Sistri troppo complicato: Confartigianato chiede il rinvio dell’entrata in vigore
A pochi giorni dal fatidico primo gennaio 2011, data di entrata in vigore, il Sistri ancora non funziona. Soprattutto non funzionano i dispositivi elettronici come le chiavette Usb e le black box che sono alla base della rivoluzione telematica voluta dal Ministero dell’Ambiente per tracciare il percorso dei rifiuti prodotti dalle aziende. Rivoluzione condivisibile nel principio di combattere il traffico illegale di rifiuti ma, almeno per ora, troppo complessa e costosa nell’attuazione, al punto da far rimpiangere agli imprenditori i vecchi moduli cartacei. Per le 500.000 imprese che da gennaio dovranno adeguarsi al Sistri è una via crucis di problemi: molte non hanno ancora ricevuto le apparecchiature indispensabili per tracciare i rifiuti. Ma chi già dispone di chiavi Usb e black box deve fare i conti con difetti del software e dell’hardware che li rendono inutilizzabili. Se ne sono accorti anche i tecnici del Ministero dell’Ambiente che hanno ritirato molti dei dispositivi distribuiti. Insomma, una corsa con troppi ostacoli verso quel primo gennaio 2011 che dovrebbe segnare l’inizio dell’era Sistri. In queste condizioni, Confartigianato ritiene che l’unica soluzione per evitare agli imprenditori le salatissime sanzioni che da gennaio scatteranno per chi non si adegua al Sistri consiste nel rinviare l’applicazione del sistema. Il Presidente Guerrini ha sollecitato il differimento in una lettera al Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo ma anche ai suoi colleghi Brunetta e Calderoli e al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Perché il Sistri, se non verrà modificato, aumenta i costi e complica di molto gli adempimenti che i Ministri Brunetta e Calderoli hanno promesso di alleggerire per semplificare la vita ai piccoli imprenditori. “La buona volontà delle imprese e delle Associazioni che le assistono - scrive il Presidente Guerrini ai rappresentanti del Governo - nulla può contro i ritardi e i malfunzionamenti di un sistema che, peraltro, impone gli stessi obblighi e gli stessi costi a un parrucchiere che smaltisce pochi grammi di lamette e ad una multinazionale chimica”. Ora non resta che confidare in una rapida risposta di buon senso da parte del Governo.
Stop al bando di qualificazione professionale
Scatta l’ennesima bandierina rossa per il bando di qualificazione dei restauratori, richiamato ai box dal team del Ministro Sandro Bondi per una attenta e profonda revisione. Lo fa sapere il ministero dei Beni Culturali che a più di un anno dal via alla procedura di selezione pubblica che doveva portare alla formazione del primo albo professionale dei restauratori e collaboratori, dopo quattro proroghe e le continue proteste delle oltre 13.000 imprese del settore, ha deciso di far slittare l’apertura del concorso dal 30 novembre a data da destinarsi. Una bandierina rossa che Confartigianato Restauro accoglie con soddisfazione. La sigla confederale, infatti, è stata tra le più attive nel sollecitare la modifica dei criteri per ottenere la qualifica di restauratore abilitato a operare con le sovrintendenze. Criteri troppo rigidi che rischiavano di spazzare via un’intera generazione di professionisti senza di fatto garantire la nascita di nuove professionalità. Criteri che non riconoscevano a pieno né le competenze acquisite sul campo, né quelle formative ottenute attraverso i corsi regionali, oltre a non identificare nessun percorso qualificato di crescita all’interno del settore. La revisione della normativa annunciata dal Ministero di via del Collegio Romano potrebbe però aprire la strada scenari tanto minacciosi quanto quelli che fino a ieri incombevano sul comparto. C’è il rischio, infatti, che il Ministero dei Beni Culturali voglia nuovamente cercare la complessa quadra da solo, evitare cioè il confronto con i rappresentanti del settore in quel tavolo tecnico di cui Confartigianato Restauro chiede da tempo l’istituzione. E se la ricerca della quadra si rivelasse infruttuosa, il Ministero potrebbe pensare di accontentare tutti allargando le maglie dell’accesso alla professione. Ma quello di cui ha bisogno il comparto, secondo Confartigianato Restauro, non è certo l’allentamento delle regole, ma norme in grado di cogliere lo spessore reale delle competenze degli addetti, competenze che attualmente sfuggono all’articolo 182 dei Beni Culturali. Un esempio di come la mancanza di regole chiare e ben definite penalizzi le professionalità del comparto arriva dai dati dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti pubblici. Tra il 2008 e il 2009, secondo la rilevazione, per il restauro di beni monumentali quali il Colosseo, il Tempio di Antonino e Faustino, ma anche per la Fontana delle 99 cannelle simbolo de L’Aquila, si è di fatto guardato più alla solidità economica delle imprese che alle reali competenze in materia di restauro. Lavori che dovevano essere affidati alla direzione di restauratori qualificati sono finiti altrove, nel calderone dell’edilizia.
Rapporto di Anaepa Confartigianato sull’edilizia: 4,4 milioni le famiglie interessate a Piano Casa. Insieme a green economy, è il volàno per la ripresa del settore costruzioni
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RIFIUTI, IMPRESE: PROBLEMI NELL'APPLICAZIONE SISTRI, SOSPENDERE SANZIONI PER 12 MESI Lettera di Marcegaglia e Sangalli al Ministro Prestigiacomo
Roma, 6 dicembre 2010 - Confindustria e Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, CNA, Casartigiani, Confesercenti) ribadiscono, in una lettera inviata al Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, la necessità e l'urgenza di Leggere di più
ETICHETTATURA ALIMENTI Giacomo Deon (Confartigianato Alimentazione): “Bene via libera Senato a ddl etichettatura alimenti. Il 43% dei cittadini Ue sceglie alimenti in base a origine prodotti”
“Un provvedimento atteso dagli imprenditori artigiani del settore agroalimentare fortemente interessati a difendere e a rendere visibile la qualità della produzione delle eccellenze made in Italy”.Leggere di più