LAZIO - Intesa Sanpaolo e Confartigianato Lazio insieme per il rilancio di artigiani e MPI

E’ stato presentato oggi a Roma, presso la sede nazionale di Confartigianato, l’accordo tra Intesa Sanpaolo e Confartigianato Imprese Lazio per sostenere gli investimenti dell’artigianato e delle micro e piccole imprese della regione e accompagnare gli imprenditori nel rilancio delle attività attraverso progetti di digitalizzazione e sostenibilità.

Alla presentazione sono intervenuti Michael Del Moro, Presidente di Confartigianato Imprese Lazio; Andrea Rotondo, Presidente di Confartigianato Roma Metropolitana; Michele Attivissimo, Direttore Commerciale Retail Intesa Sanpaolo; Roberto Gabrielli, Direttore regionale Lazio Abruzzo Intesa Sanpaolo.

L’accordo si inserisce nel consolidato rapporto di collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Confartigianato Imprese, grazie alla sottoscrizione di numerosi accordi finalizzati ad agevolare l’accesso al credito delle imprese associate.

In questo ambito, sono stati illustrati i contenuti di ‘CresciBusiness’, il programma di Intesa Sanpaolo dedicato alle micro e piccole imprese dell’artigianato e del commercio. Un piano da 5 miliardi di euro che prevede soluzioni di finanziamento a breve e medio-lungo termine a supporto della liquidità, della gestione dell’emergenza energetica e del pagamento delle bollette. Un articolato sistema di credito a condizioni particolarmente agevolate, per favorire gli investimenti soprattutto verso la trasformazione digitale e sostenibile, declinati in base alle esigenze specifiche dei singoli settori.

In particolare, sono previste agevolazioni sui prodotti di copertura assicurativa e noleggio di beni strumentali, arredi e complementi per contenere i costi operativi. Importanti anche le soluzioni di finanziamento per coprire i costi energetici con crediti agevolati e a garanzia pubblica fino a 36 mesi, con 1 anno di preammortamento, oltre alla possibilità di richiedere la sospensione della quota capitale dei finanziamenti in essere.

“Il credito – hanno sottolineato i Presidenti di Confartigianato Lazio Michael Del Moro e di Confartigianato Roma Metropolitana Andrea Rotondo - è il carburante indispensabile per ridare slancio e fiducia ai nostri imprenditori e rimettere in moto l’economia. Grazie alla partnership con Intesa Sanpaolo, Confartigianato Lazio potrà disporre di un’ampia gamma di prodotti e soluzioni per sostenere le imprese nella ripresa degli investimenti anche sul fronte della digitalizzazione e della sostenibilità, in linea con gli obiettivi del PNRR”.

Roberto Gabrielli, Responsabile Direzione Regionale Lazio e Abruzzo di Intesa Sanpaolo, ha fatto rilevare: “Le piccole e piccolissime imprese dell’artigianato e del commercio sono state inevitabilmente tra le più esposte alla pandemia e ai rincari dell’energia e delle materie prime. Per questo abbiamo pensato a “Crescibusiness”, ossia nuove soluzioni di finanziamento per supportare queste imprese e accompagnarle fuori dalla crisi e nel rilancio delle proprie attività attraverso progetti di digitalizzazione, sostenibilità e sviluppo delle loro attività commerciali”.

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STUDI – Difficoltà di reperimento del personale nell’artigianato più elevata in Trentino-Alto Adige (57,1%), Friuli-Venezia Giulia (56,4%) e Veneto (55,1%). Il quadro per territorio

Confartigianato ha lanciato l’allarme manodopera, evidenziando che nel 2022 le piccole imprese hanno avuto difficoltà a reperire 1.406.440 lavoratori, pari al 42,7% delle assunzioni previste, come rilevato dall’analisi contenuta nell’Elaborazione Flash ‘La difficoltà di reperimento di personale nelle MPI: alcune evidenze’ pubblicata oggi – qui per scaricarla - e anticipata sul Corriere della Sera.

L’analisi dei dati del sistema Exclesior di Unioncamere-Anpal evidenzia che nell’artigianato la quota di entrate di difficile reperimento sale al 50,2%, pari a 263.980 lavoratori difficili da trovare, quota superiore di 10,8 punti rispetto alle imprese non artigiane (39,4%). Il 27,8% delle entrate sono difficili da reperire per le imprese artigiane per il ridotto numero di candidati, il 17,8% per inadeguatezza dei candidati, il 4,7% per altri motivi.

Nel report viene proposta l’analisi territoriale del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, svolta in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, e delineata nel corso del webinar del 6 febbraio scorso in cui è stato presentato il 23° report Confartigianato su economia, congiuntura e imprese. Nel dettaglio si evidenzia che le imprese artigiane mostrano quote più elevate di entrate difficili da reperire nelle regioni di Trentino-Alto Adige (57,1%), Friuli-Venezia Giulia (56,4%), Veneto (55,1%) e Umbria (54,1%). Gap più elevati tra le quote di lavoratori in entrata difficili da trovare per l'artigianato e per le imprese non artigiane si osservano per Lazio (15,1%), Lombardia (12,8%) e Abruzzo (11,3%).

Tra le province dove le imprese totali - artigiane e non artigiane - scontano maggiormente questa difficoltà troviamo Provincia Autonoma di Bolzano (con quote di entrate difficili da reperire pari al 52,5%), Pordenone con il 52,0%, Gorizia con il 48,8%, Pavia con il 48,3% e Provincia Autonoma di Trento con il 47,9%. Dinamiche di crescita più sostenute del fenomeno, nel 2022 rispetto al 2021, si registrano nelle province di Brindisi (+15,0%), Catanzaro (+13,8%), Valle d'Aosta (+13,6%), Rimini (+12,6%) e Siracusa (+12,2%).

 

 
Quota entrate difficili da reperire per le imprese artigiane e non artigiane nelle regioni italiane
Anno 2022 – inc.% su totale entrate - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere - ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, 2022


STUDI – 2023, eviteremo la stagflazione? Le risposte del 23°report Confartigianato

Una recessione in condizioni di alta inflazione, definita stagflazione, è un fenomeno che non si registra in Italia da circa mezzo secolo: fu nel 1975 che il PIL segnò un calo del 2,4% mentre l’inflazione era al 16,9%, a seguito degli effetti lungo periodo del primo shock petrolifero.

Il rallentamento del ciclo economico e le tendenze dell’inflazione sono state al centro del webinar di lunedì scorso, aperto da Vincenzo Mamoli, Segretario Generale di Confartigianato, in cui è stato presentato il 23° report ‘2023, eviteremo la staflazione?’. Qui per scaricare il report.

L’analisi dei dati macroeconomici condotta dall’Ufficio Studi, almeno per ora, allontana lo spettro della recessione: in Italia il PIL nel quarto trimestre 2022 scende dello 0,1%, migliorando la previsione di -0,3% di novembre, mentre per il 2023 il Fondo monetario internazionale stima una crescita dell’economia italiana dello 0,6%. Anche in Eurozona era prevista una caduta del PIL dello 0,3%, mentre Eurostat ne ha contabilizzato una stabilità (0,0%).

Il report evidenzia che, nonostante il discreto margine di sicurezza, una maggiore volatilità dei prezzi dell'energia, associata alla vigorosa stretta monetaria, porrebbe rendere più probabile uno scenario meno favorevole. Con il rialzo di 50 punti base deciso la scorsa settimana la BCE ha innalzato i tassi ufficiali di 300 punti base in soli sei mesi, con ricadute sul costo del denaro e la propensione ad investire.

 
Previsioni PIL 2023 nelle maggiori organizzazioni: trend nel tempo
Var. % PIL nel 2023 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su fonti diverse

 
Il 23° report in sintesi
Nel 2023 si indebolisce la crescita delle economia avanzate con l’Italia in linea con la Francia, mentre ristagna la Germania. Le ultime previsioni di crescita per il nostro Paese si stabilizzano attorno al mezzo punto percentuale e allontanano lo spettro della stagflazione. La politica monetaria restrittiva e il rialzo del costo del credito frenano gli investimenti, una componente di domanda che ha trainato l’economia italiana nella ripresa del 2022, in cui l’Italia è stata la locomotiva dell’Ue. Anche la prospettiva di recessione tecnica appare meno grave, con il  calo del PIL nel IV trimestre 2022 meno severo del previsto.

I trend del 2023 sono dominati dall’evoluzione della crisi energetica e della stretta monetaria.
In calo  i prezzi gas ed energia elettrica
Sul versante dell’energia, i prezzi del gas e dei energia elettrica sono in calo dopo i picchi estivi, ma restano su livelli ampiamente superiori ai livelli pre-crisi. La bolletta energetica sale a 104 miliardi di euro, toccando il nuovo massimo storico del 5,7% PIL. Si va formando la convinzione che lo shock energetico sia permanente: si apre una era dei prezzi del gas strutturalmente più elevati, esponendo le imprese ad ulteriori problemi di competitività. A dicembre 2022 l’Italia è 1° in Ue per crescita dei prezzi dell’energia elettrica e 2° tra 36 paesi Ocse per crescita dei prezzi dell’energia. Il prezzo del petrolio in euro a gennaio 2023 si stabilizza tornando sul livello di un anno fa e risulta inferiore del 34,1% rispetto al picco di giugno 2022, ma a fine mese in Italia i prezzi dei carburanti sono in salita e permane il decoupling tra prezzo di gasolio e benzina iniziato con guerra in Ucraina.
Rallenta l'inflazione e accelerano i tassi bancari
Con la riduzione dei prezzi delle commodities energetiche, si iniziano ad apprezzare i primi effetti di un rallentamento dell’inflazione che a dicembre 2022 resta alta ma beneficia del calo dei prezzi sui beni energetici: 9,2% per l’Eurozona (era 10,1% il mese prima), inferiore al 12,3% dell’Italia (12,6% il mese prima), influenzata da una più alta inflazione energetica (+65,1% vs. 25,5% Uem). All’alta inflazione, la Banca centrale europea ha risposto con un aumento di 300 punti base dei tassi ufficiali luglio e febbraio 2023. Nonostante al momento non ci siano segnali di una intensa spirale tra prezzi e salari, permane il rischio di una sincronizzazione pro-ciclica con una politica fiscale ‘prudente’. I tassi praticati alle imprese stanno accelerando e solo durante la crisi del debito sovrano si registrò una crescita tendenziale dei più intensa: c’è il rischio di effetti negativi su investimenti, produttività e transizione green e digitale. Costituisce un fattore di freno alla filiera immobiliare, il settore driver della ripresa post pandemia, la salita dei tassi sui mutui per l’acquisto di abitazioni. Per quanto riguarda la dinamica dei prestiti alle imprese, continuano a crescere sostenuti dai Servizi, ma stanno rallentando a causa di minor richiesta a fine di investimento, e a seguito del più alto livello dei tassi di interesse mentre sale la domanda per finanziare scorte e capitale circolante. Cresce la difficoltà di accesso al credito e continuano a peggiorare le condizioni di offerta.
I fattori di incertezza per il 2023
Sulle prospettive per il 2023 incombono alcuni fattori di incertezza: intensità della stretta monetaria, instabilità finanziaria, evoluzione della guerra in Ucraina, dinamica dei prezzi dell’energia, il rallentamento della Cina  e i ritardi nell’attuazione del PNRR. Si riduce, ma resta alta l’incertezza delle imprese manifatturiere sull'andamento futuro dei propri affari con un quinto delle imprese esportatrici che registra scarsità di materiali, su quasi una su tre pesa l’influenza negativa di costi e/o prezzi mentre pare migliorare il problema dei tempi di consegna, complice anche il forte calo dei costi del nolo di container dopo l’escalation del 2021.
Produzione manifatturiera in calo congiunturale dello 0,5%, costruzioni aumento congiunturale dell’1,4%
La produzione della manifattura registra un calo congiunturale dello 0,5% nel trimestre settembre-novembre 2022, ma cresce nei primi 11 mesi del 2022, trainata da moda, gioielleria, occhialeria e legno, settori con ampia presenza dell’artigianato che infatti riesce a crescere lievemente di più. Sempre nei primi 11 mesi del 2022, le esportazioni crescono del 20,5% in valore, ma solo dello 0,3% in volume e ciò grazie al 4,3% dei beni di consumo, ad una maggior spinta dai settori a maggior presenza di MPI e dei mercati europei nonché degli USA, terzo partner commerciale del nostro Paese.

La produzione delle costruzioni registra un aumento congiunturale dell’1,4% nel trimestre settembre-novembre 2022 continuando la salita iniziata in estate dopo la frenata in primavera 2022 influenzata da modifiche alle normative su bonus edilizia: tra agli incentivi si segnala che il Superbonus 110% a fine 2022 tocca 62,5 miliardi di euro ammessi a detrazione.
Periodo incerto ma cresce la domanda di lavoro stabile
Il mercato del lavoro nonostante l’incertezza vede salire la domanda di lavoro stabile e 2 occupati permanenti su 3 sono richiesti dalle MPI ed in particolare le Costruzioni si confermano driver del recupero post-pandemia. Le previsioni sulle entrate di lavoratori nelle imprese crescono nel I trimestre 2023 trainate da Manifatturiero (soprattutto Meccanica ed elettronica) e Costruzioni, invertendo la tendenza del IV trimestre 2022. Resta il paradosso di rilevare che sono difficili da reperire il 45,6% delle entrate previste a gennaio 2023, quota che sale a 55,8% per gli operai specializzati e conduttori impianti con particolare difficoltà per Edilizia, ambito meccanico, Legno e Moda.
Turismo in ripresa
Vivace la ripresa del turismo con le presenze in crescita sostenuta grazie soprattutto agli stranieri, ma persiste ancora un ritardo sui livello pre pandemia. La nati-mortalità di impresa nel 2022 mostra un saldo positivo di 48mila imprese soprattutto grazie a Costruzioni e Mezzogiorno.
Prezzi alla produzione, rallenta la crescita ma restano al +10%
I prezzi alla produzione “no energy”, a dicembre 2022 continuano a rallentare la crescita restando sul +10% e fanno registrare il primo calo congiunturale da metà 2020; i prezzi dei prodotti manufatti per l’edilizia seguono gli stessi trend anche se la crescita resta più alta sia nel mese che l’anno.
Politica fiscale
La politica fiscale vede una manovra sul 2023 espansiva ma incentrata sul contrasto al caro energia, mentre lo sforzo fiscale rimane elevato, con un ritorno nel 2025 all’avanzo primario (+0,2% del PIL). Resta in riduzione il rapporto debito/PIL, che è atteso al 144,6% nel 2023. Si segnala che lo shock da pandemia sul debito ha portato in Italia ad un incremento pro capite più contenuto rispetto alla  media Uem, a Francia e alla Germania.
Focus sulla riqualificazione del patrimonio edilizio ed efficienza energetica
Il 23° report propone un focus su riqualificazione del patrimonio edilizio ed efficienza energetica che nel 2021 ha visto una spesa per il rinnovo di edifici residenziali di 75,1, miliardi di euro di cui il 62,8% di riqualificazione collegata ad incentivi. L’analisi del patrimonio immobiliare e delle scelte di tipologia di immobili degli italiani, evidenzia un maggior consumo di energia in abitazioni unifamiliari e i dati desunti dalle richieste di rilascio di attestati di prestazione energetica mostrano che ben tre quarti delle abitazioni residenziali sono nelle tre classi energetiche peggiori E, F e G che saranno oggetto di miglioramento nel prossimo decennio secondo le linee della proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica nell'edilizia.
Focus territori
Il report è arricchito da un ampio focus territoriale, curati dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, in cui sono illustrate le evidenze a livello regionale e provinciale, ove possibile per disponibilità del dato, su attivazione del valore aggiunto collegata al Superbonus 110%,  profilazione green degli edifici, previsione del PIL 2023,  inflazione totale e inflazione di elettricità, gas e altri combustibili, esclusi carburanti per il trasporto,  tempi di pagamento dei Comuni, trend domanda di lavoro al primo trimestre 2023, difficoltà di reperimento per totale imprese e artigianato, andamento dell'occupazione media degli ultimi 12 mesi rispetto al pre-pandemia (2019), demografia d'impresa e cybersicurezza.


STUDI – Reati informatici +18,4%, il 37% delle PMI ha fronteggiato un attacco informatico

Le indagini successive all’attacco hacker verificatosi su scala mondiale nei giorni scorsi,  come evidenziato nella nota del Governo diffusa ieri, fanno emergere una probabile azione di criminali informatici, che richiedono il pagamento di un ‘riscatto’. Quest’ultima crisi, in un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, ripone in primo piano il tema della sicurezza informatica di enti e imprese.

Come ha evidenziato il focus territoriale del 23° report Confartigianato presentato ieri e curato dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, nell’ultimo anno i reati informatici sono cresciuti del 18,4%, con una maggiore accentuazione per Toscana con +35,5%, Puglia con +25,0%, Lombardia con +24,8%, Friuli-Venezia Giulia con +24,1% e Provincia Autonoma Bolzano con +23,6%. L’incidenza del fenomeno è pari a 54 denunce ogni 10 mila abitanti, con una intensità superiore alla media in Piemonte (68), Friuli-Venezia Giulia (66), Liguria (63), Lombardia e Umbria (60), Veneto (59), Valle d’Aosta (58) e Toscana (57).

Secondo la rilevazione tematica di Eurobarometro della Commissione europea in Italia la quota di micro, piccole e medie imprese che nell’ultimo anno ha fronteggiato almeno un attacco informatico è del 37%, superiore di 9 punti percentuali rispetto al 28% della media Ue. In particolare sono monitorati i casi di virus, spyware o malware (esclusi ransomware), attacco di phishing, acquisizione di account o furto di identità, hacking (compresi i tentativi) di conti bancari online, accesso non autorizzato a file o reti, ransomware (malware che limita l’uso dei dispositivi e permette di ripristinare le funzionalità dopo il pagamento di un riscatto), attacco DoS (che impedisce di accedere alla rete o alle risorse del computer), ascolto non autorizzato di videoconferenze o messaggi istantanei.

L’analisi delle modalità di aggressione informatica evidenzia che, in relazione all’episodio più grave, nel 35% dei casi l’attacco ha sfruttato la vulnerabilità del software, hardware o della rete, una quota di 12 punti percentuali sopra la media Ue (23%) che colloca l’Italia al 2° posto tra i 27 paesi dell’Ue. Per il 26% dei casi è stata una violazione di password, quota superiore di 7 punti al 19% della media Ue che posizione l’Italia al 4° posto in Ue, per il 21% una truffa o frode e per il 20% un malware, cioè un programma/codice che altera le attività di un sistema.

Tra le conseguenze dell’attacco subito dalle imprese italiane, più diffuse sono l’ulteriore tempo impegnato per rispondere agli attacchi informatici per il 30% dei casi, i costi di riparazione o ripristino per il 25%, l’impossibilità di usare risorse o servizi e di far continuare ai propri dipendenti le attività quotidiane hanno interessato, entrambe, per il 18% delle imprese. Se in generale le conseguenze dell’attacco di cybercriminalità non presentano una specifica accentuazione in Italia, va segnalato che la richiesta di riscatto in denaro si riscontra nell’11% dei casi di attacco cybercriminale ad imprese italiane, una quota doppia rispetto al 6% della media Ue a 27.

 
Quindici anni di denunce di delitti, truffe, frodi informatiche
2006-2021, numero denunce e var. % tendenziale annuo - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Dinamica delitti, truffe e frodi informatiche per regione
Var.% 2020-2021 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
 

Modalità di attacco della cybercriminalità alle PMI in Italia e Ue a 27
Dicembre 2021. % su imprese fino a 2549 addetti vittime di attacco - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea

 

Conseguenze dell’attacco della cybercriminalità alle PMI in Italia e Ue a 27
Dicembre 2021. % su imprese fino a 249 addetti vittime di attacco - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea