STUDI – 12 mesi di guerra e la resistenza delle imprese italiane. L’analisi di Confartigianato su IlSussidiario.net

 

È passato un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In questi dodici mesi abbiamo registrato un terremoto sui mercati energetici globali a cui sono seguiti segnali di reazione delle imprese italiane che hanno allontanato, almeno per ora, lo spettro di una stagflazione (recessione con alta inflazione).

L’analisi dell’Ufficio Studi sull’evoluzione dell’economia nel corso della guerra nel cuore dell’Europa è proposta nell’articolo sui 12 mesi di guerra e i segnali di tenuta di un ampio set di indicatori economici a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato oggi su IlSussidiario.net.

Nel primo trimestre del 2023 il PIL dell’Italia stimato dalle previsioni d’inverno della Commissione europea è dell’1,6% superiore a quello dell’ultimo trimestre del 2021, precedente allo scoppio della guerra, una performance migliore di quelle di Germania (+1,0%) e Francia (+0,6%).

Nel confronto tra le due maggiori economie manifatturiere europee, a dicembre 2022, al netto della stagionalità, la produzione manifatturiera in Italia è superiore dello 0,7% rispetto a febbraio, in controtendenza rispetto al calo del 3,2% registrato in Germania.

Nonostante una crescita dei prezzi alla produzione più contenuta di 1,4 punti alla media dell'Eurozona, nei dieci mesi di guerra le esportazioni del made in Italy crescono del 19,7%, 1,7 punti in più rispetto alla Francia e addirittura 6 punti in più del +13,7% registrato dalla Germania. Sul mercato dei cambi, nell’anno di guerra si è registrato l’indebolimento dell’euro sul dollaro (-10,8% su base annua).

Nei primi dieci mesi di guerra l'export verso la Russia è sceso di 2,0 miliardi di euro, pari al 30,6% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un calo meno accentuato di quello registrato dalla media Eurozona (-45,2%), dalla Germania (-55,1%) e della Francia (-64,6%). Nel dettaglio si sono ridotte di 446 milioni (-23,6%) le vendite di macchinari made in Italy, di 390 milioni (-34,5%) quelle di prodotti della moda e di 309 milioni (-80,8%) quelle di mezzi di trasporto.

Sempre tra marzo e dicembre 2022 la produzione delle costruzioni sale del 10,0% su base annua, a fronte del debole aumento (+0,9%) in Francia e del marcato calo in Germania (-3,6%). L'impulso dell’edilizia si manifesta anche nella demografia di impresa: il settore delle costruzioni contribuisce per il 42,7% al saldo di 48mila unità tra aperture e chiusure di imprese registrate nel 2022 (+0,8%).

La crescente inflazione e il caro bollette spiazza la spesa delle famiglie, con il volume delle vendite al dettaglio tra marzo e dicembre 2022 in discesa dell’1,7% su base annua, mentre nello stesso arco di tempo si consolida il recupero del turismo post pandemia, con le presenze che, tra marzo e novembre 2022, segnano un aumento del 32,1% su base annua.

Nonostante l’indebolimento del clima di fiducia delle imprese, nei mesi successivi all’invasione dell’Ucraina si assiste ad una crescita della domanda di lavoro, in particolare per quello stabile. Tra febbraio e dicembre 2022 gli occupati sono saliti di 260mila unità (+1,1%), grazie all’apporto di 251mila dipendenti in più (+1,4%), aumento completamente determinato dalla componente a tempo indeterminato che cresce di 315mila unità (+2,1%) mentre quella a tempo determinato diminuisce di 64mila unità (-2,1%). Più debole (+0,2%) la spinta sull’occupazione indipendente, il segmento del mercato del lavoro più colpito dalla pandemia (-167mila occupati da febbraio 2020). Nel confronto europeo, tra febbraio e dicembre 2022, il tasso di disoccupazione in Italia è sceso di 0,7 punti percentuali, facendo meglio di Germania e Francia (entrambe con un calo di 0,2 punti). La critica gestione della partita in corso sui bonus in edilizia mette a rischio 157mila addetti nelle micro e piccole imprese delle costruzioni in caso di inesigibilità di 19,3 miliardi di euro di crediti incagliati.

Da luglio 2022 a febbraio 2023 la Bce ha incrementato di 300 punti base i tassi di interesse di riferimento e gli effetti sui tassi pagati dalle imprese sulle nuove operazioni di finanziamento bancario sono già rilevanti, con un aumento di 246 punti base tra febbraio e dicembre 2022. Considerato l'aumento di 148 punti base dei tassi medi sulle consistenze, si stima un maggiore costo del credito per le imprese fino a 50 addetti, su base annua, pari a 5,1 miliardi di euro. In parallelo, si registra la ‘crescita zero’ dei prestiti alle imprese a dicembre 2022, in decelerazione rispetto al +4,7% di agosto e al +1,3% registrato a febbraio 2022. La stretta monetaria rallenta gli investimenti, influenza negativamente la propensione ad innovare e la dinamica della produttività, ostacolando i processi di  transizione green e digitale delle imprese.

La ricaduta della stretta monetaria sono evidenti anche sulla spesa pubblica per interessi: il rendimento medio dei BTP decennali emessi a dicembre 2022 è dell’3,96%, in aumento di 257 punti base rispetto all’1,39% delle emissioni di febbraio.

Con lo scoppio della guerra si è aggravata la crisi energetica iniziata nel 2021, portando al parossistico deragliamento estivo delle quotazioni del gas europeo, con rilevanti ricadute sui costi dei beni energetici acquistati da imprese e famiglie. Sulla base dei dati pubblicati ieri da Eurostat, tra marzo 2022 e gennaio 2023 i prezzi al consumo di beni energetici in Italia salgono del 51,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, ben 15,6 punti in più rispetto al +36,2% dell'Eurozona. Nel dettaglio il prezzo del gas è salito del 67,7% e quello dell’energia elettrica addirittura è più che raddoppiato, salendo del 113,7%, a fronte del +21,9% di Germania e al +7,5% della Francia; meno accentuato il caro carburanti, che segna un +15,4%, meno severo del +21,9% dell’Eurozona, ma con il gasolio che sale del 21,3%, un ritmo più che doppio rispetto +9,5% della benzina.

La vistosa differenziazione dell’inflazione energetica e la frammentazione degli interventi anticiclici nei paesi dell’Ue amplia il gap di competitività delle imprese italiane. Nel confronto internazionale aggiornato da Bruegel, gli aiuti statali contro il caro energia in Germania superano di 2,2 punti di PIL quelli dell'Italia, un gap che vale 41,9 miliardi di euro.

Si dilata la bolletta energetica, a seguito del raddoppio (+113,6%) nei primi dieci mesi di guerra delle importazioni di energia, interamente generato dall’aumento dei prezzi di acquisto (+115,0%) mentre i volumi segnano una leggera flessione (-0,7%). Più della metà (52,3%) delle maggiori importazioni energetiche derivano dall’impennata (+163,0%) del valore degli acquisti dall’estero di gas, mentre, tra marzo e dicembre 2022, il volume di gas importato scende dell’1,8% su base annua, combinazione di un aumento del +45,5% dell’import di gas naturale liquefatto (GNL) e di una riduzione del 9,4% del flusso in ingresso attraverso i gasdotti; più che dimezzato il flusso di gas proveniente dalla Russia, controbilanciato dalle immissioni provenienti da Paesi Bassi, Norvegia, Azerbaigian e Algeria, che nel corso del 2022 diventa il primo fornitore di gas dell’Italia.

Infine, da segnalare come la crisi energetica ha stimolato le imprese ad uno switch verso input di energia meno costosi, oltre che a marcati incrementi di efficienza energetica: tra febbraio e dicembre 2022, nonostante il consumo industriale di gas crolli del 17,0%, la produzione manifatturiera mostra un tenuta (-0,3%). Una ricaduta positiva della drammatica crisi energetica potrebbe, quindi, essere rappresentata da una strutturale riduzione delle emissioni della manifattura italiana.


STUDI - I pionieri dell'Intelligenza artificiale (IA), il 5,3% delle piccole imprese

Il lancio a novembre 2022 di ChatGPT, il software di simulazione di una conversazione con un essere umano basato su intelligenza artificiale (IA) e machine learning (apprendimento automatico) sviluppato da OpenAI, sta aprendo un dibattito mondiale sulle prospettive dei sistemi di IA. Oltre a modificare le funzionalità dei motori di ricerca, ChatGPT apre una prospettiva di una interazione tra utente e sistema in grado di sostituire attività svolte dall'uomo in molti settori dei servizi.
Le sfide poste dall’IA
L’IA influirà sulla struttura di offerta di servizi di assistenza ai clienti, servizi immobiliari e di vendita al dettaglio. Inoltre, saranno coinvolti servizi ad alta intensità di conoscenza dove sono controllati ed analizzati grandi quantità di dati: professioni legali e mediche, servizi di consulenza fiscale e finanziaria, servizi pubblici come la sanità e l’istruzione. Gli algoritmi evolveranno, fino a svolgere attività creative, oltre a quelle ripetitive. Aumenteranno i rischi di concentrazione economica, mentre si delinea un intreccio di rilevanti implicazioni geopolitiche conseguenti allo sviluppo dell'IA.

L’IA lancia nuove sfide sul fronte della qualità e veridicità delle informazioni e dell’accuratezza dei contenuti generati da algoritmi, aprendo nuove frontiere negli ambiti giuridici della contrattualistica, delle assicurazioni e della tutela della privacy.
IA e disoccupazione tecnologica
L’evoluzione tecnologica, sin dai tempi della prima rivoluzione industriale, ha determinato un ampio dibattito sugli effetti su quantità e qualità della domanda di lavoro. Alcuni analisti sottolineano che IA e robotica non sono garanzia di una transizione socialmente ordinata, ampliando l’area della disoccupazione tecnologica; nel suo ultimo lavoro, l’economista Nouriel Roubini descrive la ‘minaccia dell'IA’ tra i dieci grandi problemi che ci stanno portando verso ‘la peggiore catastrofe della nostra vita’.

Con l’estensione dell’utilizzo dell’IA si amplificano le ripercussioni dell’automazione sul sistema delle imprese: appare indebolirsi quel ‘sistema degli anticorpi’ che protegge alcuni cluster di imprese dagli effetti negativi sull’occupazione, e che abbiamo delineato in una nostra precedente analisi sul rischio automazione. Qui per scaricare l’Elaborazione Flash “Il rischio automazione nelle imprese e il “sistema immunitario” dei territori” realizzata in collaborazione con Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia.
Piccole imprese e IA
Le frontiere dell'Intelligenza artificiale sono già percorse da un cluster, che diverrà sempre più consistente, di piccole imprese, come documentiamo analizzando i dati della nuova sezione della rilevazione dell'Istat sull'uso dell'ICT nelle imprese, dedicata all’utilizzo di tecnologie di Intelligenza artificiale (IA) legate a specifiche finalità aziendali.

Il 5,3% delle piccole imprese utilizza sistemi di Intelligenza artificiale per almeno una delle sette finalità proposte (6,4% la media Ue 27), con un 5,6% nella manifattura, un 5,3% nei servizi e un 4,9% nelle costruzioni.  Le piccole imprese che usano l’IA sono l’8,9% in Germania, il 6,1% in Spagna e il 5,0% in Francia.

Per il totale delle imprese, l’utilizzo di IA sale al 15,4% tra le imprese attive nel settore dell’ICT e registra una maggiore diffusione nelle telecomunicazioni (18,1%), nell’informatica (16,9%) e nella produzione di computer e prodotti di elettronica (15,7%).

L'incrocio tra settore di attività e intensità di utilizzo di tecnologie di IA - misurata dal numero di finalità e tecnologie - evidenzia che nel 6,3% delle imprese dell’informatica e nel 5,6% di quelle delle telecomunicazioni viene adottato un utilizzo combinato di almeno tre tecnologie di IA; tale quota è rispettivamente il 12,2% e il 10,3% nel caso di due tecnologie IA.
Utilizzi delle tecnologie IA
Per finalità di utilizzo i tools di IA sono utilizzati dalle piccole imprese in modo più intenso per l’estrazione di conoscenza e informazione da documenti di testo (38,7% dei casi), per la conversione della lingua parlata in formati leggibili da dispostivi informatici attraverso tecnologie di riconoscimento vocale (32,0%), per identificare oggetti o persone sulla base di immagini (28,5%), e per l'automatizzazione di flussi di lavoro attraverso software robot (28,0%). A seguire, l’uso per generare linguaggio scritto o parlato - generazione del linguaggio naturale - (23,7%), per analizzare dati attraverso l’apprendimento automatico - machine learning, deep learning e reti neurali - (18,5%) e consentire il movimento fisico delle macchine tramite decisioni autonome basate sull'osservazione dell'ambiente circostante - robot o droni autonomi, veicoli a guida - (10,2%).

In generale, l’Intelligenza artificiale è maggiormente utilizzata per tecnologie e finalità specifiche del settore. Mentre il 39,0% delle imprese manifatturiere utilizza IA per finalità di automatizzazione, nei servizi prevalgono le finalità conoscitive, con il 44,3% delle imprese fa ricorso a strumenti di IA per l’estrazione di informazioni da documenti di testo.
Ambiti di applicazione
In relazione agli ambiti aziendali di adozione di sistemi di IA da parte delle piccole imprese, si registra una maggiore diffusione nei processi di produzione, ad esempio per la manutenzione predittiva o il controllo qualità della produzione (30,4%); a seguire la funzione di marketing o vendite, ad esempio per funzioni di assistenza ai clienti o campagne promozionali personalizzate (24,1%), la sicurezza informatica (21,1%) e l’organizzazione dei processi di amministrazione aziendale, come l’analisi dati a supporto degli investimenti o per effettuare previsioni di vendita, (16,6%); con quote più contenuta l’uso di IA per le funzioni di logistica (10,3%) e la gestione delle risorse umane (5,8%).

 
Piccole imprese che usano almeno una tecnologia di IA nei principali paesi Ue
2021, incidenza % imprese 10-49 addetti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
 
 
Finalità di utilizzo di IA nelle piccole imprese in Italia
2021, incidenza % su imprese 10-49 addetti utilizzatrici di IA - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Piccole imprese che utilizzano IA per aree aziendali di adozione
2021, incidenza % su imprese 10-49 addetti utilizzatrici di IA - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


FERRARA - Al via i 'Dialoghi di Spirito artigiano': la crisi demografica italiana, giovani e qualità del lavoro

Il Magazine della Fondazione Germozzi di Confartigianato Imprese esce dal web e approda a Ferrara con il primo appuntamento della rassegna "I Dialoghi di Spirito Artigiano".

Lunedì 27 febbraio, al ridotto del Teatro Abbado di Ferrara, un vero e proprio parterre de rois presenterà il quaderno della Fondazione Germozzi, scritto da Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale alla facoltà di Economia dell’università Cattolica di Milano. Il tema è particolarmente stringente e molto caro alla nostra associazione: la demografia. Già il titolo dell’evento è indicativo: ‘Costruttori di futuro: la modernità delle imprese a valore artigiano di fronte alle crisi attuali’. Un tema che intreccia fortemente anche il mondo del lavoro e che, inevitabilmente, impatta anche sull’annoso problema della mancanza di manodopera che spesso affligge le imprese artigiane.

A parlarne saranno, oltre all’autore, il presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, la rettrice dell’Università di Ferrara, Laura Ramaciotti, il saggista e docente della Cattolica Mauro Magatti, il direttore generale del Censis Massimiliano Valerii e il docente della statale nonché il presidente della fondazione Germozzi, Giulio Sapelli. A coordinare l’incontro sarà il responsabile della redazione estense de il Resto del Carlino, Cristiano Bendin. L'iniziativa è promossa in collaborazione con Confartigianato Ferrara.


STUDI - Costruzioni, settore driver della ripresa e della transizione green degli edifici: alcune evidenze

In vista dell'incontro di oggi pomeriggio tra il Governo e i rappresentanti di Confartigianato con le  organizzazioni d’impresa e del mondo economico sul decreto legge che blocca lo sconto in fattura e la cessione dei crediti dei bonus edilizia, l’intervento del Presidente Marco Granelli ha evidenziato la rilevanza decisiva delle costruzioni nella ripresa post pandemia, con alcuni dati del 23° report presentato lo scorso 6 febbraio: tra il 2019 e il 2022 ben 2,1 punti di crescita del PIL arrivano dai maggiori investimenti in costruzioni in Italia rispetto al resto dell’Eurozona. Inoltre, tra il quarto trimestre 2019 e il terzo trimestre 2022 il settore delle costruzioni ha fatto registrare un aumento di 257mila occupati.
Con la spinta dell’edilizia, PIL Italia meglio rispetto maggiori economie Ue
Grazie alla spinta dei bonus edilizia, secondo le ultime previsioni della Commissione europea, nel 2023 il PIL dell'Italia sarà dell'1,7% superiore a quello del 2019, una performance identica a quella della Francia, e superiore allo 0,8% della Germania e allo 0,1% della Spagna.
Maggiore dinamismo dell’occupazione nel Mezzogiorno
La crescita dell’occupazione nell'edilizia e installazione di impianti ha registrato una maggiore intensità nel Mezzogiorno, che nel terzo trimestre 2022 registra una crescita degli occupati del 27,8% rispetto al corrispondente periodo pre-pandemia, una dinamica più che doppia di quella del Centro Nord (12,8%).
86 posti di lavoro su 100 creati nelle MPI
L’analisi dei dati Unioncamere-Anpal, sistema Exclesior, sulle entrate di lavoratori evidenzia che nel 2022 la domanda di lavoro nelle costruzioni, pari a 508.740 entrate, per l’85,5% pari a 435mila unità, è generata dalle micro e piccole imprese, una quota che sale all'89,3% nel Mezzogiorno.
Nell’edilizia maggiore dinamismo della produttività
In parallelo alla crescita dell’occupazione, il settore delle costruzioni, dominato dalla micro e piccola impresa in cui lavora l’87,2% degli addetti, ha registrato un aumento della produttività del 5,8%, un ritmo doppio del +2,6% del totale economia. Nell’arco di cinque anni (2016-2021) il valore aggiunto reale per ora lavorata è salito del 10,6% nelle costruzioni, settore che risulta il più performante con una dinamica più che doppia rispetto al +4,4% della media dell'economia.
Edilizia e installazione di impianti, settori chiave per la transizione green
La risoluzione del grave problema dei crediti incagliati e il disegno di un sistema sostenibile e strutturale degli incentivi sono interventi necessari per conseguire gli ambiziosi obiettivi di risparmio ed efficientamento energetico degli edifici: la proposta di direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia prevede che nel 2033 il consumo degli edifici residenziali si attesti almeno alla classe D di prestazione energetica, mentre a fine 2022 l’analisi degli attestati di prestazione energetica evidenzia che il 75,8% delle abitazioni residenziali è addensato nelle classi E, F e G, richiedendo, quindi, un intervento nell'arco dei prossimi dieci anni.  Il sistema degli incentivi va reso semplice per evitare la ragnatela burocratica di 1 modifica normativa ogni 16 giorni che ha avvolto il sistema delle detrazioni in edilizia negli ultimi due anni  e mezzo.
Italia 2° paese Ue per peso del gas nei consumi energetici degli edifici
La crisi energetica esplosa dopo l'invasione dell'Ucraina impone un risparmio di energia, in particolare del gas naturale, da cui l’economia italiana ha una grande dipendenza dalle forniture estere. Nel 2022 le importazioni di gas sono salite alla cifra record di 63,6 miliardi di euro, quasi il triplo (2,8 volte) dei 22,8 miliardi registrati nel 2021. Su questo fronte va segnalato che il 48,0% del gas consumato è utilizzato dalle famiglie negli edifici residenziali e che l'Italia, dopo i Paesi Bassi, è il secondo paese dell'Unione europea a 27 per dipendenza dal gas nel consumo di energia dagli edifici residenziali, registrando una quota del 52,6% sul totale delle commodities, a fronte del 33,5% della media Ue, il 42,8% della Germania e il 28,0% della Francia.

Ulteriori approfondimenti nel report ‘Le prospettive 2023 per le costruzioni, settore driver della ripresa’ che è integrato da una appendice statistica con il quadro delle imprese e dell’artigianato delle costruzioni per regione e provincia.

 

 
Dinamica degli occupati nelle Costruzioni nella ripresa post pandemia per ripartizione
III trim. 2022, variazione % su III trim. 2019, dati grezzi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Entrate nelle costruzioni per classe dimensionale, peso delle MPI e regione
2022, entrate - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Anpal

 
Dinamica produttività in cinque anni per settore
2016-2021, var. % cumulata - valore aggiunto a prezzi costanti per ora lavorata - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


STUDI - Autoriparazione volumi ricavi a +5,5%. Le criticità della transizione green dopo la decisione del Parlamento europeo

 

L'Unione europea conferma la traiettoria tracciata dal Green Deal con la decisione presa ieri dal Parlamento europeo di introdurre il divieto di vendita, a partire dal 2035, di autovetture e veicoli commerciali leggeri nuovi alimentati da motori termici, diesel e benzina.

In prospettiva si delinea una profonda modifica del mercato dell’auto, oggi caratterizzato da una contenuta presenza di auto elettriche. Dall’analisi dei dati sulle immatricolazioni forniti dall'Aci, a gennaio 2023 le autovetture nuove ibride a benzina, rappresentano il 36% del mercato delle prime iscrizioni (+21,2% su base annua) davanti alle auto a benzina (27,4%) e quelle diesel (18,3%). Le prime iscrizioni di vetture elettriche sono solo il 2,7% del totale (in diminuzione rispetto al 3,2% a gennaio 2022).
La priorità secondo Confartigianato autoriparazione: puntare sulla mobilità 'mista'
Secondo le priorità di intervento di Confartigianato Autoriparazione presentate a fine 2022 al Ministro Urso, è importante che il trend futuro sia caratterizzato da una mobilità ‘mista’, legata strettamente all’uso che si fa del veicolo, senza privilegiare fette di mercato a discapito di altre. Puntare in maniera esclusiva verso la trazione elettrica è controproducente sia poiché è un ambito che presenta ancora varie incognite, sia in quanto il motore endotermico ha molte potenzialità e possibilità di impiego anche con i carburanti alternativi e abbandonarlo significherebbe mettere a rischio il settore produttivo interessato. Secondo il principio della neutralità tecnologica, è necessario orientare gli incentivi verso le migliori tecnologie disponibili sul mercato e allargare la platea dei fruitori, dosando le agevolazioni in base al conseguimento di obiettivi che siano effettivamente definiti e misurabili. Per approfondire, si vedano anche le osservazioni di Confartigianato Imprese sul settore dell'automotive italiano e sulle implicazioni in termini di competitività conseguenti alla transizione alla propulsione elettrica.

In Italia l’autoriparazione rappresenta più della metà (53,1%) dell’occupazione della filiera dell’auto, con  222mila addetti che lavorano in 86mila imprese, con una elevata vocazione artigiana: le 69mila imprese artigiane danno lavoro a  159mila addetti, che rappresentano il 71,6% dell’occupazione del comparto.
I numeri dell'autoriparazione: addetti di difficile riperimento, fatturato in crescita, aumento dei prezzi sotto la media UE
Dal confronto internazionale proposto in una nostra precedente analisi, emerge che in Italia gli addetti dell’autoriparazione sono l'1,4% del totale occupati delle imprese a fronte dell'1,0% dell'Ue a 27 e dello 0,9% della Germania e della Francia.

Le criticità nella transizione green dell’autoriparazione si intrecciano con il difficile reperimento di personale qualificato. L’analisi contenuta nell’ultimo report dell’Ufficio Studi di Confartigianato, ripresa sul Corriere della Sera di domenica scorsa, evidenzia il 69,9% delle posizioni di meccanici artigianali, riparatori automobili ricercati dalle micro e piccole imprese sono difficili da ricoprire, quota che sale al 79,9% per Veneto, al 79,4% in Umbria, al 78,9% in Trentino Alto Adige e al 73,9% in Emilia Romagna.

In una fase ciclica caratterizzata da incertezze e dalla riduzione del potere di acquisto delle famiglie la domanda di manutenzione di autoveicoli rimane in positivo, anche grazie ad una dinamica dei prezzi al consumo molto contenuta. L’esame dei dati pubblicati da Eurostat evidenzia che nei primi tre trimestri del 2022 il fatturato della Manutenzione e riparazione di autoveicoli segna un aumento dell’11,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; nel confronto internazionale si tratta di una performance migliore rispetto al +8% della Francia e al +7,6% della Germania.

Per valutare la tendenza dei ricavi in termini reali abbiamo esaminato le tendenze dei prezzi dei servizi di manutenzione e riparazione degli autoveicoli: e dall’analisi emerge che la relativa dinamica in Italia è contenuta e risulta inferiore alla media degli altri paesi europei. Nei primi nove mesi del 2022 il prezzo al consumo del servizio degli autoriparatori in Italia sale del 3,6%, a fronte del +5,1% della media dell’Eurozona, il +6,1% della Germania e il +5,3% della Francia. Grazie a questa più favorevole dinamica dei prezzi, in Italia si stima un aumento del 5,5% del volume del fatturato degli autoriparatori, un ritmo di crescita inferiore al +7,3% della Spagna ma superiore al +2,5% in Francia e al +1,4% della Germania. Il quadro del settore per territorio è contenuto nella Elaborazione Flash ‘Alcuni numeri chiave sulla filiera auto in Italia nel 2022’. Clicca qui per scaricarla.

 
Dinamica fatturato, prezzi e volume fatturato Autoriparazione nei principali Paesi Ue
I-III trimestre 2022 - variazioni % tendenziali, prezzi: 07.2.3 Ecoicop - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

Difficoltà di reperimento di meccanici artigianali, riparatori automobili nelle MPI per regione
2022, % totale entrate - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Anpal