Green economy, le imprese finiscono nel caos di una riforma mancata

Quando il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha presentato le nuove linee guida del sistema agli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in molti hanno storto la bocca. Banche, imprenditori, associazioni di categoria e consorzi energetici. Il mercato delle energie rinnovabili finisce in un blackout fatto di incertezze e di investimenti impossibili da programmare. Scongiurato il pericolo del tetto degli 8mila megawatt, minaccia comparsa alla vigilia dell’approvazione dei decreti e che ha fatto sollevare un coro unanime di polemiche, la denuncia degli imprenditori non è tanto nel merito delle novità che entreranno in vigore il prossimo primo giugno, quanto piuttosto per il metodo scelto. Volendo introdurre un principio di flessibilità e di sostenibilità degli incentivi, dopo un periodo di interventi economici massicci da parte dello Stato, il ministero dello sviluppo economico ha pensato ad un sistema annuale di definizione della potenza annuale incentivata. Un limite flessibile, tanto, troppo per permettere agli imprenditori del settore di mettere in atto politiche di investimenti a lungo termine. Un’incertezza che si somma ad una revisione del Conto Energia che arriva appena due mesi dopo la sua più recente modifica. Se le condizioni restano così incerte, suscettibili a modifiche repentine e all’incertezza per gli investimenti futuri, per gli imprenditori sarà impossibile “programmare investimenti di lunga durata, non conoscendo i parametri economici incentivanti”, come ha denunciato il presidente di Confartigianato e di Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini. Fare ordine in un mercato che esce da un boom vertiginoso ma senza tagliare le gambe agli imprenditori. Bloccare le speculazioni dei grandi impianti ma senza strozzare gli investimenti degli imprenditori, soprattutto dei piccoli imprenditori. Queste le speranze di chi ha investito in un mercato che, inevitabilmente, rappresenta uno dei settori più vitali dell’economia italiana.


Firmata l’intesa per una migliore conciliazione femminile tra famiglia e lavoro

Niente mimose, quest’anno, per l’8 marzo. Pochi fiori ma la ferma convinzione nel migliorare le condizioni delle donne lavoratrici, grazie ad un accordo tra istituzioni e parti sociali che permetterà una maggiore e più agevole conciliazione dei tempi del lavoro e della famiglia. Orari più flessibili, incentivi al part-time, congedi parentali, banca delle ore e telelavoro, queste le linee guida dell’accordo firmato da istituzioni e parti sociali firmato il 7 marzo scorso e presentato dal ministro Sacconi. “Mi ha fatto piacere leggere che ci sono cose che noi come Donne Impresa stiamo portando avanti da molti anni - ha esordito Edgarda Fiorini, presidente del movimento Donne Impresa di Confartigianato - sono stati recepiti molti punti, come le possibilità legate alla malattia di un parente o come l'avvicinarsi ai vantaggi riservati alle madri con figli fino a tre anni. Le nostre sono piccole aziende molto vicine ai nostri dipendenti, una realtà vicina alla famiglia. Queste attenzioni, come la flessibilità dell’orario, sono realtà già consolidate all'interno delle nostre imprese". Per il Ministro del Lavoro, l’accordo rappresenta “un passo avanti importante per le nostre relazioni industriali”. Per la titolare delle pari opportunità Mara Carfagna, invece, “è un accordo importantissimo, un piccolo passo verso un’Italia più a misura di donna”. Un passo necessario, quasi fondamentale in un Paese che mostra ampie contraddizioni quando si parla di lavoro femminile. Il Belpaese, infatti, fa registrare uno dei peggiori andamenti europei per quanto riguarda l’occupazione femminile, dove l’Italia è seconda soltanto a Malta. Decisamente meglio va nell’artigianato, con il nostro Paese che è primo nell’area euro per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome, più di Germania e Gran Bretagna. Tante donne a capo di imprese ma pochi servizi a disposizione. “Le donne imprenditrici chiederebbero più servizi - ha aggiunto la presidente Fiorini - però, abbiamo visto che non ci vengono offerte risposte, quindi ci siamo create il nostro Artigianwelfare. Stiamo realizzando dei progetti pilota, stiamo utilizzando le nostre artigiane, stiamo facendo degli asili famigliari. Insomma, stiamo creando le basi per offrire una risposta alle imprenditrici stesse, oltre che a tutte le donne che lavorano”. Il tavolo tecnico istituito dal ministero avrà tre mesi di tempo per valutare le buone pratiche realizzate oggi lungo tutto lo stivale. Una volta individuate, verrà stilata una lista di interventi da introdurre partendo proprio da quel secondo livello di contrattazione territoriale, in cui, una volta di più, l’artigianato la fa da protagonista.


Federalismo, Sistri e Statuto, le imprese al centro dell'agenda politica italiana

Un esponente della maggioranza, Raffaello Vignali, uno dell’opposizione, Stefano Fassina, ed il Presidente Giorgio Guerrini a confronto sui tanti temi dell’attualità politica italiana. La tavola rotonda istituzionale moderata dal vicedirettore del giornale, Nicola Porro, ha preso il via da un riferimento culturale, un primo blocco alla libera impresa nel nostro Paese. “Se non creiamo il clima culturale favorevole all’impresa diventa complicato tutto - ha sottolineato Giorgio Guerrini - Perché in Italia, questo è chiaro, non esiste un contesto sociale ed economico favorevole all’impresa. Purtroppo”. Il rapporto tra Stato ed impresa è un legame instabile storico del nostro Paese, accentuato ancor di più dall’attuale incertezza politica. Se ne è detto convinto Stefano Fassina, il responsabile del settore "economia e lavoro" del Partito democratico. “Io credo - ha detto il parlamentare - che le parti sociali ci possano aiutare a mettere al centro dell’agenda politica gli interessi veri del Paese”. Analisi generali di contesto ma non solo. Sul palco del Convitto della Calza di Firenze sono stati portati anche esempi pratici di un Paese che non aiuta gli imprenditori, che vive di una cultura del sospetto che imbriglia le imprese. Per Raffaello Vignali, il padre di quello Statuto delle imprese che il 14 marzo approderà all’aula della Camera, il Sistri è l’esempio più emblematico di questo malcostume. “Prendiamo il Sistri, un caso anche recente. Visto che in Italia esiste un potere forte esercitato dalle ecomafie, è stato pensato il Sistri. Così, un imbianchino diventa un trasportatore di sostanze tossico-nocive, una parrucchiera ha gli obblighi dell'Eni, un barbiere ha gli obblighi di un ospedale, ma siamo impazziti? - ha detto Vignali scatenando l'applauso della platea - Questa è la cultura del sospetto che grava sugli imprednitori italiani”. Oggi, però, quando si parla di imprese, l’attualità politica italiana fa rima con federalismo municipale e con l’IMU, la nuova imposta municipale legata agli immobili produttivi. “Mi metto nei panni di un sindaco che deve aumentare le tasse. Sceglierà di alzare le imposte sulle imprese o sui cittadini?", ha chiesto provocatoriamente Raffaello Vignali. La risposta, "parliamoci chiaro, è sulle imprese”. Sul palco, in effetti, un sindaco è salito. Matteo Renzi, primo cittadino di Firenze, ha chiuso di fatto la due giorni di lavori con una riflessione critica sui tagli del federalismo. “In questo modo, hai tolto dei denari che non hai restituito, rischiando che con il federalismo aumentino le imposte locali”.


STATUTO DELLE IMPRESE Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato: “Dallo Statuto delle Imprese rivoluzione copernicana: le piccole imprese al centro dello sviluppo”

“Nel mondo siamo il Paese con la più alta densità di piccole imprese, ma anche con il maggior numero di ostacoli alla libertà d’iniziativa economica. L’On. Raffaello Vignali, primo firmatario della Statuto delle imprese, ha avuto il coraggio di proporre una rivoluzione copernicana che mette le micro e piccole imprese al centro dell’iniziativa politica e delle strategie di sviluppo del Paese”. Leggere di più


STATUTO DELLE IMPRESE

STATUTO DELLE IMPRESE - Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato: Dallo Statuto delle Imprese rivoluzione copernicana: le piccole imprese al centro dello sviluppo


Rete Imprese Italia su analisi annuale Ue della crescita: “Per rilanciare sviluppo servono semplificazione, riforme strutturali, sostegno all’impresa diffusa”

Tre linee direttrici per rilanciare la competitività del Paese e sostenere lo sviluppo delle imprese. Le ha indicate Giorgio Guerrini, Presidente di Rete Imprese Italia (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio, Confesercenti) intervenuto Leggere di più