STUDI – Turbo-globalizzazione in quarantena? Le ripercussioni sulle imprese nell’analisi di Confartigianato su IlSussidiario.net
La pandemia ha innescato, lungo le catene produttive mondiali, tensioni causate dallo squilibrio tra domanda e offerta di alcuni beni condizionando il ritmo della ripresa post Covid-19. Le interruzioni nelle filiere di approvvigionamento sono determinate da restrizioni all’attività produttiva dovute alla pandemia, da difficoltà nella logistica e nel trasporto delle merci e dalla carenza di semiconduttori. La manifestazione più evidente della crisi del network manifatturiero globale consiste nell'allungamento dei tempi di consegna dei fornitori di beni, a cui si associa un razionamento e un incremento del costo per le materie prime e i semilavorati. A metà 2022 il 17% delle imprese manifatturiere è ostacolata dall’allungamento dei tempi di consegna mentre il 23% registra effetti negativi sull'attività dall'insufficienza dei materiali, una quota che quasi raddoppia nei settori dei macchinari (43%) e delle apparecchiature elettriche (40%).
L’analisi dei cambiamenti che la pandemia ha indotto sulle catene globali del valore è proposta nell’articolo "I numeri post Covid - L’Italia delle piccole imprese produce più di Francia e Germania" a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato su IlSussidiario.net.
Il contraccolpo dell’epidemia da Covid-19 ha amplificato una strisciante riduzione dell’apporto del commercio internazionale ai processi di crescita: se dal 2000 al 2008 il volume del commercio mondiale era salito del 49,8%, 10,5 punti in più della crescita cumulata del PIL, negli undici anni successivi (2008-2019) le velocità si invertono, vedendo il PIL mondiale crescere del 43,8%, 20,3 punti in più rispetto all’aumento del commercio internazionale.
La globalizzazione, fin dalle sue manifestazioni di fine Ottocento, è associata ad una riduzione dei costi di trasporto. Ma oggi vediamo manifestarsi il fenomeno opposto: dalla metà del 2020 il costo del trasporto marittimo delle merci ha registrato una crescita esponenziale che lo ha portato a triplicarsi nell'arco di due anni. Su questa crescita dei costi hanno agito i fattori della ripresa economica e la carenza di container nei porti asiatici causata dai ritardi nelle restituzioni, conseguenza delle congestioni provocate dalla pandemia in Europa e Stati Uniti.
Il perseguimento di una politica di 'zero Covid', la successione di lockdown in aree chiave per la produzione e la logistica delle merci e la crisi immobiliare, stanno determinando una frenata senza precedenti dell'economia cinese, il cui tasso di crescita passa dal +8,1% del 2021 al +4,4% del 2022. Se escludiamo l’anno della pandemia (+2,2%), per trovare un altro anno in cui l’economia cinese è cresciuta meno che nel 2022 bisogna tornare al 1990. A maggio le esportazioni italiane verso la Cina cedono del 9,1% (dopo il calo del 15,9% di aprile), con una perdita complessiva del 4,3% nei primi cinque mesi del 2022 a fronte di un aumento medio del 22,6% delle vendite del made in Italy nel mondo.
Con la turbo-globalizzazione del XXI secolo è aumentata a dismisura l’incertezza. In un ventennio si sono susseguite undici gravi crisi: dalla crisi terroristica (2001), alla grande recessione nata dalla finanza e diffusa all'economia reale (2008-2009), alla crisi del debito sovrano (2011-2013), seguita dalla prima fase della crisi russo-ucraina (2014), dalla pandemia globale (2020), dalle strozzature lungo le filiere globali e dall'escalation dei prezzi delle commodities (2020-2021), dallo scoppio della crisi energetica (2021) per arrivare all'attuale invasione dell’Ucraina (2022), eventi peraltro attraversati da una progressiva crisi climatica e idrica e da un ritorno dell'inverno demografico. Siamo passati, si potrebbe dire, dal 'secolo breve' al 'secolo dell'incertezza'. In Italia, negli ultimi quattordici anni (2008-2021) si sono registrati sei anni di recessione, mentre dei precedenti quarantasette anni (1961-2007) solo due furono caratterizzati da una caduta del PIL.
In Italia si è assistito ad una rarefazione delle opportunità per i giovani: dal 2004 al 2008 il tasso di occupazione dei giovani tra 25 e 34 anni ha oscillato attorno al 70%, per poi cadere di quasi dodici punti in sei anni, fino al minimo del 58,3% di aprile del 2014, cumulando gli effetti di due crisi della finanza, quella privata del 2008 e quella pubblica del 2011. Sulla base di queste tendenze, sono 765 mila i giovani che nell’arco di quattordici anni rimangono esclusi dal mercato del lavoro. La crisi innescata dalla pandemia, rispetto alle precedenti recessioni, è stata più clemente con i giovani italiani: a maggio 2022 il tasso di occupazione tra 25 e 34 anni è risalito al 65,0%, 6,7 punti superiore al minimo di aprile 2020, in corrispondenza dello scoppio dell’epidemia.
La rarefazione delle opportunità, nel nostro paese, ha accentuato il fenomeno della “fuga di giovani cervelli”: in cinque anni (2016-2020) tra i giovani italiani under 40 laureati gli espatri superano i rimpatri di 65 mila unità.
In Italia rimane maggioritario un favorevole orientamento alla globalizzazione che, nell’ultima rilevazione di Eurobarometro di febbraio 2022, è rilevato nel 55% della popolazione, ma rimane inferiore al 59% della media Ue e al 68% della Germania, principale competitor manifatturiero. La quota di pro-global sale al 67% per i giovani e al 64% per i laureati, mentre scende al 41% per gli anziani di 65 anni ed oltre, per crollare al 30% per i disoccupati e al 28% per le persone con titolo di studio medio-basso.
Anche la crisi degli approvvigionamenti di gas e petrolio, deflagrata con la guerra in Ucraina, apre prospettive di una meno intensa globalizzazione energetica, con una riduzione degli acquisti dall’estero sostituiti da una maggiore offerta di energia da fonti rinnovabili. Con la riduzione della produzione idroelettrica causata dalla siccità, aumentano gli apporti di eolico e fotovoltaico: nei primi cinque mesi del 2022 al calo del 39,7% della produzione di elettricità da fonte idrica, fa fronte un aumento del 10,5% della produzione da fotovoltaico e del 6,7% da eolico.
L’economia italiana, caratterizzata da un’alta vocazione manifatturiera e da una diffusa presenza di micro e piccole imprese, flessibili e resilienti, sembra meglio compensare le falle aperte dalla pandemia nelle filiere globali del valore e meglio affrontare la ‘quarantena della globalizzazione’. Qualche segnale è già evidente: nel 2022 l'Italia ha completamente recuperato il livello della produzione manifatturiera del 2019 rispetto al maggiore ritardo dei più importanti paesi competitor. La migliore performance è stata resa possibile grazie anche ad un sistema manifatturiero meno dipendente dai semiconduttori: in Italia, infatti, la quota di produzione dei settori a maggiore utilizzo di dispositivi elettronici – macchinari, apparecchiature elettriche ed elettronica – è del 12,1%, a fronte del 17,9% della Francia e il 29,4% della Germania.
L’Italia, primo paese europeo per occupazione nelle micro e piccole imprese manifatturiere, ha associato la creazione di valore ad una maggiore efficienza dei processi aziendali: nel 2022, ultimi dodici mesi a marzo, la produttività del lavoro delle imprese manifatturiere italiane è salita dello 0,9% rispetto al 2019, a fronte del calo dell’1,2% di quelle tedesche e alla flessione del 4,7% delle imprese francesi, smentendo quel mainstream che individua la bassa dimensione media aziendale come la causa principale di una insufficiente dinamica della produttività.
STUDI – E’ on line il nuovo sito Studi e Ricerche: oltre 1300 pubblicazioni, otto su dieci con dati territoriali
E’ on line il nuovo sito ‘Studi e Ricerche’ di Confartigianato, con le analisi e i dati elaborati dall'Ufficio Studi supportate dalle funzionalità della nuova piattaforma che è stata presentata oggi ai Segretari delle Associazioni provinciali e Federazioni regionali.
Il Rapporto annuale - Dal sito è scaricabile free l’ultimo rapporto annuale ‘NOI R-ESISTIAMO. Dalla parte delle piccole imprese’, con la presentazione di Vincenzo Mamoli, Segretario Generale e l’introduzione di Giulio Sapelli, diffuso in occasione dell’Assemblea di Confartigianato.
La ricerca e i TAG - Mediante il motore di ricerca è possibile selezionare tra le oltre 1300 pubblicazioni e il set di dati prodotti dal 2005 ad oggi. Una ulteriore selezione è possibile utilizzando gli oltre cento TAG attribuiti a tutte la pubblicazioni del 2021 e 2022. Qui, ad esempio, il TAG per richiamare tutti i lavori dell’Ufficio Studi con dati provinciali e quelli con dati regionali, oppure reperire i dati rielaborabili forniti in Appendici statistiche in formato .xls.
Un punto di riferimento per l’economia d’impresa - Le analisi dell’Ufficio Studi costituiscono un esclusivo strumento di lavoro per le Organizzazioni del Sistema Confartigianato e un punto di riferimento per lo studio dell’economia dell’impresa. I lavori realizzati dedicano una particolare attenzione alla presenza delle micro e piccole imprese e delle imprese artigiane. Nel percorso di ricerca, fondato sulla cooperazione con le Direzioni confederali per le specifiche aree di competenza, sono esaminati i mercati di sbocco, la produzione e i mercati dei fattori di produzione, approfondisce le condizioni di contesto, mettendo a disposizione elementi di valutazione degli effetti delle politiche pubbliche sul sistema delle imprese: su questo ambito sul sito gli ultimi lavori dedicati alla qualità ed efficienza dei servizi della Pubblica amministrazione.
Le pubblicazioni, che come abbiamo anticipato, presentano un ampio set di dati su scala regionale e provinciale, propongono in modo diffuso chiavi di lettura settoriali dei fenomeni economici.
Dallo scoppio della pandemia i 20 report su congiuntura e imprese - Dalla primavera del 2020 l’Ufficio Studi ha costantemente monitorato le tendenze dell'economia, congiuntura e finanza pubblica e gli effetti del ciclo economico sul sistema delle MPI presentando, in un webinar dedicato, un report periodico arrivato alla 20° edizione, con approfondite focalizzazioni per settore e per territorio.
Gli Osservatori in rete - L’analisi territoriale viene focalizzata, personalizzata e approfondita grazie agli Osservatori in rete, qui le pubblicazioni con la loro collaborazione - un network che coopera con la Direzione scientifica del Responsabile dell’Ufficio Studi, costituito dagli Osservatori MPI di Confartigianato Lombardia, Confartigianato Calabria, Confartigianato Emilia Romagna, Confartigianato Piemonte, Confartigianato Sicilia e Confartigianato Sardegna e gli Uffici Studi di Confartigianato Veneto, Confartigianato Marche e Confartigianato Vicenza. Il network, che produce annualmente circa duecento pubblicazioni, produce economie di rete grazie all’interazione del capitale umano e delle competenze di ricercatori statistici ed economisti.
I key data dell’Ufficio Studi nel 2021, dal Bilancio Sociale di Confartigianato
73 pubblicazioni e 18 Appendici statistiche in formato xls
135 News Studi sul portale confartigianato.it
1.022 evidenze statistiche esaminate nelle 7 edizioni del 2021 del report periodico
16° edizione del Rapporto annuale
8 pubblicazioni su 10 contengono analisi di dati territoriali, regionali e provinciali e settoriali
27 presentazioni a webinar, eventi, convegni
45 articoli rubrica ‘Imprese ed Energia’ su QE-Quotidiano Energia
199 pubblicazioni nell’ambito degli Osservatori in rete, network in cui collaborano 8 ricercatori, 3 statistici e 5 economisti.
STUDI – Per Italia migliora previsione PIL 2022 (+0,5 punti), ma pesano rischi e bolletta energetica: in 3 mesi di guerra +16,8 miliardi €
Le previsioni d’estate della Commissione europea confermano gli effetti negativi della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina, avviando l’economia europea su un percorso di crescita più bassa e inflazione più elevata rispetto a quanto indicato nelle previsioni di primavera. Nel 2022 l’economia dell'UE dovrebbe registrare una crescita del 2,7%, che nel 2023 i riduce all'1,5%. La crescita nella zona euro dovrebbe attestarsi al 2,6% nel 2022, per poi scendere all’1,4% nel 2023, mentre in Italia il tasso di crescita del PIL del 2022 sarebbe del 2,9% per poi flettere allo 0,9% nel 2023. Si prevede che l’inflazione media annua raggiunga i massimi storici nel 2022, attestandosi al 7,6% nella zona euro e al 7,4% in Italia, per poi scendere rispettivamente al 4,0% e al 3,4% nel 2023. Le ultime previsioni Banca d’Italia pubblicate venerdì scorso nel Bollettino economico, nello scenario base indicano una crescita del 3,2% nel 2022 e dell’1,3%nel 2023.
Rispetto alle previsioni di primavera pubblicate a maggio, la crescita prevista per il 2022 si riduce di 0,1 punti nell’Eurozona, di 0,2 punti in Germania, di 0,7 punti in Francia, mentre in Italia aumenta di 0,5 punti. Al contrario, per il prossimo anno per l’Italia la crescita di ferma allo 0,9%, più che dimezzando l’1,9% previsto dalla Commissione a maggio; la revisione è ampia anche per Germania (1,1 punti in meno, da 2,4% di maggio a 1,3% di luglio), mentre è più contenuta per la Francia (0,4 punti in meno, da 1,8% a 1,4%).
Le cause del rallentamento - La riduzione della crescita nell’Unione europea è determinata dalla concretizzazione di eventi negativi: la prolungata invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le pressioni al rialzo sui prezzi dell'energia e delle materie prime alimentari che alimentano le tensioni inflazionistiche, la riduzione del potere d'acquisto delle famiglie e una accentuazione del profilo restrittivo della politica monetaria.
Cina e bolletta energetica - L’economia europea e quella italiana rimangono vulnerabili all’elevata dipendenza dai combustibili fossili russi e all’indebolimento della crescita mondiale. L’analisi dei dati pubblicati ieri dall’Istat evidenzia due fattori di rallentamento del ciclo economico italiano: la frenata dell’economia cinese e il forte aumento della bolletta energetica.
In Cina la politica ‘zero Covid’ e i lunghi e diffusi lockdown stanno determinando una caduta delle importazioni: a maggio l’export verso la Cina crolla del 9,1% (dopo il -15,9% di aprile) con una perdita complessiva del 4,3% nei primi cinque mesi del 2022 a fronte di un aumento medio del 22,6% delle vendite del made in Italy nel mondo.
A maggio 2022 i prezzi all’importazione di petrolio e gas risultano pressochè raddoppiati (+93,2%), portando il valore cumulato degli ultimi dodici mesi delle importazioni di energia a 91.860 milioni di euro, il 163,3% in più rispetto ad un anno prima. Prosegue la salita della bolletta energetica che arriva, nell’ultimo anno, a 71.148 milioni di euro, pari al 3,8% del PIL, avvicinando il precedente picco del 4% registrato nell’autunno del 2012. Il saldo import-export di energia sale di 45.775 milioni in dodici mesi, equivalente a 2,4 punti di PIL in più, peggiorando il trend registrato in precedenza e rappresentando la crescita su base annua più rapida di sempre.
A febbraio 2022, prima dello scoppio della guerra, il saldo import-export di energia su base annua era di 54.332 milioni di euro: in tre mesi di guerra è salito di 16.816 milioni, ad un ritmo di 5.605 milioni al mese.
I rischi – Sul quadro macroeconomico permangono rischi elevati, dipendenti dall'evoluzione del conflitto e dall'approvvigionamento di gas in Europa. Un ulteriore consolidamento dei prezzi del gas farebbe aumentare ulteriormente l'inflazione, rallentando la crescita. Secondo lo scenario avverso stimato da Banca d’Italia, nel quale la guerra, a partire dal terzo trimestre del 2022, porti ad una completa sospensione delle forniture di materie prime energetiche dalla Russia della durata di dodici mesi, la crescita si porterebbe al di sotto dell’1% nel 2022, mentre registrerebbe una contrazione di quasi il 2% nel 2023.
Un inasprimento delle condizioni finanziarie comporterebbe anche maggiori rischi per la stabilità finanziaria, mentre una maggiore incertezza tende a comprimere gli investimenti. Ulteriori effetti recessivi potrebbero derivare da una recrudescenza della pandemia. Va peraltro considerato che nell’analisi della Commissione europea sono ipotizzati possibili segnali espansivi: “le recenti tendenze al ribasso dei prezzi del petrolio e di altre materie prime potrebbero intensificarsi, determinando un calo dell'inflazione più rapido di quanto attualmente previsto. Inoltre, grazie a un mercato del lavoro forte, i consumi privati potrebbero rivelarsi più resilienti all'aumento dei prezzi se le famiglie utilizzassero maggiormente il risparmio accumulato.”
Per approfondire, sul nuovo sito di ‘Studi e ricerche’ di Confartigianato:
Il report sulle ultime tendenze del made in Italy
Il 20° report ‘La calda estate dei prezzi’
Crescita del PIL nel 2022 nei principali paesi Ue: previsioni d’estate vs quelle di primavera
2022, var. % tendenziale, previsioni della Commissione europea di maggio e luglio 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
Bolletta energetica
Gennaio 1993-maggio 2022, cumulato ultimi dodici mesi, in % PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
STUDI – Edilizia locomotiva della ripresa: valore aggiunto a +18,1% vs 2019. La foto del settore nel webinar del 21 luglio
Nell’ambito degli interventi di politica economica, il superbonus del 110% ha svolto una rilevante funzione anticiclica, consentendo al comparto delle costruzioni di ammortizzare i pesanti effetti recessivi sull’intera economia generati dall’azione di contrasto alla pandemia da Covid-19. Con il supporto di questo incentivo fiscale finalizzato al risparmio energetico e alla transizione green, l’Italia nel settore delle Costruzioni ha registrato la migliore performance rispetto ai principali paesi dell'Unione europea.
Creazione di valore decisiva per la ripresa - La maggiore attività delle imprese delle costruzioni si traduce in un apporto decisivo alla crescita economica e alla ripresa dopo la recessione del 2020, la peggiore in tempi di pace dall’Unità d’Italia. L’Italia è il secondo paese dell'Unione a 27, dopo la Grecia, per crescita del valore aggiunto a prezzi costanti che nell'ultimo anno - tra il secondo trimestre 2021 e primo trimestre del 2022 - risulta del 18,1% superiore rispetto al 2019, a fronte di un recupero inferiore al punto percentuale (0,9%) dell'Unione a 27. Tra gli altri maggiori paesi europei la Germania segna un +1,2%, mentre segna una flessione la Francia (-1,8%) mentre il calo è più severo in Spagna (-14,2%).
Il trend dell’edilizia nel webinar del 21 luglio – Anche l’analisi di altre evidenze statistiche delinea l’edilizia come il settore driver della ripresa post-pandemia dell’economia italiana, caratterizzato da una crescita di produzione, investimenti e occupazione. Il ciclo espansivo delle costruzioni è messo a rischio dalle modifiche del quadro normativo sui bonus edilizia, su cui si sovrappongono le tensioni sui prezzi delle materie prime, innescate dalle strozzature delle filiere globali post-pandemia ed esasperate dal prolungamento del conflitto tra Russia e Ucraina.
Lo straordinario andamento degli indicatori del settore, vera a propria locomotiva della ripresa post-pandemia, sarà al centro del report del report ‘Edilizia, le tendenze nella calda estate dei prezzi’ che l’Ufficio Studi presenterà giovedì 21 luglio alle ore 17 in un webinar organizzato da Anaepa-Confartigianato Edilizia.
Il programma del webinar 21 luglio 2022, ore 17.00-18.30
Stefano Crestini, Presidente Anaepa-Confartigianato Edilizia
Presentazione del report di Enrico Quintavalle e Silvia Cellini, Ufficio Studi Confartigianato
Bruno Panieri, Direttore politiche economiche
Danila Scaccia, Segretario Nazionale Anaepa-Confartigianato Edilizia
Valore aggiunto Costruzioni: 2022 rispetto livello pre-crisi nei principali paesi Ue
I trimestre 2022, ultimi quattro trimestri var. % rispetto anno 2019, dati a prezzi costanti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat