Norme tecniche per le costruzioni: il Ministero si impegna a fare chiarezza

Quasi mille pagine tra testo normativo e istruzioni applicative: sono le Norme Tecniche per le Costruzioni che dal 1° luglio rappresentano l’unica normativa di riferimento in materia di progettazione, esecuzione e collaudo delle costruzioni. Molte le novità, le principali per cantieri e centri di trasformazione dell’acciaio. Da ora in poi, controlli scrupolosi e certificazione di tutta la filiera edilizia con gli obiettivi ambiziosi di innalzare gli standard di qualità del settore e di evitare che eventuali anelli deboli della catena produttiva possano determinare nuove tragedie come quelle dell’Aquila: edifici recenti, sulla carta costruiti secondo le regole, che si sono sgretolati alla prima scossa di terremoto. Le piccole imprese dell’intera filiera dell’edilizia stanno con il fiato sospeso. "A seconda di come si interpretano le norme tecniche - sottolinea Arnaldo Redaelli, Presidente di Anaepa Confartigianato - il nuovo regime di certificazione e di controlli, ora esteso anche alla produzione di materiali per uso strutturale quali calcestruzzo e acciaio che non potranno più entrare nei cantieri se sprovvisti di un apposita carta di identità, costringerebbe i piccoli imprenditori a ricorrere a nuove figure professionali, e comunque determinare maggiori costi e un allungamento del tempo di consegna delle opere". Prospettive inquietanti per un settore che sta pagando pesantemente la crisi. "Occorre fare chiarezza - prosegue Redaelli - la confusione nuoce a chi deve applicare le norme. Inoltre, bisogna fare attenzione che le nuove previsioni di legge non mortifichino la componente creativa e innovativa dell'artigianato solo perché la stessa è difficile da normare". Per sciogliere questi e altri nodi, legati principalmente all’interpretazione del testo normativo, Confartigianato Anaepa e Metalmeccanica di Produzione hanno promosso un seminario che ha inaugurato una nuova collaborazione tra le due associazioni confederali guidate da Arnaldo Redaelli e Dario Visconti e il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il massimo Organo consultivo dello Stato. “La nuova normativa – spiega Visconti - in prima battuta ci ha spaventato. Ci ha spaventato perché è complessa, variegata, ricca di sub norme che impattano con il lavoro quotidiano delle imprese. Come al solito si tratta di norme pensate per la grande impresa e calate su quella piccola. Abbiamo promosso il convegno per verificare con il massimo dei funzionari del Ministero il loro orientamento circa l’applicazione delle nuove disposizioni alle piccole imprese”. "Ci è parso di capire che il buonsenso sarà quello che orienterà la materia. La legge, come sempre, purtroppo è generica e l’applicazione è lasciata all’interpretazione dei singoli. Abbiamo appreso che il Ministero emanerà agli organi di controllo periferici una serie di circolari interpretative. Credo che siamo sulla buona strada: siamo riusciti a far passare il concetto che la normativa così com’è deve essere applicata in modo diverso alla grande industria e alla piccolissima impresa” conclude il presidente di Confartigianato Metalmeccanica di Produzione Dario Visconti. “Le norme – spiega Antonio Lucchese, il dirigente dei Consiglio dei Lavori pubblici che ha partecipato al convegno - si pongono l’obiettivo ambizioso di migliorare la qualità delle opere attraverso la disciplina di tutto il processo produttivo. In questa filiera si inseriscono evidentemente anche tutti quegli artigiani che prestano la loro opera, magari anche per piccoli componenti, o che comunque contribuiscono a questa organizzazione generale di qualità. In realtà per loro cambierà poco perché sono certo che già lavorano nel migliore dei modi possibile. Però oggi, il rispetto di alcune procedure e norme che riguardano i materiali, pone loro in condizione di lavorare meglio. In questo senso devono anche loro convincersi che fanno parte di un grosso processo produttivo di qualità e in questo senso l’adeguamento migliorerà anche il loro modo di lavorare”.


Direttiva Servizi, soddisfazione di Confartigianato per l’approvazione preliminare

La Direttiva Servizi approvata in via preliminare dal Consiglio dei Ministri accoglie molte delle modifiche proposte da Confartigianato Imprese. La parola, ora, passa alla Conferenza Stato - Regioni e alle competenti commissioni di Camera e Senato, chiamate ad esprimere il proprio parere sulla traduzione italiana della direttiva europea sulla liberalizzazione e la semplificazione del mercato dei servizi. Tre, in particolare, gli scenari legati all’artigianato modificati dalla direttiva. A cominciare dal risultato più importante portato a casa da Confartigianato, la salvaguardia dell’esistenza e della partecipazione degli imprenditori alle Commissioni provinciali e regionali dell’artigianato. Le prime versioni del decreto, infatti, prevedevano l’esclusione “degli organi collegiali” dal novero delle strutture abilitate al rilascio delle autorizzazioni per l’attività di servizi. In altre parole, la morte delle CPA. Forte del ruolo propositivo e consultivo svolto dalle commissioni, però, Confartigianato ha fatto pressione affinché la partecipazione degli artigiani alle decisioni delle CPA e delle CRA rientrasse tra le eccezioni ammesse dalla Direttiva servizi, salvandole, di fatto, la missione originaria. Un successo che Confartigianato ha potuto festeggiare insieme alla seconda importante vittoria conquistata nella definizione di quella che il Ministro Ronchi ha definito come “una vera e propria rivoluzione verso un mercato unico dei servizi”. Grazie all’azione confederale, è stato allontanato lo spettro dell’abbassamento dei requisiti per l’accesso alla professione nei settori dell’acconciatura, estetica, tintolavanderia e alimentare. Le novità per artigiani ed imprenditori non sono finite, però. La direttiva servizi, infatti, prevede numerose iniziative volte a semplificare le procedure per l’autorizzazione all’avvio dell’impresa, a cominciare dalla definizione della DIA con avvio immediato come regola generale per chi vuole intraprendere un’attività nel campo dei servizi


Restauro: Confartigianato chiede un tavolo di confronto con Bondi

Slitta avanti il temine entro il quale gli artigiani del restauro dovranno presentare i documenti necessari per accedere all’albo dei restauratori titolati ad operare con le sovrintendenze. Due mesi, questa la proroga concessa dai Beni Culturali, che saranno utili ai piccoli imprenditori per rintracciare con più calma i certificati di regolare esecuzione dei lavori sparsi negli uffici pubblici. Un tempo insufficiente, invece, per costituire un tavolo di lavoro presso il Ministero guidato da Bondi per ridiscutere l’impianto dei nuovi criteri di accesso alla professione che di fatto, se applicati falcerebbero la quasi totalità degli operatori di un settore in cui operano 13.000 imprese e oltre 30.000 addetti, che fino ad oggi ha garantito la cura del patrimonio artistico nazionale. Sospensione delle norme di accesso alla professione per almeno sei mesi. E’questa la richiesta che le tre sigle Confederali hanno rivolto al Governo. Un appello che stato rilanciato da Confartigianato Restauro il 17 dicembre nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato diversi parlamentari di maggioranza e di opposizione tra cui, per il PdL Raffaello Vignali, Enrico Musso e Valter Zanetta, e per il PD Ermete Realacci, Vincenzo Vita, Rosa De Pasquale. Ampia convergenza trasversale sulla necessità di modificare tutti quei punti del Codice del restauro che “rappresentano un attacco al cuore del made in Italy perché non riconoscono la competenza e il saper fare della secolare tradizione dei restauratori artigiani”, come sottolineato dal presidente di Confartigianato Restauro Claudio Macrì. Per Realacci “è impossibile che le competenze del settore siano acquisibili – come invece vorrebbe la norma – solo attraverso lo studio”. Una posizione condivisa da Raffaele Vignali che ha detto che la “formazione non si può sostituire alla pratica, il saper fare si impara a bottega” e che ha invitato il Ministro Bondi a sedersi attorno a un tavolo con le categorie per affrontare la vicenda. “I nostri musei – ha chiosato Vignali - sono il tempio del lavoro manuale; le nuove norme vanno riscritte coinvolgendo attivamente chi opera, c’è un sapere che viene dall’impresa che deve essere riconosciuto”. Preoccupazione che le nuove norme impediscano l’accesso dei giovani alla professione è stata invece espressa dal senatore Zanetta. Tra le proposte per migliorare la normativa, quelle dell’intergruppo bicamerale e bipartisan sulle PMI illustrate dal Senatore Enrico Musso “In Italia – ha spiegato Musso - la professione del restauratore rischia grosso a causa delle normative che sono in corso di applicazione. Io credo che i paletti che si cercano di mettere siano troppo restrittivi, anche se l’idea di tutelare la qualità del lavoro di restauro è sicuramente apprezzabile. Bisogna riportare almeno due questioni: non è pensabile che i restauratori professionali da molti anni, siano costretti a certificare il lavoro svolto presso la pubblica amministrazione; dovrebbe essere sufficiente un’autocertificazione. Inoltre, non è pensabile di escludere retroattivamente con questo provvedimento preso a posteriori i titoli rilasciati da una serie di scuole regionali, statali di alta specializzazione, che hanno anche goduto di fondi comunitari, che sono stati una rappresentanza dell’amministrazione nel campo della formazione in questo settore. Il nostro gruppo ha chiesto di incontrare il ministro Bondi per discutere queste questioni ed assumere i provvedimenti parlamentari conseguenti”. Adesso l’attenzione è rivolta a raccogliere i consensi necessari per portare in aula un emendamento di modifica dell’articolo 182 del Codice del restauro e per ottenere la proroga di sei mesi sollecitata dalle tre Confederazioni.


Confartigianato incontra il PD, Giunta esecutiva a porta aperte per la politica italiana

La Giunta esecutiva di Confartigianato Imprese ha incontrato a Roma Pierluigi Bersani, Enrico Letta e Stefano Fassina, il vertice del Partito Democratico. Una volta di più, Confartigianato ha ribadito le necessità della micro e piccola impresa italiana, illustrando le proprie proposte per superare le criticità di un sistema economico che vive di micro e piccole imprese ma che non riesce ad offrire loro le giuste condizioni in cui operare. “Dobbiamo fare quelle riforme da tempo auspicate, di cui tutti riconoscono la necessità, di cui il Paese ha un estremo bisogno ma che non si comincia mai a fare”, ha detto senza mezzi termini il Presidente di Confartigianato Imprese, Giorgio Guerrini. Durante l’incontro con la stampa, che ha anticipato la Giunta esecutiva e a cui hanno partecipato, oltre al Segretario Cesare Fumagalli, anche il Vicesegretario ed il consigliere economico del PD, Enrico Letta e Stefano Fassina, il Segretario Bersani ha sottolineato la volontà di iniziare un nuovo corso nel rapporto con le piccole imprese. Tanti i temi affrontati, a cominciare dalle possibili iniziative in tema di credito, fisco e liquidità delle imprese. “Lo sblocco del patto di stabilità per il pagamento degli enti locali, i pagamenti della pubblica amministrazione, un accesso al credito che secondo noi - ha sottolineato il leader del principale partito d’opposizione del Paese - deve far perno su un fortissimo rafforzamento, accorpamento, riforma, miglioramento, snellimento del sistema dei consorzi fidi e dei consorzi di garanzia”. Confronto sul presente e progetti per il futuro, a cominciare dal 2010, quando politica e mondo imprenditoriale, con la complicità delle elezioni regionali e di una crisi economica che tirerà le somme, saranno chiamate ad offrire risposte concrete alle esigenze di chi fa impresa in questo Paese. Il 2010, dunque, sarà l’occasione giusta, secondo Enrico Letta, per attuare quelle idee e quei progetti fondamentali per affermare, definitivamente, la centralità della piccola impresa. “Per noi, questo incontro è utile anche per mettere a punto un tema forte della campagna per le Regionali del prossimo anno, quello della micro e piccola impresa”. Significativa, infine, la chiusura di Pierluigi Bersani. Dal Segretario del PD è arrivato un impegno concreto nei confronti di chi produce ricchezza e occupazione nel nostro paese. “Sarà un PD – ha concluso Bersani - che quando parla di lavoro, parla di lavoro e piccole imprese”.


Credito, nuovi strumenti a tutela dei consumatori

Da oggi, cittadini e imprenditori hanno un nuovo strumento di tutela nelle controversie con banche e istituti finanziari. E’ l’Arbitro bancario finanziario, istituito dalla Banca d’Italia per ottenere una decisione imparziale in modo semplice, rapido e poco costoso su controversie tra gli istituti bancari ed i clienti. Introdotto dalla legge sulla tutela del risparmio, l’arbitro valuterà i contenziosi su operazioni e servizi bancari e finanziari, sui diritti e gli obblighi delle due parti e sulla corresponsione di somme di denaro inferiori ai 100mila euro. Non potrà pronunciarsi, invece, sulle controversie nate prima del gennaio 2007 e su quelle relative a servizi e attività di investimento. Per chiedere l’intervento dell’arbitro bancario finanziario, che opererà in tre collegi arbitrali, quelli di Milano, Roma e Napoli, i cittadini e gli imprenditori dovranno recarsi presso una qualsiasi filiale della Banca d’Italia presentando il proprio ricorso.


Restauro: Non bastano 2 mesi di proroga. Confartigianato, Cna, Casartigiani chiedono sospensione norme di accesso alla professione e tavolo di confronto con Ministro Bondi

“Non bastano 2 mesi di proroga, ne servono almeno 6 per avere il tempo di rivedere la normativa sul restauro. E’ necessario aprire subito un tavolo di confronto tra Leggere di più