STUDI - Nel 2022 +10,6% occupazione giovani diplomati. Il report di Confartigianato sull’istruzione tecnico-professionale
I percorsi di istruzione tecnica e professionale interessano 1 milione 292 mila studenti, pari al 48,8% degli alunni delle secondarie, con valori superiori al cinquanta per cento in Veneto con 56,8%, Emilia-Romagna con 56,0%, Lombardia con 52,2%, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte con 52,1% e Puglia con 50,8%.
Un’alta qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale è un requisito necessario per sostenere l’occupazione dei giovani nei settori tipici del made in Italy e armonizzare domanda e offerta di lavoro, come evidenziato nell’Elaborazione Flash ‘Il valore dell’istruzione tecnica e professionale’ pubblicata venerdì scorso dall’Ufficio Studi con la Direzione Politiche sindacali e del lavoro di Confartigianato, integrata dall’Appendice statistica ‘Istruzione tecnica e professionale: dati per regione e provincia’.
Alcune delle evidenze del report sono state esaminate nell’articolo ‘Istruzione tecnico-professionale, asset strategico per la produzione del made in Italy’ a firma di Enrico Quintavalle, Responsabile dell'Ufficio Studi, pubblicato nell’ultimo numero di Spirito Artigiano.
Le entrate previste con titolo secondario tecnico, qualifica o diploma professionale caratterizzano il 63,2% della domanda di lavoro delle imprese; tra le maggiori regioni valori più elevati e superiori alla media in Toscana con 67,7%, Veneto con 66,7%, Puglia con 65,7%, Sicilia con 64,4% ed Emilia Romagna con 63,5%. Tra le maggiori province più elevata la domanda di personale con istruzione tecnica e professionale a Vicenza con 72,1%, Ancona con 70,7%, Perugia con 70,1%, Latina con 69,9%, Bolzano con 69,5%, Lecce con 68,7% e Treviso con 68,4%.
Risulta difficile da reperire 1 milione 377mila entrate con istruzione tecnico-professionale, pari al 42,0% delle entrate con questo livello di istruzione. Più della metà delle domanda è di difficile reperimento per gli indirizzi di livello secondario di elettronica ed elettrotecnica (59,8%) e meccanica, meccatronica ed energia (56,2%) e tra le qualifiche di formazione o diploma professionale, per gli indirizzi di impianti termoidraulici (61,9%), elettrico (54,7%) e meccanico (51,5%). Per il 43,0% delle entrate di lavoratori con diploma tecnico secondario superiore o qualifica e diploma professionale è richiesta una elevata attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, mentre nel 33,1% dei casi le imprese attribuiscono una elevata importanza alle competenze digitali.
Il dinamismo dell’occupazione dei giovani diplomati - L'analisi dei dati annuali sul mercato del lavoro pubblicati nei giorni scorsi da Istat evidenzia una marcata crescita dell'occupazione dei giovani fino a 29 anni (+8,3%), trainata dai giovani occupati diplomati, saliti del 10,6% a fronte del +9,5% dei giovani laureati, mentre scende dello 0,7% l’occupazione dei giovani con basso titolo di studio. In crescita a doppia cifra (+14,8%) anche l’occupazione dei diplomati con meno di 25 anni.
È diffuso sul territorio il fenomeno del maggiore dinamismo dei giovani diplomati, più accentuato nel Nord Est con +15,7%, di sei punti superiore al +9,7% del totale giovani under 30, seguito da Centro con +9,5% (+9,9% totale under 30), Nord Ovest con +9,4% (+9,0% totale under 30) e Mezzogiorno con +7,4% (di 2,6 punti superiore al +4,8% totale under 30).
Secondo l’ultima rilevazione sui diplomati nel mercato del lavoro svolta da Almadiploma (2023), si rileva una tendenza di lungo periodo di aumento dei contratti a tempo indeterminato, mentre le retribuzioni mensili nette nel 2022 segnano un aumento del +16,9% rispetto al 2018.
Quota di entrate previste con titolo secondario tecnico, qualifica o diploma professionale
2022, % entrate - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Anpal
Dinamica occupazione under 30 diplomati e totale per ripartizione
2022, var. % occupati 15-29 anni - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
STUDI – Via al cantiere della riforma del fisco, da 18 anni in Italia una pressione fiscale più alta della media europea
Si è avviato il percorso della riforma fiscale. Dopo il confronto di ieri con le organizzazioni imprenditoriali, a cui hanno partecipato i rappresentanti di Confartigianato, oggi il Vice Ministro Maurizio Leo presenta alla Giunta esecutiva le linee guida contenute nel disegno di legge delega di riforma del fisco che dovrebbe essere varato in serata dal Consiglio dei ministri. La riforma è necessaria per curare mali cronici del rapporto tra fisco e cittadino: una alta pressione fiscale, focalizzata sul lavoro e una contemporanea elevata pressione burocratica, su cui Confartigianato è intervenuta con analisi e proposte.
Nel corso degli anni si è consolidata una governance fiscale comune europea – in queste settimane è in corso il processo di riforma del Patto di stabilità e crescita - ma sono ben 18 anni che l'Italia ha abbandonato il riferimento europeo della tassazione: è dal 2005, infatti che l’Italia registra una pressione fiscale più elevata della media dell’Eurozona. Il confronto internazionale, basato sulle previsioni della Commissione europea, evidenzia che, dopo il picco nel 2022 del 44,0%, nel 2023 il carico fiscale (tax burden) su cittadini e imprese italiani è previsto pari al 43,9% del PIL, con una discesa di 0,1 punti e meno accentuata rispetto alla riduzione di 0,5 punti osservata nell'Eurozona. Per questo indicatore l’Italia si colloca al 3° posto nell’Ue a 27, salendo di una posizione rispetto al 2022. Di conseguenza lo spread di carico fiscale tra Italia ed Eurozona, passa da 1,9 punti del 2022 a 2,3 punti del 2023, superando il precedente picco del 2012: tale divario si traduce in una maggiore tassazione per cittadini ed imprese di 42,2 miliardi di euro, equivalente a 711 euro per abitante.
La maggiore tassazione si concentra sul fattore lavoro. L’Italia registra l’aliquota implicita di tassazione del lavoro – calcolata dal rapporto tra gettito e base imponibile desunta dai conti nazionali – più elevata dell’Unione europea. Inoltre, in Italia persiste un elevato cuneo fiscale, che nel 2021 è pari al 46,5%, di 11,9 punti superiore alla media dei paesi avanzati (34,6%) (Ocse, 2022) e di 5,2 punti superiore rispetto alla media dei 22 paesi avanzati membri dell’Ue (41,3%). Si osserva, comunque, un miglioramento della posizione del nostro Paese: tra 2017 e 2019 il cuneo fiscale italiano era il terzo più alto, per passare nel 2020 al quarto posto e collocarsi nel 2021 al quinto posto dietro a Belgio (52,6%), Germania (48,1%), Austria (47,8%) e Francia (47,0%).
Il cuneo fiscale in Italia è composto per la metà dal 24,0% di contributi sociali a carico del datore di lavoro, quota che supera nettamente il 13,5% della media Ocse, per poco meno di un terzo dalla quota del 15,3% di imposte su redditi da lavoro dipendente e per restante dal 7,2% di contributi sociali a carico del lavoratore.
Anche sul fronte dell’energia – fattore critico dopo il deragliamento dei prezzi delle commodities energetiche nel corso del 2022 - l’analisi del confronto internazionale basato sui dati Eurostat evidenzia che nel 2020 in Italia il tasso implicito di tassazione dell’energia, data dal rapporto tra il gettito delle imposte sull’energia, valutato a prezzi costanti, e i consumi finali di energia, supera del 51,1% la media dell’Unione europea a 27. Come già esaminato nel 17° Rapporto annuale di Confartigianato, si evidenza il paradosso di una tassazione che non rispetta il principio ‘chi inquina paga’, al centro della legislazione ambientale dell’Unione europea. L’Italia, infatti, è al 18° posto nell’Unione europea a 27 per intensità di emissioni di CO2 ma balza al 3° posto per tassazione dell’energia.
Tax burden in Italia e Uem
Anni 2005-2024. % PIL, previsioni dell'11 novembre 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
Carico fiscale previsto nel 2023 nei 27 paesi dell’Ue
Anno 2023. Tax burden (comprensivo di contributi sociali) in % del PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
Cuneo fiscale nei 38 paesi Ocse
Anno 2021. Imposte in % del costo del lavoro. Single senza figli con 100% del reddito medio - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Ocse
ALIMENTAZIONE - Il 24 marzo torna il GelatoDay, l’Europa celebra la qualità dei prodotti artigianali
Il prossimo 24 marzo si celebrerà l'undicesima edizione della Giornata Europea del Gelato Artigianale, un evento atteso da tutti gli amanti del gelato artigianale in Italia e in Europa. L'obiettivo della giornata è quello di promuovere il sapere artigiano e lo sviluppo della tradizione gastronomica del settore, oltre ad essere il Gelato Day l’unica giornata che il Parlamento Europeo abbia finora dedicato ad un alimento.
Il gusto dell’anno - scelto dall’Austria – per l’edizione del 2023 sarà l’”Apfelstrudel”, ispirato allo strudel di mele, il famoso dolce tipico della cultura austriaca.
Quest'anno, la giornata sarà all'insegna di nuove prestigiose collaborazioni con il Gelato Festival World Masters, la più grande competizione al mondo dedicata al gelato artigianale, che porterà una campagna informativa dei suoi eventi in ben 22 paesi, e il Gambero Rosso che coinvolgerà tutte le gelaterie della Guida Gelaterie d'Italia a prendere parte alle celebrazioni.
Confartigianato Imprese sosterrà la Giornata Europea del Gelato Artigianale coinvolgendo tutti i suoi associati regionali e provinciali, e, insieme ad altre associazioni quali l'Associazione Italiana Gelatieri, inviterà i gelatieri di tutta Italia a offrire un gelato per promuovere uno dei prodotti di eccellenza del made in Italy.
La giornata sarà anche caratterizzata da un video contest indetto da Artglace, che vedrà protagonisti i maestri gelatieri di tutta Europa sfidarsi nella realizzazione della ricetta ufficiale del Gusto dell'Anno 2023, "Apfelstrudel". Il video dovrà mostrare la personalizzazione della ricetta con creatività e maestria, partendo da un gelato a base bianca con polpa di mela e una leggera aromatizzazione con rum e olio di limone, cui si aggiunge una spolverata di cannella, uva sultanina, preferibilmente scura, e infine il pan grattato.
La Giornata Europea del Gelato Artigianale sarà l'occasione per omaggiare uno dei prodotti più amati al mondo e per promuovere gli artigiani e lo sviluppo della tradizione gastronomica del settore. Da nord a sud dell'Italia e in tutta Europa, a suon di coni e coppette al gusto Apfelstrudel: il gelato artigianale sarà l'unico e vero protagonista con eventi, incontri ed iniziative per i golosi di ogni età. Confartigianato invita tutti a partecipare a questo evento per scoprire e apprezzare ancora di più il gelato artigianale italiano ed europeo.
Scarica la locandina
Leggi la ricetta del gusto dell'anno: Apfelstrudel
STUDI – Occupati stranieri al 10,6% +1,9 punti vs 8,7% Ue. Presenza più elevata in Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana
La ripresa dopo la pandemia e i numerosi focolai conseguenti all’invasione dell’Ucraina e alle crisi internazionali hanno determinato una forte crescita dei flussi di migrazione. Nel 2022, secondo i dati della Commissione europea, 1 milione 920 mila persone sono immigrate nell'Unione europea, a fronte di 960 mila persone emigrate dall'UE, con una immigrazione netta pari a 960 mila persone.
L'analisi degli ultimi dati di Eurostat delinea le tendenze dell’integrazione della componente straniera sul mercato del lavoro dell’Unione europea, confermando per l’Italia una presenza più elevata rispetto alla media europea. Nel terzo trimestre 2022 la quota di occupati stranieri in Italia è del 10,6% – pari a 2.374.400 unità – superiore di 1,9 punti all’8,7% della media UE. Tra i maggiori paesi Ue la presenza di stranieri nel mercato del lavoro in Italia è inferiore al 14,0% della Germania e al 12,8% della Spagna, mentre rimane superiore al 6,9% della Francia.
In particolare, la quota di occupati stranieri extra UE nel nostro Paese è del 7,5% a fronte del 5,2% della media UE ed è inferiore all'8,8% della Spagna, in linea con il 7,6% della Germania e superiore al 4,8% della Francia.
In chiave di genere la quota di occupati stranieri maschi è del 10,8%, 1,6 punti superiore alla media Ue del 9,2%, mentre per le donne la quota di straniere occupate è del 10,3%, con un divario che sale a 2,3 punti rispetto all’8,0% medio europeo.
Analizzando la serie storica degli ultimi cinque anni, la quota di occupati stranieri è scesa al minimo 9,7% nel secondo trimestre del 2020 - caratterizzato dal lockdown per durante la pandemia - per tornare a salire nel corso dell’anno successivo - arrivando al 10,5% nel quarto trimestre 2021 - per poi stabilizzarsi nel corso del 2022 (10,6% nel terzo trimestre 2022).
Secondo la rilevazione del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal, la quota di personale immigrato nella entrate previste dalle imprese nel 2022 è del 17,8%, con quote più elevate in Veneto con 20,6%, Lombardia con 20,5%, Emilia Romagna con 19,9%, Trentino Alto Adige con 19,6%, Umbria con 19,1% e Toscana con 18,3%. Tra le province, le quote più elevate a Piacenza (28,4%), Como (24,8%), Parma (24,6%), Verona (24,2%) e Cremona (23,1%).
In chiave territoriale l'occupazione straniera si addensa nel Centro-Nord, dove nel 2021 rappresenta il 12,8% dell'occupazione totale, più del doppio del 5,2% nel Mezzogiorno. La quota di occupati stranieri è più elevata in Emilia-Romagna con 14,5%; seguono, con valori superiori alla media, Lombardia con 13,5%, Toscana con 13,4%, Umbria con 13,1%, Lazio con 13,0%, Veneto con 12,2%, Piemonte con 11,7%, Liguria con 11,5%, Friuli-Venezia Giulia con 11,3%, Marche con 10,7% e Provincia Autonoma di Bolzano con 10,5%. Le quote più contenute si osservano in Sicilia con 4,7%, Puglia con 4,3% e Sardegna con 3,8%.
Piccola impresa e integrazione - La micro e piccola impresa (MPI) è un importante luogo di integrazione per gli stranieri. Come evidenziato recentemente da Confartigianato nel corso si una audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul Made in Italy, nelle MPI il 16,5% dei dipendenti è nato fuori dall’Italia, a fronte della quota del 10,9% nelle imprese con più di 50 addetti. Un report dell'Istat sui percorsi di integrazione degli immigrati in Italia indica che nella micro impresa si registra il più basso tasso di discriminazione etnica.
Lavoro indipendente e imprenditoria straniera - Vi è una diffusa presenza degli stranieri è anche tra i lavoratori indipendenti: nel 2021 la quota di occupati indipendenti stranieri in Italia è pari al 6,2%, leggermente più contenuta della media UE (6,8%) ma nel caso degli indipendenti extra UE la quota in Italia, pari al 4,7%, è di quasi un punto più elevata della media dell’UE del 3,9%.
Le imprese gestite da stranieri a fine 2022 superano le 647mila unità e, come messo in evidenza da una nostra recente analisi, un quarto (24,9%), pari a 159mila imprese, sono gestite da donne straniere.
A fine 2022 la quota di persone nate all’estero con cariche nelle imprese italiane è del 10,5%, con una maggiore presenza di persone nate in Cina, pari al 9,8% delle persone con cariche nate all'estero, seguita da Romania con 9,6%, Marocco con 8,5%, Albania con 7,3%, Bangladesh con 4,7%, Svizzera con 4,6%, Germania con 4,3%, Egitto con 3,8% e Pakistan con 3,1%.
Quota degli occupati stranieri nei paesi Ue
Terzo trimestre 2022, % occupati 15-64 anni - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
Quota occupati stranieri 2018-2022
I trim. 2018- III trim. 2022, % occupati 15-64 anni - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Quota occupati stranieri per regione e ripartizione
2021, % occupati 15-64 anni - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat