RIFORMA INCENTIVI RETE IMPRESE ITALIA: “SERVE RAPIDO VIA LIBERA A PROVVEDIMENTO”

La riforma degli incentivi alle imprese annunciata dal Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani è salutata positivamente da Rete Imprese Italia Leggere di più


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RIFORMA INCENTIVI - Rete Imprese Italia: Serve rapido via libera a provvedimento


Sbloccato l’ecobonus su impianti auto a metano e gpl

Rientra l’emergenza ecobonus. L’Agenzia delle Entrate, che a fine ottobre aveva disposto la sospensione dei crediti di imposta collegati all’installazione sui veicoli circolanti di impianti di alimentazione a metano e gpl, ha ripristinato i codici tributo che permetteranno agli autoriparatori di recuperare il bonus fiscale già dalla liquidazione di gennaio. Si chiude così una vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso le piccole imprese installatrici che hanno rischiato seriamente di dover pagare di tasca propria le misure del Governo per rendere eco-compatibili le autovetture più inquinanti. Il meccanismo di erogazione degli incentivi, infatti, consiste in uno sconto applicato direttamente dalle officine in fattura, importi che le imprese poi recuperano detraendoli dalle imposte. Un meccanismo che si è inceppato improvvisamente in autunno, quando dai moduli F24 on-line sono scomparsi i codici tributo che consento alle imprese di recuperare l’incentivo concesso ai clienti. Nei giorni successivi il blocco, le Entrate hanno spiegato le ragioni del disco rosso: “anomalie riscontrate nell’erogazione del bonus”. Una spiegazione che ha lasciato a bocca aperta il settore. ‘Controlli tardivi - rimarca Claudio Piazza di Confartigianato Autoriparazione – Tutte le imprese – sottolinea - si sono trovate da un giorno all’altro a registrare una perdita netta e a non poter recuperare quanto anticipato ai clienti”. Una situazione insostenibile per un comparto marchiato a fuoco dalla crisi, che si è sbloccata solo a seguito della forte azione di Confartigianato Autoriparazione che sul problema ha sensibilizzato le forze politiche, ottenendo l’attenzione, tra gli altri del Senatore del Pdl Zanoletti che sull’argomento ha rivolto un interrogazione al Ministro dello Sviluppo Economico Romani.


Dai fondali dello Stretto nasce il presepe artistico siciliano

La statua del bambino Gesù che riemerge dai fondali dello stretto di Messina come metafora della purificazione e della rinascita dei valori cristiani della verità, della giustizia e della legalità. Confartigianato Imprese Sicilia ha scelto questo passaggio simbolico della nascita di Cristo per celebrare il Santo Natale e per promuovere e valorizzare la tradizionale produzione siciliana di presepi. “Quest’anno abbiamo voluto valorizzare il tema della legalità partendo da Messina e scegliendo un luogo simbolico, come un relitto affondato nello Stretto - ha esordito Filippo Ribisi, Presidente di Confartigianato Imprese Sicilia - Una metafora per invocare la rinascita della Sicilia”. La statua del bambinello è stata realizzata dal maestro Calogero Amato di Santo Stefano di Camastra, una delle roccaforti dell’artigianato artistico siciliano. Fatta di argilla e pietra lavica, alta 50 centimetri, la statua, il 18 dicembre scorso, ha lasciato il relitto del vascello inglese del 1800 per far ritorno tornare in superficie tra le braccia del team di sub dell’Ultradive tech diving. Una volta raggiunta la spiaggia di Torre Faro, la statua del Bambin Gesù ha ricomposto l’intera natività cristiana con quelle di Maria e San Giuseppe, aprendo simbolicamente i festeggiamenti per il Natale di Confartigianato Imprese Sicilia. Ma questo è soltanto un passo del più ampio percorso di valorizzazione dei presepi tipici siciliani che Confartigianato Sicilia sta mettendo in campo da tempo per sostenere un settore chiave dell’economia isolana. Un progetto spiegato direttamente dal Presidente di Confartigianato imprese Sicilia. “Il prossimo anno contiamo di allungare questo itinerario anche a Trapani fino ad arrivare anche all’entroterra siciliano, proprio per valorizzare i maestri isolani e l’arte presepiale, fiore all’occhiello dell’artigianato artistico siciliano”, ha concluso Filippo Ribisi.


Si allungano i tempi di pagamento, artigiani in affanno

Lavori oggi e se tutto va bene ti pagano tra tre mesi. E se qualcosa va storto e non ti pagano, ti rivolgi al tribunale ed ecco che per vedere quei soldi devi attendere anche degli anni. E a quel punto, o hai le spalle larghe oppure tiri giù la serranda e mandi tutti a casa. Piccole imprese sempre più bersagliate dai ritardi di pagamento: per il saldo di una fattura – stima l’Ufficio Studi di Confartigianato -occorrono in media 93 giorni, un termine che nell’ultimo anno e mezzo è cresciuto di ben un mese. Se fino a ieri in testa alla lista dei cattivi pagatori c’è stata la pubblica amministrazione - 85 giorni per liquidare i pagamenti, diciannove in più rispetto a metà 2009 - ecco che la forbice dei ritardi oggi si allarga anche tra i privati, tra le imprese committenti e i loro fornitori. D’altra parte, quando il controllore è il primo a dare il cattivo esempio, pure altri non si fanno tanti riguardi. Se dalla metà del 2009 nel resto d’Europa i tempi medi di pagamento della pubblica amministrazione si sono accorciati, in Italia si è assistito al fenomeno opposto, al punto che oggi, i fornitori di beni e servizi devono attendere fino a 186 giorni per incassare, contro i 63 della media Ue. Un primato poco invidiabile. A dieci anni di distanza dal primo intervento europeo per frenare un malcostume che in Italia costa alla filiera dell’artigianato circa 1.760 milioni di euro (valutando solo i maggiori oneri finanziari), la Commissione UE ci riprova, con un nuovo testo che sarà approvato entro il 24 gennaio. Tra le novità principali, le PA dovranno pagare i fornitori nel termine perentorio di 60 giorni, mentre nelle transazioni tra privati lo stesso termine è derogabile su accordo tra le parti. Inasprito l’interesse moratorio. Entro il 2013 l’Italia dovrà recepire la direttiva, ma l’attesa è che non si attenda fino all’ultimo minuto per adeguare il testo alla realtà economica italiana fatta principalmente di piccole imprese. Questo l’auspicio espresso dal Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, che a fine dicembre ha illustrato al ministro dello Sviluppo economico Romani la ricetta confederale per garantire il successo dell’iniziativa. Tra i punti della proposta: l’apertura di tavoli di lavoro per revisionare le regole di spesa della Pa, configurare il ritardato pagamento come pratica anticoncorrenziale, introdurre l’obbligo di pubblicazione sui siti degli enti appaltanti dello stato di avanzamento dei pagamenti e infine istituire una graduatoria pubblica in cui sono riportati le abitudini di pagamento degli enti statali.


Confartigianato alla guida di Rete Imprese Italia

Artigianato e servizi, commercio e turismo, tutte le micro e piccole imprese italiane unite per rappresentare gli interessi, le necessità ed i margini di sviluppo economico e sociale dell’impresa diffusa del Paese. Oggi che Rete Imprese Italia è una realtà, e non più soltanto una sfida che in tanti credevano impossibile, Confartigianato assume la presidenza di turno di un’organizzazione che riunisce più di quattro milioni di imprese e oltre 14 milioni di addetti. “I prossimi sei mesi saranno mesi impegnativi, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista politico-istituzionale - ha esordito il Presidente Giorgio Guerrini - Confartigianato assume questo semestre di presidenza di Rete Imprese Italia portando il suo modo di fare ed il suo stile. Vorremmo che in un momento economico ancora difficile come quello che sta attraversando il Paese, si riuscissero ad affrontare i nodi e gli ostacoli che impediscono all’Italia di crescere”. Un’occasione importante che pone Confartigianato e l’artigianato italiano alla guida di tutte le micro e piccole imprese del Paese. La principale organizzazione dell’artigianato italiano arriva a Palazzo Sforza Cesarini, la sede romana di Rete Imprese Italia, con un bagaglio ricco di più di sessant’anni di esperienza nella rappresentanza imprenditoriale, una storia che ha scritto le pagine più importanti della vita economica del Paese. “Per riprendere a crescere il Paese ha bisogno di liberare l’impresa - ha continuato Giorgio Guerrini - Per liberare l’impresa bisogna cominciare innanzitutto a sfoltire la giungla burocratico-amministrativa, che significa semplificare in maniera concreta e non soltanto a parole. Inoltre, abbiamo bisogno di un fisco che sia più vicino alle imprese, a chi produce e a chi sviluppa economia. Stiamo seguendo con attenzione l'evoluzione del federalismo fiscale, un progetto che riteniamo decisivo per poter riprendere la crescita. Questa, però, è l'ultima opportunità che il Paese ha. Vorremmo un fisco semplice, un fisco che non sia tiranno, un fisco che cominci anche una progressiva diminuzione della pressione sulle imprese”, ha concluso il presidente di Confartigianato e di rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini.