LOMBARDIA - Confartigianato Lombardia dona 10mila euro Opera San Francesco per i Poveri

È stato consegnato ufficialmente nella mattinata odierna l’assegno da 10mila euro con la donazione di Confartigianato Imprese Lombardia a Opera San Francesco per i Poveri.
I contributi sono stati raccolti dalla Federazione regionale dell’artigianato in occasione dello scorso Natale, dando forma concreta alla volontà di contribuire all’azione di un soggetto che da oltre 60 anni risponde all’emergenza della povertà.
Il Presidente Eugenio Massetti e il Segretario Generale Carlo Piccinato, i vice Presidenti Giovanni Barzaghi (Milano, Monza e Brianza), Roberto Galli (Como) e Giacinto Giambellini (Bergamo) con Roberta Gagliardi, vice Segretario Generale, hanno incontrato Fra Marcello Longhi, Presidente di Opera San Francesco, e coloro che operano nelle Mense, ai Servizi Docce e Guardaroba, al Poliambulatorio, all’Accoglienza e nell’Area Sociale.
“In occasione delle scorse festività natalizie la nostra Federazione ha promosso una raccolta fondi a favore di Opera San Francesco, riconoscendo il grande valore dell’azione che, da anni, Opera svolge a sostegno di un tessuto cittadino segnato da situazioni di disagio - ha spiegato il Presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti - Oggi siamo qui in rappresentanza del Sistema Confartigianato Lombardia, con una donazione da 10mila euro che vuole essere il nostro contributo alla loro opera quotidiana, espressione dei valori ai quali s’ispirano le micro e piccole imprese e gli artigiani e che costituiscono un faro per la nostra Organizzazione a tutti i livelli”.
“Ringrazio Confartigianato Imprese Lombardia per aver scelto Opera San Francesco. È bello vedere come il mondo imprenditoriale sia attento a ciò che accade nel proprio territorio. È solo grazie al concreto supporto di realtà come questa che ogni giorno possiamo aiutare le migliaia di uomini e donne che si rivolgono ai servizi di OSF. E non parlo solo di generose donazioni in denaro, ma anche di tempo, prezioso, attraverso il volontariato aziendale al quale invito tutte le vostre aziende a partecipare. La fiducia che ci avete accordato è il motore che tiene vivo il nostro impegno” ha dichiarato Fra Marcello Longhi, Presidente di Opera San Francesco per i Poveri.


STUDI – In tre anni investimenti in costruzioni +33,3% in Italia mentre ristagnano (-0,4%) in altri maggiori paesi Ue

L’analisi dell’aggiornamento di marzo dei conti nazionali da parte dell’Istat sottolinea la spinta anticiclica dei bonus edilizi per recuperare il crollo del PIL nel 2020 (-9,0%), una caduta senza precedenti in tempo di pace, con una conferma di nostre analisi che indicano il settore delle Costruzioni come la locomotiva della ripresa post-pandemia.

Nel 2022 il PIL, valutato a prezzi costanti, è cresciuto di 16,6 miliardi di euro (+1,0%) rispetto al 2019, l'anno pre-pandemia. La spinta maggiore arriva dall’incremento degli investimenti per 61,4 miliardi di euro, di cui 46,2 miliardi sono investimenti in costruzioni e 14,9 miliardi da macchinari e impianti; in termini relativi la crescita degli investimenti è pari al 19,5%, con il traino del +33,3% degli investimenti in costruzioni, un tasso più che doppio rispetto al +15,6% dei macchinari. Più contenuta la spinta della spesa della PA, cresciuta di 4,9 miliardi (+1,6%).

All’opposto, si rileva una forte ritardo della spesa delle famiglie, che nel 2022 è inferiore di 18,7 miliardi (-1,8%) rispetto a tre anni prima. Il commercio estero di beni e servizi registra un peggioramento del saldo per 22,8 miliardi di euro.

Il contributo alla crescita nel 2022 –  L’analisi della tendenza nell’ultimo anno evidenzia che sui 3,7 punti di crescita del PIL, mezzo punto proviene dal settore delle costruzioni. Il contributo si amplifica se si esamina la voce degli investimenti in costruzioni, una componente della domanda che distribuisce gli effetti sull’intera filiera dell’edilizia, interessando i settori manifatturieri dei prodotti per l’edilizia in legno, materiali da costruzione, cemento, calce e gesso, lavorazione delle pietre e elementi da costruzione in metallo, oltre ai servizi immobiliari e ai servizi dei professionisti. Gli investimenti in costruzioni valgono il 9,9% del PIL ma hanno contribuito per il 31,0% alla crescita del PIL del 2022:  dei 3,7 punti di crescita del PIL, quindi, ben 1,1 punti arrivano dagli investimenti in costruzioni.

Il confronto internazionale – Senza precedenti l’analisi dei dati di Eurostat, secondo la quale si evidenzia che nel triennio 2019-2022 gli investimenti in costruzioni in Italia sono saliti, come anticipato, del 33,3% mentre ristagnano (-0,4%) nel complesso degli altri tre maggiori paesi europei. Nel dettaglio si registra una crescita del +2,1% in Germania, del +0,6% della Francia, mentre la posta in esame cede del 9,8% in Spagna. L’impulso dell’Italia è decisivo per determinare l’aumento del 4,2% nell’Eurozona: la quasi totalità (96,3%) dei 48,0 miliardi di crescita nei 20 paesi dell’Eurozona, arriva dai 46,2 miliardi di maggiori investimenti in costruzioni dell’Italia.

Lavoro nelle costruzioni, driver anticiclico – L’analisi degli indicatori dell’input di lavoro evidenzia che nei tre comparti interessati dalla domanda per investimenti edilizi - costruzioni, servizi immobiliari e dei professionisti - tra il 2019 e il 2022 si registra un aumento di 363mila unità di lavoro (indicatore che elabora il numero di unità di lavoro a tempo, combinando occupati e ore lavorate), pari a +7,9%, mentre il resto dell'economia ne perde 622mila (-3,2%), con un risultato combinato per il totale economia di un calo di 259mila unità di lavoro (-1,1%). In termini di occupati i settori che comprendono la filiera dell’edilizia tengono l’intero mercato del lavoro, con 377mila occupati in più rispetto al 2019, più che compensando il calo di 340mila occupati dei restanti settori e permettono al totale economia di segnare un aumento di 38mila occupati.

Crediti incagliati, a rischio 153mila posti di lavoro - Questi eccellenti risultati potrebbero venire compromessi dal mancato intervento per risolvere la grave situazione in cui versano le imprese di costruzioni che hanno effettuato lavori utilizzando i bonus edilizia, come ha recentemente ribadito Confartigianato in audizione alla Commissione Finanze della Camera. L’analisi dell’Ufficio Studi ha evidenziato il perimetro occupazionale di 153mila posti di lavoro messi a rischio nelle micro e piccole imprese (MPI) dall’inesigibilità del crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese delle costruzioni.

 

 
Risorse e impieghi dei conti nazionali: variazioni tra 2019 e 2022
Anno 2022. Variazione ass. in miliardi di euro rispetto al 2019, prezzi costanti. Impieghi comprendono scorte e oggetti di valore - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Investimenti in costruzioni tra 2022 e 2019 nei principali paesi Ue
Anno 2022. Variazione percentuale su 2019, prezzi costanti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 
 

Dinamica tra 2019 e 2022 delle variabili occupazionali: filiera della casa e restanti settori
Anno 2022. Variazione rispetto al 2021. Totale comprende Agricoltura - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
 

 

 

 

 


DONNE IMPRESA – Non accontentiamoci delle quote rosa. 183mila imprese femminili in più se dimezzato gap con Ue su occupazione donne

“L’impresa e il lavoro non sono una questione di genere. E’ tempo di sostenere il talento delle donne con una visione complessiva di rilancio economico e sociale".

Daniela Biolatto, Presidente di Donne Impresa Confartigianato, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, lancia un messaggio chiaro sulla necessità di un nuovo approccio per garantire l'affermazione delle donne nel mondo del lavoro. "Non accontentiamoci delle quote rosa, che non sono la formula magica per risolvere il problema della parità di genere, degli interventi una tantum e di effimere corsie preferenziali. Il futuro dell’Italia - sottolinea la Presidente Biolatto - dipende da politiche strutturali, sistemiche e coordinate per sostenere la propensione imprenditoriale e favorire l’occupazione, garantendo a tutti, donne e uomini, i servizi pubblici indispensabili per conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Lo sviluppo del nostro Paese è responsabilità di tutti. Donne Impresa Confartigianato continuerà a battersi per definire un contesto normativo e culturale che consenta alle imprese femminili a valore artigiano di esprimere al meglio i propri valori e potenzialità, di creare occupazione, generare innovazione, contribuire alla crescita economica e sociale”.

Secondo le rilevazioni dell'Ufficio studi di Confartigianato, nel 2022 l’Italia ritorna all'ultimo posto in Europa per tasso di occupazione femminile. Nel terzo trimestre del 2022 in Italia il rapporto tra occupate e popolazione femminile di 15-64 anni è del 50,9%, ben 14 punti inferiore al 65,1% della media Ue a 27 e addirittura 22,6 punti inferiore al 73,5% della Germania. Ampia la distanza anche con la Francia (66,1%, un gap di 15,2 punti) e la Spagna (59,5%, un gap di 8,6 punti).
Donne lavoratrici con figli e occupazione femminile in Europa
La bassa intensità delle politiche di conciliazione riducono la presenza sul mercato del lavoro delle donne con figli. Come evidenziato nel report ‘Le sfide del 2023, tra crisi energetica e guerra nel cuore d’Europa’ presentato dall'Ufficio Studi alla Convention 2023 di Donne Impresa Confartigianato, il tasso di occupazione delle donne senza figli supera di 17,4 punti percentuali quelli delle donne con figli. L’Italia si conferma all’ultimo posto nell'Unione a 27 per il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni in coppia con figli a carico.

Una analisi controfattuale indica che nell’ipotesi di un dimezzamento del gap di occupazione femminile con l'Europa si registrerebbe un aumento di 1 milione 328 mila donne lavoratrici, pari al 14,0% in più delle attuali 9 milioni 477 mila occupate, portando il tasso di occupazione femminile al 58,0%. Qualora la maggiore occupazione di distribuisse per posizione in modo proporzionale all'attuale stock di donne occupate, e tenuto conto del rapporto tra occupate indipendenti e imprese gestite da donne, alla maggiore presenza delle donne sul mercato del lavoro conseguirebbe anche un allargamento del perimetro delle imprese femminili di 183mila unità, rafforzando la posizione di leadership dell’Italia, primo paese dell’Ue per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome.
 Le imprese e l’artigianato al femminile nel territorio
L’analisi dei dati elaborati in collaborazione con l'Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia evidenzia che nel 2022 in Italia sono 1.336.689 le imprese gestite da donne, più di un’impresa su cinque (22,2%) che operano nella nostra penisola. Di queste il 16,4%, pari a 218.950 unità sono imprese artigiane e rappresentano il 17,2% del tessuto artigiano totale.

Le imprese totali gestite da giovani donne con meno di 35 anni sono 146.675, l’11,0% del totale imprese femminili e il 28,1% del totale imprese giovanili; quelle gestite da straniere sono 158.910, l’11,9% delle imprese femminili e il 24,6% di quelle straniere. Nel dettaglio, quelle capitanate da imprenditrici donne, giovani e di origini straniere sono 24.474 e rappresentano l’1,8% delle imprese a conduzione femminile. Per l’artigianato le imprese gestite da giovani donne sono 29.235, pari al 13,4% dell’artigianato femminile, mentre quelle gestite da donne di origine straniera sono 34.457, pari al 15,7% dell’artigianato femminile. Nel dettaglio, l'artigianato con a capo una donna giovane e straniera conta 4.929 imprese, pari al 2,3% dell'artigianato femminile.

A livello territoriale si osserva un maggior peso delle imprese gestite da donne sul totale imprese in Molise (27,3%), Basilicata (26,4%), Abruzzo (25,6%) e Umbria (24,8%). Mentre per l'artigianato l'incidenza delle imprese femminili sul totale è più elevata nelle regioni di Abruzzo (21,9%), Marche (20,1%) e Molise (19,6%). L’artigianato femminile rappresenta quote maggiori dell’imprenditoria femminile in Friuli-Venezia Giulia (23,9%), Emilia-Romagna (22,6%) e Marche (22,4%).

I dati per regione e provincia nell’Appendice statistica ‘Imprese femminili 2022 e dinamica su 2021 e su pre-pandemia per regione e provincia’. Qui per scaricarla.

 
Tasso occupazione femminile nei paesi Ue
Terzo trimestre 2022, % popolazione 15-64 anni - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Imprese artigiane femminili nelle regioni italiane: incidenza sul totale imprese femminili
Anno 2022 – inc.% su totale imprese gestite da donne - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere Lombardia

 
Imprese artigiane femminili nelle regioni italiane: incidenza sul totale artigianato
Anno 2022 – inc.% su totale imprese artigiane registrate - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere Lombardia


STUDI – A febbraio inflazione (+9,9%) rallenta in Italia, ma non in altri maggiori paesi Ue. Le prospettive della politica monetaria

La stretta monetaria in corso ha registrato un rialzo dei tassi di 300 punti base tra luglio e febbraio, mentre nella prossima riunione del prossimo 16 marzo il Consiglio direttivo della Bce intende innalzare i tassi di interesse di altri 50 punti base.

Le autorità monetarie dovranno trovare un equilibrio tra il rischio di una stretta non sufficiente, che potrebbe sostenere le aspettative di inflazione e le spinte salariali, e quello di un rialzo dei tassi eccessivo che potrebbe riaprire gli scenari di recessione (e di stagflazione), che le più recenti proiezioni macroeconomiche delineano come meno probabili.

Una nostra recente analisi evidenzia che gli effetti della stretta in corso sui tassi pagati dalle imprese sulle nuove operazioni di finanziamento bancario sono già rilevanti, con un aumento di 246 punti base tra febbraio e dicembre 2022. In parallelo, si registra la ‘crescita zero’ dei prestiti alle imprese a dicembre 2022, in decelerazione rispetto al +4,7% di agosto e al +1,3% registrato a febbraio 2022. La stretta monetaria rallenta gli investimenti, influenza negativamente la propensione ad innovare e la dinamica della produttività, ostacolando i processi di  transizione green e digitale delle imprese.

Considerato che le autorità monetarie europee hanno l’obiettivo statutario di rientro dell'inflazione al 2%, l'analisi dei dati pubblicati stamane da Eurostat è fondamentale per decifrare le prossime decisioni della Bce.
L'inflazione in UE
A febbraio 2023 l'inflazione dell'Eurozona rallenta all'8,5%, rispetto al +8,6% di gennaio. La dinamica dei prezzi segna un rallentamento in Italia, con un +9,9% rispetto al +10,7% di gennaio; la frenata non è confermata in Germania (+9,3% dal 9,2% di gennaio), in Francia (+7,2% dal 7,0% di gennaio) e Spagna (+6,1% dal 5,9% di gennaio).

Lo scorso febbraio la Bce aveva preannunciato il rialzo dei tassi a marzo "alla luce delle spinte inflazionistiche di fondo". Sulla base di questa chiave di lettura, si osserva che nell'Eurozona sale l'inflazione di fondo - al netto di energia e alimentari freschi – che passa dal +7,1% di gennaio al +7,4% di febbraio 2023. Anche in Italia si conferma l’accelerazione della componente di fondo, che passa dal +6,6% di gennaio  a +7,1% di febbraio 2023.

Si consolida il trend di rallentamento dei prezzi dei beni  energetici, la cui variazione su base annua in Italia passa da +42,8% di gennaio a +28,2% di febbraio 2023, con un -4,5% su base mensile. L’Italia rimane al primo posto tra i maggiori paesi Ue per inflazione energetica davanti a Germania (+21,6%) e Francia (+14,0%), con un livello più che doppio rispetto al 13,7% della media dell'Eurozona.
L'inflazione a inizio 2023 nel territorio
Secondo i dati territoriali pubblicati dall'Istat, disponibili per gennaio 2023, si registra una tasso di inflazione più elevato della media nazionale in Liguria con il +12,0%, Sicilia con +11,9%, Sardegna con +11,5%, Umbria  e Abruzzo (entrambe con 10,7%), Puglia con 10,6%, Piemonte, Trentino Alto-Adige e Toscana (tutte con +10,1%). Tensioni sui prezzi relativamente più contenute in Basilicata (+7,7%) e Valle d'Aosta (+7,6%).

Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti  l’inflazione più elevata, superiore alla media nazionale, si osserva a Catania (+12,6%), Genova (+11,8%) Palermo (+11,7%), Messina (+11,5%), Modena e Perugia (+10,9%), Milano e Ravenna (+10,8%), Bari (+10,5%), Torino e Bolzano (+10,4%) e Padova (+10,3%). All’opposto, le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Parma (+8,6%), Ancona (+8,5%), Catanzaro (+8,4%), Aosta (+7,6%) e Potenza (+7,5%).

 
Inflazione e componente di fondo in Italia
Gennaio 2021-febbraio 2023, var. % tendenziale indice armonizzato - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Inflazione energetica nei paesi Uem
Gennaio e febbraio 2023, var. % tendenziale indice armonizzato - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 
Inflazione energetica in Italia ed Eurozona
Gennaio 2021-febbraio 2023, var. % tendenziale indice armonizzato - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat