MANOVRA ECONOMICA - "Una medicina amara. Servono scelte politiche e azioni per rilanciare lo sviluppo e incidere su deficit e su debito"
“Lo vogliamo ribadire: con questa manovra siamo costretti a bere una medicina amara che, da sola, non potrà portare miglioramenti e benefici all'economia, all'impresa e al lavoro”'.Leggere di più
Summer School 2011, Confartigianato all’esame della riforma fiscale
Il 5 e 6 settembre, nella tradizionale cornice dell’ATA Hotel Villa Pamphili di Roma, l’intero Sistema Confartigianato si è riunito per il consueto appuntamento con la Summer School. Se la crisi economica iniziata nel 2008 ha innescato una serie di reazioni a catena che ancora oggi turbano i mercati economici mondiali, in Italia, quella stessa crisi si è sovrapposta ad un momento di incertezza politica e all’esplosione di alcune criticità strutturali del Paese. Opportuno, quindi, fare il punto della situazione sulla futura riforma fiscale e sull’ennesima manovra economica varata dal Governo, facendo chiarezza sulle tante novità che da qui a breve potranno condizionare la vita di imprese e cittadini. “La questione fiscale è il cuore del rapporto tra i cittadini e lo Stato. Noi abbiamo voluto che i dirigenti nazionali e tutti quelli territoriali di Confartigianato avessero maggior conoscenza su una partita delicata come quella del bilancio dello Stato, della spesa pubblica e delle iniziative necessarie per restituire competitività e crescita alle imprese", ha sottolineato il Segretario generale di Confartigianato Imprese, Cesare Fumagalli, presentando l'iniziativa. Dopo l’intervento del presidente Giorgio Guerrini, che ha chiesto al nostro sistema uno sforzo straordinario di coesione, necessario per rispondere a questo difficile momento, e quello di Paolo Feltrin, responsabile scientifico e coordinatore della Summer school 2011, sul palco è salito Luca Ricolfi, l’autore di “Sacco del Nord”, il libro pubblicato ad inizio dello scorso anno che ha messo in luce le tante, troppe differenze produttive tra Nord e Sud. L’economista Antonio Pedone, invece, ha condotto gli oltre 200 dirigenti accorsi da tutta Italia in un viaggio nella storia economica del Paese. “L’Italia è un paese che sin dall'Unità del paese ha avuto in maniera prolungata un elevato livello di debito pubblico rispetto al Pil - ha detto l'economista e docente universitario - Questo perchè ha ereditato i debiti pregressi. Siamo partiti, quindi, con un debito pubblico molto elevato”. Un rapporto condizionato, storicamente, da un eccessivo peso del debito pubblico e da un costante aumento della spesa pubblica. “L'Italia, inoltre, ha registrato anche una crescita della spesa molto forte. Soprattutto in momenti particolari il nostro paese ha registrato un livello di spesa pubblica molto elevata, anche in relazione a quello di altre nazioni”. Della complessità della spesa pubblica ha parlato in maniera approfondita Piero Giarda, docente universitario ed ex sottosegretario al Tesoro. “L’analisi della spesa pubblica mostra che ci sono due blocchi di spesa molto importanti. Il primo è quello che riguarda la produzione di servizi pubblici di tipo tradizionale, dagli asili nido alla Difesa, mentre il secondo blooco è quello della spesa per le pensioni. C'è bisogno di innovazione, di cambiamento, di nuove tecnologie, di ristrutturazione dei servizi, insomma, di una grande azione di risanamento e riconsiderazione", ha sostenuto senza indugi Giarda. Un momento di rottura rispetto al passato che passa, necessariamente, per una corretta rivisitazione di quella riforma fiscale attualmente affidata al Governo. Il Ministro Tremonti avrà tre anni per dar vita ad una riforma che possa rilanciare la produttività italiana, che alleggerisca la pressione su imprese e cittadini, che razionalizzi le risorse e lanci la volata alla ripresa economica. Alla Summer School è intervenuto anche Giampaolo Arachi, che ha illustrato le caratteristiche principali dei sistemi fiscali di paesi esteri come la Germania e gli Stati Uniti. Idee che, almeno in parte, potrebbero essere replicate nel nostro paese. “Occorrerebbe fare uno sforzo per individuare un regime particolare per la micro e piccole imprese. La strada potrebbe in qualche modo ispirarsi all'esperienza polacca. Prevedere, cioè, un regime opzionale per le imprese più piccole, che sia drasticamente semplificato dal punto di vista degli adempimenti, riducendo così i costi relativi alla burocrazia, e che richieda un sistema di calcolo un pò più grossolano - ha spiegato il docente universitario - Le imprese, così facendo, avrebbero il vantaggio di minori costi di adempimento, a fronte di un'imposta a volte maggiore di quella che avrebbero pagato con un sistema analitico". Un’idea per un possibile rilancio della base economico-produttiva del paese, la micro e piccola impresa. Durante la Summer school 2011 si è parlato anche di tributi e di amministrazione finanziaria. Per farlo, Confartigianato ha invitato Marco Di Capua, direttore vicario dell’agenzia delle entrate. Inevitabile, parlando di artigiani e piccoli imprenditori, uno scambio di battute sugli studi di settore, croce e delizia del rapporto tra artigiani ed amministrazione finanziaria. “Lo studio di settore, se correttamente interpretato, è questo strumento valido per consentire un rapporto corretto. Non può essere definito nè uno strumento di automatico accertamento per l'amministrazione pubblica nè un lasciapassare per il soggetto, che magari si adegua sui ricavi e poi, con costi che non sono inerenti o documentati, erode il reddito e quindi la base imponibile fiscale", ha detto il numero due dell'Agenzia delle entrate. Ospite della Summer school è stato anche Vieri Ceriani, responsabile del tavolo tecnico indetto dal ministro Tremonti per la revisione delle attuali agevolazioni fiscali italiane, di cui ne ha illustrato gli aspetti salienti. Nelle due tavole rotonde della Summer school 2011, quella politica del pomeriggio del 5 settembre, e quella con le quattro grandi firme del giornalismo italiano del 6 mattina, si è parlato infine delle possibili linee guida dell’ennesima manovra economica e della futura riforma fiscale.
I big del giornalismo commentano la manovra finanziaria
<i>“L’aggravio delle entrate a cui stiamo assistendo ha un effetto depressivo pauroso, noi stiamo parlando di 100 miliardi di euro in più dal 2010 al 2014, per arrivare a 822 miliardi di entrate complessive, tutto questo ha un effetto sulla crescita asfittica degli ultimi 15 anni, che sappiamo esattamente quale sarà: noi avremo il segno meno per effetto di questa manovra”.</i> E’ Oscar Giannino, editorialista del Messaggero e conduttore radiofonico di Radio24, ad aprire la seconda tavola rotonda della Summer School di Confartigianato. Dopo i politici, infatti, è toccato ai giornalisti commentare la terza riscrittura, in quelle ore ancora non definitiva, della manovra finanziaria del Governo Berlusconi. Giudizi sulla manovra che sono anche giudizi su una fase politica. Sul palco, moderati da Paolo Feltrin - oltre a Giannino -, Nicola Porro, condirettore del Giornale, Sergio Rizzo, firma di punta del Corriere della Sera, Nunzia Penelope editorialista del Foglio. <I>“L’Europa </i>– spiega Giannino - <i>ci chiedeva che ci fossero meno spese e non più tasse. Invece non è così; l’Europa ci ha chiesto di sostenere la crescita, e il sostegno alla crescita non c’è. Classicamente, altri grandi paesi europei in difficoltà hanno alzato l’Iva, per creare risorse per diminuire la pressione fiscale su imprese e lavoro. Noi questa cosa non la facciamo. L’Europa si attendeva un’accelerazione della convergenza su tetti di anzianità e aumento del trattamenti di vecchiaia a 67 anni, naturalmente questo nella manovra non c’è”.</I> Un'analisi, quella di Giannino, condivisa in anche da Nicola Porro, che però arriva a differenti conclusioni. <i>"Questo governo</i> – si chiede Porro - <i> ha fatto una buona manovra? No. I motivi sono quelli che ha detto Giannino, ha continuato a pensare che la soluzione sia quella di rincorrere la spesa pubblica con maggiori entrate. E’ una deficienza di questo governo. Il governo ha fatto bene negli ultimi tre anni, un po’ meglio degli altri governi europei, ma non ha risolto il grande problema. Tutte le crisi finanziarie nascono dal debito”. </i> <i> “Se il debito </i>- rileva Porro - <i>non è fatto con lo scopo di produrre maggiore ricchezza, non esiste corpo sociale che possa campare. E i nostri 1800 mld di debito – aggiunge - non hanno prodotto ricchezza. Ma non se ne esce solo migliorando la manovra”.</i> Sempre in tema di debito, è intervenuto anche Sergio Rizzo. Per il giornalista del Corriere la responsabilità più grave di questo governo è di non aver modernizzato pubblica amministrazione e welfare. Taglio di dipendenti pubblici ed efficientamento della PA, secondo Rizzo avrebbero contribuito a contenere l’impennata del deficit pubblico. <i>Mentre il mondo andava avanti e cresceva noi ci siamo fermati, abbiamo evitato di fare quelle cose che andavano fatte, fondamentalmente modernizzare la pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione è una cosa fondamentale; voi lo sapete – </i>rimarca Rizzo citando i dati di Confartigianato<i> – quanti sono i comuni in cui un’impresa può fare le pratiche on-line senza che l’imprenditore o l’artigiano si presenti allo sportello. Lo sapete quanti sono su 8101 in Italia? Sono 112”.</i> <i>“Abbiamo una classe politica che tira a campare"</i> osserva Rizzo che demolisce un altro dei provvedimenti-bandiera della Manovra: il taglio delle province.<i>“Andava fatto da tempo </i>- dice - <i> ma ho elementi per ritenere che non lo faranno”.</i> Troppo timide le misure di contrasto all’evasione fiscale contenute nella finanziaria. La denuncia è di Nunzia Penelope, che al tema dell’economia sommersa ha da poco dedicato un libro dal titolo: “Soldi rubati”. <i>“Questo paese siede su una enorme fortuna e probabilmente non lo sa e non prova neanche ad andarla a recuperare. Perché, oltre ad avere tutti gli anni 120 miliardi di evasione fiscale, adesso scopriamo che ci sono anche 450 miliardi di evasione accertata e non riscossa – del condono tombale del 2002 - di evasori con nomi, cognomi, scritti belli precisi all’Agenzia delle entrate, miliardi di euro che finora nessuno ha pensato di recuperare".</i> Partendo da questi numeri, numeri di una guerra che se fosse stata realmente combattuta avrebbe consentito di tagliare <I>“8 punti di pressione fiscale che i cittadini pagano in più a causa dell’elusione”</i>, Penelope conclude: <i>“Ci stiamo a preoccupare del taglio delle province, della mensa a Montecitorio. Mi chiedo, per quale motivo questo argomento cade regolarmente nel vuoto”. </i> Su evasione e fisco, sono intervenuti anche Nicola Porro - <i>‘l’unico modo per combattere l’evasione, osserva, è la riduzione delle aliquote, e non in maniera demagogica, ma sulla linea di quanto fatto da questo Governo con la cedolare secca del 20% sugli affitti’-, </i>e Oscar Giannino che ha sollecitato le parti politiche a mettere mano al fisco, rimarca ‘seriamente’. Dice Giannino<I> “non si può massacrare l’80% delle piccole imprese italiane anziché difenderle per far pagare 40 punti in meno ai grandi”. </I>
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