ENERGIA – Confartigianato: “Caro-energia costa a Mpi 21,1 mld in più in un anno. Interventi subito per evitare ecatombe imprese”

Da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese hanno pagato per l’energia elettrica 21,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente: Leggere di più


STUDI – Italia 2° in Ue per spesa pubblica/PIL dopo la pandemia, ma serve meno burocrazia e Pa  più efficiente

Gli straordinari interventi messi in campo per contrastare la pandemia e la crisi energetica hanno dilatato a dismisura la presenza dello stato in economia, con  100,6 miliardi di euro di maggiore spesa corrente tra il 2019 e il 2022. Nel 2022 la spesa pubblica italiana supera i mille miliardi di euro, arrivando al 54,0% del PIL. Nel 2019, prima dello scoppio della crisi, il rapporto tra spesa e prodotto si fermava al 48,5% e collocava il nostro Paese al 7° posto nell’Ue, mentre quest’anno l'Italia, scalando cinque posizioni, sale al 2° posto dietro solo alla Francia.

All’intensificazione della presenza pubblica non corrisponde una adeguata qualità dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione (Pa). Nel 2022 l'Italia si colloca al 24° posto in Ue per la soddisfazione per i servizi pubblici, davanti a Romania, Bulgaria e Grecia, per scivolare al 26° posto per fiducia nella Pa, davanti alla sola Grecia. In chiave territoriale la qualità delle istituzioni è più bassa nel Mezzogiorno. Sulla bassa qualità dei servizi della Pa influisce uno scarso utilizzo delle tecnologie digitali: solo il 28% delle amministrazioni locali consente all'utente di completare le pratiche amministrative e, se richiesto, di effettuare il pagamento on line; la quota si dimezza (13%) nel Mezzogiorno.

A fianco della dilatazione della spesa e di una bassa qualità dei servizi pubblici, si osserva il persistere di una elevata pressione fiscale. Il confronto internazionale, sempre basato sui dati dalla Commissione europea, evidenzia che per quest’anno il carico fiscale (tax burden) su cittadini e imprese italiani è previsto pari al 43,3% del PIL, superiore di 1,8 punti al 41,5% della media dell’Eurozona, con un tax spread che vale 32,8 miliardi di euro. Il nostro Paese, quindi, è al 4° posto in Unione europea per pressione fiscale, ma sale al 3° per prelievo fiscale sui consumi di energia e al 1° per aliquota implicita di tassazione del lavoro.

L'Italia affronta questa nuova fase in condizioni particolarmente critiche sul fronte del debito pubblico: a maggio 2022 il debito delle Amministrazioni pubbliche ammonta a 2.756 miliardi di euro, pari al 152,6% del PIL. A causa dell’elevato debito pubblico, l’Italia è al 1° posto in Ue a 27 per spesa per interessi, pari al 3,5% del PIL; nel 2022 il costo per remunerare il debito pubblico italiano è di 65,7 miliardi, ampiamente superiore ai 57,5 miliardi di euro della spesa per interessi di Francia e Germania messe insieme.

Gli acquisti delle autorità monetarie hanno assorbito quasi totalmente lo shock della pandemia sul debito pubblico italiano: tra febbraio 2020, prima dello scoppio della pandemia, e maggio 2022 lo stock di debito è salito di 308,8 miliardi di euro, di cui il 97,1% è detenuto dalla Banca d'Italia, la cui quota di debito sottoscritto passa dal 16,8% di due anni fa all’attuale 25,8%, con un aumento di 9 punti percentuali in poco più di due anni.

Il ritorno ad una politica monetaria  restrittiva, affiancata da una politica fiscale prudente finalizzata ad “assicurare una riduzione credibile e graduale del debito - come indicato nelle ultime  Raccomandazioni della Commissione europea - potrebbe attivare una pericolosa sincronizzazione di effetti pro-ciclici.

 
Finanza pubblica e servizi pubblici: la posizione dell’Italia nell’Ue a 27
2° spesa pubblica/PIL, +4 posizioni rispetto al 2019
1° spesa per interessi/PIL
24° qualità servizi pubblici
26° fiducia verso la Pubblica amministrazione (Pa)
27° interazione digitale con la Pa
4° pressione fiscale
3° tassazione energetica
1° tassazione del lavoro

 
Debito pubblico
2.755,6 miliardi di euro a maggio 2022
152,6% rapporto debito pubblico/PIL
+308,8 miliardi di euro debito pubblico tra febbraio 2020 e maggio 2022
+300,0 miliardi di euro debito pubblico detenuto da Banca d’Italia tra febbraio 2020 e maggio 2022
65,7 miliardi di euro di spesa per interessi

 

Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat e Commissione europea


ENERGIA - Caro-energia prima emergenza per prossimo Governo. A Tg1 e Tg3 le proposte di Confartigianato

Oggi, in due servizi trasmessi da Tg1 e da Tg3 Rai, Confartigianato ha rilanciato l’allarme per i pesanti rincari dell’energia che schiacciano artigiani e piccole imprese. Il Presidente Marco Granelli, intervistato dal Tg3, Leggere di più


STUDI – Politiche espansive trainano gli investimenti: +14% in Italia in 5 anni, quasi doppio vs. +7,8% Eurozona

Interventi di politica fiscale espansiva hanno sostenuto i processi di accumulazione di capitale, con ricadute positive su produttività, occupazione, efficienza energetica e riduzione delle emissioni climalteranti: nell’arco della legislatura appena conclusa, nel 2022, ultimi dodici mesi a marzo, gli investimenti in Italia sono saliti in termini reali del 14% rispetto al 2017, un ritmo quasi doppio del +7,8% dell’Eurozona, ampiamente superiore al +3,5% della Germania e al +10,3% della Francia. Grazie al sostegno dei bonus edilizi e del credito di imposta sui beni strumentali, l’Italia quest’anno registra investimenti fissi lordi superiori del 9,5% rispetto ai livelli pre-pandemia, mentre l’Eurozona presenta ancora un ritardo del 2,1%, con la Francia che segna un recupero del 2,6% e la Germania un ritardo dell’1,8%.

Inoltre, la spesa pubblica per gli investimenti è caratterizzata da un più elevato moltiplicatore fiscale, generando una maggiore crescita e favorendo una riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL.

L'accumulazione di capitale sostiene un rilevante segmento di offerta di beni di investimento, a cavallo tra manifattura e costruzioni: nei settori di produzione e installazione di macchinari, produzione di computer, elettronica e automezzi e nelle costruzioni operano complessivamente  565mila micro e piccole imprese - di cui 389mila sono imprese artigiane, pari al 68,2% - che danno lavoro a 1 milione 597mila addetti, circa i due terzi (64,2%) dell'occupazione dei settori in esame.

 
Crescita investimenti 2022-2017
+14,0% Italia
+10,3% Francia
+7,7% Eurozona
+3,5% Germania

 
MPI nei sette settori chiave* di offerta di beni di investimento
565.000 micro e piccole imprese, pari al 99,1% del totale imprese
389.000 imprese artigiane, pari al 68,2% del totale imprese
1.597.000 addetti in MPI, pari al 64,2% dell’occupazione totale
389.000 addetti in imprese artigiane, pari al 33,0% dell’occupazione totale

*Ateco 2007: C26, C27, C28, C29,C30, C33, F

Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia, Eurostat e Istat


STUDI – Incertezze e criticità per le imprese nell’estate 2022

Tra la recessione causata dalla pandemia, la successiva ripresa e gli effetti del guerra in Ucraina, persistono pesanti criticità per il sistema delle imprese. Il rallentamento del commercio internazionale e la frenata senza precedenti dell’economia cinese rallentano le vendite del made in Italy. Sono deragliati i costi dell’energia, spinti dall’escalation del prezzo del gas, generando una maggiore pressione sui costi delle imprese italiane rispetto ai competitor europei, alla quale contribuisce una tassazione dell’energia superiore del 51,1% alla media dell’Ue a 27. Le strozzature delle filiere globali determinano scarsità di materie prime, allungamento dei tempi di consegna e aumento dei costi della logistica; le tensioni si accentuano nei settori dei macchinari, delle apparecchiature elettriche e dell’elettronica dove vi è una maggiore dipendenza dai semiconduttori, comparto colpito da una grave crisi di offerta mondiale. Ostacoli all’attività derivano dalla scarsità di manodopera, con il 49,8% delle assunzioni di operai specializzati previste ad agosto 2022 risultano di difficile reperimento, dieci punti in più del 39,8% di un anno prima.

 
Incertezze e criticità: key data
47,9% elettricità prodotta con il gas in Italia, 15,1% Germania, 5,7% Francia
+330,2% prezzi ingrosso energia elettrica in Italia a luglio rispetto un anno prima
+27% prezzi commodities no energy a giugno 2022
-2,0% Made in Italy in Cina nei primi 6 mesi del 2022, vs +20,3% paesi extra Ue
22,7% Imprese manifatturiere ostacolate da scarsità materie prime

 
Difficoltà di reperimento di operai specializzati
49,8% delle entrate ad agosto 2022
+10,0 punti rispetto al 39,8% di agosto 2021

 

Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca Mondiale, Bce, Eurostat, Istat e Unioncamere-Anpal


STUDI – Tra pandemia, ripresa e guerra, la migliore reazione delle imprese italiane

Nel contesto di forte turbolenza degli ultimi due anni il sistema delle imprese italiane ha mostrato una straordinaria capacità di reazione, in particolare nei settori con una più elevata incidenza di imprese artigiane, manifattura ed edilizia. Nel 2022, ultimi dodici mesi a maggio, l'Italia ha completamente recuperato il livello della produzione manifatturiera del 2019 (+0,7%) rispetto al forte ritardo di Francia (-5,9%) e Germania (-6,2%).

Le vendite del made in Italy tra il 2019 e il 2022, ultimi dodici mesi a maggio, salgono del 17,1% a fronte di un aumento dell’export del 9,0% in Germania e del 4,7% in Francia.

La produzione nelle costruzioni del 2022, ultimi dodici mesi a maggio, supera del 23% quella del 2019, a fronte del +2,0% in Germania, del -4,8% in Francia e del +1,8% della media Ue. Le buone performances registrate in Italia in questi settori, caratterizzati da una maggiore presenza di micro e piccole imprese rispetto ai paesi competitor, sono state accompagnate da una crescente efficienza dei processi aziendali. Nel 2021 la produttività del lavoro delle imprese manifatturiere italiane è salita del 2,5% rispetto al 2019, a fronte del calo dello 0,8% di quelle tedesche e alla flessione del 5,8% delle imprese francesi; nelle costruzioni la crescita della produttività in Italia arriva al +4,2%, a fronte del +1,2% in Germania e al -7,0% in Francia. Grazie al maggiore dinamismo di manifattura e costruzioni e le prospettive di recupero del turismo, secondo le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale, nel biennio 2022-2023 l'Italia cumula una crescita del 3,7%, superiore al +3,3% della Francia e al +2,0% della Germania.

 
La resilienza delle imprese italiane nei settori a maggiore presenza di artigianato
Manifattura
Produzione 2019-2022* +0,7% Italia, -5,9% Francia e -6,2% Germania
Peso delle MPI sull’occupazione manifatturiera: 49,9% Italia, 23,5% Francia e 19,6% Germania
Peso dell’artigianato: 62,5% delle imprese manifatturiere
Produttività manifattura 2019-2021: +2,5% Italia, -0,8% Germania e -5,8% Francia
Made in Italy
Export 2019-2022*: +17,1% Italia, +9,0% Germania e +4,7% Francia
141,2 miliardi di euro export 2021 in settori a maggiore presenza di MPI**, al massimo storico del 7,9% del PIL
Costruzioni
Produzione 2019-2022* +23% Italia, +2,0% Germania, -4,8% Francia
Peso delle MPI sull’occupazione delle costruzioni: 87,0% Italia, 75,7% Germania e  63,8% Francia
Peso dell’artigianato: 70,4% delle imprese delle costruzioni
Produttività costruzioni 2019-2021: +4,2% Italia, +1,2% Germania e -7,0% Francia
Crescita PIL 2022-2023***
+3,7% Italia, +3,3% Francia e +2,0% Germania

 

*ultimi 12 mesi a maggio 2022 **divisioni Ateco 2007 manifatturiere dove occupazione MPI supera il 60%: moda, alimentare, prodotti in metallo, legno e arredo, gioielleria e occhialeria  *** crescita cumulata nel biennio su previsioni Fmi del 26 luglio 2022

Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat, Fondo monetario internazionale e Istat