STUDI – Calzaturieri&calzolai: oltre 11mila imprese e 72mila addetti, il 60% in MPI ed esportazioni per 12,8 miliardi di euro
Il 2022 vede la Moda come traino della produzione manifatturiera dopo esserne stato il comparto più colpito dalla crisi dovuta alla pandemia: se il Manifatturiero cresce dello 0,8% in un anno, la Moda tocca il 7,8% e l’analisi di maggior dettaglio settoriale evidenzia che le Calzature crescono del 16,8%, tra 83 comparti manifatturieri risulta al 2° posto dopo la produzione di elettronica di consumo (+43,9%) e con una performance migliore anche rispetto al +14,9% delle Calzature nella media dell'Ue.
La filiera della produzione e riparazione di calzature è una delle eccellenze del nostro Paese in cui micro e piccole imprese e l'artigianato giocano un ruolo primario. Alla fine del I trimestre 2023 in Italia nella filiera calzaturieri e calzolai operano 11.183 imprese e contano quasi 72mila addetti. Importante l'apporto delle micro e piccole imprese (MPI), che concentrano il 60,0% dell'occupazione di calzaturieri e calzolai, quota che supera di 10,8 punti percentuali il 49,2% registrato nel totale della Manifattura. La filiera è ad alta vocazione artigiana: sono 7.407 le imprese artigiane di cui 4.408 imprese artigiane di produzione (59,5%) e di 2.999 imprese della riparazione (il restante 40,5%).
I dati chiave del settore sono stati presentati dall’Ufficio Studi nel corso del seminario "Quali opportunità per ampliare i propri servizi? Calzaturieri & Calzolai - Possibili sinergie per una moda più sostenibile" organizzato nell’ambito di un progetto di collaborazione tra Confartigianato Imprese Veneto, Politecnico della calzatura della Riviera del Brenta e l’associazione Calzolai 2.0 aderente a Confartigianato, e tenutosi il 5 giugno a Vigonza (PD). Nel corso dell’evento sono intervenute Alice Lazioli, Responsabile Affari Europei Confartigianato Imprese, che ha illustrato il quadro della normativa Europea in ambito di sostenibilità del Sistema Moda e Maria Luisa Rubino, Responsabile Federazione Moda Confartigianato Imprese, che ha illustrato l’azione di Confartigianato in tema di schema di Decreto EPR tessile. Qui le slides e qui per il video delle presentazioni.
I 71.609 addetti dei due settori di produzione e riparazione delle calzature rappresentano lo 0,4% degli occupati delle imprese in Italia. In chiave regionale, tale quota sale al massimo del 4,0% nelle Marche seguite, da valori sopra alla media, dall’1,1% della Toscana, lo 0,8% del Veneto, lo 0,7% della Puglia e lo 0,6% della Campania. Tra le province Fermo è leader con una incidenza del 21,8%, seguita da quattordici province con valori doppi rispetto alla media: Macerata (5,8%), Barletta-Andria-Trani (3,2%), Pisa (2,4%), Ascoli Piceno (2,2%), Pistoia (2,2%), Forlì-Cesena (2,0%), Arezzo e Lecce (entrambe a 1,9%), Treviso, Caserta e Venezia (tutte con 1,4%), Firenze (1,2%), Pavia (1,1%) e Lucca (1,0%).
Per quanto riguarda le esportazioni le calzature sono uno dei prodotti italiani più apprezzati all'estero ed infatti l'Italia è il primo esportatore dell'Ue con vendite per 12,8 miliardi di euro nel 2022, pari al 2,1% del totale export nazionale: si tratta della terza voce della Moda dopo quello dell’abbigliamento e di borse, pelletteria e cuoio conciato e lavorato. La prima regione esportatrice è il Veneto con 3,3 miliardi di euro ed un quarto (25,4%) delle vendite nazionali, seguita da altre tre regioni che superano il miliardo di vendite all’estero quali Toscana (2,9 miliardi, pari al 22,8%), Lombardia (2,6 miliardi, pari al 20,4%) e Marche (1,4 miliardi, pari al 10,7%): insieme queste regioni concentrano ben il 79,2% delle esportazioni di calzature del nostro Paese. In particolare, tre province superano il miliardo di esportazioni in calzature e da sole rappresentano il 43,9% di quelle nazionali: Firenze (2,4 miliardi, pari al 18,4%), Milano (2,0 miliardi, pari al 15,9%) e Treviso (1,2 miliardi, pari al 9,6%).
Il design e la qualità a 360 gradi sono i tratti peculiari che caratterizzano la produzione calzaturiera italiana. Analizzando la qualità intrinseca delle esportazioni, misurata dal differenziale tra la dinamica del valore medio unitario dell’export e quella dei prezzi alla produzione sul mercato estero, nell’ultimo triennio tale diffireneziale per le calzature è di 15,9 punti, superiore ai 13,4 punti della moda e ai 12,8 punti medi dei prodotti del made in Italy.
Peso occupati in Calzaturieri e calzolai per regione
Anno 2020. % addetti in unità locali di imprese attive di Ateco 2007 15.2 e 95.23 su addetti totale economia non agricola regionale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Esportazioni di calzature per regione
Anno 2022. Milioni di euro. Ateco 2007: 15.2 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica valori medi unitari esportazioni e prezzi alla produzione su mercato estero: Moda, Calzature e totale "no energy"
Anno 2022. Variazione percentuale su 2021 e su 2019 e gap in punti percentuali. Ateco 2007: 13, 14 e 15 e 15.2 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
STUDI – Disoccupazione in Italia -0,8 punti vs -0,4 Eurozona. Lavoro e sfide dell’Intelligenza artificiale nel webinar del 12 giugno
Nella primavera del 2023 si conferma il buon andamento del mercato del lavoro, con una performance migliore rispetto agli altri maggiori paesi europei che beneficia di una robusta domanda di lavoro delle micro e piccole imprese. Nel webinar del prossimo 12 giugno organizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato le sfide al lavoro poste dallo sviluppo dell'Intelligenza artificiale.
Si consolida la crescita dell’occupazione - Nonostante l’incertezza derivata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia le imprese hanno continuato a creare lavoro. Ad aprile 2023 prosegue la crescita dell’occupazione (+48 mila rispetto al mese precedente) che porta gli occupati a 23milioni 446mila. In dodici mesi gli occupati totali sono saliti di 390mila unità (+1,7%), grazie all’apporto di 319mila dipendenti in più (+1,8%), aumento completamente determinato dalla componente a tempo indeterminato che cresce di 468mila unità (+3,1%) mentre quella a tempo determinato diminuisce di 149mila unità (-4,8%). Dopo il duro colpo inferto dalla pandemia, torna a salire l’occupazione indipendente, che nel periodo in esame segna un aumento di 71mila unità (+1,4%).
Le MPI protagoniste della ripresa - La domanda delle micro e piccole imprese (MPI) è un driver della crescita del lavoro dipendente, in particolare per il lavoro stabile: le imprese fino a 50 dipendenti, a cui si riferisce il 48,9% dei dipendenti in forza, determinano il 65,6% delle entrate previste tra maggio e luglio 2023 rilevate da Unioncamere-Anpal.
Il ruolo delle imprese artigiane: una analisi territoriale - I risultati dell’indagine congiunturale dell’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza pubblicati venerdì scorso confermano il contributo dell’artigianato all’aumento dell’occupazione dipendente: nel 2022 i dipendenti delle imprese artigiane vicentine salgono dell’1,9% rispetto all’anno precedente, con una intensità maggiore rispetto al +1,5% calcolato per il totale delle imprese della provincia. Qui il servizio con la presentazione dei dati da parte dell’Ufficio Studi.
Trainano le donne – Tornando all’analisi dei dati mensili sul mercato del lavoro, ad aprile 2023 la crescita dell’occupazione su base annua (+1,7%) è guidata dalle donne, in aumento di 217mila unità rispetto ad un anno prima, con un tasso di crescita del 2,2%, quasi un punto superiore al +1,3% registrato dai maschi, corrispondente ad un aumento in valore assoluto di 173 mila unità. Uno spunto positivo si registra per i giovani under 25, in aumento di 84 mila unità, pari al +7,4%.
Nel confronto europeo Italia best performer – Dopo l’invasione dell'Ucraina l’Italia registra un calo del tasso di disoccupazione di 0,8 punti (gennaio 2022-aprile 2023), un ritmo doppio rispetto alla riduzione di 0,4 punti della media europea e risultando migliore rispetto a Francia (-0,3 punti) e Germania (-0,2 punti). Anche sulla riduzione del tasso di disoccupazione agisce il migliore andamento della componente femminile, che nel periodo in esame segna una riduzione di 1 punto del rapporto tra disoccupate e forza lavoro, di intensità quasi doppia del calo di 0,6 punti registrato dalla componente maschile.
Le sfide al lavoro dell’Intelligenza artificiale nel webinar del 12 giugno - Le conseguenze sul sistema delle professioni dello sviluppo dell’Intelligenza artificiale saranno esaminate nel webinar di presentazione del 25° report di Confartigianato ‘Intelligenza artificiale, lavoro e imprese’ organizzato per lunedì 12 giugno 2023 dall’Ufficio Studi e dalla Direzione Politiche economiche, con il seguente programma:
PROGRAMMA WEBINAR LUNEDÌ 12 GIUGNO 2023, ORE 12.00-13.15
Introduzione di Vincenzo Mamoli, Segretario Generale
Congiuntura alle porte dell’estate e un focus sugli effetti dell’IA su lavoro e imprese, di Enrico Quintavalle, Responsabile Ufficio Studi
Alcune evidenze territoriali, di Licia Redolfi, Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia
Conclusioni di Bruno Panieri, Direttore Politiche Economiche
Info per iscrizioni al webinar
Dinamica occupati per posizione ad aprile 2023
Aprile 2023. Variazione assoluta in migliaia e % su aprile 2023, dati destagionalizzati - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
STUDI – Turchia tra i mercati top più dinamici del made in Italy: +25,4% nel primi quattro mesi del 2023
Le elezioni in Turchia di domenica scorsa, con la riconferma di Erdogan come Presidente della Repubblica, hanno messo in primo piano un Paese che, tra i principali mercati del made in Italy, ha registrato un maggiore dinamismo delle esportazioni.
A marzo 2023 l’export annualizzato verso la Turchia ammonta a 14.263 milioni di euro, le importazioni sono pari a 11.834 milioni, per un saldo positivo di 2.429 milioni.
Nel confronto internazionale riferito al 2022, l’Italia è il 2° esportatore verso la Turchia dell'Unione europea, con vendite per 13,4 miliardi di euro, dietro alla Germania (26,9 miliardi) e davanti a Francia (9,2 miliardi), Paesi Bassi (8,6 miliardi), Belgio (7,2 miliardi) e Spagna (6,8 miliardi).
Il trend nel 2023 – Nonostante il deprezzamento della lira turca, che ha influito sulla competitività dei beni importati, una crescita sostenuta – il PIL della Turchia nel 2022 è salito del 5,6% e nel 2023 è previsto al +2,7% - ha sostenuto la domanda delle esportazioni italiane. Nel primo trimestre del 2023 l’export sale del 9,8% rispetto lo stesso periodo dell'anno precedente, e tra i maggiori partner commerciali, si osserva una maggiore crescita per Cina (+92,5%) e Turchia (+31,4%); seguono a maggiore distanza, seppur con un dinamismo superiori alla media, Romania (+12,8%), India (+11,5%), Francia (+10,5%) e Austria (+10,3%). L’analisi dei dati preliminari riferiti ad aprile 2023 registra, per il secondo mese consecutivo, una diminuzione su base mensile dell’export extra Ue, ma in controtendenza, la Turchia presenta la migliore performance (+8,5%) davanti a Giappone (+6,7%) e Stati Uniti (+6,6%). Nel complesso dei primi quattro mesi del 2023 l’export extra Ue sale dell’8,9%, con una accentuazione per Cina (+69,3%) e Turchia (+25,4%).
Le tendenze per settore - Tra i prodotti del made in Italy più venduti in Turchia il maggiore dinamismo nel primo trimestre 2023 è registrato per i Prodotti delle altre attività manifatturiere salgono del 69,9% (il settore ha una quota dell’8,8% dell’export sul mercato turco); in questo raggruppamento il 54% è rappresentato dalla gioielleria e il 30% da strumenti e forniture mediche. Seguono i prodotti della moda che registrano +46,5% (quota del 7,6%), macchinari e apparecchi con +38,4% (prodotto più venduto con quota del 20,9%), mezzi di trasporto con +30,3% (quota del 12,3%), metalli di base e prodotti in metallo con +24,7 (quota del 12,0%), mentre i prodotti chimici scendono del 2,2% (quota del 10,3%). Nel primo grafico il dettaglio dell’export per settori nel 2022.
Turchia mercato più dinamico anche per crescita dei volumi esportati - Considerato il periodo di elevata inflazione, sulla crescita del valore dell'export influiscono gli aumenti dei listini prezzi delle imprese. L’analisi della dinamica dei volumi esportati nei primi quindici mercati del made in Italy mostra che quello rappresentato dalla Turchia è quello più dinamico, segnando nel 2022 un aumento del +14,3% dei volumi esportati, migliore del +6,8% degli Stati Uniti, del +3,8% della Polonia, del +1,7% dell'Austria e del +1,3% della Svizzera.
I territori più esposti sul mercato turco – L’export verso la Turchia pesa, in media nazionale, lo 0,8% del valore aggiunto. In chiave territoriale la maggior esposizione sul mercato turco la registriamo in Sicilia dove l'export - per la maggior parte determinata da raffinati del petrolio - pesa l’1,7% del valore aggiunto regionale. Seguono con valori superiori alla media, Toscana con 1,5%, Piemonte con 1,3%, Friuli-Venezia Giulia con 1,2%, Lombardia con 1,0% ed Emilia-Romagna e Veneto, entrambe con 0,9%.
Tra le province, la maggiore esposizione si registra a Siracusa con export che vale il 20,6% del valore aggiunto provinciale: il mercato turco è il secondo più importante per le raffinerie siracusane, concentrando il 12,8% dell’export provinciale in questo settore. Seguono Arezzo con 11,8% - territorio per il quale la Turchia è il terzo mercato delle esportazioni di gioielleria della provincia - Asti con 5,8%, Avellino con 4,3%, Biella con 2,6%, Terni con 2,3%, Belluno e Vicenza, entrambe con 2,0%, Cremona e Bergamo entrambe con 1,4%, Ravenna, Chieti e Mantova con 1,3%, Brescia, Piacenza, Prato e Alessandria con 1,2%.
Made in Italy in Turchia per settore
2022, milioni di euro - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Esposizione made in Italy in Turchia per regione
2022, export in % del valore aggiunto - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
STUDI - Energia solare sui capannoni: benefici su competitività imprese e uso rinnovabili senza consumo di suolo
Una delle strade da percorrere per contrastare la caduta competitività dell'economia italiana a causa dei più elevati costi energetici, è quello dello sviluppo dell'uso del fotovoltaico da parte delle imprese. L'installazione degli impianti fotovoltaici sopra gli immobili produttivi delle aziende consente di ridurre il consumo di suolo, uno dei fattori che rendono più fragile il territorio, esponendolo agli effetti devastanti del cambiamento climatico.
Il divario di competitività dei costi dell'energia, lo ricordiamo, è molto elevato: una nostra recente analisi indica che nella seconda metà del 2022, in Italia i prezzi di riferimento per le micro e piccole imprese, relative a consumi di energia elettrica superano del 60,0% la media dell’Eurozona, mentre per quelli del gas il gap è del 47,8%.
Elevato potenziale di sviluppo Nel 2022 le imprese manifatturiere, delle costruzioni e dei servizi, esclusa agricoltura e produzione di elettricità, hanno generato 9.843 GWh di energia elettrica da 153.225 impianti fotovoltaici. Oltre un terzo (38,0%) della produzione, pari a 3.740 GWh, è stata autoconsumata. Una analisi controfattuale, che applica un modello di benchmarking secondo il quale ciascuna regione si allinea alla migliore della propria ripartizione per rapporto tra potenza installata e addetti nei due macro settori in esame - manifatturiero no energy e terziario - evidenzia che l’adeguamento porterebbe ad un aumento del 76,4% della produzione da fotovoltaico nelle imprese.
Competitività e minore consumo di suolo - L'utilizzo degli impianti fotovoltaici rappresenta un driver della transizione green delle imprese. Secondo una analisi svolta da Confartigianato Padova e Smart Land, con l'installazione di pannelli solari sui tetti dei capannoni industriali e artigianali della provincia di Padova, si coprirebbe l’84,5% del fabbisogno energetico delle aziende. Questa analisi applicata alla manifattura marchigiana – presentata dall’Ufficio Studi nel corso di un convegno di Confartigianato Marche all'Istao - evidenzia che nell'ipotesi controfattuale che il 60% di capannoni industriali e artigianali sia dotato di impianto fotovoltaico, si raggiungerebbe l'autosufficienza dei consumi elettici del comparto della regione.
Uno sviluppo del fotovoltaico guidato dalle installazione degli impianti sui tetti degli immobili produttivi associa un maggiore uso delle rinnovabili al contenimento del consumo di suolo, uno dei fattori che amplifica gli effetti del dissesto idrogeologico.
Lo sviluppo del fotovoltaico con impianti a terra, infatti, ha determinato un rilevante consumo di suolo. A fine 2022 il 34% della potenza installata è su impianti a terra, a fronte del restante 66% riferito a impianti collocati su edifici, capannoni, tettoie, serre ecc. Secondo la rilevazione dell'Ispra, a livello nazionale, tra il 2006 e il 2021 la seconda causa del consumo di suolo (non considerando i cantieri, per loro natura temporanei) è rappresentato dagli impianti fotovoltaici terra con un consumo di 14.625 ettari (ha), collocandosi dietro agli edifici con 18.206 ettari. Nell’arco dei quindici anni in esame, il consumo di suolo da fotovoltaico a terra ha superato del 37,0% quello determinato dalle infrastrutture di trasporto: strade, ferrovie, porti e aeroporti.
Cause del consumo di suolo
2006-2021 – ha, escluse aree non classificate - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Ispra
Produzione impianti fotovoltaici imprese no energy per settore
2022, GWh produzione lorda, esclusi 3511 produzione energia elettrica e restanti settori industria e terziario - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati GME
ALLUVIONE - Solidarietà e sostegno alle popolazioni e imprese colpite dall'alluvione in Emilia Romagna
Confartigianato Emilia Romagna si mobilita per offrire solidarietà e sostegno alle popolazioni e agli imprenditori colpiti dall'alluvione nella regione. In collaborazione con la Confederazione, l'associazione ha avviato una raccolta fondi per sostenere i territori devastati dalla calamità.
Il conto corrente per effettuare donazioni è intestato a:
CONFARTIGIANATO IMPRESE EMILIA ROMAGNA – ALLUVIONE EMILIA ROMAGNA 2023
e ha le seguenti coordinate:
IT28R0623002411000030538939
Inoltre, è stato istituito un presidio di emergenza per offrire supporto alle imprese in difficoltà a causa dei danni provocati dal maltempo. Confartigianato Emilia-Romagna mantiene contatti con le autorità locali, la Protezione Civile e gli istituti finanziari per garantire l'assistenza necessaria agli imprenditori e ai commercianti colpiti.
Per ulteriori informazioni e richieste di aiuto, è possibile contattare il numero di emergenza: 351 5604519.
Sui media Confartigianato testimonia i danni subiti dalle imprese
Leggi tutte le notizie sull'alluvione in Emilia Romagna