai giudici e dall’amministrazione, dall’altro, in caso di applicazione, che i soggetti chiedano i danni allo Stato italiano”. “L’Italia non può fare da sola – conclude Lucia Rossi - sarebbe molto meglio prima di scrivere queste norme di concordare una strategia con la Commissione Europea”.