Più concorrenza per far calare il prezzi del gas

E’ consistente il pacchetto “energia” contenuto nel Decreto liberalizzazioni, quindici articoli che mirano a ridurre i costi della bolletta di gas ed elettricità per imprese e famiglie italiane, rendendo più competitivo e trasparente il settore. I provvedimenti di maggior rilievo riguardano il mercato del gas. Dopo diversi stop si riavvia la procedura di separazione della proprietà di Snam Rete gas, detentrice tra l’altro dei grandi gasdotti nazionali, da Eni. L’azienda del cane a sei zampe, dovrà a breve rinunciare all’asset delle infrastrutture di trasporto, un pezzo importante di quella filiera che l’ha resa monopolista nazionale del settore e che ha finora impedito che in Italia il gas costasse di meno. Ormai separati in casa, Eni e Snam potranno convivere sotto lo stesso tetto ancora per sei mesi; l’attuazione del provvedimento, infatti, è affidata ad un nuovo decreto del presidente del Consiglio da emanarsi entro l’estate. Da quel momento scatteranno i due anni già previsti per completare il percorso. La separazione dovrebbe garantire un più equo accesso alle infrastrutture e stimolare nuovi investimenti per il loro sviluppo. Per inciso, è proprio il gas che copre il 40% dei consumi energetici del’industria nazionale e riscalda il 60% delle case. Il decreto liberalizzazioni, introduce un nuovo meccanismo di adeguamento tariffario del costo del metano per le famiglie e le piccole aziende, più orientato verso il mercato spot, dove più consistenti sono stati i cali di prezzo. Sempre in materia di gas, viene istituito un nuovo tipo di servizio di stoccaggio, per consentire alle imprese utilizzatrici di approvvigionarsi direttamente all'estero a prezzi più competitivi. Novità di minor portata riguardano l’elettricità. Un nuovo decreto, renderà più competitivo il sistema di definizione dei prezzi alla Borsa elettrica. Quanto al nucleare, viene accelerato lo smantellamento dei vecchi siti. Sul pacchetto gas, il giudizio che ne danno Confartigianato e Rete Imprese Italia è sostanzialmente positivo. Bene alla cessione delle quote che Eni detiene in Snam, purché non rimanga sulla carta, positivi gli interventi per ridurre il costo del gas per i piccoli consumatori. Esprimono invece qualche preoccupazione, tra l’altro, che i promessi risparmi sull’elettricità, possano venire ‘bruciati’ dal trasferimento in bolletta dei nuovi costi per lo smantellamento delle centrali nucleari.


E’ gelo nei rapporti tra banche e imprese: a novembre 2011 finanziamenti prossimi allo zero

Indici pericolosamente vicini allo zero, economia che avanza con difficoltà, attività paralizzate, lavoratori a piedi. Non stiamo parlando degli effetti del vortice siberiano che in questi giorni ha portato neve e disagi in tutto il Paese, ma dell’ondata senza precedenti di gelo che ha paralizzato il mercato del credito alle piccole imprese. ‘”Siamo davvero in una situazione che assomiglia molto a quella del primo semestre del 2009 – spiega il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli -. Il credito alle imprese, in particolare alle piccole imprese, è tornato ad essere una rarità”. Tre numeri, elaborati dall’Ufficio studi di Confartigianato, confermano quello che le imprese già sanno, cioè che la loro posizione, nei confronti delle banche, non mai è stata così difficile. +0,4%: è il tasso di crescita dei prestiti alle piccole imprese a novembre. Una crescita prossima allo zero, un muro rispetto al +3% che nello stesso periodo hanno fatto segnare i finanziamenti alle imprese medio-grandi. 0,38: è il livello raggiunto a gennaio 2012 dall’indice che misura i criteri applicati dalle banche per concedere i capitali necessari alle pmi. Una stretta che sfiora lo 0,44 che nel gennaio 2009 aveva segnato il picco più profondo del credit crunch. +4,18% è il tasso medio che le imprese, a dicembre, hanno dovuto pagare per nuovi finanziamenti, il valore più alto tra quelli dei maggiori paesi dell’area Euro a 17. Tra noi e la Germania, per dire, c’è un differenziale di 98 punti base. Riassumendo, pochi soldi, difficili da ottenere e molto costosi. “Noi chiediamo – sottolinea Fumagalli - soprattutto ai grandi istituti di credito di fare uno sforzo come quello che insieme era stato fatto nel 2009. Le formule le stiamo valutando proprio insieme ai loro esponenti, l’urgenza è ormai altissima. Le piccole imprese, in queste condizioni, non riescono a continuare”. Se le imprese denunciano una stretta creditizia che ha pochi eguali, gli istituti finanziari spiegano di non poter far fronte a nuove richieste perché in crisi di liquidità. Per sbloccare la situazione, si guarda alla BCE, che non è mai stata così generosa con le banche. A dicembre, le operazioni straordinarie a tre anni varate da Mario Draghi, hanno immesso denaro in Europa per quasi 500 miliardi di euro, di cui 116 sono finiti nei forzieri delle banche Italiane. E a febbraio si replica. “I fondi avuti dalla BCE, noi chiediamo che diventino presto nuova liquidità per far riprendere gli affidamenti alle piccole imprese”, conclude Cesare Fumagalli Segretario Generale di Confartigianato.


Un punto a favore dei carrozzieri. Agli Stati Generali della categoria le forze politiche si schierano a difesa degli imprenditori

E’ stato un coro unanime di ‘no’ quello che si è levato dai parlamentari intervenuti agli Stati generali dei carrozzieri di Confartigianato e delle altre Organizzazioni artigiane organizzati l’8 febbraio a Roma. Un ‘no’ deciso alla nuova norma contenuta nel decreto liberalizzazioni che riduce del 30% il risarcimento per i cittadini che, a seguito di un incidente, decidono di far riparare il veicolo dal proprio carrozziere di fiducia anziché dalle officine convenzionate con le assicurazioni. Durante l’iniziativa, svoltasi a pochi passi dal Parlamento e affollata di imprenditori giunti da tutta Italia, numerosi esponenti delle diverse forze politiche hanno raccolto l’appello dei carrozzieri e hanno bocciato la disposizione del decreto liberalizzazioni perchè limita la libertà di scelta dei consumatori e mette in ginocchio 14.000 carrozzerie indipendenti. Ne è convinto l’Onorevole Raffaello Vignali, deputato Pdl, il quale ha sottolineato: ‘Io voglio portare la macchina dal carrozziere di cui mi fido, perché ne va della sicurezza mia e della mia famiglia. E questo deve essere assolutamente garantito’. Sulla stessa lunghezza d’onda Bartolomeo Giachino, già Sottosegretario ai Trasporti e ora Presidente Consulta permanente Trasporti e Logistica, e gli esponenti del Partito democratico, il Senatore Gian Carlo Sangalli, l’Onorevole Alberto Fluvi e la Senatrice Anna Rita Fioroni la quale ha fatto rilevare: ‘Si tratterebbe di una norma che favorisce le compagnie assicurative e soltanto i carrozzieri che sono convenzionati con esse’ . La norma sull’Rc auto ora deve passare all’esame del Senato dove i parlamentari dei diversi schieramenti politici hanno già presentato modifiche. Tra questi l’onorevole Marco Reguzzoni, deputato della Lega Nord. ‘Questa norma – ha detto l’On. Reguzzoni - è particolarmente odiosa perché inserita all’interno di un decreto che parla di liberalizzazioni e invece tende ad accentrare in capo a poche compagnie assicurative le decisioni circa la spesa di milioni di utenti e di migliaia di carrozzieri. Questo è inaccettabile. La Lega presenterà un emendamento per correggere questa norma’. In attesa che l’impegno delle forze politiche faccia giustizia di una norma tanto dannosa, i carrozzieri di Confartigianato non abbassano la guardia. Lo dice a chiare lettere il Presidente dei Carrozzieri di Confartigianato Silvano Fogarollo: ‘La categoria rimane in stato di mobilitazione. Chiediamo il salvataggio di queste carrozzerie che finirebbero per dover chiudere. Bisogna scongiurare questo rischio che metterebbe sulla strada anche i nostri dipendenti’.


Il Governo pensa a un fisco più semplice

Dopo i provvedimenti su liberalizzazioni e semplificazioni, il Governo ora ha intenzione di aggredire il mostro della burocrazia fiscale. Un mostro più che mai prolifico e feroce. L’Ufficio studi di Confartigianato ha calcolato, infatti, che dal 2008 ad oggi, sono state emanate ben 189 norme che hanno complicato la gestione fiscale delle aziende. Una ogni sette giorni. Soltanto 33, invece, le nuove leggi che l’hanno semplificata. E così, oltre al peso delle tasse, gli imprenditori devono sopportare anche le complessità burocratiche per pagarle. Non c’è da stupirsi quindi se sono costretti a bruciare ogni anno quasi 3 miliardi di euro soltanto per svolgere 3 procedure fiscali e a sacrificare 285 ore di tempo per districarsi nelle pastoie connesse agli adempimenti tributari. Il pacchetto di provvedimenti allo studio dell’Esecutivo potrebbe dare alcune prime risposte alle richieste di semplificazione che Confartigianato ha posto in più occasioni e, in particolare, al tavolo di confronto aperto da un anno con l’Agenzia delle Entrate. Per la Confederazione bisogna innanzitutto snellire il sistema delle comunicazioni al fisco, aumentate in modo spropositato per fornire informazioni finalizzate a combattere l’evasione. E su questo fronte sono attese novità positive per quanto riguarda lo spesometro: il decreto dell’Esecutivo dovrebbe recepire le sollecitazioni di Confartigianato ed eliminare l’attuale limite di 3mila euro per l’invio dei dati al Fisco. Un obbligo che sta causando forti problemi agli imprenditori. Nel decreto del Governo dovrebbe anche trovare posto l’eliminazione dell’obbligo di inviare all’Agenzia delle entrate le transazioni avvenute con i Paesi della cosiddetta black list, nel caso queste siano di importo limitato. A rendere un po’ meno complicata la vita degli imprenditori potrebbe arrivare anche una novità in materia di studi di settore. I tecnici del Governo starebbero lavorando ad una modifica delle modalità di applicazione dell’accertamento induttivo per i contribuenti che non hanno compilato correttamente i modelli degli studi di settore. Sul provvedimento del Governo che dovrebbe vedere la luce nei prossimi giorni pesano però almeno un paio di vincoli: gli interventi devono essere a costo zero per i conti dello Stato e sono condizionati dalla riforma fiscale che giace ormai da molti mesi in Parlamento. Come dire che siamo ad una prima tappa, ma la strada per semplificare il fisco italiano è ancora molto lunga e tutta in salita.


L’ultima beffa dell’rc auto, incentivi per chi uccide il mercato

Siamo alle solite, sul mercato dell’autoriparazione torna lo spettro delle assicurazioni. In caso di sinistro, infatti, gli automobilisti possono scegliere tra un risarcimento in forma specifica, la riparazione gratuita del mezzo in una delle officine scelte dall’assicurazione, o il risarcimento per equivalente, con cui l’assicurazione rimborsa al cittadino la riparazione effettuata in una qualsiasi officina. La novità, prevista dall’articolo 29 del decreto legge “Crescitalia”, quello che contiene tutte le norme sulle liberalizzazioni, è che chi sceglierà di muoversi autonomamente, scegliendo i tempi e l’officina a cui rivolgersi, dovrà rinunciare al 30% del rimborso. Una norma che non trova alcuna giustificazione in termini di liberalizzazione del mercato, della libertà di scelta del consumatore. “Il consumatore diventa un numero di polizza, che quando ha un sinistro diventa un numero di sinistro e che quando va a farsi liquidare diventerà un numero di sinistro da liquidare - ha detto senza mezzi termini Silvano Fogarollo, presidente di Confartigianato Carrozzieri - Per noi carrozzieri indipendenti, invece, il cliente che si affida alle nostre capacità di artigiani riparatori è una persona, ha un nome e un cognome, sa che può chiamarci il sabato, la domenica in caso di bisogno. Il nostro valore sono i nostri clienti. Senza di loro, le nostre carrozzerie senza di loro non hanno valore”. Una norma che mostra un’ulteriore contraddizione. Fu proprio l’allora commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti, a firmare una direttiva che scardinava i monopoli dell’autoriparazione. E oggi che Monti è il presidente del consiglio dei ministri italiano, sembra fare un passo indietro, strizzando l’occhio alle compagnie assicurative e mettendo in pericolo l’esistenza stessa di un settore che può vantare più di 17mila imprese di carrozzeria, di cui la maggior parte, più di due terzi, sono indipendenti e senza alcun vincolo con le assicurazioni. Per la cronaca, oltre a questa norma sui risarcimenti, il decreto liberalizzazioni prevede anche l’obbligo per gli agenti di proporre almeno tre preventivi di polizza, la nascita del certificato assicurativo elettronico e non falsificabile e sconti sulle polizze per chi installa sulla propria automobile una scatole nera. Forti della sentenza 180/2009 della corte costituzionale, che metteva al bando il risarcimento in forma specifica, le sigle di rappresentanza di categoria promettono battaglia. “Per carattere, siamo piccoli imprenditori e cerchiamo sempre di ragionare e di trovare sempre una soluzione senza violenza, senza cattiveria - ha concluso Fogarollo - Abbiamo 60 giorni davanti per fare le nostre proposte e le nostre proteste. Cercheremo di sensibilizzare l’opinione pubblica, i deputati e i senatori ed i presidenti di Regione delle zone dove abitiamo”.


LAVORO - Rete Imprese Italia: “Con il Ministro Fornero un confronto utile e costruttivo. Molti punti di condivisione”

“Abbiamo apprezzato la disponibilità del Ministro e riscontrato importanti convergenze di opinioni, oltre l’impegno ad approfondire il capitolo del sostegno al reddito e degli ammortizzatori sociali”.Leggere di più