La “moratoria” accorcia le distanze tra banche e imprese

E’ ancora il credito il tema centrale della ripresa d’autunno. Se tra luglio e agosto l’attenzione di Confartigianato si è concentrata sulla chiusura dell’ “avviso comune per la sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio” - l’accordo siglato il 3 agosto con il Ministero dell’Economia e con l’Abi noto come ‘moratoria dei crediti’ - la sfida di settembre è quella di spingere le banche a recepire in termini operativi le indicazioni di quell’intesa evitando che i vantaggi per le piccole imprese restino solo sulla carta. “E’ molto importante – ha dichiarato il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli in sede di ratifica dell’accordo – che il sistema bancario recepisca le indicazioni dell’avviso comune, mostrando un nuovo approccio nei confronti dei piccoli imprenditori i quali non hanno perso la voglia di investire sulla propria azienda e di reagire alla crisi. Ma questa loro propensione deve trovare un atteggiamento altrettanto coraggioso da parte degli istituti bancari”. L’entusiasmo di chi fa impresa va concretamente sostenuto. I dati dell’Osservatorio Ispo-Confartigianato presentati da Renato Mannheimer in occasione della recente Summer School Confederale, confermano le dichiarazioni di Fumagalli: gli imprenditori non si perdono d’animo, ma il loro coraggio deve trovare una sponda nel sistema creditizio. E fino a oggi, pur con le dovute differenze tra colossi bancari e piccole banche del territorio, questo non sempre è successo. La fotografia scattata da Mannheimer evidenzia che da aprile a oggi l’asticella - rappresentata dagli imprenditori con linee di credito attive che hanno percepito azioni restrittive da parte degli istituti di credito - è salita di ulteriori due punti fino a quota 26%. Nonostante ciò, il 58% degli intervistati dichiara di avere aspettative molto o abbastanza positive circa la riapertura di settembre. Per Confartigianato, quella autunnale, è tutt’altro che una ripresa, è la prosecuzione di un’attività che non si è interrotta neppure con il solleone. Per tutto il mese di agosto la Confederazione e le altre organizzazioni dell’artigianato hanno operato per tradurre in termini operativi l’intesa con il MEF e l’Abi creando i presupposti per i primi tre accordi nazionali del post-moratoria siglati a partire dai primi giorni di settembre con altrettanti colossi del credito. I vertici di Unicredit Group, Intesa Sanpaolo e Banche Popolari sono i primi ad essersi impegnati con le Confederazioni dell’Artigianato e delle PMI in accordi quadro individuali che fanno leva sui punti di forza delle singole banche e che inglobano ed estendono le iniziative previste dall’avviso comune. La risposta di Unicredit alle richieste confederali è arrivata il 2 settembre con il via libera al piano “SOS Impresa Italia” che, secondo le attese, dovrebbe consentire ad oltre 10 mila piccole imprese a rischio chiusura, di uscire entro i prossimi sei dalla fase più acuta di difficoltà. “SOS Impresa Italia”, rappresenta un’ulteriore evoluzione del progetto “Impresa Italia”, il piano di intervento lanciato da Unicredit a fine novembre scorso che metteva a disposizione delle imprese italiane maggiore liquidità, indispensabile, ieri come oggi, per superare la fase congiunturale. L’intervento della banca avverrà tramite soluzioni di finanziamento finalizzate alla rimodulazione dell’impianto creditizio delle imprese, ad esempio, allungando i piani di ammortamento o accodando alla fine del piano le quote capitale delle rate arretrate non pagate, consolidando le passività a breve termine per riequilibrare la struttura patrimoniale e finanziaria aziendale, oppure ancora, allungando fino a 270 giorni le scadenze del credito a medio termine per sostenere le esigenze di cassa. Sono in via di costituzione delle specifiche “Task force”, 80 tavoli di lavoro distribuiti capillarmente sul territorio nazionale, dove gli specialisti di Confartigianato e delle altre Organizzazioni dell’artigianato si confronteranno con gli esperti della banca per individuare, caso per caso, le soluzioni più idonee per dare nuove opportunità di rilancio alle imprese sofferenti. Più vasta la platea di imprese associate coinvolte dal piano di Intesa Sanpaolo, circa 1.000.000, diverse le finalità. L’impegno è quello di accompagnare piccole imprese “sane” in un percorso di recupero di solidità e fiducia attraverso interventi mirati. Per l’operazione, il gruppo torinese ha stanziato un plafond di 3 miliardi di euro che verranno impiegati per “sostenere le piccole imprese garantendo la continuità del credito e fornendo la liquidità necessaria a superare l‘attuale crisi” si legge in una nota. Tra gli altri obiettivi dell’accordo c’è anche l’impegno da parte di Sanpaolo a semplificare l’accesso al credito delle piccole imprese attraverso la creazione di una specifica “corsia preferenziale”, un’iniziativa possibile grazie all’azione sinergica degli sportelli territoriali del gruppo e delle strutture periferiche della Confederazione, tra le quali i Confidi. Simile per destinatari il protocollo d’intesa siglato da Confartigianato con le Banche Popolari il 16 settembre, per il tramite di Assopopolari. Anche in questo caso l’accordo è incentrato sulla risoluzione dei problemi di rafforzamento patrimoniale e di liquidità di cassa delle piccole imprese. Come nelle precedenti intese, si tratta di un accordo quadro nazionale che dovrà essere reso operativo a livello locale. L’intesa, conferma e rafforza ulteriormente il ruolo chiave delle Popolari nella vita delle piccole imprese. Basti considerare che il 74% dei finanziamenti alle imprese erogati dalle popolari è destinato alle PMI e che il 95% delle aziende clienti delle Banche Popolari sono piccole e medie imprese. Tra le varie iniziative realizzate nell’ambito della firma dell’Avviso comune, nei giorni scorsi è stato pubblicato, con il sostegno dell’Abi, un libretto informativo dedicato alle imprese che riepiloga le opportunità disponibili sul mercato in materia di credito, dal titolo “Reagire alla crisi: Credito e Liquidità per Imprese e Famiglie”. Il vademecum - che risponde alle principali domande di chi fa impresa, tipo: come ottenere un finanziamento a condizioni favorevoli, chi mi aiuta a fornire maggiori garanzie, come risolvere i problemi legati al mancato pagamento di fatture da parte della PA - sarà disponibile a breve presso tutti gli sportelli bancari e le Associazioni di Confartigianato che aderiscono all’iniziativa.


Regole di accesso alla professione edilizia: Redaelli ascoltato in Commissione lavori pubblici della Camera

La necessità di una normativa che regoli il sistema di accesso alla professione di imprenditore edile e l’analisi delle proposte di legge in materia, sono stati al centro dell’audizione informale del Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli che si è tenuta il 16 settembre presso la VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati, relatrice l’onorevole Manuela Lanzarin. “La nostra Associazione – ha dichiarato Redaelli in apertura di intervento – sostiene da tempo l’introduzione di una normativa che disciplini il sistema di accesso alla professione di imprenditore edile. E’ una cosa che ci sta particolarmente a cuore. A nostro avviso, infatti, chi costruisce edifici deve essere adeguatamente qualificato”. “Tuttavia – ha proseguito – soprattutto in questa fase di crisi, vediamo arrivare sul mercato, assieme ad operatori qualificati, altri che, senza alcuna preparazione, si improvvisano imprenditori edili per carenza di prospettive occupazionali di altra natura. Oggi in Italia, nonostante i rischi oggettivi presenti in questa attività, si può avviare un’impresa edile senza alcuna formalità preliminare: basta iscriversi alla Camera di Commercio ed aprire una partita IVA”. “Da qui – ha spiegato il Presidente di Anaepa Confartigianato all’Ufficio di Presidenza della Commissione e ai rappresentanti dei gruppi - derivano fenomeni degenerativi del settore, che si traducono in forme di concorrenza sleale basate sulla evasione normativa e contributiva, ed in rischi considerevoli sia per la sicurezza dei lavoratori che dei consumatori utenti, che sono privi di ogni garanzia sui lavori effettuati. Le imprese artigiane e le PMI edili che noi rappresentiamo sono imprese regolari, con lavoratori regolarmente assunti, che assicurano elevati standard professionali e l’osservanza delle disposizioni in materia di sicurezza”. “L’obiettivo che vorremmo raggiungere – ha concluso il Presidente Redaelli – è quello di garantire che chi avvia un’attività imprenditoriale nel settore dell’edilizia abbia la formazione e le competenze necessarie. Ribadiamo, quindi, l’importanza di verificare i requisiti minimi di chi entra nel settore”. La sollecitazione del Presidente di Anaepa Confartigianato ha trovato da tempo una sponda nella VIII Commissione presso la quale sono attualmente in esame 7 progetti di legge per dare al settore le regole di cui necessita. Tutte le proposte, nonostante alcune differenze di fondo, rispondono all’esigenza manifestata dal settore, e in particolare da Anaepa, di attuare una strategia integrata prevedendo un complesso di requisiti obbligatori di carattere tecnico-professionale (in capo agli operatori), correlati a specifici requisiti di onorabilità e, con riferimento alla struttura organizzativa e gestionale dell’impresa, ad appositi requisiti di capacità organizzativa e finanziaria. Inoltre, in tutte le proposte è presente un rigoroso e articolato sistema sanzionatorio, e tutte prevedono una strategia di attuazione graduale della nuova disciplina divisa in due fasi: la prima di ‘immediata ed urgente attuazione’, la seconda di lungo corso, di ‘attuazione a regime’. In particolare Redaelli ha dichiarato di condividere “lo spirito e i contenuti” della proposta di legge a prima firma degli onorevoli Fava ed Alessandri e altre quattro proposte simili, che tuttavia, a giudizio di Anaepa “necessitano di essere integrate e coordinate con le recenti modifiche in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”. Pollice verso su due proposte che, ha spiegato Redaelli, “ci appaiono sostanzialmente poco praticabili poiché non tengono conto delle potestà dello Stato e delle Regioni”.


Soluzione Confartigianato è la risposta di Telecom Italia alle esigenze degli artigiani

Si chiama Impresa Semplice ed è “il braccio destro che fa per me”. Con un claim pubblicitario tanto semplice quanto efficace, Telecom Italia ha lanciato la propria offerta integrata fatta di telefonia fissa, telefonia mobile, internet e soluzioni informatiche per proiettare imprenditori e professionisti nel futuro dell’Information and Communication Technology. “Impresa Semplice nasce per offrire una risposta unica, completa ed integrata alle necessità di imprese ed imprenditori - ha sottolineato Enrico Trovati, Responsabile Marketing Funzione Business Market di Telecom Italia - L’evoluzione tecnologica e l’economia digitale, oggi, possono offrire tanto alle aziende, in termini di crescita, innovazione e riduzione dei costi. Non sempre, però, tutto ciò è facilmente accessibile per gli imprenditori. Telecom Italia e Confartigianato Imprese, dopo quasi tre lustri di collaborazione nell’ascolto delle esigenze delle imprese, hanno rinnovato il proprio portafoglio di offerte con una gamma di soluzioni accessibili, integrate e personalizzabili, che superano le tradizionali logiche commerciali e che possono accompagnare le imprese verso una completa informatizzazione”, grazie alla consulenza dei responsabili marketing di Confartigianato, capaci di indirizzare l’imprenditore verso la migliore soluzione per le esigenze della propria impresa. Un obiettivo ambizioso che Confartigianato Imprese ha accolto e condiviso fin da subito. Se Confartigianato è la più rappresentativa organizzazione italiana dell’artigianato e della micro e piccola impresa, Telecom Italia rappresenta il leader indiscusso del segmento business, per competenze tecnologiche, numero di clienti e valore del proprio brand. Inevitabile, dunque, che il rapporto tra le due realtà venisse rafforzato da un’esperienza unica ed innovatrice in termini di marketing associativo ed aziendale. Dalla telefonia fissa alla telefonia mobile, dai prodotti informatici alle soluzioni innovative in termini di ICT, l’offerta Telecom Italia per gli associati viene oggi completata dalla definizione di tre pacchetti esclusivi pensati per gli imprenditori di Confartigianato Imprese. Si chiamano Soluzione Confartigianato Base, Completa e Plus ed offrono il meglio in termini di “telefonia fissa, telefonia mobile e gestione informatica, anche in mobilità, a prezzi fissi”, come ha ricordato Enrico Trovati prima di presentare l’innovativa campagna di comunicazione studiata per l’occasione. “Per il lancio dei pacchetti Soluzione Confartigianato stiamo studiando una massiccia campagna di comunicazione, con spazi pubblicitari sulle principali testate nazionali, sulle pubblicazioni delle Associazioni territoriali di Confartigianato e con diversi passaggi televisivi”, un’esperienza che rappresenta il primo caso in assoluto di campagna pubblicitaria organizzata da Telecom Italia in co-branding e co-marketing con un partner commerciale.


Impresa Semplice di Telecom Italia, innovazione e sviluppo per le piccole imprese

Esistono luoghi, spazi ed edifici capaci di diventare simbolo di cambiamento, sintesi ideale tra storia ed innovazione, ponte tra due fasi distinte di un percorso comune in continua evoluzione. E’ il caso del Telecom Italia Future Centre, fiore all’occhiello della ricerca e dell’innovazione. E’ qui, nel cuore di Venezia, proprio all’ombra del Ponte di Rialto, che un convento di epoca rinascimentale, oggi avveniristico centro di ricerca nell’Information and Communication Technology, ha fatto da cornice ad un accordo unico nel suo genere, capace di chiudere per sempre un’epoca, quella delle convenzioni aziendali, per iniziarne una fatta di reale collaborazione, di efficace interazione tra chi rappresenta l’economia reale del Paese, Confartigianato Imprese, e chi lavora ogni giorno per innovare la dotazione tecnologica ed infrastrutturale degli italiani, Telecom Italia. Il 16 settembre 2009, nella Sala del Refettorio del Future Centre, è stato presentato un progetto che l’Amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, aveva anticipato nel corso della Convention dei Servizi 2009 di Confartigianato. “Oggi non possiamo più parlare di una semplice convenzione tra noi e Telecom Italia”, ha esordito il Segretario generale di Confartigianato Imprese, Cesare Fumagalli, intervenendo all’incontro a cui hanno preso parte Enrico Trovati e Michele Corcione, rispettivamente Responsabile Marketing Business e Responsabile dei Canali di Vendita Business Market di Telecom Italia, oltre a circa 40 responsabili marketing delle Associazioni territoriali di Confartigianato. “Quello che presentiamo è un partenariato, una stretta ed attiva collaborazione che apre un ventaglio di offerte e di opportunità per i nostri associati. Offerte maggiormente accessibili e più convenienti rispetto al passato, ma, soprattutto, capaci di accompagnare le nostre imprese verso un’evoluzione tecnologica fatta di crescita, innovazione ed abbattimento dei costi aziendali”. La relazione tra Confartigianato Imprese e Telecom Italia è nata con la nascita stessa della telefonia mobile italiana. Più di un decennio ininterrotto di offerte, di convenienza e di possibilità offerte agli artigiani. Oggi, forti dell’esperienza dello Sportello Confartigianato - TIM, che rappresenta “la prima tappa di questa nuova stagione di partnership”, la più rappresentativa organizzazione dell’artigianato e della micro e piccola impresa “apre alle più recenti, concrete ed innovative opportunità commerciali nel campo della telefonia fissa, mobile e dell’information technology”, ha sottolineato Cesare Fumagalli. “Parliamo del futuro tecnologico delle imprese che rappresentiamo. Con questa iniziativa - ha concluso il Segretario generale di Confartigianato Imprese - vogliamo favorire l’incontro tra l’evoluzione tecnologica e le micro e piccole imprese italiane, tra l’economia reale ed il futuro”.


Summer School 2009, da Confartigianato le proposte per sostenere le imprese

“E’ necessario comprendere gli aspetti più significativi della crisi per riuscire a rappresentare al meglio gli artigiani e la micro e piccola impresa italiana. Per questo motivo - ha detto Cesare Fumagalli, Segretario generale di Confartigianato Imprese - questa Summer School ha avuto come filo conduttore la recente crisi economica e tutti gli aspetti in cui si è manifestata”. Tempi, aspetti e declinazioni di una crisi economico - finanziaria ancora in atto sono state al centro di una serrata due giorni di lavoro che ha coinvolto 230 dirigenti del Sistema Confartigianato. Un momento di confronto con importanti attori sociali, economici e politici del Paese per comprendere aspetti e caratteristiche della recessione. Per Cesare Fumagalli, la crisi economica che ha rotto gli argini della finanza di Wall Street travolgendo l’economia reale italiana ed europea ha messo in luce la “necessità di abbandonare determinati stereotipi”. Una necessità improcrastinabile per comprendere i nuovi scenari. “Bisogna abbandonare i vecchi stereotipi sotto due punti di vista, nella ritualità delle analisi e dei numeri statistici e nella capacità propositiva, maggiormente attiva e capace di offrire risposte immediate alle necessità della micro e piccola impresa italiana”. Nel mirino un nemico già individuato, “l’autoreferenzialità”. “Per vincere le sfide della crisi - ha continuato Fumagalli - dobbiamo riuscire a creare un rapporto più informato tra il nostro Sistema, la classe politica e le istituzioni su tutti i livelli”. Un rapporto che a livello nazionale, in occasione dei primi segnali della crisi, si è concretizzato con la presentazione “di 38 proposte organiche che non corressero dietro alle attualità del momento. Era il 17 marzo 2009, la recessione era nel pieno della sua esplosione e con quelle 38 proposte ci siamo rivolti prima al Parlamento e poi al Governo. Alcune di quelle proposte - ha spiegato il Segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli - hanno trovato accoglimento e sono diventate provvedimenti. Altre non sono state trasformate in leggi e norme, ma sono state comunque realizzate. Penso, ad esempio, all’intesa con l’ABI per la moratoria sul credito. Su altre proposte, infine, stiamo lavorando per vederle inserite nella prossima Finanziaria, che si preannuncia già più ricca di contenuti rispetto a quella passata”. Tra quelle 38 proposte rientravano anche due temi che stanno riempiendo le pagine politiche ed economiche dei quotidiani italiani, la norma per la tutela del Made in Italy e la legge annuale sulle micro e piccole imprese, lanciata da Confartigianato, rilanciata dallo Small Business Act comunitario ma ignorata, per adesso, dalla politica italiana. “Sono due campi aperti, particolarmente difficili da conquistare. Ci stiamo lavorando proprio in questi giorni sperando di riuscire a convincere anche la nostra classe politica ad abbandonare vecchie e datate convinzioni”, ha detto Cesare Fumagalli prima di passare in rassegna le principali proposte aggiornate all’evoluzione attuale. “Chiedevamo all’Autorità garante della Concorrenza e del mercato maggiore trasparenza nei rapporti con gli istituti bancari. I recenti accordi con Federcasse, UniCredit ed Intesa San Paolo, oltre a quello con l’Associazione della banche popolari su cui stiamo lavorando, vanno in questa direzione. Se la battaglia per la compensazione diretta tra crediti e debiti con la Pubblica amministrazione è stata la più classifica montagna che ha partorito il topolino - ha ammesso Fumagalli - grazie alle nostre pressioni siamo riusciti a sbloccare l’annosa vicenda del saldo della 488. Ad oggi, infatti, la quasi totalità delle pratiche sospese è stata esaurita”. In un momento tanto difficile per la liquidità delle imprese, sono molte le proposte presentate, e pronte per essere ripresentate, che intervengono sul settore creditizio. Una partita in cui sono rientrati anche i Confidi, dove “puntiamo ad un alleggerimento delle garanzie per i 107, nel quadro di una più generica semplificazione dei modi, delle pratiche e, di conseguenza, dei costi di gestione del Sistema dei Consorzi di garanzia”, ha aggiunto Fumagalli. Misure per incentivare la domanda, “con la riserva di appalti per le micro e piccole imprese”, e per alleggerire la pressione fiscale, “dove proporremo riduzioni e sgravi del costo del lavoro per chi crea occupazione, forti della parziale vittoria per la riduzione del saggio d’interesse dal 6 al 3”. Particolare la situazione della detassazione degli investimenti sui beni materiali, “dove la Tremonti Ter ha superato la nostra stessa ambizione a riguardo”. Di risultati positivi ce ne sono tanti in quelle 38 proposte, “la legge 99/2009 che mina la contraffazione, le misure per le reti d’impresa, i distretti e la ricerca nelle micro e piccole imprese”. Se la campagna per il Made in Italy è ancora da definire, con le potenti lobby italiane che sono riuscite a sferzare le norme contenute nella legge anticontraffazione, quella per il riequilibrio delle tariffe Inail pagate dagli artigiani è pronta per essere messa in campo, forti di un testimonial d’eccezione, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, che in occasione dell’Assemblea annuale di Confartigianato Imprese ha definito questa vicenda come una “vergogna”. Tanti temi proposti e da riproporre in una stagione autunnale che minaccia di essere la resa dei conti della crisi. “Quest’inverno - ha spiegato il Segretario Fumagalli - leggeremo sui bilanci aziendali il peso della crisi. Per questo è importante slegare i lacci che legano e bloccano lo sviluppo ed il rilancio delle aziende. Da qui nasce la richiesta di ridurre i differenziali tra costi energetici delle imprese italiane e quelle europee, oltre a quelli tutti italiani tra grandi e piccole imprese. Per chiudere, tra le proposte presentate che sono state accolte e che sono in via di definizione ci sono le recenti approvazioni da parte del Consiglio dei Ministri del regolamento per il SUAP, lo Sportello Unico per le Attività Produttive, e per l’Agenzia per le Imprese, un soggetto - ha sottolineato - che nasce da una nostra proposta ai parlamentari italiani, cercando di sfruttare il loro legame con i territori. Con l’Agenzia - ha concluso Cesare Fumagalli - le associazioni di categoria avranno la possibilità di rilasciare titoli autorizzativi all’inizio dell’attività. L’Agenzia per le Imprese, insieme alla legge annuale sulle Pmi, sono passaggi fondamentali di un altrettanto fondamentale progetto: l’attuazione, in Italia, dello Small Business Act”.


Studi di settore, realtà o visione distorta della realtà?

A dieci anni dalla loro introduzione fanno ancora discutere. Tra chi fa impresa, ma non solo, c’è chi sostiene che la realtà economica da essi descritta è imprecisa e distorta, giungendo alla conclusione che sarebbe meglio buttarli a mare. Visione opposta è quella di chi li ha pensati e ne ha accompagnato la crescita che li difende strenuamente sostenendo che sono uno strumento che offre equità e trasparenza nel rapporto tra fisco e imprese. E poi, rimarcano ancora questi ultimi, visti i numeri in gioco (oltre quattro milioni di contribuenti) occorrono sì strumenti di analisi raffinati, ma comunque di massa. A dieci anni dalla loro applicazione, e a un anno dall’inizio della crisi planetaria che ha colpito anche l’Italia, il Presidente della SoSe (Società per gli Studi di Settore) Giampiero Brunello ha tracciato un primo bilancio degli Studi di settore. Sullo sfondo la domanda: sono ancora utili? Non è la prima volta che la Summer School di Confartigianato si occupa di Studi di Settore. Per la precisione è la terza: un’attenzione necessaria vista la centralità dell’argomento nella vita delle imprese e nell’attività Confederale. I numeri presentati dal Presidente della SoSe indicano che dal 1998, primo anno di applicazione degli Studi, è in atto una progressiva e graduale emersione di base imponibile (variabile tra i diversi settori economici). Tra il 1995 e il 2007 la SoSe ha stimato che il volume di affari verosimilmente non dichiarati di alcuni settori rappresentativi del comparto del commercio e dei servizi è sceso dal 42,5% al 14,9%. Tradotto in cifre, milioni di euro. Eppure il “mercato – ha osservato Brunello – non è stato sconvolto” dalla velocità con cui si è invertita la curva dell’evasione fiscale: la filosofia che sottende allo strumento è proprio quella, infatti, di salvaguardare il “rispetto del principio di equità e di capacità contributiva”. Tradotto in soldoni, di far pagare a tutti il giusto, niente di più. Lo strumento, ha poi sottolineato Giampiero Brunello, concorrendo all’emersione di quote rilevati di economia sommersa, ha posto un argine ad una distorsione del nostro mercato che frena la libera concorrenza tra i vari soggetti economici che operano nel Paese. “Tra i vari obiettivi che ci si è posti di raggiungere attraverso gli Studi, c’è quello di evitare l’impiego del risparmio fiscale (Ndr.: leggi ‘evasione’) per fare leva sul mercato”. Un esempio: “Abbiamo stimato che il livello della pressione fiscale e contributiva, con riferimento al 2006, per i soggetti non cogrui o normali è stata di circa il 33,3%, mentre per quelli congrui e normali del 47,8%. Una differenza che “fa la differenza” in termini competitivi. Ci sono diversità ancora troppo grandi nelle dichiarazioni tra chi è congruo e chi non si dichiara tale”. Il dialogo con le Associazioni di Categoria, la ‘compliance’, resta essenziale per migliorare i dettagli della fotografia scattata dagli Studi. Lo si è visto in particolare nell’attuale fase di crisi economica. “In pochi mesi abbiamo ottenuto grandi risultati. Abbiamo esaminato una grande quantità di dati delle Associazioni, Inail, Inps, Istat e su questa base abbiamo fatto degli interventi correttivi che hanno riguardato oltre due milioni di contribuenti”. In conclusione di intervento, il Presidente della SoSe ha invitato a “pensarci bene prima di proporre di gettare via lo strumento”, con riferimento alla proposta che da più parti periodicamente riemerge. “Altre soluzioni – ha proseguito - rischiano di parlare un linguaggio diverso da quello delle imprese”. Ma i risultati positivi per fare emergere l’economia in nero, non sono stati ottenuti solo grazie all’applicazione degli Studi. Senza la macchina dei controlli, infatti, buona parte degli sforzi sarebbero risultati vani. Controlli di nuova generazione. Da esperire “in modo giusto, ragionevole, equilibrato”. Lo ha detto Luigi Magistro, Direttore Centrale Accertamento dell’Agenzia delle Entrate, presentando alla Summer School le nuove strategie dell’attività di controllo. Il principio generale di quello che si annuncia come un nuovo corso è semplice ma allo stesso tempo rivoluzionario, almeno per il nostro Paese: “i controlli devono riguardare tutti e non solo alcuni”. Devono riguardare le grandi imprese (su cui quest’anno l’Agenzia ha concentrato l’attenzione), le piccole imprese (finalizzati alla prevenzione: “meglio prevenire che curare” ha spiegato Magistro), e tutti quei soggetti che hanno un tenore di vita non in linea con le dichiarazioni reddituali (per questi viene rispolverato il redditometro). “In un Paese civile non è possibile denunciare determinate posizioni reddituali. Non è possibile vista l’efficacia della macchina del Fisco. Non servono nuove leggi, comunicazioni, altra burocrazia. Abbiamo dati in abbondanza da usare nel modo giusto”. “Compliance” è la parola d’ordine del Direttore dell’Accertamento delle Entrate nei rapporti con le Associazioni (“che devono aiutarci a capire, a non sbagliare”), e dei soggetti economici (“il male si chiama ‘evasione’. Negli ultimi anni la situazione è migliorata, ma la nostra azione è mirata a far crescere spontaneamente i numeri. Vogliamo far capire che l’attività di controllo c’è e che è che meglio cambiare atteggiamento”). Gli Studi di Settore, per Magistro, rappresentano una “bussola” nell’attività di controllo, “ci danno l’orientamento, le probabilità. Ma danno solo un primo quadro che va completato con ulteriori elementi, con ulteriori analisi. L‘applicazione degli Sudi di settore automatica e acritica non va bene”. Questo avviene in Italia. Ma all’estero? Poniamo in Francia, quali sono gli strumenti di equità fiscale utilizzati? Esistono gli Studi di Settore? E i controlli su quali soggetti si concentrano? A queste domande ha risposto l’Attachée Fiscale presso l’Ambasciata di Francia in Italia, Anne-Claire Jarry-Bouabid, ospite della Summer School. La diplomatica ha subito messo le mani avanti, sottolineando che la struttura economica dei due Paesi è difficilmente confrontabile: “In Francia il numero di piccole imprese è di gran lunga inferiore a quello italiano, perciò non c’è niente di strano se storicamente i controlli da noi si concentrano nelle grandi imprese”. Poco significative le differenze nella macchina delle verifiche, affidata alla Direzione Generale Finanze Pubbliche, alle Dogane e ad una struttura simile per competenze all’Inps. Almeno nominalmente non esistono gli Studi di settore, anche se in pratica c’è uno strumento analogo: “Abbiamo delle schede tecniche per i settori economici e un software per la verifica della congruità. I risultati non costituiscono una prova, ma servono per orientare i controlli”. Il redditometro esiste, “ma non lo utilizziamo molto, preferiamo i controlli in azienda e il dialogo con i contribuenti”. In sostanza in Francia i metodi presuntivi o deduttivi automatici sono quasi assenti. Unica eccezione il calcolo dei redditi presunti, quando la contabilità di un’impresa non è disponibile. “Ma è di difficile utilizzazione” spiega Anne-Claire Jarry-Bouabid. A differenza dell’Italia i controllori non si annunciano al contribuente suonando il campanello, ma sono tenuti a inviare con 15 giorni di anticipo un avviso. Le differenze sono anche altre, ma una in particolare ha suscitato mormorii in platea. Per creare un’impresa è sufficiente recarsi presso la Camera di Commercio o dell’Artigianato. “Qui viene attribuito un numero identificativo della società, che non è un codice fiscale perché non c’è un anagrafe tributaria. Poi un’iniziativa che stiamo lanciando. Attraverso un sito Web, dipendenti, pensionati, e chi ha un’idea da sviluppare può creare un’impresa in 15 minuti”. La tassazione? “13% per ricavi fino a 80.000 euro”.