TG@ FLASH – La settimana di Confartigianato in tre minuti

Il TG@ Flash di Confartigianato per scoprire, in appena tre minuti, tutte le notizie della settimana sul nostro Sistema, sull’artigianato e sulla micro e piccola impresa italiana.Leggere di più


STUDI – Il dragone addormentato: crescita Cina ai minimi dal 1990. Made in Italy in valore tiene in Veneto (+3,5%), Lombardia (+1,7%) e Piemonte (+1,5%)

Le previsioni del Fondo monetario internazionale di ottobre cifrano la crescita della Cina al 3,2%, in linea con quella dell’Italia. Escludendo l’anno della pandemia (+2,2%), per trovare  una crescita dell’economia cinese di questo basso livello bisogna tornare al 1990 (+3,9%). Nelle previsioni del Fmi, la crescita cinese rimane contenuta anche nel successivo triennio: +4,4% nel 2023, +4,5% nel 2024 e +4,6% nel 2025. Un maggior dinamismo tra le economie emergenti manifatturiere si riscontra per l’ India (+6,6% nel 2022, +6,1% nel 2023, +6,8% nel 2024 e nel 2025).

La frenata dell’economia cinese, già evidente in primavera, si è accentuata per le conseguenze dei severi e prolungati lockdown in importanti centri manifatturieri, l’andamento sfavorevole del settore immobiliare e gli effetti del razionamento dell’energia elettrica in alcune province causato dall’eccesso di domanda elettrica conseguente ad ondate di caldo e siccità.

La rilevazione del Central Plan Bureau (CPB), istituto di ricerca indipendente olandese, evidenzia una ripresa durante l’estate della produzione cinese rispetto ai minimi di marzo 2022, ma il recupero dell’attività produttiva non si è ancora tradotto in una stabile crescita della domanda di importazioni.

Una nostra recente analisi sulle tendenze dell’export in volume sui principali mercati del made in Italy nei primi sette mesi del 2022 registra i cali più accentuati per Cina (-12,9%) e Russia (-31,6%).

L'Italia, lo ricordiamo, è il quarto paese dell’Ue per export verso la Cina, dietro a Germania, Francia e Paesi bassi. Secondo gli ultimi dati disponibili, a settembre 2022 il valore delle esportazioni italiane verso la Cina aumenta dell’11,9% su base annua, dinamica più che dimezzata rispetto al +26,9% delle vendite del made in Italy nei paesi extra Ue e segnando un rallentamento rispetto al +18,5% di luglio e al +17,4% di agosto. Nel complesso dei primi nove mesi del 2022 la crescita dell’export in Cina scende a +3,7%, decisamente contenuta rispetto al +20,4% delle vendite extra Ue.

In chiave settoriale, la debole crescita nominale delle esportazioni è sostenuta dai prodotti chimici (+37,2%), mezzi di trasporto (+18,1%) moda (+17,4%), mentre scendono le vendite di macchinari e apparecchi (-15,3%) e prodotti alimentari, bevande (-24,2%).

Sui territori, nel primo semestre del 2022, a fonte di un calo medio tendenziale del 2% dell’export manifatturiero verso la Cina, tra le maggiori cinque regioni, in cui si concentra l’84,1% dell’export sul mercato cinese, si registra un maggiore dinamismo in Veneto con un aumento del +3,5%, seguito dalla Lombardia con +1,7% e Piemonte con +1,5%. Si tratta di variazioni nominali contenute, che non danno uno spunto positivo in termini di volumi: va considerato, infatti, che nel primo semestre del 2022 i prezzi all’esportazione sui mercati extra Eurozona sono mediamente saliti del 10,7% su base annua. Tra le altre maggiori regioni, segna un calo contenuto l’Emilia-Romagna con -0,9% mentre la flessione si amplia per la Toscana, arrivando a -20,2%.

Tra le prime dieci province per valore esportato si registra una crescita a doppia cifra per Modena con +47,3%, Firenze  con +30,4%, Vicenza con +20,8%, Roma con +14,3% e Milano con +11,8%; in territorio negativo Bologna  con -0,3%, Bergamo  con -2,9%, Monza e della Brianza  con -5,0%, Varese  con -9,6% e Torino  con -15,3%. Tra le altre dieci maggiori province si osserva un forte aumento per Novara con +187,3%, seguito da Vercelli con +18,5%, Lecco con +15,8%, Piacenza  con +3,2% e Genova con +2,2. In flessione, più contenuta, Padova con -4,3%, mentre il calo è a doppia cifra per Treviso  con -14,9%, Reggio nell’Emilia con -19,3% Brescia  con -26,7%  e Parma  con -39,6%.

 
Tasso di crescita dell’economia cinese
1980-2025, var. % annua del PIL a prezzi costanti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi

 
Volumi import della Cina
Gennaio 2019-agosto 2022, indice 2015=100 e media mobile 3 mesi, dati destag. - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Cpb

 
Dinamica valore export manifatturiero in Cina: prime 5 regioni e prime 10 province
I semestre 2022, var. %  tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


STUDI – Il perimetro della manovra 2023: deficit al 4,5% PIL, calo di 1,1 punti debito/PIL e +0,3 punti di crescita

 

L’impatto dei costi dell’energia sta condizionando le scelte di politica fiscale. Con la Nota di aggiornamento al DEF 2022 varata dal Governo venerdì scorso (Nadef) si delineano i prossimi interventi, centrati a combattere il caro energia.

La novità più rilevante della Nota - che rivede e aggiorna quella approvata dal precedente esecutivo il 28 settembre - è data dal quadro programmatico di finanza pubblica che indica nel 2022 un deficit di bilancio del 5,6% del PIL, di mezzo punto più ampio del 5,1% del tendenziale, a legislazione vigente. Di conseguenza il Governo richiede l’autorizzazione del Parlamento a fissare un nuovo sentiero programmatico per l’indebitamento netto della PA.

Nel 2023 il deficit scende al 4,5%, rispetto al 3,4% tendenziale. Di conseguenza, l’intervento fiscale espansivo è di 0,5 punti di PIL nel 2022 e di 1,1 punti nel 2023, pari ad oltre 9 miliardi di euro per quest'anno e a circa 21 miliardi nel 2023. Questi 30 miliardi di euro – se destinati interamente al contrasto al caro energia come indicato durante la conferenza stampa del Consiglio dei Ministri di venerdì – si sommano agli interventi già adottati per 5,5 miliardi sul 2021 e per 57,1 miliardi per il 2022 (questi ultimi desunti dal Documento programmatico di bilancio di ottobre), portando ad oltre 93 miliardi di euro le risorse impegnate nell'arco di 22 mesi per contrastare lo shock energetico.

A legislazione invariata, la spesa pubblica nel 2023 è di 1.052,6 miliardi di euro, pari al 52,9% del PIL, mentre la pressione fiscale, dal massimo storico del 43,8% di quest'anno - limato di un decimo di punti rispetto alle previsioni di fine settembre – scende al 43,4% nel 2023, al 42,6% nel 2024 e al 42,5% nel 2025.

Nel nuovo quadro macroeconomico contenuto nella Nota si registra per il 2022 una crescita del PIL del 3,7%, migliorando il +3,3% previsto dal Governo a fine settembre, mentre nel 2023 la crescita tendenziale, a legislazione vigente, si ferma al +0,3%. Sul rallentamento della crescita pesa l’accelerazione dell’inflazione, spinta dai prezzi dell’energia, come riportato nell’analisi dell’Ufficio Studi per QE-Quotidiano Energia di questa settimana.

L'intervento espansivo della manovra fornisce nel 2023 un impulso alla crescita di 0,3 punti di PIL, con un tasso di crescita programmatico del +0,6%, che è più elevato del +0,3% indicato da Banca d'Italia (13 ottobre) e Upb (19 ottobre). Sono annunciate per venerdì prossimo le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica della Commissione europea.

Si mantiene il sentiero di riduzione del rapporto tra debito e PIL, che dopo la discesa di 4,6 punti quest'anno, registra un calo di 1,1 punti nel 2023, di 2,3 punti nel 2024 e di 1,1 punti nel 2025. Il sentiero del rapporto tra debito e PIL nel periodo di programmazione sale rispetto al quadro tendenziale, ma rimane più basso rispetto a quello disegnato nel DEF di aprile, grazie alla maggiore crescita del PIL nominale e al miglioramento del saldo primario di bilancio, fattori che compensano il maggiore costo del finanziamento del debito: la spesa per interessi nel 2023 sale a 81,6 miliardi di euro, pari al 4,1% del PIL, un punto in più rispetto al 3,1% previsto nel DEF di aprile.

 

 
Un quarto di secolo di saldo del bilancio delle Amministrazioni pubbliche
2000-2021, quadro tendenziale e programmatico 20223-2025, indebitamento netto in % PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef

 
 
Il sentiero di discesa del debito/PIL
2021-2025, quadro tendenziale e programmatico, debito lordo in % PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Mef

 
 
Pressione fiscale: le previsioni del DEF di aprile e della NADEF di novembre 2022
Anno 1995-2021, 2022-2025 previsioni Def 2022 di aprile 2022 e Nadef 2022 agg. novembre 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef


LOMBARDIA - Milano Digital Week: digitale, sostenibilità e artigianalità nel convegno di Confartigianato

Si svolgerà lunedì 14 novembre 2022, dalle 10.30 alle 13.00 l’evento dal titolo “Digitale, Sostenibile, Artigiano: si può fare! La piccola impresa protagonista della doppia transizione”, promosso da Confartigianato ICT Lombardia e organizzato da Confartigianato Lombardia, Confartigianato Apa Milano Monza e Brianza e API Associazione Piccole e Medie Industrie, nell’ambito dell’edizione 2023 della Milano Digital Week.

L’incontro ha lo scopo di avviare una riflessione sul tema fondamentale della doppia transizione, digitale e sostenibile, per le MPI e l’artigianato, quale passaggio improcrastinabile per il mantenimento della competitività del sistema diffuso delle imprese.

Maggiori informazioni e il programma della giornata sono disponibili al seguente link (clicca QUI).

L’evento, che si terrà  presso Palazzo dei Giureconsulti – Milano, si potrà seguire sia in presenza che online, previa prenotazione (clicca QUI)

 


STUDI – Trend volumi made in Italy: +6,3% Usa, +3,4% Regno Unito e Spagna, in negativo Germania e Francia

Nel corso del 2022 le conseguenze della guerra e della crisi energetica, l’elevata inflazione e una diffusa restrizione monetaria hanno determinato una crescente turbolenza sui mercati valutari. Prosegue l’apprezzamento del dollaro rispetto alle altre principali valute, influenzato dalla più rapida svolta restrittiva della politica monetaria negli Stati Uniti e dalla maggiore esposizione dell’Europa alle conseguenze della crisi energetica. La crisi della sterlina, dopo un forte deprezzamento sul dollaro a seguito dell’annuncio del piano fiscale del governo, è poi rientrata a seguito degli interventi della Banca centrale inglese e al ritiro di diverse misure fiscali annunciate.  Nel dibattito sulla crisi inglese segnaliamo anche la nostra recente analisi Britaly: Italia-Regno Unito 4-0 per crescita, investimenti, export e lavoro.  A settembre la Banca centrale del Giappone è intervenuta per contrastare il deprezzamento dello yen.

L’effetto, positivo, sulle esportazioni della svalutazione dell’euro è controbilanciato della spinta sui prezzi all’importazione delle materie prime e dell’energia, commodities scambiate in dollari. Sul trend dei prezzi dell’import di beni energetici si veda la nostra ultima analisi per QE-Quotidiano Energia.

L’inflazione sta dilatando il valore nominale delle esportazioni e pertanto, dopo aver proposto nei giorni scorsi l’analisi delle tendenze per settore, con il traino dei settori di MPI - esaminiamo le tendenze dell’export in volume sui principali mercati. L’analisi degli ultimi dati disponibili evidenzia nei primi sette mesi del 2022 un maggiore dinamismo dei volumi esportati in Messico, con un aumento del 26,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, seguito da Corea del Sud con +18,0%, India con +8,5%, Turchia con +8,4% e Stati Uniti con +6,3%. Seguono Regno Unito e la Spagna con +3,4%, quest’ultimo il mercato più dinamico dell’Eurozona, Polonia con +2,8% e Austria con +0,1%. Segno negativo per Germania con -0,6%, Francia con -2,5%, Giappone e Svizzera con -3,2% e Brasile con -4,2%, mentre si registrano cali più accentuati per Cina (-12,9%) e Russia (-31,6%). Su questi due mercati va ricordato che i lockdown di primavera e le persistenti tensioni sul mercato immobiliare indeboliscono l’attività economica cinese, mentre le conseguenze economiche dell’invasione dell’Ucraina, con le sanzioni imposte dalla comunità internazionale sul commercio con l’estero, sottendono la caduta dell’export verso la Russia. Su quest’ultimo mercato da segnalare l’analisi di uno scenario controfattuale che si sarebbe osservato in assenza di conflitto nel riquadro ‘Le esportazioni di beni verso la Russia dall’inizio del conflitto’ contenuto nell'ultimo Bollettino economico di Banca d'Italia.

 

 
Trend export in volume per mercato nel 2022
Gennaio-luglio 2022, var. % tendenziale nei principali mercati - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Dinamica export e cambio rispettiva valuta con euro per principali mercati
Gennaio-luglio 2022, var. % tendenziale: export e media cambio per 1 euro - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Bce

 
Tassi di cambio
Gennaio 2017-ottobre 2022., dati di fine settimana; dollari per un euro e indice - Dati Banca d’Italia


STUDI –  Edilizia italiana leader europea della ripresa: +16,1 miliardi euro di valore aggiunto a fronte -7,7 miliardi nel resto dell’Ue

Nel corso della ripresa post-pandemia l’edilizia in Italia ha assunto il ruolo di locomotiva d’Europa de settore, una caratteristiche che viene delineata nel report dell’Ufficio Studi ‘Edilizia, incentivi e ricadute su economia e imprese’ che sarà presentato il prossimo 5 novembre a Padova al convegno ‘Edilizia, mercato, investimenti nuove sfide’ organizzato da Confartigianato Imprese, Anaepa Confartigianato Edilizia e Confartigianato Imprese Veneto e a cui parteciperanno, tra gli altri, il Presidente di Confartigianato Marco Granelli e il Presidente di Anaepa Confartigianato Edilizia Stefano Crestini. Qui il programma dell’evento e qui per iscriversi.

Dall’anticipazione di un confronto internazionale proposto nel report, emerge che tra il 2019 e il 2022 il recupero del valore aggiunto delle costruzioni in Unione europea è interamente sostenuto dall’aumento di 16,0 miliardi di euro dell'Italia, a fronte di un calo di 7,7 miliardi nei rimanenti 26 paesi dell’Unione. Nel dettaglio si registra un calo di 10,8 miliardi di euro di Germania, Francia e Spagna messe insieme; tra i restanti 23 paesi, 14 danno un apporto positivo al valore aggiunto con una crescita cumulata di 7,7 miliardi di euro mentre altri 9 paesi segnano un calo, complessivamente pari a 4,6 miliardi di euro.

Nel report si evidenzia il sostegno alla crescita data dai processi di accumulazione di capitale in edilizia. Nel secondo trimestre del 2022 gli investimenti in costruzioni trainano la crescita di quelli totali su base annua ed ancor di più sul pre-crisi. In un anno crescono del 13,7%, combinazione del +13,9% delle abitazioni e del +13,5% di fabbricati non residenziali e altre opere, a fronte del +10,8% del totale degli investimenti di cui rappresentano il 59,1% dell'aumento in termini assoluti; l'Italia quindi primeggia superando il +4,4% della Spagna, il +2,2% dell'Unione europea, il +0,3% della Francia e soprattutto il calo del 4,1% della Germania. Rispetto al quarto trimestre 2019, precedente allo scoppio della pandemia, l’aumento in Italia sale al +26,4%, con le abitazioni a +30,1% e le altre opere a +22,8%, a fronte del +17,5% degli investimenti totali di cui arrivano a spiegare i due terzi (66,9%) dell’aumento in termini assoluti; nettamente staccati gli altri paesi, con l'Ue che si ferma sul +3,7%, la Germania (+0,4%) e la Francia (+0,1%) sono stabili e la Spagna è in ritardo dell'8,9%.

 
Italia locomotiva dell'edilizia europea: dinamica valore aggiunto nella ripresa posta-pandemia in paesi Ue
2022 (ultimi 4 trimestri al II trim. 2022). Miliardi euro, var. ass. rispetto 2019, prezzi costanti, dati grezzi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

 
Investimenti totali e in costruzioni: dinamica tendenziale e sul pre-crisi nei principali paesi Ue
II trimestre 2022. Valori concatenati (anno 2015), destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario. Costruzioni decrescenti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat