MODENA - Il futuro della rappresentanza passa dalla capacità di fare rete
Tre giorni di dibattiti, focus group e presentazioni. Dopo il forzato stop causato dalla pandemia, Lapam Confartigianato Modena e Reggio Emilia ha rilanciato uno dei suoi abituali appuntamenti associativi, il Convegno Imprenditori. Un evento rivolto ai dirigenti elettivi dell’associazione emiliana, imprenditrici e imprenditori eletti durante l’ultimo Congresso generale e associati sensibili ai temi della rappresentanza. Un evento in cui conoscersi meglio, costruire relazioni e produrre proposte concrete per il futuro dell’organizzazione che, nelle due province di Modena e Reggio Emilia, conta 11mila associati. Tre giorni – il 14, 15 e 16 ottobre – per riflettere e confrontarsi con esperti provenienti dal mondo dell’imprenditoria, del lavoro, della politica e dell’istruzione, in un contesto suggestivo come quello di Bardolino sul Garda, in provincia di Verona.
Il programma e gli ospiti
Nella prima giornata il convegno si è concentrato sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro, con tre dei principali esperti sull’argomento: il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico Adapt, il centro studi fondato da Marco Biagi sulle relazioni industriali e Stefano Micelli, professore di economia e gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia. I tre hanno dibattuto con il presidente dell’associazione, Gilberto Luppi, convenendo in particolare su un punto. La necessità di restituire senso ai più giovani in ciò che potrebbero realizzare una volta entrati nel mondo del lavoro. Ma quale strumento si adatta meglio a questo percorso umano e professionale? Secondo Michele Tiraboschi la via da perseguire è quella del rafforzamento dell’apprendistato. Una tipologia contrattuale ancora sottoutilizzata dalle piccole e micro-imprese italiane, eppure fondamentale per trasmettere saperi e conoscenze tipiche dell’artigianato. Un obiettivo – quello della trasmissione dei saperi - al centro del progetto Upskill 4.0; spin-off dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, sostenuto dal gruppo Unicredit, presieduto dal professor Micelli e rivolto agli studenti di alcuni ITS italiani.
Una contaminazione virtuosa tra nuove competenze digitali e saperi tradizionali, sempre più ricercati sui mercati internazionali. E di ITS ha parlato anche il ministro Bianchi, fautore della riforma degli Istituti tecnici superiori in discussione in Parlamento, sollecitando l’associazione a proseguire il proprio lavoro sul territorio a sostegno di una formazione capace di coniugare tecnica e cultura, manualità e intelletto.
Un obiettivo prioritario anche alla luce dei dati sul calo demografico che affligge il Paese e che può essere contrastato solo attraverso una politica a sostegno della famiglia e del lavoro, in cui la scuola italiana deve ritornare centrale.
Nel pomeriggio di venerdì il Convegno ha ruotato intorno ad alcune testimonianze di imprenditori e accademici su temi strategici per il futuro delle imprese, tra cui: sostenibilità ambientale e dei processi produttivi, innovazione tecnologica, visibilità online, artigianalità e made in Italy.
Protagonisti di questa parte della giornata: Paolo Manfredi, consulente per la trasformazione digitale di Confartigianato Imprese e coordinatore dei lavori, Raul Caruso, professore di politica economica alla Cattolica di Milano, Anna Josè Buttafava, imprenditrice artigiana e titolare di Anna Josè, Daniela Diletti, fondatrice e titolare de “La Marchigiana”, Filippo Berto CEO BertO, Daniela Pimponi, ingegnere e analista tecnologica, Joseph Meineri, Segretario Generale Confartigianato Cuneo e Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia Romagna. Gli interventi di questi ospiti, susseguitisi uno dopo l’altro in modalità TED conference, hanno stimolato la platea e dato il là ai gruppi di lavoro del sabato mattina.
Nel secondo giorno di lavoro, infatti, sei diversi focus group, coordinati dai membri della Giunta esecutiva Lapam e dai funzionari dell’associazione, si sono interrogati su argomenti strategici per il futuro della rappresentanza datoriale. Un confronto aperto cui hanno preso parte anche alcuni dirigenti e colleghi di altre territoriali Confartigianato. In particolare Katia Pizzocaro, presidente calzaturieri del Veneto e consigliere nazionale Confartigianato, titolare del calzaturificio Paul, leader nella produzione di calzature da ballo, Andrea Rossi, Matteo Pisanu e Loris Rui di Confartigianato Vicenza e Jacopo Brioschi di Confartigianato Varese
La domenica mattina è stata infine dedicata alla politica, con la partecipazione del Presidente di Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, intervistato da Ilaria Vesentini, corrispondente de “Il Sole 24 Ore” per l’Emilia Romagna. Un’occasione per fare il punto sulla nuova programmazione europea e sulle misure promosse da Viale Aldo Moro a sostegno delle imprese regionali e per presentare al Presidente Bonaccini, le evidenze emerse dai focus group organizzati la mattina precedente. In particolare le proposte avanzate dal Presidente Lapam, Gilberto Luppi, sul potenziamento delle infrastrutture digitali nelle aree interne della regione, di politiche a sostegno della formazione continua e dell’innovazione tecnologica e ambientale del sistema manifatturiero e un invito a rinnovare la legge quadro sull’artigianato.
«Si parla spesso, a volte a sproposito, del ruolo dei cosiddetti corpi intermedi – ha affermato in chiusura dei lavori il Segretario generale Lapam, Carlo Alberto Rossi – ebbene, la nostra associazione è un corpo intermedio che ha valenza strategica sia a livello locale, nell’interlocuzione con le istituzioni, che a livello regionale e nazionale. Tutto questo è possibile grazie al rapporto con Confartigianato e alla capacità dell’associazione di confrontarsi con parlamentari e forze politiche e sociali che possono incidere sulle decisioni. Il Convegno Imprenditori di Bardolino è stata l’occasione per far pesare il parere dei piccoli imprenditori e per confrontarci con chi può e deve portare le nostre istanze ai massimi livelli».
STUDI – Si intensificano i segnali di rallentamento. Produzione: manifattura -0,9%, edilizia quarta flessione consecutiva
Questo inizio di autunno è caratterizzato da rischi elevati legati all’evoluzione del conflitto in Ucraina, il blocco delle forniture di gas dalla Russia, l’accelerazione del tasso di inflazione, l’incremento dei tassi di interesse, una risalita della pressione sulle strutture sanitare determinate da nuove varianti di Covid-19 e una insufficiente realizzazione degli obiettivi del PNRR.
I prezzi per l’energia pagati da famiglie e imprese stanno risentendo dell’escalation estiva dei prezzi all’ingrosso. Come evidenziato dall’analisi pubblicata ieri su QE-Quotidiano Energia, il rientro delle quotazioni dai picchi di agosto è un segnale positivo, ma permangono i rischi di una interruzione delle forniture di gas dalla Russia mentre appare lontano il rientro alla normalità, con le quotazioni internazionali del gas previste nel 2023 più che triple rispetto quelle del 2021.
Nonostante gli effetti della guerra in Ucraina, nel 2022 l’Italia registra una crescita del PIL in linea con quello della Cina e addirittura superiore a quella di Germania e degli Stati Uniti, ma nella seconda metà dell’anno si intensificano i segnali di rallentamento.
Le previsioni del Fondo monetario internazionale dello scorso 11 ottobre revisionano al ribasso di 0,8 punti la crescita del PIL del 2023 indicata, solo due settimane prima, nella Nota di aggiornamento al DEF 2022. A settembre l’indice di fiducia delle imprese diminuisce per il terzo mese consecutivo raggiungendo il valore più basso da aprile 2021. La bufera abbattutasi sui prezzi dell’energia si sintetizza in un aumento in soli dodici mesi, di 4,0 punti di PIL dell’import di energia. L’esame dei dati pubblicati da Eurostat mercoledì scorso mostra che in Italia la produzione manifatturiera tiene su base tendenziale (+1,3% nei primi otto mesi del 2022), ma regista un calo congiunturale dello 0,9% nel trimestre giugno-agosto 2022, a fronte dell’aumento registrato in Francia (+1,4%) e Germania (+1,9%). Le flessioni più ampie in Italia si riscontrano in comparti manifatturieri energy intensive: chimica con -5,2%, gomma, plastica, vetro, cemento e ceramica con -4,9% e metallurgia e metalli con -3,2%. Il divaricato andamento dei costi energetici amplia la perdita di competitività della manifattura italiana, una condizione aggravata dalla frammentazione degli interventi dei paesi Ue contro il caro-energia, che si auspica sia superata nel prossimo Consiglio europeo del 20-21 ottobre.
Dopo aver trainato la ripresa, la produzione nelle costruzioni a luglio 2022 registra la quarta flessione congiunturale consecutiva. Nel trimestre giugno-agosto 2022 il volume delle vendite al dettaglio scende dello 0,7 rispetto il trimestre precedente. Scende l’apporto del commercio estero alla crescita: nei primi otto mesi del 2022 il volume delle esportazioni sale di un limitato 1,0%, mentre quello delle importazioni sale del 3,2%.
Sul mercato del lavoro estivo si coglie un segnale di resilienza, mentre si deteriorano le previsioni di domanda in autunno. Nonostante lo scoppio della guerra, tra febbraio e agosto 2022 gli occupati sono saliti di 130 mila unità, di cui l’88,6% dipendenti permanenti. La domanda di lavoro, trainata dalla micro e piccole imprese, registra una diffusa difficoltà di reperimento del personale: a ottobre il 53,4% delle assunzioni di operai specializzati sono di difficile reperimento. Appare critico l’andamento in autunno, con le previsioni di assunzioni delle imprese tra ottobre e dicembre 2022 in flessione del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2021, con una marcata accentuazione nella manifattura, dove domina l’incertezza dell’evoluzione dei cosi energetici.
La demografia di impresa, dopo quasi due anni di crescita, da giugno 2022 il tasso di crescita delle imprese iscritte in territorio negativo, con una accentuazione a luglio ed agosto 2022.
Sulla finanza d’impresa grava la domanda di credito, a tassi crescenti, determinata dei pagamenti delle forniture di materie prime e delle bollette di elettricità e gas, mentre si estende la quota di micro e piccole imprese che presentano un grado di rischio finanziario elevato.
Verso la manovra 2023 - La difficile situazione congiunturale rappresenta una sfida per le politiche economiche. E’ alto il rischio di una pericolosa sincronizzazione pro-ciclica tra un insufficiente impulso fiscale e una marcata stretta monetaria, prevista in accentuazione nelle prossime riunioni del Consiglio della Bce. Con uno shock inflazionistico da costi una restrizione monetaria è meno efficace e potrebbe prolungarsi eccessivamente nel tempo. In un contesto che sarà caratterizzato dalla negoziazione della riforma delle regole fiscali europee, va attenuata una pressione fiscale salita al massimo storico, mentre all’elevata spesa pubblica viene richiesta una maggiore efficacia e una minore burocrazia.
Previsioni del PIL 2023 delle maggiori organizzazioni nazionali e internazionali tra aprile e ottobre 2022
Var. % PIL nel 2023 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia, Ocse, Istat, Ce e Mef
Dinamica congiunturale produzione manifatturiera nell’estate 2022 nei principali paesi Ue
Giugno-agosto 2022, var. % rispetto trimestre precedente - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
STUDI – Stretta monetaria e criticità per la finanza d’impresa, nel 2022 a rischio il 15% delle MPI
Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale dello scorso 11 ottobre indicano che un terzo delle economie mondiali registrerà una recessione tecnica, con due trimestri consecutivi di contrazione, mentre nel 2023 il PIL in Germania calerà dello 0,3% e in Italia dello 0,2%.
Con un tasso di inflazione mondiale che sale dal 4,7% del 2021 all’8,8% nel 2022, per poi collocarsi al 6,5% nel 2023, le banche centrali adottano in modo diffuso politiche monetarie restrittive. La stretta monetaria potrebbe essere prolungata, amplificando gli effetti recessivi; uno shock inflazionistico da costi, ad esempio come quello del 1979, rientra con lentezza verso l’obiettivo del 2%, il target di riferimento per le banche centrali.
In Italia, la salita dei tassi di interesse potrebbe accelerare con un allargamento degli spread sul debito sovrano: lo spread tra il rendimento dei titoli di stato decennali italiani e tedeschi (Btp e Bund) ad agosto 2022 è pari a 227 punti base, quasi il doppio rispetto ai 117 punti di un anno prima. Il più marcato aumento dei tassi sui nuovi prestiti alle famiglie per acquisto di abitazioni registrato da inizio 2022 rallenta il settore immobiliare e quello delle costruzioni, comparti che hanno integralmente sostenuto la ripresa post-pandemia.
Sul mercato dei cambi si registra una marcata volatilità, con la svalutazione dell’euro e della sterlina e ampie fluttuazioni di yen giapponese, lira turca, oltre che del rublo russo. Il dollaro forte rialza il rischio per le economie emergenti con un alto debito estero. Le condizioni di turbolenza sono sintetizzate dalla salita dell’indicatore di stress sistemico della Bce, che si avvicina ai livelli della crisi dei debiti sovrani del 2010-2011. L’ampia dimensione mantenuta dai derivati, il cui valore nominale è di 598,4 miliardi di dollari, potrebbe amplificare l’instabilità finanziaria.
87 mila MPI a rischio default - L’incremento dei prezzi delle materie prime, la crisi energetica e gli effetti della guerra in Ucraina alzano il rischio finanziario delle imprese. Sulla base di una analisi dei dati dell’Osservatorio rischio imprese di Cerved,nel 2022 sono 87mila micro e piccole imprese, pari al 15% delle MPI monitorate su un totale di 618 mila società di capitale, che sono classificate a rischio, presentando “gravi problemi che ne possono pregiudicare la capacità di far fronte agli impegni, anche a breve termine. Il rischio di credito è elevato, molto elevato o massimo”.
Sulla finanza aziendale sta pesando il termine del periodo di preammortamento a due anni dall’attivazione dei prestiti garantiti, oltre il quale si avvia la restituzione completa della quota capitale e di quella interessi. Rimane ampio lo stock di prestiti garantiti: nel monitoraggio del Documento Programmatico di Bilancio 2022 approvato lunedì scorso si evidenzia che lo stock di garanzie statali relative al Fondo di garanzia al 30 giugno 2022 è pari al 9,5% del PIL.
L’indebitamento delle imprese - Nel I trimestre 2022 il rapporto tra prestiti alle imprese e PIL si attesta sul 36,9% (il 51,9% del debito delle società non finanziarie è rappresentato da prestiti bancari mentre il resto sono prestiti di altra natura e titoli): continua l'allontanamento dal massimo di 40,4% del I trimestre 2021 ma resta superiore ai livelli pre-crisi (35,1% nel IV trimestre 2019). In forte ascesa la percentuale netta di imprese che riportano difficoltà di accesso al credito. Nel Bollettino economico di luglio, Banca d'Italia segnala che la liquidità detenuta dalle imprese resta su livelli storicamente elevati.
Dinamica dei prestiti - Ad agosto 2022 i prestiti alle società non finanziarie crescono del 4,8%, la metà rispetto al +8,4%, massimo storico del decennio di dicembre 2020 ma che si inserisce in un percorso di crescita progressiva iniziata dopo il recente minimo di +0,6% di novembre 2021.
L'analisi dei dati trimestrali su base dimensionale indica che i prestiti alle piccole imprese dopo aver toccato il picco storico dell'8,9% a marzo 2021, hanno iniziato a rallentare per entrare in campo negativo nel 2022: a giugno 2022 diminuiscono dello 0,8%, di molto inferiore rispetto al +5,3% di un anno prima, mentre il totale imprese mostra una crescita del 2,3%.
A livello territoriale i prestiti alle piccole imprese crescono in sette regioni: Sardegna con il +2,9% (vs. 3,5% totale imprese), Lazio con il +2,0% (vs. 0,9% totale imprese), Campania con il +1,4% (vs. 3,3% totale imprese), Puglia con il +1,3% (vs. 4,4% totale imprese), Calabria con il +1,3% (vs. 3,1% totale imprese), Sicilia con il +0,3% (vs. 0,3% totale imprese), Basilicata con il +0,2% (vs. 3,3% totale imprese) e Molise stabile (vs. 6,6% totale imprese). All'opposto i cali più intensi sono in Provincia Autonoma di Trento (-3,8% vs. 0,8% totale imprese), Friuli-Venezia Giulia (-3,3% vs. 5,6% totale imprese) e Veneto (-2,8% vs. 2,1% totale imprese). Solo in Lazio e Piemonte la performance dei prestiti alle piccole imprese è migliore di quella del totale imprese.
Il costo del credito - Ad agosto 2022 il tasso di interesse sui prestiti pagato dalle società non finanziarie in Italia per nuove operazioni è pari all’1,45%, inferiore di 35 punti base rispetto all'1,80% rilevato nell’Eurozona; inferiore all’1,97% della Germania, all’1,78% della Francia e all’1,60% della Spagna.
In chiave dinamica il tasso di interesse ha iniziato a crescere nel 2022: ad agosto 2022 l'Eurozona cresce di 46 punti base in un anno, la Germania registra 64 punti base in più, seguita dalla Francia con 53 punti, dall'Italia con 38 punti e dalla Spagna con 12 punti in più.
L’analisi dei tassi per classe dimensionale del prestito evidenzia Ad agosto 2022 il tasso per prestiti fino a 1 milione di euro è pari all’2,22%, il doppio (+110 punti base) rispetto allo 1,12% per i prestiti oltre tale soglia, fenomeno più contenuto nell’Eurozona (tasso del 2,20%, 53 punti base sopra all’1,67% dei restanti prestiti). Il costo del credito più alto è quello per i prestiti più contenuti fino ai 250 mila euro, maggiormente diffusi tra le imprese di minor dimensione: ad agosto 2022 il tasso di interesse è pari del 2,51% +139 punti base rispetto all'1,12% dei prestiti superiori ad 1 milione di euro mentre in Eurozona il tasso per importi fino a 250 mila euro è del 2,32%, 65 punti base superiore all’1,67% dei prestiti superiori al milione di euro.
Peso del debito delle società non finanziarie sul PIL dal 2012
I trim. 2012-II trim. 2022. % su PIL corrente. Consistenze a fine tr. di prestiti (bancari e altri comprensivi di quelli cartolarizzati) e titoli - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia e Eurostat
Serie storica della dinamica trimestrale dei prestiti bancari: piccole imprese* e totale imprese**
Marzo 2012 (inizio rilevazioni)-giugno 2022. Variazione percentuale tendenziale corretta - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia
Dinamica trimestrale dei prestiti bancari a piccole imprese* e totale imprese** nelle regioni
Giugno 2022. Var. % tendenziale corretta (piccole imp. decrescenti). Pallini verdi: performance piccole imprese migliore del tot. imp. - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia
Tasso di interesse alle imprese* per classe importo prestiti e spread Btp Italia/Bund Germania a 10 anni negli ultimi 10 anni
Agosto 2021-agosto 2022. Tasso %. Nuove operazioni di società non finanziarie - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca Centrale Europea ed Eurostat
STUDI – Pressione caro energia e commodities su prezzi manifattura, ad agosto a +12,7% y/y
L’aumento dei costi energetici, accentuato dopo l’invasione dell’Ucraina, preme sui prezzi praticati dalle imprese della Manifattura, ma si osservano gli effetti delle tensioni sui mercati delle commodities anche sui prezzi nelle Costruzioni e nei Servizi.
Ad agosto 2022 i prezzi alla produzione del Manifatturiero no energy crescono del 12,7% su base annua, il doppio rispetto al +6,4% registrato un anno prima ma circa un punto in meno rispetto al +13,8% della media Ue ed al 13,6% dell'Eurozona. Nonostante la maggiore esposizione dell’Italia al deragliamento del prezzi europeo del gas – qui la nostra ultima analisi sulla gas economy - i prezzi della manifattura italiana presentano una dinamica inferiore a quelli di Spagna (13,3%), Francia (13,2%) e Germania (13,1%).
Sui costi d’impresa premono le tensioni sui mercati interazionali delle commodities: a settembre 2022 le quotazioni, valutate in euro, in euro segnano un aumento tendenziale del 74,4% per l’energia e del 21,5% per le materie prime non energetiche.
Il dettaglio settoriale della manifattura (divisioni Ateco 2007) – In otto comparti si registrano mostrano aumenti superiori alla media: Carta con il +28,1 %, Chimica con il +26,0%, Vetro, ceramica, cemento ecc. con il +22,9%, Alimentare con il +16,8%, Metalli con il +15,1%, Gomma e materie plastiche con il +14,6%, Metallurgia con il +13,9% e Tessile con il +13,5%.
Pesa il caro-energia - Il deragliamento dei prezzi dell’energia determina una maggiore pressione sui prezzi alla produzione in settori con una maggiore incidenza delle spese energetiche sul valore della produzione; in particolare, i primi sette comparti per crescita di tali prezzi registrano una crescita complessiva del 18,1% e sono anche quelli a maggiore utilizzo di energia in quanto concentrano il 79,0% degli acquisti di prodotti energetici nel manifatturiero no energy.
In 40 classi manifatturiere aumenti superiori al 20% - Tra le 181 classi settoriali manifatturiere, 62 classi con il 37,2% dell’occupazione manifatturiera che segnano un aumento dei prezzi alla produzione inferiore al 10%; 79 classi, con oltre la metà (52,7%) dell’occupazione segnano un aumento tra +10 e +20% (in cui è compresa la media), mentre le restanti 40 classi, con il 10,1% dell’occupazione, segnano aumenti superiori al 20%.
I prezzi nelle Costruzioni – Nell’ambito dell’edilizia, sempre ad agosto 2022, i nuovi fabbricati mostrano un aumento del prezzo di produzione pari all’8,1% e che supera di 3,1 punti percentuali il +5,0% di un anno prima: i fabbricati residenziali sono a +8,7% (3,6 volte il +2,4% di agosto 2021) e quelli non residenziali a +7,9% (erano a +7,4% ad agosto 2021), per i quali, come evidenzia la nota dell’Istat, pesano “gli aumenti dei costi di alcuni materiali”. Il prezzo alla produzione di nuove strade e ferrovie sale dell'8,5% a fronte del +5,1% un anno prima e nel dettaglio sono più dinamici ponti e gallerie con il +8,6% (erano a +5,4% ad agosto 2021) mentre strade ed autostrade aumentano del 4,4% (un raddoppio rispetto al +2,2% di agosto 2021).
I prezzi nei Servizi - Nel secondo trimestre 2022 si osservano le tensioni più accentuate per i prezzi alla produzione in alcuni comparti di trasporti e logistica: nel Trasporto marittimo e per vie d'acqua i prezzi alla produzione crescono del 42,5%, 7,6 volte il +5,6% di un anno prima, nel Trasporto aereo del +26,5%, 5,5 volte il +4,8% di un anno prima. Seguono Trasporto di merci su strada e servizi di trasloco con una crescita del +9,7%, 4,6 volte il +2,1% di un anno prima, Noleggio di autoveicoli a +7,3% e Magazzinaggio e custodia a +5,2%.
Tra i Servizi, sull’aumento dei prezzi alla produzione del trasporto di merci su strada e servizi di trasloco pesa il forte aumento dei prezzo del gasolio. Nel 21° report ‘Imprese in trincea nella guerra dell’energia’ sono esaminate le combinazioni tra peso del costo del carburante e dinamica dei prezzi di vendita, ampiamente diffuse tra le imprese di autotrasporti, in cui la pressione del costo del carburante si associa ad una contenuta dinamica dei prezzi di vendita, determinati da un minore potere contrattuale, e ad una erosione del valore aggiunto aziendale.
Le più recenti tendenze dei prezzi alla produzione fino al dettaglio di 208 settori e dei prezzi al consumo fino al dettaglio di 208 voci di spesa e i relativi confronti internazionali sono disponibili nell’Appendice statistica “Dinamica prezzi alla produzione Manifatturiero, Costruzioni e Servizi e prezzi al consumo – agosto 2022”. Qui per scaricarla.
Dinamica tendenziale dei prezzi alla produzione per le divisioni manifatturiere no energy
Agosto del 2021 e del 2022. Variazione % dell'Indice dei dati grezzi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
Peso degli acquisti energetici sulla produzione nel 2019 e dinamica tendenziale dei prezzi alla produzione ad agosto 2022: correlazione in divisioni del Manifatturiero no energy
Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat ed Eurostat
Dinamica tendenziale dei prezzi alla produzione delle Costruzioni per nuovi edifici e per nuove strade e ferrovie
Agosto del 2021 e del 2022. Variazione % tendenziale dell'Indice dei dati grezzi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica tendenziale dei prezzi alla produzione dei Servizi: massimo dettaglio settoriale
I trimestre del 2021 e del 2022. Variazione % tendenziale dell'Indice dei dati grezzi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat ed Eurostat
STUDI – Con inflazione nel 2022 +75,2 miliardi € per entrate, al massimo pressione fiscale: 43,9% PIL
Le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento al DEF 2022 (NADEF 2022) varata il 28 settembre indicano che il 2022 si chiuderà con una crescita del PIL del 3,3%, in miglioramento di 0,2 punti rispetto al 3,1% delle previsioni del quadro programmatico del DEF in aprile. Quest’anno l’Italia registra una performance migliore di altre maggiori economie, quali Cina, Usa, e Germania, come evidenziato nel confronto internazionale proposto dall’Ufficio Studi di Confartigianato sulle previsioni dell’Ocse.
Nel 2023, a seguito del rallentamento del ciclo internazionale ed europeo, la crescita tendenziale scende allo 0,6% rispetto al 2,4% programmatico del DEF di aprile.
Le tendenze delle entrate fiscali - A fronte di un aumento del 6,4% del PIL nominale, le entrate totali salgono dell’8,8%, pari a 75,2 miliardi in più, con le entrate tributarie e contributive che salgono di 60,7 miliardi di euro, pari al 7,9% in più e nel 2023 aumentano di ulteriori 26,6 miliardi, pari al 3,2% in più. Nel dettaglio, l’aumento del 2022 è determinato da 41,5 miliardi di euro (+7,9%) di maggiori entrate tributarie e di 19,3 miliardi (+7,9%) di maggiori contributi sociali, sostenuti dal buon andamento dell’occupazione dipendente, che nella media dei primi otto mesi del 2022 segna un aumento del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nell’ambito delle entrate tributarie, la NADEF si sottolinea come l’incremento dei prezzi energetici e al consumo influenzano, in particolare, la crescita del gettito dell’IVA, determinando un aumento delle imposte indirette di 20,7 miliardi di euro, pari al +8,0%.
Sull’andamento favorevole del gettito influisce anche il ritorno a ritmi ordinari della riscossione, dopo le sospensioni dei pagamenti degli interventi per contrastare gli effetti della pandemia.
Nel 2022 pressione fiscale al massimo storico – In conseguenza del predetto andamento dei flussi delle entrate delle Amministrazioni pubbliche, si osserva un aumento della pressione fiscale. Nel quadro tendenziale della NADEF, la pressione fiscale nel 2022 sale al 43,9% del PIL, in aumento di 0,5 punti rispetto al 2021, raggiungendo il massimo storico e invertendo la tendenza indicata nel DEF 2022, dove scendeva di 0,4 punti. Il carico fiscale torna a scendere nel 2023, collocandosi al 43,4% (-0,5 punti) e nel 2024 (42,5%, -0,9 punti), valore su cui si stabilizza nel 2025. E’ dal 2018 che non si registra una riduzione della pressione fiscale.
Va ricordato che alcune agevolazioni fiscali sono classificate, e quindi contabilizzate, come spesa: il Documento di Economia e Finanza di aprile 2022 ne documenta 30,8 miliardi di euro nel 2021, da cui discende una più bassa pressione fiscale effettiva.
Il confronto internazionale, basato sulle previsioni di primavera dalla Commissione europea, evidenzia che per quest’anno il carico fiscale (tax burden) su cittadini e imprese italiani è previsto pari al 43,3% del PIL, superiore di 1,8 punti al 41,5% della media dell’Eurozona, con un tax spread che vale 32,8 miliardi di euro. Il nostro Paese, quindi, è al 4° posto in Unione europea per pressione fiscale, ma sale al 3° per prelievo fiscale sui consumi di energia e al 1° per tassazione del lavoro.
L’analisi degli orientamenti della politica fiscale è contenuta nell’Elaborazione Flash ‘Verso la manovra 2023. Le prospettive di politica fiscale dopo la Nota di aggiornamento al DEF, tra avvio della XIX legislatura e varo della legge di bilancio’.
Pressione fiscale: le previsioni del DEF di aprile e della NADEF di settembre 2022
Anno 1995-2021, 2022-2025 previsioni Def 2022 di aprile 2022 e Nadef 2022 settembre 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef
Carico fiscale nei 27 paesi dell’Ue
Anno 2022. Tax burden (comprensivo di contributi sociali) in % del PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
Entrate tributarie e contributive nel 2021 e nel 2022
2021-2022, miliardi di euro, previsioni Nadef 2022 settembre 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Mef
STUDI – Verso il freddo inverno del gas. L’analisi sulla gas-economy di Confartigianato su IlSussidiario.net
I paesi dell'Unione europea stanno articolando una reazione alla guerra dei prezzi dell'energia eccessivamente frammentata e poco efficace per vincere la straordinaria sfida in atto.
Le difficoltà di coordinamento degli interventi europei, nella giornata del Consiglio europeo di Praga dove si discuterà del tetto del prezzo del gas, e alcuni tratti della gas economy in Italia, sono presentati nell’articolo Emergenza Italia/ Dalla Libia ai prezzi, tutti i numeri che ci lasciano senza gas a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato oggi su IlSussidiario.net.
Dopo l’accordo sulla solidarietà energetica franco-tedesca dello scorso 5 settembre, la scorsa settimana la Germania ha annunciato un intervento di 200 miliardi di euro per stabilizzare i prezzi dell’energia, pari al 5,6% del PIL (qui il confronto internazionale di Bruegel aggiornato al 21 settembre). La minore pressione dei costi per le imprese tedesche determina uno squilibrio per la concorrenza, generando un vantaggio competitivo rispetto al sistema manifatturiero italiano; come dichiarato dal Presidente del Consiglio Draghi una risposta congiunta alla crisi energetica permette “di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno”.
Una posizione, quella italiana, sostenuta dai Commissari europei Breton e Gentiloni ma che registra la contrarietà di Germania e Olanda. L’Europa, inoltre, fatica a trovare una posizione comune per un tetto al prezzo del gas. Dopo una richiesta alla Commissione europea di un price cap di 15 paesi dell’Unione europea, tra cui Italia, Francia e Spagna, nel Consiglio europeo dell’energia del 30 settembre non è stata trovata una sintesi, che sarà difficile da individuare anche nel Consiglio europeo informale del 7 ottobre. In parallelo, non si registrano ancora ricadute concrete dell'’accordo del Quirinale’ siglato tra Italia e Francia nel 2021, e nel quale era previsto "un coordinamento nei principali settori della politica economica europea", tra i quali l'energia.
Gas-economy - Nella prospettiva invernale l’Italia potrebbe subire possibili razionamenti del gas – tra ottobre e marzo mediamente si concentra il 63,1% della domanda – associati ad ulteriori spinte di prezzo. Nel frattempo l’Italia ha anticipato a fine settembre rispetto alla scadenza di fine autunno il raggiungimento del target del 90% degli stoccaggi di gas. Lo spazio di stoccaggio è di circa 13,1 miliardi di metri cubi di gas, a cui si aggiungono 4,6 miliardi di riserve strategiche.
Nel caso di una interruzione completa delle forniture di gas dalla Russia a partire da ottobre, la Nota di aggiornamento al DEF 2022 prevede un ulteriore aumento del 20% dei prezzi dell’energia e una riduzione della crescita del PIL rispetto allo scenario di base di 0,2 punti percentuali nel 2022 e di 0,5 punti percentuali nel 2023. Da una rassegna dell’Upb di inizio agosto emerge che, con differenti scenari di interruzione del gas dalla Russia, l’impatto recessivo nel 2023 arriva fino a 3,8 punti di PIL.
La bolla dei prezzi – Il cruscotto dei prezzi delinea un quadro drammatico per i costi del gas di imprese e famiglie. Dopo il picco di agosto, il prezzo europeo del gas (TTF) a settembre risulta più che triplicato (+207,5%) rispetto un anno prima. Ad agosto 2022 il prezzo alla produzione di gas sale del 212,5% su base annua mentre quello a settembre al consumo cresce del 60,3%, ma con una previsione di incrementi fino al 100% per l'ultimo trimestre dell'anno.
La dipendenza dal gas - L’Italia affronta il difficile inverno 2022-2023 con una elevata dipendenza dal gas, combustibile che contribuisce per il 40,9% del totale delle fonti energetiche e per il 52,9% della generazione elettrica (ultimi dodici mesi a giugno 2022), quest’ultima quota ampiamente superiore al 14,0% della Germania e il 6,6% della Francia.
Negli ultimi dodici mesi ad agosto 2022, la domanda del gas in Italia è pari a 75,3 miliardi di metri cubi, di cui solo il 4,4% è coperto dalla produzione nazionale, un apporto più che dimezzato rispetto all’11,5% di dieci anni prima.
Nella tempesta dei prezzi in corso, l’Italia fatica più degli altri paesi europei a fare economie nell’uso del gas: nei primi sette mesi del 2022 l’Unione europea a 27 ha ridotto il consumo di gas, del 10,4% su base annuale, la Germania addirittura del 12,9%, mentre il calo si ferma al 2% per l’Italia.
Le incidente del Nord Stream rimette al centro del dibattito la questione della sicurezza della forniture di gas, per le quali i gasdotti rappresentano un asset strategico. Secondo il Piano Decennale 2022-2031 pubblicato da Snam, la rete del gas europea è costituita da circa 200mila chilometri di gasdotti, mentre il sistema infrastrutturale italiano è costituito da una rete di oltre 35mila chilometri di gasdotti, 13 impianti di stoccaggio del gas naturale attivi, 3 terminali di ricevimento e rigassificazione di GNL e una rete di distribuzione di oltre 260mila chilometri di lunghezza.
Le importazioni di gas sono pari a 74,6 miliardi di metri cubi (ultimi dodici mesi a agosto 2022), di cui 62,9 miliardi, pari all’84,3%, sono via gasdotto, mentre il restante 15,7% si riferisce a gas naturale liquefatto (GNL) diretto ai terminali di ricevimento e rigassificazione di Panigaglia, Cavarzere e Livorno. Nei primi otto mesi del 2022 le importazioni sono salite del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2021, aumento completamente determinato dal +26,7% dell’import di GNL mentre registra una ‘crescita zero’ il flusso in ingresso attraverso i gasdotti. Il maggiore acquisto di gas naturale liquido – i principali fornitori sono il Qatar e gli Stati Uniti – rappresenta un contributo alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Secondo i dati del Mite, via gasdotto, nei primi otto mesi del 2022 scendono del 39,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente i flussi di gas immessi a Tarvisio provenienti dalla Russia, mentre calano del 28,6% quelli immessi a Gela provenienti dalla Libia. In contro bilanciamento, sono quintuplicate (+412,1%) le immissioni provenienti da Olanda e Norvegia in ingresso a Passo Gries, mentre salgono del 61,3% quelle dall’Azerbaigian, attraverso il TAP e con immissione a Melendugno; in salita (+7,3%) anche le importazioni immesse a Mazara del Vallo provenienti dall’Algeria, che nel 2022 diventa il primo partner dell’Italia per le forniture di gas.
Lo scacco del gas in Libia - Nella geopolitica energetica l'Italia ha perso una importante partita nel corso della lunga crisi libica: nel 2022 l’import di gas in ingresso a Gela proveniente dalla Libia è un terzo di quello del 2015. Se l’Italia avesse disposto del gas importato dalla Libia nei primi otto mesi del 2015, le importazioni di gas dalla Russia nei primi otto mesi di quest’anno si sarebbero potuto ridurre di due terzi (-65,6%).
Il paradosso dell’aumento dell’export – Nonostante la grave crisi energetica in corso, nei primi otto mesi del 2022 l’export di gas è più che triplicato (+283,3%), arrivando a 2,3 miliardi di metri cubi, che equivale ai consumi di gas di imprese e famiglie dell’intero Piemonte.
I player e i contratti – Secondo la ricognizione della Relazione 2022 di Arera il 90,4% delle importazioni nel 2021 è realizzato da sei società: Eni, con una quota del 48,4% è la prima impresa importatrice di gas, seguita da Edison con 15,7%. La Relazione segnala che le importazioni dalle borse europee si limitano al 2,8%. La struttura dei contratti di importazione evidenzia che nei due terzi dei casi (66,2%) i contratti sono di lungo periodo, la cui durata intera supera i 20 anni, mentre quelli con durata inferiore a cinque anni si limita al 14,3%, di cui il 12,0% per importazioni spot, di durata inferiore all’anno.