STUDI – In 14 settori recupero volumi made in Italy pre-pandemia. Dollaro si apprezza, Usa mercato più dinamico nel 2022 (+30%)

La manifattura italiana sta affrontando l'estate 2022 in un contesto di forte turbolenza, caratterizzato da quattro differenti gravi emergenze - alimentare, idrica, energetica e del lavoro – che seguono altre criticità manifestate negli ultimi 27 mesi, in primis quella sanitaria, seguita dalla crisi delle materie prime, dalle strozzature nelle catene globali del valore, tra cui la grave carenza di offerta di semiconduttori, e dalla frenata della Cina. Sulle emergenze in atto e sulle politiche per affrontarle, facendo leva sui punti di forza delle piccole imprese,  è intervenuto nei giorni scorsi il Presidente Marco Granelli su Il Foglio.

Sulle imprese del made in Italy gravano gli ostacoli derivanti dall’allungamento dei tempi di consegna e della scarsità di materiali, fenomeno più marcato nei settori dei macchinari e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Nonostante tutto, le imprese italiane appaiono rafforzare le proprie posizioni sui mercati globali, come emerge dal report ‘Ultime tendenze del made in Italy: prodotti e mercati’ che l’Ufficio Studi di Confartigianato ha presentato ieri nel corso di un webinar organizzato dalla Camera di Commercio di Pistoia e Prato, in collaborazione con l’Ufficio internazionalizzazione di Confartigianato Imprese Prato. Qui per scaricare il report.

Il confronto internazionale sull’andamento delle esportazioni evidenzia che nel 2022 il valore delle vendite all’estero delle imprese italiane risulta del 14,4% superiore ai livelli pre-crisi, un recupero di intensità doppia a rispetto al +7,2% registrato dalla Germania, maggiore paese manifatturiero nell’Ue a 27, e ampiamente superiore al +2,5% della Francia.

I  settori che recuperano i volumi pre-pandemia - La crescita dei prezzi alla produzione, in un contesto caratterizzato dalla trasmissione sulle filiere produttive di forti tensioni inflazionistiche, sta gonfiando il valore delle esportazioni. A tal fine il report dell’Ufficio Studi ha esaminato le tendenze dei volumi esportati. L’analisi degli indici forniti dall'Istat evidenzia che negli ultimi dodici mesi a marzo 2022, in 14 settori si registra un recupero dei volumi esportati nell'anno pre-pandemia, il 2019: nel dettaglio si tratta di altri mezzi trasporto (+20,5%), altri mezzi trasporto (20,5%), bevande (12%), alimentari (10,3%), computer ed elettronica (8,9%), mobili (8,4%), vetro, ceramica, cemento,… (7,6%), prodotti chimici (7,1%), farmaceutici (6,5%), app. elettriche (3,5%), altre manifatturiere (2,9%), carta (2,4%), metallurgia (1,4%), prodotti metallo (1,1%) e legno, con volumi identici a quelli  del 2019. In ritardo il recupero per prodotti raffinati (-3,1%), gomma e materie plastiche (-3,9%), tessile (-5,6%), macchinari (-6,3%), autoveicoli (-6,9%), pelle (-9,6%), abbigliamento (-11,6%). Si confermano le tendenze emerse nell’ultimo report di Confartigianato sulla moda, il comparto manifatturiero che ha subito l’impatto più rilevante della crisi innescata dalla pandemia, pur registrando il più forte rimbalzo della produzione nel corso del 2022.

In chiave territoriale, una nuova analisi pubblicata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza esamina, con la metodologia sviluppata nell’ambito degli Osservatori in rete, il trend depurato dall’effetto prezzo dell’export vicentino nel primo trimestre del 2022.

I mercati di destinazione del made in Italy - Nei primi quattro mesi del 2022 il mercato più dinamico risulta quello degli Stati Uniti, con l’export che segna una crescita tendenziale del +29,9% - sostenuta dal progressivo apprezzamento del dollaro contro l’euro, con un tasso di cambio prossimo alla parità  - seguito da Spagna (+27,6%), Belgio (+26,9%) e Austria (+24,9%). I due maggiori paesi clienti del made in Italy, Germania e Francia, segnano rispettivamente una crescita del 17,1% e del 17,7%, valori inferiori alla media dell’export (+20,7%), mentre è in controtendenza la Cina, con un calo del 3%, e la Russia.

Invasione dell’Ucraina e il calo dell’export in Russia – Nei primi quattro mesi del 2022 l’export verso la Russia, che segna una caduta del 19,3% rispetto all’anno precedente, conseguentemente allo scoppio della guerra in Ucraina e alle sanzioni dell’Ue. Nei primi sei comparti, dove si addensa oltre i tre quarti (76,7%) del made in Italy in Russia, le flessioni più marcate si osservano per macchinari e apparecchi (-26%), prodotti delle altre attività manifatturiere  (-22%), moda - prodotti tessili e dell'abbigliamento, pelli e accessori (-21,8%), prodotti chimici (-16,6%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (-13,8%), mentre, in conseguenza del forte aumento dei prezzi, il comparto dei metalli di base e prodotti in metallo segna un aumento (+5,0%).

Le imprese - La buona performance della manifattura italiana, risultante dagli indicatori di produzione e di vendite all'estero si associa ad una crescente efficienza delle imprese: tra il 2021 e il 2019, infatti, la produttività, misurata dal valore aggiunto a prezzi costanti per ora lavorata, cresce del 2,5% un ritmo doppio del totale economia (+1,1%). La maggiore propensione a creare valore  coinvolge anche le 232 mila imprese artigiane manifatturiere, che danno lavoro a 899 mila addetti, pari al 23,9% dell’occupazione del settore e il 5,2% dell’occupazione delle imprese in tutti i settori. Nell’ Appendice statistica ‘Imprese e artigianato Manifattura nel territorio’ il quadro per regione e provincia, delle imprese artigiane e totale imprese della manifattura e relativi addetti.

 

 

 
Dinamica ultimi 12 mesi a marzo 2022  rispetto pre-crisi di volumi esportati per settore
aprile 2021-marzo 2022, variazione % cumulata volume rispetto a 2019 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Dinamica tendenziale delle esportazioni nei 17 principali paesi di destinazione
Primi 4 mesi 2022. Var. % su spesso periodo del 2021. 70,8% del totale esportazioni italiane - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Cambio euro/dollaro nell’arco di in quindici anni
Dati mensili, gennaio 2007-giugno 2022, dollari USA per 1 euro, con media primi sei mesi dell’anno -  Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 
Trend export in Russia nei primi quattro mesi del 2022 per comparto
Gennaio-aprile 2022, var. ass. in milioni di euro e var. % rispetto stesso periodo 2021 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

 


STUDI – Le tendenze dei prezzi lungo le filiere produttive: il cruscotto con le lancette in ‘zona rossa’

A giugno 2022 l’inflazione accelera di nuovo salendo all'8,5% (dato armonizzato, in linea con il +8,6% dell'Eurozona), un livello che non toccava da 36 anni. Per più della metà (9 su 19) dei paesi dell'Eurozona il tasso di crescita dei prezzi al consumo è già in doppia cifra: Estonia (+22,0% a fronte del +3,7 di un anno prima), Lituania (+20,5%, era 3,5%), Lettonia (+19,0%, era 2,7%), Slovacchia (+12,5%, era 2,5%), Grecia (+12,0%, era 0,6%), Slovenia (+10,8%, era 1,7%), Belgio (+10,5%, era 2,6%), Lussemburgo (+10,3%, era 3,4%) e Spagna (+10,0%, era 2,5%).

In Italia la crescita dei prezzi mostra significative differenze territoriali, con un range superiore ai tre punti percentuali tra i massimi di Bolzano (+9,1% a maggio), Trento (9,0%) e Catania (8,8%) e i valori minimi di Lodi (+5,7%), Ancona e Cuneo (entrambi con 5,6%). Nell’ Appendice statistica al 20° report ‘La calda estate dei prezzi’ tutti i dati territoriali sull’inflazione a maggio 2022. Qui per scaricarla.

L'inflazione al consumo rappresenta l'ultimo miglio' di un complesso meccanismo di trasmissione lungo le filiere produttive, nelle quali si osserva una forte turbolenza nella dinamica dei prezzi. Secondo il monitoraggio delle quotazioni internazionali della Banca Mondiale pubblicato il 5 luglio, dopo la conversione in euro, a giugno 2022 le commodities energetiche segnano un raddoppio dei prezzi (+107,9% rispetto al +114,1% di maggio) mentre quelli delle materie prime non energetiche salgono del 27,6% (era +31,9% a maggio). La quotazione del Brent sale dell'87,4% mentre quella del gas TTF prosegue la crescita a ritmi parossistici, segnando un aumento del 280,2%, in ulteriore peggioramento nella prima parte di luglio, con ripercussioni sul mercato elettrico: nella media dei primi 8 giorni del mese il prezzo di acquisto dell’energia elettrica  (PUN) risale ai massimi storici, con un aumento del 283,4% rispetto a luglio 2021. Queste tensioni di prezzo si associano alla maggiore domanda: per l’Italia luglio è il mese di maggiore richiesta di elettricità, a differenza della media Ue, per cui il picco di domanda si registra nella stagione invernale (dicembre e gennaio).

Strozzature delle filiere globali associate alle crisi energetica e alimentare, con effetti amplificati dal conflitto in Ucraina, si ripercuotono sui prezzi alla produzione del manifatturiero non energetico, che a maggio 2022 aumentano del 14,1%, in accelerazione rispetto al +13,8% di aprile. L’aumento dei costi energetici influenza l’evoluzione dei prezzi praticati dalle imprese: nei sette comparti a maggiore utilizzo di energia –   in vetro, ceramica, cemento, ecc.,  carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare si concentra il 75,4% degli acquisti di prodotti energetici – i prezzi alla produzione a maggio salgono del 22,4%, mentre nei restanti sedici comparti l’aumento dei prezzi si ferma all’8,4%.

La pressione sui mercati all’ingrosso si ripercuote sull’inflazione dei beni energetici che in Italia sale al +49,1%, superiore al 41,9% dell'Eurozona,  e su cui influisce lo stacco dei prezzi dell'elettricità (a maggio +73% in Italia, +23% in Germania  e +6% in Francia).

Si profilano ripercussioni sulla logistica delle merci e sui servizi di trasporto, maggiormente richiesti nella stagione turistica, a seguito dell’aumento del 31,7% del prezzo del gasolio (elaborazione su dati  QE-Quotidiano Energia al 10 luglio, prezzi self-service).

Infine, uno sguardo al mercato immobiliare, nel quale i prezzi delle abitazioni nel primo trimestre 2022 salgono del 9,8% in Eurozona, un ritmo che si dimezza (+4,6%) in Italia, a fronte del +12% della Germania, dell'8,5% della Spagna e del +7,1% della Francia.

Per approfondire: il 20° report di Confartigianato ‘La calda estate dei prezzi’, qui per un abstract e il download.

 

 
Dinamica dei prezzi al consumo e inflazione energetica nell’Eurozona
Giugno 2022, dati su inflazione energetica disponibile per 9 paesi Uem - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

Prezzo elettricità (PUN) e quotazioni del gas TTF
gennaio 2019-giugno 2022, PUN media 1-8 luglio 2022, TTF €/mmbtu, PUN in euro/MWh - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca mondiale, Bce, Gme

Trend prezzi alla produzione nei settori manifatturieri: 7 settori energy intensive e altri 16 settori
Maggio 2022, var. % tendenziale in 23 settori no energy (escluso C19) - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

 


STUDI – Le emergenze dell’estate 2022: cibo, gas, acqua e difficile reperimento lavoratori. L’analisi di Confartigianato su IlSussidiario.net

È iniziata l'estate del 2022, calda sia per il clima che per l’economia su scala globale e contraddistinta da quattro differenti gravi emergenze, alcune delle quali innescate o amplificate dallo scoppio della guerra in Ucraina: alimentare, idrica, energetica e del lavoro. Questi fenomeni seguono altre criticità manifestate nell’ultimo biennio: in primis quella sanitaria, seguita dalla crisi delle materie prime, dalle strozzature nelle catene globali del valore, tra cui la grave carenza di offerta di semiconduttori, e dalla frenata della Cina. Tutto in soli 27 mesi. Nonostante tutto, le imprese italiane manifestano segnali di resilienza.

L’analisi è proposta nell’articolo I numeri/ Le quattro emergenze dell’estate 2022: cibo, energia, acqua e lavoro  a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato su IlSussidiario.net.

Cibo – La guerra sta determinando rilevanti effetti su scala globale nella filiera agroalimentare, con Russia e Ucraina che concentrano il 28,5% del mercato delle commodities agricole. La crisi dei prodotti agricoli vede esposti numerosi paesi a basso reddito in Africa, Medio Oriente e Asia centrale, con accentuazioni nel caso di scarsità della produzione interna. Per i paesi più dipendenti dalle forniture russe e ucraine è a rischio la sicurezza alimentare, con gravi ripercussioni sociali e una intensificazione dei flussi migratori. Lo shock d’offerta si sta riverberando sui prezzi lungo la filiera alimentare. A maggio 2022 le quotazioni in euro dei cereali sui mercati internazionali salgono del 45,2%, superando del 27,9% il precedente picco di dieci anni fa (luglio 2011). Ad aprile i prezzi alla produzione del settore alimentare salgono del 14,5%, mentre a giugno i prezzi al consumo dei beni alimentari lavorati crescono dell’8,2%, 6,2 punti in più del 2% registrato a dicembre 2021.

Gas ed energia - Ad aprile 2022 i prezzi all'importazione di petrolio e gas risultano più che raddoppiati (+109,7%), portando la bolletta energetica a 65.876 milioni di euro, pari al 3,5% del PIL, con un peggioramento di 42.460 milioni in dodici mesi, equivalente a 2,2 punti di PIL in più, la crescita più rapida di sempre.

Il mix di generazione elettrica sbilanciato sul gas rende strategico per l’Italia il posizionamento di un tetto al prezzo di questa commodities, un orientamento confermato, dopo il Consiglio europeo del 23-24 giugno, anche nell’ultima riunione del G7 . Negli ultimi dodici mesi terminanti a marzo 2022 l’Italia produce il 50,4% dell’energia elettrica con il gas, a fronte del 14,4% della Germania e il 6% della Francia. Le conseguenze sui prezzi dell'elettricità sono evidenti: secondo Eurostat a maggio 2022 il prezzo al consumo dell’energia elettrica in Italia sale del 73,4% su base annua, in Germania del 21,5% mentre in Francia si ferma al 6,5%. Sul fronte delle imprese, nell'ultima analisi trimestrale del sistema energetico italiano di Enea si stima che nel secondo trimestre 2022 il prezzo è più che raddoppiato rispetto a dodici mesi prima.

La prospettiva del razionamento delle forniture di gas da parte della Russia rimette al centro del dibattito il tema della sicurezza energetica. Nello scenario più severo proposto nella relazione annuale di Banca d’Italia - in cui si ipotizza un inasprimento del conflitto in Ucraina associato ad una interruzione delle forniture di gas dalla Russia - si determinerebbe una prolungata recessione dell’economia italiana, con un calo del PIL dello 0,3% nel 2022 e dello 0,5% nel 2023. Si sta riducendo la quota di gas fornito dalla Russia: nei primi tre mesi di guerra (marzo-maggio) l'import di gas in arrivo al punto d’ingresso di Tarvisio, pressoché interamente proveniente dalla Russia, si è ridotto del 34,9% su base annua.

Anche sul fronte dei costi del trasporto si registrano tensioni: al 3 luglio il prezzo del gasolio self-service elaborato da QE-Quotidiano Energia sui dati dell'Osservaprezzi del Mise sale a 2,024 euro al litro, il 35,2% in più rispetto ad un anno prima. Con queste quotazioni dei carburanti vi saranno pesanti ripercussioni sulla logistica delle merci e sui servizi di trasporto, particolarmente richiesti dalle famiglie in vacanza.

Acqua – La crisi idrica causata dalla siccità amplifica le tensioni in campo energetico e in quello agroalimentare. Mentre la sostituzione delle commodities energetiche provenienti dalla Russia richiede di massimizzare l’energia generata da fonti rinnovabili, la produzione idroelettrica nei primi cinque mesi del 2022 crolla del 39,7%. Il nostro Paese, inoltre, è fortemente esposto alla carenza idrica: l'Italia, con 9,2 miliardi di metri cubi, è al primo posto in Ue 27 per acqua dolce prelevata per uso potabile. L’agricoltura è il più grande utilizzatore di acqua, con consumi di 11,9 miliardi di metri cubi destinati all’irrigazione dei terreni e alla zootecnia. Un razionamento delle forniture idriche avrebbe ripercussioni anche nella manifattura: nei primi dieci comparti manifatturieri per intensità di utilizzo dell’acqua, come evidenziato nell’ultima analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, operano 118mila imprese con 1 milione 268mila addetti, oltre un terzo (34,1%) dell’occupazione manifatturiera. La difficoltà ad affrontare l’emergenza idrica consegue ad una bassa e decrescente spesa pubblica per la gestione dell'acqua: per questa posta l’Italia spende 26 euro all’anno per abitante, circa un terzo dei 72 euro della media Ue e in dieci anni questa voce di spesa si è ridotta del 32,9%, mentre in Francia è stata costante (+0,1%) e in Germania è salita del 30,6%.

Lavoro – Il mercato del lavoro ha quasi completamente recuperato i livelli pre-pandemia - a maggio 2022 gli occupati sono lo 0,2% in meno rispetto a febbraio 2020 - con gli effetti della crisi interamente caricati sul lavoro indipendente, in flessione del 3,7%. La crescita della domanda di lavoro dipendente è caratterizzata da un aumento della difficoltà di reperimento di operai specializzati, che a giugno 2022 sale al 48,8%, 9,4 punti in più rispetto ad un anno prima, un aumento pressoché interamente determinato dalla mancanza di candidati (+9,2 punti). Mentre è difficile trovare personale nelle imprese, si assiste al paradosso di 1 milione 114 mila giovani under 35 che non studiano, non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare, di cui 294 mila uomini e 820 mila donne.

Nonostante le condizioni critiche del ciclo economico di inizio estate si registrano segnali di resilienza delle imprese: a giugno 2022 l’indice del clima di fiducia delle imprese sale del 2,3% rispetto maggio, riportandosi al di sopra del livello precedente allo scoppio della guerra in Ucraina, un miglioramento trainato dai servizi e dalle costruzioni. Nella manifattura la produzione del trimestre febbraio-aprile 2022 in Italia segna un aumento congiunturale del 2,1%, a fronte del +0,3% della Francia e al calo dell’1,4% della Germania. Grazie all’adattamento e la reattività delle imprese in questa fase turbolenta, l’economia italiana si mantiene (almeno per ora) su un sentiero di crescita: nel quadro macroeconomico pubblicato dal Mef lo scorso 27 giugno si indica un “robusto incremento del PIL previsto per il secondo trimestre”.


STUDI – Moda, rimbalzo nel 2022 (+11,2%) ma rimane ritardo nel recupero rispetto pre-pandemia. Il nuovo report Confartigianato

La Moda è il settore manifatturiero che nel corso del 2022 mostra il più forte rimbalzo della produzione, pur confermandosi – come emerso dal nostro precedente rapporto sul settore - quello che ha subito l’impatto più pesante della crisi innescata dalla pandemia, tanto da essere il settore più al di sotto rispetto al livello pre-crisi del 2019. Nel dettaglio nei primi quattro mesi 2022 la produzione del settore cresce dell'11,2% in un anno e va meglio sia rispetto al +2,0% del Manifatturiero sia al +8,2% del settore nella media Ue a 27. Nel 2022 la produzione del settore – media degli ultimi 12 mesi terminanti ad aprile 2022 – rimane del 18,4% sotto il livello pre-crisi del 2019, con un maggiore ritardo per l'Abbigliamento (-34,7%), mentre per la Pelle il calo è importante ma inferiore e pari al -14,3% e il Tessile si ferma sul -5,2%.

Per quanto riguarda le esportazioni, nei primi quattro mesi del 2022 le vendite della Moda crescono del 20,1% in un anno, in linea con il +20,4% del Manifatturiero e rappresentandone il 10,7% dell'aumento assoluto annuale, mentre il dato annualizzato ad aprile 2022 vede la Moda superare del +1,4% il valore del 2019, la peggior performance tra i comparti, mentre per il Manifatturiero le vendite all'estero superano del 13,6% il livello del 2019. Sul ritardo stanno pesa il calo dell’export in Russia: le vendite del settore verso il paese nei primi quattro mesi 2022 sono in calo del 21,8% in un anno e il dato annualizzato ad aprile 2022 è del 10,8% sotto il livello del 2019.

La buone performance dell’export in valore sottende un dinamismo anche in volume, a fronte di una dinamica meno accentuata dei prezzi alla produzione: ad aprile 2022 per la Moda crescono, infatti, del 5,7%, quasi un terzo del +13,8% del Manifatturiero no energy.

Sui mercati internazionali, a maggio 2022 il prezzo del cotone, valutato in euro raddoppia in un anno, avvicinandosi al massimo storico di marzo 2011. Sempre sul fronte degli scambi lungo le filiere globali, va segnata una crescente difficoltà per le imprese della moda determinata dalla insufficienza dei materiali, più accentuata nel Tessile. Inoltre, il costo dei container per trasporti via mare a giugno del 2022 è più che quadruplicato rispetto a due anni prima.

Nonostante le criticità nell’arco degli ultimi due anni, la Moda lamenta una cronica mancanza di lavoratori soprattutto specializzati: a giugno 2022 le imprese segnalano difficoltà di reperimento di operai specializzati della Moda per il 44,3% delle entrate previste, di oltre cinque punti superiore al 39,2% del totale entrate.

Come già evidenziato in nella nostra precedente analisi sul settore le tensioni sui prezzi delle materie prime soprattutto energetiche e le pressioni inflazionistiche stanno intaccando i bilanci familiari e potrebbero far diminuire la spesa in prodotti della moda, già pesantemente colpiti dalla recessione da Covid-19, rallentando così il recupero del comparto. Nei primi quattro mesi del 2022 le vendite al dettaglio dei prodotti moda sono in recupero del 17% rispetto, ma persiste un ritardo del 5,8% delle vendite degli ultimi dodici mesi ad aprile 2022 rispetto a quelle del 2019 per calzature, articoli in pelle e da viaggio e del 5,1% per i prodotti di abbigliamento.

Il made in Italy della Moda nel territorio - Gli ultimi dati disponibili relativi al valore annualizzato del I trimestre 2022 indicano che tra le principali regioni - ognuna con oltre l'1% dell'export della Moda - recuperano il livello del 2019 il Lazio del 37,7%, seguito a distanza dalla Lombardia con l'8,0%, dal Veneto con il +2,5%, dalla Puglia con il +0,2% e la Toscana è sostanzialmente stabile: in queste cinque regioni si concentra quasi poco meno di tre quarti (73,7%) dell'export Moda. Tra le principali province sono dieci a superare il livello del 2019 e concentrano la metà esatta (50,0%) delle vendite all'estero del settore: Varese (+32,2%), Roma (+24,4%), Verona (+22,2%), Milano (+19,8%), Vercelli (+13,3%), Bergamo (+9,4%), Padova (+7,6%), Modena (+4,6%), Firenze (+3,9%) e Prato (+2,9%).

Il nuovo report di Confartigianato ‘Le tendenze della Moda: le ultime evidenze – estate 2022’. Per scaricarlo dal sito dell’Ufficio Studi.

Per ulteriore approfondimento, il precedente report sul settore: Elaborazione Flash 'Il ritardo della ripresa della Moda italiana, un fattore di crisi europeo': qui per scaricarlo.

 

 
Dinamica tendenziale e su pre-crisi della produzione per settore
Var. % y/y primi 4 mesi 2022 e media 12 mesi mag. 2021-apr. 2022 su 2019, pre-crisi. Dati corretti per effetti di calendario - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 
Dinamica tendenziale e su pre-crisi della produzione: divisioni della Moda* e Manifatturiero in Italia e Ue a 27
Var. % y/y primi 4 mesi 2022 (e media 12 mesi mag. 2021-apr. 2022 su 2019, pre-crisi. Dati corretti per effetti di calendario - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 
Dinamica export della Moda rispetto al 2019 pre-crisi per regione e principali province
Dato cumulato II trim. 2021-I tr. 2022. Var. % su 2019. Primo gruppo: reg. con oltre 1% export della Moda. Ateco 2007: 13, 14 e 15 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat