IMPIANTI - Centro Coordinamento RAEE e Confartigianato Impianti insieme per favorire la formazione e il sostegno agli artigiani nella gestione dei rifiuti tecnologici
Il Centro di Coordinamento RAEE, l’organismo centrale che si occupa di ottimizzare la raccolta, il ritiro e la gestione dei RAEE in Italia, Confartigianato Imprese, CNA e CASARTIGIANI, le associazioni di rappresentanza delle imprese artigiane e delle PMI, il 2 febbraio hanno firmato un protocollo di collaborazione destinato a favorire e promuovere attività di sostegno e formazione per la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) nei confronti delle aziende di vendita, di installazione e manutenzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) associate alle categorie di rappresentanza firmatarie.
Il documento sottoscritto prende le mosse dalla considerazione che la tematica ambientale connessa alle attività economiche, compresa quella derivante dalla gestione dei RAEE da parte degli artigiani e degli installatori, è sempre più centrale, una loro corretta gestione rispettosa della normativa vigente e in una prospettiva di economia circolare rappresenta pertanto un ambito di interesse verso cui sviluppare azioni di formazione e supporto.
Il decreto legislativo 49/2014 sui RAEE prevede infatti l’obbligo della raccolta gratuita dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche al momento della vendita/installazione di prodotti equivalenti in ragione del servizio “uno contro uno” (Decreto Ministeriale 65/2010).
Si aggiunge il fatto che l’entrata in vigore del regime Open scope dal 15 agosto 2018 (come previsto dal decreto legislativo 49/2014) ha ampliato la platea delle apparecchiature soggette alla disciplina dei RAEE, facendo rientrare in questa fattispecie una moltitudine di rifiuti prodotti nell’ambito dell’attività di installazione e manutenzione.
L'obiettivo della collaborazione
Obiettivo ultimo della collaborazione è pertanto favorire sinergie destinate a massimizzare l’efficacia e l’efficienza delle rispettive attività condividendo competenze e informazioni, e avvalendosi anche del nuovo portale, raggiungibile dal sito www.cdcraee.it, al cui interno è stata inserita una sezione che comprende i servizi destinati agli artigiani.
I commenti del Direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE e del Presidente di Confartigianato Impianti
Al fine di conseguire gli scopi indicati, il protocollo ha ottenuto il patrocinio e il sostegno operativo dell’Albo Nazionale Gestori Ambientale.
“Il protocollo di collaborazione con Confartigianato Imprese, CNA e Casartigiani è stato fortemente voluto dal Centro di Coordinamento RAEE perché va nella direzione di creare una collaborazione sinergica con tutte le associazioni rappresentative sul territorio dell’universo dell’artigianato italiano i cui associati hanno l’obbligo di gestire la raccolta dei RAEE nella loro attività” commenta Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE. “Favorire la formazione e sostenere questi soggetti della filiera RAEE è sostanziale per consentire loro di operare nel pieno rispetto della normativa ambientale e in parallelo per migliorare la raccolta complessiva dei rifiuti tecnologici potendo garantire l’avvio ad un corretto trattamento negli impianti qualificati dal CdC RAEE”.
Dario Dalla Costa, presidente di Confartigianato Impianti dichiara: “La possibilità di recuperare, riciclare, riutilizzare apparecchiature elettriche ed elettroniche, compresi i metalli rari e preziosi per la tecnologia soprattutto in questo difficilissimo momento geo-politico, è un impegno che si rispecchia nei valori di Confartigianato Impianti. Crediamo in questo accordo e nell’importanza di una corretta e costante informazione sulla normativa e sugli strumenti utili per un corretto trattamento dei RAEE; lo abbiamo voluto e ci siamo impegnati per ottenerlo, affinché la raccolta di queste apparecchiature sia semplice e alla portata delle nostre imprese e dei nostri soci senza aumentarne i costi e la burocrazia".
"Il costruttivo rapporto tra Confartigianato, il CdC RAEE e le altre organizzazioni trova, in questo accordo, un’efficace sintesi di azioni e contenuti; un ringraziamento lo porgiamo anche al MASE e all’Albo Gestori Ambientali che patrocinano e ci affiancano in questa iniziativa. Auspichiamo, che questa iniziativa possa contribuire anche ad una modifica normativa che valorizzi il ruolo dell’imprenditore sgravandolo dagli oneri economici e amministrativi per il conferimento dei RAEE agli impianti di trattamento” conclude il presidente di Confartigianato Impianti Dario Dalla Costa.
Le attività previste dall'accordo
Molteplici gli ambiti di collaborazione rispetto ai quali le parti firmatarie si impegnano in maniera congiunta a favore degli artigiani e degli installatori aderenti alle associazioni di categoria:
attività di informazione e formazione per favorire la conoscenza e il rispetto degli adempimenti previsti dalla normativa ambientale;
assistenza per una corretta applicazione degli adempimenti ambientali;
supporto agli associati per l’iscrizione al portale del CdC RAEE e messa a disposizione del servizio di ritiro dei RAEE attraverso i Sistemi Collettivi consorziati al CdC RAEE;
affiancamento finalizzato al supporto agli artigiani nella preparazione della documentazione necessaria per il conferimento dei RAEE.
Le parti si impegnano, inoltre, a favorire la realizzazione delle seguenti attività:
informazione e formazione da parte di CNA, Confartigianato e Casartigiani, con il supporto del CdC RAEE, agli associati per favorire il rispetto degli adempimenti previsti dalla normativa ambientale, tra questi l’iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali nella categoria 3 bis e la corretta raccolta e gestione RAEE al momento della vendita/installazione di prodotti equivalenti (DM 65/2010);
supporto informativo da parte del CdC RAEE per l’attività di informazione e formazione.
A tal fine, le organizzazioni di categoria artigiane si impegnano a:
promuovere, anche congiuntamente e con il coinvolgimento delle associazioni territoriali e delle categorie interessate, attività di orientamento agli associati, nella corretta interpretazione della normativa RAEE e del DM 65/2010.
STUDI – Politiche economiche e crescita: lo stato dell’arte nell’analisi di Confartigianato su IlSussidiario.net
Con il rialzo di 50 punti base deciso giovedì scorso la BCE ha innalzato i tassi ufficiali di 300 punti base in soli sei mesi e ha ribadito la severità della politica monetaria annunciata a dicembre, indicando che “continuerà ad aumentare i tassi di interesse in misura significativa a un ritmo costante e a mantenerli su livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% nel medio termine”. Le ricadute sul costo del denaro, nonostante il fisiologico ritardo statistico, sono già evidenti.
L’analisi dell’Ufficio Studi sull’intreccio tra stretta monetaria e le condizioni della politica fiscale è proposta nell’articolo I NUMERI/ La Bce aumenta i costi di Stato e imprese: ora rivedere la spesa e spingere sul Pnrr a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato su IlSussidiario.net.
Lo stato dell’arte delle politiche economiche sono al centro del 23° report ‘2023, eviteremo la stagflazione?’ presentato oggi nel corso di un webinar aperto da Vincenzo Mamoli, Segretario Generale di Confartigianato. Qui per scaricare il report.
A novembre 2022 il tasso sui prestiti alle imprese per nuove operazioni con importo fino ad un milione è salito al 3,37% con un aumento di 170 punti base rispetto ad un anno prima, raggiungendo un livello che non si registrava da otto anni (novembre 2014). Solo a gennaio 2012, nel pieno della crisi del debito sovrano, con lo spread BTP-Bund a oltre 400 punti base, si registrò una crescita dei tassi sui prestiti più intensa (+176 punti base in dodici mesi).
Nonostante il rallentamento della crescita dei prezzi dell’energia, la stretta monetaria potrebbe risultare molto decisa e prolungata, in relazione ad una crescente inflazione di fondo (al netto di energia e alimentari freschi) che a gennaio 2023 nell'Eurozona sale al 7,0% (era 6,9% a dicembre), mentre l'inflazione totale scende all’8,5% rispetto al 9,2% di dicembre. Con uno shock inflazionistico da costi, lo ricordiamo, una restrizione monetaria è meno efficace e potrebbe risultare eccessiva; non va sottovalutato il rischio di un ritmo eccessivamente rapido nella normalizzazione dei tassi ufficiali.
Per ora, gli ultimi dati pubblicati nei giorni scorsi allontanano lo spettro della recessione: in Italia il PIL nel quarto trimestre 2022 scende dello 0,1%, migliorando la previsione di -0,3% di novembre, mentre per il 2023 il Fondo monetario internazionale stima una crescita dell’economia italiana dello 0,6%. Nonostante il discreto margine di sicurezza, una maggiore volatilità dei prezzi dell'energia, associata alla vigorosa stretta monetaria, porrebbe rendere più probabile uno scenario meno favorevole.
E’ certo che l’aumento dei tassi in corso colpisce gli investimenti, essenziali per la gestione delle transizioni digitali e green delle imprese, con ricadute negative sulla produttività e la domanda di lavoro qualificata. Già nel terzo trimestre 2022 l'Istat ha contabilizzato un rallentamento della dinamica congiunturale degli investimenti che, dopo sei trimestri, scende sotto al punto percentuale.
Sul fronte della politica di bilancio, gli interventi sono condizionati dall'escalation dei costi per l'energia. I 27 paesi dell'Unione europea hanno stanziato nei propri bilanci 603,8 miliardi di euro per contrastare il rialzo dei prezzi dell'energia; in Italia, per il 2022 e il primo trimestre 2023 si arriva a 88,3 miliardi di euro, mentre il Governo sta valutando un prolungamento degli interventi con modalità più selettive e in grado di incentivare una riduzione dei consumi energetici. La frammentazione in Europa mette a rischio la competitività del sistema produttivodel made in Italy: nel confronto internazionale, gli interventi contro il caro energia in Germania sono di 2,3 punti di PIL superiori a quelli dell’Italia, nonostante l’inflazione energetica tedesca a dicembre 2022 risulti di ben 40 punti inferiore a quella italiana.
Il caro tassi spinge in alto la spesa pubblica per interessi che nel 2023 arriva a 81,8 miliardi di euro, pari al 4,1% del PIL, un punto in più rispetto al 3,1% previsto nel DEF dello scorso aprile: si tratta di un aumento di quasi 20 miliardi di euro, un importo equivalente al totale della misure contro il caro bollette contenute nell’ultima legge di bilancio.
In Italia, lo sforzo fiscale in corso è consistente: l'indebitamento netto strutturale migliora, passando dal -6,1% del PIL nel 2022 al -4,8% nel 2023 (bisogna tornare al 2012 per una riduzione più severa) al -4,2% nel 2024 per arrivare al -3,6% nel 2025. Si mantiene il sentiero di riduzione del rapporto tra debito e PIL, che dopo la discesa di 4,6 punti dello scorso anno – grazie ad un buon andamento del PIL - registra un calo di 1,1 punti nel 2023, di 2,3 punti nel 2024 e di 1,1 punti nel 2025.
Superata, auspicabilmente presto, la crisi energetica, nella prospettiva di più lungo periodo va programmato un piano fiscale di legislatura, opportunamente intrecciato con il piano delle riforme, per guardare oltre all'emergenza, sostenere i processi di crescita e affrontare i nodi della politica fiscale. In primis l’elevata tassazione: nel 2023 il carico fiscale (tax burden) su cittadini e imprese italiani è pari al 43,9% del PIL. Per questo indicatore l’Italia si colloca al 3° posto nell’Ue a 27, mentre lo spread fiscale tra Italia ed Eurozona quest’anno sale a 2,3 punti di PIL, un divario che si traduce in una maggiore tassazione per cittadini ed imprese di 42,2 miliardi di euro, pari a 711 euro per abitante.
Inoltre, servono interventi per apportare una maggiore efficacia alla spesa pubblica. Dopo la pandemia, l’Italia è balzata al 4° posto in Ue a 27 per rapporto tra spesa pubblica e PIL mentre si colloca solo al 24° posto per qualità dei servizi pubblici. Vanno rimodulati i flussi di spesa a favore di poste del bilancio pubblico in grado di supportare l’aumento della produttività delle imprese e la crescita economica, con interventi mirati a favorire la crescita reale che non si ribaltino sui prezzi, come ad esempio quelli a sostegno dell’acquisto di macchinari, caratterizzati da più ampi effetti moltiplicativi e da limitati effetti inflazionistici, a fronte di un’offerta che dispone di spazi di capacità produttiva. Aspetti critici sull’efficacia della spesa stanno emergendo nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La prospettiva di una riduzione della spesa realizzata dal Piano rispetto a quella preventivata e lo spostamento in avanti nel tempo dei flussi di investimento, già segnalati nella Nota di aggiornamento al DEF dello scorso settembre, mettono in luce carenze nei processi decisionali nella Pubblica amministrazione che rischiano di non portare alla realizzazione degli interventi nei tempi previsti.
Nel lungo periodo vanno finanziati gli interventi che garantiscono il pieno uso e la manutenzione degli investimenti attuati con il Piano, senza i quali verrebbero depotenziati le migliaia di opere previste per asili nido, edifici e mense scolastici, ospedali e strutture di emergenza, palestre sportive e uffici giudiziari.
Una analisi retrospettiva sul quadriennio precedente alla pandemia evidenzia che una politica fiscale prudente ma non restrittiva ha garantito un ambiente favorevole all’innovazione e ai processi di sviluppo delle imprese e del lavoro. Tra il 2015 e il 2019, a fronte di una stabilizzazione del rapporto debito/PIL, gli investimenti delle imprese in macchinari salgono del 22,5% - un ritmo di crescita che non si registrava dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso - , sale di 7,7 punti percentuali la quota delle piccole imprese innovative, mentre cresce al ritmo del 18,6% all’anno la spesa in ricerca e sviluppo delle micro e piccole imprese, il triplo del +6,1% del totale delle imprese. Sempre nel quadriennio in esame, l’occupazione dei giovani under 35 è salita del 2,3%, dopo aver registrato un crollo del 14,1% nel quadriennio precedente.
Last but not least, la politica di bilancio dovrà inserirsi nel quadro normativo che emergerà dalla negoziazione della proposta della Commissione europea di riforma delle regole fiscali europee presentata lo scorso 9 novembre. Serviranno regole più semplici e flessibili, orientate alla crescita, pur garantendo la sostenibilità del debito pubblico. La nuova governance dovrà incentivare gli investimenti e le riforme necessarie per accrescere la produttività e favorire l’efficienza energetica, la circolarità e la digitalizzazione del sistema delle imprese. Nel corso dell’iter di discussione delle nuove regole saranno decisive le alleanze per contrastare le spinte rigoriste dei paesi frugali del Nord Europa e che stanno già emergendo in queste settimane di preparazione della risposta europea all’Inflation reduction Act degli Stati Uniti, in discussione nel prossimo Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio.
TG@ FLASH – La settimana di Confartigianato in tre minuti
Il TG@ Flash di Confartigianato per scoprire, in appena tre minuti, tutte le notizie della settimana sul nostro Sistema, sull'artigianato e sulla micro e piccola impresa italiana. In questa edizione [clicca qui]:Leggere di più
TURISMO - “Conservare la figura della guida turistica regionale’. Lo sollecita Confartigianato Cluster Turismo al Tavolo Tecnico per la riforma della professione
Confartigianato Cluster Turismo ha portato la voce delle proprie guide turistiche nel corso delle consultazioni del Tavolo Tecnico istituito dal Ministero del Turismo per la riforma delle professioni del settore.
Le guide turistiche svolgono un lavoro prezioso di divulgazione e promozione del patrimonio culturale italiano. Un patrimonio immenso ed estremamente diversificato. Per questo motivo Confartigianato ritiene che la riforma debba mantenersi focalizzata sulla valorizzazione dei singoli territori, attraverso un legame diretto tra guide e regioni di appartenenza.
La Confederazione auspica che la nuova disciplina non introduca una figura di guida turistica nazionale e che sia conservata la figura di guida turistica regionale. Una guida nazionale, infatti, non potrebbe garantire il livello di conoscenza delle attrattive, monumentali, paesaggistiche e naturali presenti in tutto il Paese di una guida abilitata per una singola regione.
I rappresentati della Confederazione hanno sollecitato inoltre che le guide turistiche già abilitate non siano sottoposte a inutili passaggi burocratici e vengano iscritte d’ufficio nel nuovo elenco.