Firmata l’intesa per una migliore conciliazione femminile tra famiglia e lavoro
Niente mimose, quest’anno, per l’8 marzo. Pochi fiori ma la ferma convinzione nel migliorare le condizioni delle donne lavoratrici, grazie ad un accordo tra istituzioni e parti sociali che permetterà una maggiore e più agevole conciliazione dei tempi del lavoro e della famiglia. Orari più flessibili, incentivi al part-time, congedi parentali, banca delle ore e telelavoro, queste le linee guida dell’accordo firmato da istituzioni e parti sociali firmato il 7 marzo scorso e presentato dal ministro Sacconi. “Mi ha fatto piacere leggere che ci sono molte proposte che Donne Impresa porta avanti da molti anni - ha detto la presidente di Donne Impresa, Edgarda Fiorini, commentando il pacchetto di proposte per una più agevole conciliazione dei tempi del lavoro e della famiglia per le lavoratrici italiane - Sono stati recepiti alcuni punti come la malattia di un parente o l'avvicinarsi al discorso dei tre anni dei bambini. Siamo piccole aziende molto vicine ai nostri dipendenti, in altre parole, una famiglia, e iniziative di questo genere, come la flessibilità dell’orario, sono cose che noi applichiamo già nelle nostre aziende”. Per il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, l’accordo rappresenta “un passo avanti importante per le nostre relazioni industriali”. Per la titolare delle pari opportunità Mara Carfagna, invece, “è un accordo importantissimo, un piccolo passo verso un’Italia più a misura di donna”. Un passo necessario, quasi fondamentale in un paese che mostra ampie contraddizioni quando si parla di lavoro femminile. Il Belpaese, infatti, fa registrare uno dei peggiori andamenti europei per quanto riguarda l’occupazione femminile, dove l’Italia è seconda soltanto a Malta. Decisamente meglio va nell’artigianato, con il nostro Paese che è primo nell’area euro per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome, più di Germania e Gran Bretagna. Tante donne a capo di imprese ma pochi servizi a disposizione. “Le donne imprenditrici chiederebbero più servizi. Però, abbiamo visto che non ci vengono date delle risposte e quindi ci siamo create il nostro Artigianwelfare. Proprio in questi giorni stiamo facendo dei progetti pilota, stiamo utilizzando le nostre artigiane, stiamo facendo degli asili familiari, stiamo creando, insomma, un qualcosa di concreto per offrire una risposta ai bisogni delle imprenditrici e di tutte le donne che lavorano”, ha aggiunto la presidente Fiorini. Il tavolo tecnico istituito dal ministero avrà tre mesi di tempo per valutare le buone pratiche realizzate oggi lungo tutto lo stivale. Una volta individuate, verrà stilata una lista di interventi da introdurre partendo proprio da quel secondo livello di contrattazione territoriale, in cui,una volta di più, l’artigianato la fa da protagonista.
MATERIE PRIME Allarme di Confartigianato per i rincari delle materie prime: +33% in 12 mesi. L’Ufficio studi di Confartigianato ha stilato la classifica dei settori e delle regioni che hanno subito il maggiore impatto
Sulle speranze di ripresa economica dei piccoli imprenditori incombe il rialzo dei prezzi delle materie prime.Leggere di più
MATERIE PRIME - STUDIO CONFARTIGIANATO
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ENERGIE RINNOVABILI Rete Imprese Italia: “Con nuovo decreto a rischio 85.000 imprese. Ristabilire certezze per investimenti e occupazione”
Il decreto legislativo sulle energie rinnovabili approvato dal Governo lo scorso 3 marzo ha provocato confusione e incertezza tra gli imprenditori e mette a rischio la Leggere di più
Firmata l’intesa per una migliore conciliazione femminile tra famiglia e lavoro
Niente mimose, quest’anno, per l’8 marzo. Pochi fiori ma la ferma convinzione nel migliorare le condizioni delle donne lavoratrici, grazie ad un accordo tra istituzioni e parti sociali che permetterà una maggiore e più agevole conciliazione dei tempi del lavoro e della famiglia. Orari più flessibili, incentivi al part-time, congedi parentali, banca delle ore e telelavoro, queste le linee guida dell’accordo firmato da istituzioni e parti sociali firmato il 7 marzo scorso e presentato dal ministro Sacconi. “Mi ha fatto piacere leggere che ci sono cose che noi come Donne Impresa stiamo portando avanti da molti anni - ha esordito Edgarda Fiorini, presidente del movimento Donne Impresa di Confartigianato - sono stati recepiti molti punti, come le possibilità legate alla malattia di un parente o come l'avvicinarsi ai vantaggi riservati alle madri con figli fino a tre anni. Le nostre sono piccole aziende molto vicine ai nostri dipendenti, una realtà vicina alla famiglia. Queste attenzioni, come la flessibilità dell’orario, sono realtà già consolidate all'interno delle nostre imprese". Per il Ministro del Lavoro, l’accordo rappresenta “un passo avanti importante per le nostre relazioni industriali”. Per la titolare delle pari opportunità Mara Carfagna, invece, “è un accordo importantissimo, un piccolo passo verso un’Italia più a misura di donna”. Un passo necessario, quasi fondamentale in un Paese che mostra ampie contraddizioni quando si parla di lavoro femminile. Il Belpaese, infatti, fa registrare uno dei peggiori andamenti europei per quanto riguarda l’occupazione femminile, dove l’Italia è seconda soltanto a Malta. Decisamente meglio va nell’artigianato, con il nostro Paese che è primo nell’area euro per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome, più di Germania e Gran Bretagna. Tante donne a capo di imprese ma pochi servizi a disposizione. “Le donne imprenditrici chiederebbero più servizi - ha aggiunto la presidente Fiorini - però, abbiamo visto che non ci vengono offerte risposte, quindi ci siamo create il nostro Artigianwelfare. Stiamo realizzando dei progetti pilota, stiamo utilizzando le nostre artigiane, stiamo facendo degli asili famigliari. Insomma, stiamo creando le basi per offrire una risposta alle imprenditrici stesse, oltre che a tutte le donne che lavorano”. Il tavolo tecnico istituito dal ministero avrà tre mesi di tempo per valutare le buone pratiche realizzate oggi lungo tutto lo stivale. Una volta individuate, verrà stilata una lista di interventi da introdurre partendo proprio da quel secondo livello di contrattazione territoriale, in cui, una volta di più, l’artigianato la fa da protagonista.
Federalismo, Sistri e Statuto, le imprese al centro dell'agenda politica italiana
Un esponente della maggioranza, Raffaello Vignali, uno dell’opposizione, Stefano Fassina, ed il Presidente Giorgio Guerrini a confronto sui tanti temi dell’attualità politica italiana. La tavola rotonda istituzionale moderata dal vicedirettore del giornale, Nicola Porro, ha preso il via da un riferimento culturale, un primo blocco alla libera impresa nel nostro Paese. “Se non creiamo il clima culturale favorevole all’impresa diventa complicato tutto - ha sottolineato Giorgio Guerrini - Perché in Italia, questo è chiaro, non esiste un contesto sociale ed economico favorevole all’impresa. Purtroppo”. Il rapporto tra Stato ed impresa è un legame instabile storico del nostro Paese, accentuato ancor di più dall’attuale incertezza politica. Se ne è detto convinto Stefano Fassina, il responsabile del settore "economia e lavoro" del Partito democratico. “Io credo - ha detto il parlamentare - che le parti sociali ci possano aiutare a mettere al centro dell’agenda politica gli interessi veri del Paese”. Analisi generali di contesto ma non solo. Sul palco del Convitto della Calza di Firenze sono stati portati anche esempi pratici di un Paese che non aiuta gli imprenditori, che vive di una cultura del sospetto che imbriglia le imprese. Per Raffaello Vignali, il padre di quello Statuto delle imprese che il 14 marzo approderà all’aula della Camera, il Sistri è l’esempio più emblematico di questo malcostume. “Prendiamo il Sistri, un caso anche recente. Visto che in Italia esiste un potere forte esercitato dalle ecomafie, è stato pensato il Sistri. Così, un imbianchino diventa un trasportatore di sostanze tossico-nocive, una parrucchiera ha gli obblighi dell'Eni, un barbiere ha gli obblighi di un ospedale, ma siamo impazziti? - ha detto Vignali scatenando l'applauso della platea - Questa è la cultura del sospetto che grava sugli imprednitori italiani”. Oggi, però, quando si parla di imprese, l’attualità politica italiana fa rima con federalismo municipale e con l’IMU, la nuova imposta municipale legata agli immobili produttivi. “Mi metto nei panni di un sindaco che deve aumentare le tasse. Sceglierà di alzare le imposte sulle imprese o sui cittadini?", ha chiesto provocatoriamente Raffaello Vignali. La risposta, "parliamoci chiaro, è sulle imprese”. Sul palco, in effetti, un sindaco è salito. Matteo Renzi, primo cittadino di Firenze, ha chiuso di fatto la due giorni di lavori con una riflessione critica sui tagli del federalismo. “In questo modo, hai tolto dei denari che non hai restituito, rischiando che con il federalismo aumentino le imposte locali”.