STUDI – Medio Oriente in fiamme: con crisi geopolitiche e tensione prezzi energia a rischio 0,2 punti di PIL nel 2025 e 0,5 punti nel 2026

 La crescente situazione di instabilità in Libano a seguito dei bombardamenti in corso su varie aree del Paese ha ulteriormente acuito le tensioni in Medio Oriente. Il perdurare di una diffusa instabilità geopolitica rallenta la ripresa del commercio internazionale: secondo gli ultimi dati del CPB World Trade Monitor, nei primi sette mesi del 2024 il volume del commercio mondiale sale dell’1,1% a fronte di una crescita del +2,8% prevista per quest’anno da parte del Fondo monetario internazionale.

Le ultime tendenze del commercio internazionale e le ricadute sul sistema delle imprese saranno esaminate nel corso del webinar di lunedì prossimo,7 ottobre 2024 in cui sarà presentato il 31° Report su trend economia, congiuntura e MPI, ‘Filiere del made in Italy, congiuntura e prospettive della politica di bilancio’.

I rischi derivanti da una debole ripresa del commercio internazionale e una risalita dei prezzi dell’energia, potenzialmente innescabile da una escalation della crisi in Medio Oriente, impattano negativamente sulla crescita dell’economia italiana. Nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 varato dal Governo venerdì scorso sono proposti alcuni scenari di rischio che valutano l’impatto sulle previsioni macroeconomiche di alcune ipotesi sulle variabili esogene internazionali meno favorevoli rispetto al quadro di riferimento. Nello scenario che prevede un andamento meno vigoroso della domanda mondiale - che ipotizza un tasso di crescita dell'export inferiore di mezzo punto percentuale nel 2025 e di un punto nel 2026 - il tasso di crescita del PIL risulterebbe inferiore, rispetto al quadro di riferimento del Piano, di 0,1 punti percentuali nel 2025, 0,3 punti nel 2026 e 0,1 punti nel 2027. Nel caso di evoluzione meno favorevole dei prezzi dei beni energetici - quotazioni di petrolio e gas maggiori, rispetto allo scenario di riferimento, rispettivamente, di 10 dollari e 10 euro sia nel 2025 che nel 2026 - si registrerebbe un tasso di crescita del PIL inferiore, rispetto al quadro di riferimento del Piano, di 0,1 punti percentuali nel 2025 e 0,2 punti nel 2026. Nel totale i due rischi esaminati cumulano un effetto recessivo di 0,2 punti di PIL nel 2025 e di 0,5 punti nel 2026.

Medio Oriente: export made in Italy e import di energia - L'allargamento del conflitto nel Medio Oriente interessa un’area che è strategica per l'Italia per la fornitura di commodities energetiche, e rappresenta un rilevante mercato di sbocco di prodotti made in Italy. I paesi dell'area del Medio Oriente concentrano quasi un terzo delle forniture di energia all’Italia, mentre rappresentano un mercato che nel 2024 (ultimi dodici mesi a luglio), vale 25,9 miliardi di euro, pari al 4,1% del totale dell'export italiano.

Il mercato mediorientale, nel suo complesso, nei primi sette mesi del 2024 manifesta segnali di resilienza, con un aumento del 7,0% dell'export a fronte di una stazionarietà del totale dell’export nel mondo, con un maggiore dinamismo rispetto all’aumento dell'1,8% dei paesi extra Ue.

Il settore di esportazione più rilevante è quello dei macchinari e impianti con il 25,3% dell’export verso il Medio Oriente, seguito da altre manifatture – che comprendono i mobili, la  gioielleria e l’occhialeria - con  il 12,5%, moda con il 9,2%, mezzi trasporto con l’8,8%, metallurgia e metalli con il 7,7%, alimentare e bevande con il 7,2% e apparecchiature elettriche con il 7,0%.

L’analisi per paese evidenzia che il primo mercato del Medio Oriente è quello degli Emirati Arabi Uniti con il 26,8% dell’export del 2023 nell’area, seguiti da Arabia Saudita con 19,4%, Israele con 13,4%, Qatar con 10,7%, Kuwait con 9,0%. Seguono Libano (4,5%), Iraq (3,6%), Giordania (2,5%), Repubblica islamica dell'Iran (2,4%), Oman (1,7%), Azerbaigian (1,5%), Georgia (1,5%), Armenia (1,3%), Bahrein (1,1%), Yemen (0,3%), Siria (0,2%) e Territorio palestinese occupato con 45 milioni (0,2%).

In chiave dinamica, tra i maggiori mercati del Medio Oriente si registra una crescita dell'export verso Arabia Saudita (+23,5%) ed Emirati Arabi Uniti (+21,8% nei primi sei mesi del 2024), mentre sono in flessione le vendite del made in Italy in Qatar (-41,6%), Kuwait (-17,7%) e Israele (-10,0%).

I territori più esposti in Medio Oriente. Considerando le più recenti rilevazioni sulle esportazioni a livello territoriale riferite all’anno terminante a giugno 2024, le esportazioni di prodotti manifatturieri in Medio Oriente rappresentano l’1,53% del valore aggiunto dell’Italia, valore superato dall’1,88% del Nord-Ovest e dell’1,86% del Nord-Est, mentre il Centro si attesa sull’1,42% ed il Mezzogiorno è a 0,65%.

A livello regionale risulta più esposta la Toscana le cui esportazioni di made in Italy in Medio Oriente rappresentano il 2,95% del valore aggiunto regionale ed ammontano a 3,1 miliardi di euro, pari al 12,6% delle vendite italiane nell’area. Superano inoltre l’esposizione media nazionale: il Piemonte con il 2,09% (2,6 miliardi di vendite, pari al 10,4%), l’Emilia-Romagna con il 2,07% (3,1 miliardi di vendite, pari al 12,5% del totale vendite italiane nell’area), il Veneto con il 2,02% (3,0 miliardi di vendite, pari al 12,2%), la Lombardia con l’1,91% (prima regione esportatrice nell’area con 7,1 miliardi di vendite e una quota di 28,5%) ed il Friuli-Venezia Giulia con l’1,77% (645 milioni di euro di vendite, pari al 2,6%).

Per quanto riguarda la dinamica dell’export di made in Italy in Medio Oriente, a fronte di crescita pari al 4,3% nel primo semestre del 2024 (migliore del +6,6% dello stesso periodo del 2023), crescono tra le regioni più esposte: la Toscana con il +20,4% (meglio rispetto al +17,7% di un anno prima), la Lombardia con il +11,3% (peggio rispetto al precedente +12,9%) e l’Emilia-Romagna con il +9,0% (meglio rispetto al corrispondente +8,7%). All’opposto si rilevano cali, oltretutto in controtendenza rispetto al I semestre 2023, per il Friuli-Venezia Giulia che segna un pesante -60,5% (era +0,3%), seguito dal Veneto con -8,8% (era +3,4%) e dal Piemonte con il -7,6% (era al +2,2%).

A livello provinciale risultano esposte più il doppio della media: Arezzo (11,79%), Siracusa (5,30%), Vercelli (4,99%), Massa-Carrara (4,89%), Vicenza (3,96%), Cagliari (3,93%), Trieste (3,50%), Firenze (3,46%), Piacenza (3,32%) e Belluno (3,08%). Seguono con esposizione superiore alla media: Modena (2,96%), Varese (2,87%), Bergamo (2,72%), Lecco (2,64%), Monza e Brianza (2,46%), Siena (2,40%), Torino (2,39%), Bologna (2,35%), Cuneo (1,96%), Treviso (1,96%), Padova (1,94%), Reggio Emilia (1,87%), Milano (1,78%), Macerata (1,74%), Lucca (1,72%), Lodi (1,72%), Pordenone (1,70%), Alessandria (1,66%), Brescia (1,64%), Ascoli Piceno (1,61%), Parma (1,60%) e Forlì-Cesena (1,54%).

 
Esposizione sul mercato del Medio Oriente per regione
Export manifatturiero dei 12 mesi terminanti a giugno 2024 in % al valore aggiunto 2021 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Dinamica delle esportazioni manifatturiere sul mercato del Medio Oriente nel I semestre 2024 per regione
I semestre 2024. Variazione %. Pallini verdi: performance migliore vs anno precedente - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


DigiSOC- Confartigianato partecipa a Vilnius (Lituania) alla Conferenza finale del Progetto DIGISOC per il dialogo sociale europeo

Confartigianato ha partecipato alla Conferenza finale prevista nell’ambito del Progetto europeo DigiSoc – Digital Social Partners che si è tenuta a Vilnius (Lituania) il 25 settembre 2024  con i partner europei provenienti da Romania, Slovenia, Spagna, Lituania, Ungheria, Cipro e Italia e il coinvolgimento di SMEUnited.

Il Progetto DigiSoc ha l’obiettivo di approfondire il tema dell’utilizzo degli strumenti digitali nel mercato del lavoro, nell’ambito dell’Accordo quadro sulla digitalizzazione concluso dalle Parti sociali europee nel 2020. Inoltre, il progetto intende rafforzare il ruolo delle parti sociali europee, promuovendo momenti di formazione e strumenti ad hoc per garantire una maggiore diffusione di notizie e informazioni sulle politiche UE in ambito sociale.

Confartigianato, coordinatore della fase progettuale (WP2) riguardante l’implementazione dell’Accordo, ha presentato a Vilnius il Report comparativo finale in cui sono stati raccolti e messi a confronto i risultati dei sette seminari nazionali organizzati nei diversi Paesi, raccolte le buone pratiche realizzate e individuate alcune raccomandazioni di base per gestire le sfide ed i rischi della digitalizzazione nel mercato del lavoro.

L’incontro è stato anche l’occasione per ciascun partner di presentare il proprio Report nazionale, confrontarsi e condividere indicazioni e pratiche di implementazione in materia di digitalizzazione presenti in ciascun Paese.

Confartigianato Imprese, a conclusione dell’importante attività di coordinamento svolta nell’ambito del progetto, ha proseguito l’attività di rafforzamento delle proprie relazioni con alcune delle più importanti organizzazioni che fanno parte della famiglia di SMEUnited, confermando ancora una volta il suo impegno nel dar voce anche in ambito europeo alle necessità e ai bisogni delle micro e piccole imprese italiane di fronte alle sfide future.


STUDI – Passaggio generazionale per il 9,1% delle imprese. Ad ottobre il Master di Confartigianato

La profonda crisi demografica in corso sta determinando un invecchiamento della popolazione che interessa anche gli imprenditori, con un aumento della quota di imprese gestite da senior con 60 anni ed oltre. Il progressivo invecchiamento della classe imprenditoriale rende strategico per l’economia italiana il passaggio generazionale nelle imprese, una fase particolarmente critica nella vita dell’azienda che, insieme al trasferimento del controllo  all’interno della famiglia, innesca profondi processi di trasformazione strutturale dell’impresa.

Il Master di Confartigianato - Per accompagnare le imprese nel delicato processo di passaggio di consegne da una generazione all’altra, la Direzione Politiche Fiscali e la Scuola di Sistema di Confartigianato, in collaborazione con Eutekne, organizza un Master sul passaggio generazionale, che parte il prossimo 2 ottobre 2024, nel corso del quale saranno approfonditi gli aspetti civilistici, fiscali e contabili della successione e donazione di aziende e partecipazioni. Per programma e adesioni si veda l’Informativa n. 36/2024 della Direzione delle Politiche Fiscali.

Glaciazione demografica, imprenditori e artigianato - Sull’economia italiana si riverberano gli effetti di una vera e propria glaciazione demografica, determinata da denatalità e invecchiamento della popolazione, come esaminato nel rapporto dell'Ufficio Studi “La ricerca del lavoro perduto” all’Assemblea di Confartigianato in cui è intervenuta Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. La contrazione demografica influirà anche sulla forza lavoro: tra il 2024 e il 2050 la popolazione in età lavorativa (20-64 anni) diminuirà di 7 milioni (-20,4%), corrispondente alla forza lavoro attuale del Nord Ovest del Paese.

In tale contesto, cala il peso dei giovani anche nel segmento del mercato del lavoro rappresentato dagli imprenditori a lavoratori autonomi. Se nel 2004 in Italia gli occupati indipendenti under 35 erano 1 milione 512 mila mentre quelli con 60 anni e oltre erano 605 mila, nel 2023 il rapporto si inverte, con i giovani indipendenti che sono più che dimezzati, scendendo a 719 mila e venendo superati fin dal 2018 dagli imprenditori e lavoratori autonomi senior che nel 2023 salgono a 897 mila unità.

L’evoluzione demografica impatta anche sull’artigianato. Se nel 2014 la quota di giovani artigiani, titolari e collaboratori, era del 15,0% e superava il 14,3% degli imprenditori artigiani con 60 anni ed oltre, nel 2023 la quota dei giovani artigiani è crollata al 9,3% mentre è salita di quasi dieci punti, arrivando al 23,5%, quella dei titolari artigiani senior.

Imprese familiare e passaggio generazionale - Nel 2022 si conferma tra le imprese italiane la forte presenza di imprese familiari, controllate da una persona fisica o una famiglia, pari all’80,9% del totale delle imprese con almeno 3 addetti (nel 2018 era il 75,2%).

Tra il 2016 e il 2022 il 9,1% delle imprese dichiara di aver affrontato almeno un passaggio generazionale. Il passaggio generazionale include operazioni di trasferimento e successione nella conduzione dell’impresa tra soggetti legati da vincolo di parentela e/o affinità.

Nel passaggio generazionale il ruolo della famiglia proprietaria o controllante si è mantenuto in oltre due terzi dei casi e rafforzato in meno di un quinto: nel complesso, nel 94,8% dei casi dopo il passaggio generazionale si mantiene o rafforza il ruolo della famiglia proprietaria o controllante

In chiave territoriale, le regioni con la più alta propensione al passaggio generazionale sono la Provincia Autonoma di Bolzano con l’11,9% di imprese che hanno effettuato il passaggio generazionale negli ultimi 6 anni, confermando una forte tendenza a mantenere la continuità familiare. Seguono il Veneto con l’11,6% - con variazione più alta tra tutte le regioni tra il 2022 e il 2018 – e la Lombardia con l’11,2%. Il fenomeno segna una marcata salita anche in Emilia-Romagna e Molise. All’opposto, le regioni dove è più bassa propensione al passaggio generazionale sono il Lazio con il 6,0%, la Campania con il 6,3% e la Sicilia con il 6,6%.

I dati delle imprese interessate da passaggio generazionale dal 2016 al 2022 nelle regioni e province nell'Appendice statistica del report ‘Giovani, impresa e lavoro, tra presente e futuro’ presentato alla Convention 2024 dei Giovani imprenditori da Enrico Quintavalle Responsabile dell’Ufficio Studi Confartigianato e Licia Redolfi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia.
 
Imprese interessate  da passaggio generazionale tra il 2016 e il 2022 per regione
Anni 2016-2022 - % su imprese attive con 3 e più addetti controllate da persona fisica o famiglia - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Quota imprenditori artigiani under 35 e 60 anni e oltre in Italia
2014-2023, % sul totale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Inps