CAAF - ISEE 2025: il supporto del Caaf Confartigianato per orientarsi tra le novità

Con la scadenza del 31 dicembre, tutte le certificazioni ISEE rilasciate nel corso del 2024 hanno perso la loro validità. In risposta, gli operatori territoriali del Caaf Confartigianato si sono attivati fin dai primi giorni di gennaio per elaborare e inviare le Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU) dei cittadini, al fine di garantire la continuità delle agevolazioni e dei diritti ai quali hanno diritto. La cessazione di validità delle ISEE già rilasciate nel 2024, riguarda non solo l’ISEE ordinario ma anche di tutti gli altri indicatori ad esso collegati e, quindi, l’ISEE per minori, quello per l’università (ISEU), per le prestazioni socio/sanitarie e finanche l’ISEE corrente.
A partire dal 1° gennaio le nuove ISEE 2025 dovranno fare riferimento alla situazione reddituale del 2023 e a quella patrimoniale (mobiliare ed immobiliare) esistente al 31 dicembre 2023. E’ importante ricordare che coloro che stanno percependo prestazioni assistenziali o agevolazioni economiche vincolate all’ISEE devono ricordarsi di aggiornare questo indicatore per il 2025 presentando una nuova DSU, al fine di poter continuare a percepire il beneficio. Nel 2025 i CAF continueranno ad essere impegnati anche nella gestione delle domande, da trasmettere all’INPS, per l’ottenimento dell’assegno di inclusione (ADI), introdotto dal D.L. nr. 48/2023, e del Supporto alla formazione e lavoro (SFL). L’ADI, a differenza del reddito di cittadinanza abolito dal 2024, richiede non solo la presentazione di una domanda, ma anche l’adesione a percorsi personalizzati che potrebbero includere, oltre alla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale (PAD) sempre necessario, il Patto di Inclusione Sociale (PaIS) e/o il Patto di Servizio Personalizzato (PSP), e la conferma della situazione del nucleo familiare.
La circolare INPS nr. 105 del 16 dicembre 2023 ribadisce che la presenza dell’Attestazione dell’ISEE in corso di validità è la condizione richiesta al momento della compilazione della domanda di accesso al beneficio. Ai fini del riconoscimento dell’ADI, infatti, l’articolo 2, comma 2, lettera b), nr. 2) del D.L. nr. 48/2023 prevede il possesso di un indicatore di situazione economica equivalente (ISEE) in corso di validità. In caso di nucleo comprendente minori è necessario lo specifico indicatore ISEE.
Novità di quest’anno per gli ultraottantenni è la misura agevolativa definita “Prestazione Universale assistenziale per il sostegno della domiciliarità e dell'autonomia”. La domanda può essere presentata tramite il nostro Patronato INAPA, ma occorre, ugualmente l’Attestazione ISEE.
Hanno diritto alla prestazione le persone anziane non autosufficienti che:

abbiano età anagrafica pari o superiore a 80 anni, e il riconoscimento di un livello di bisogno assistenziale gravissimo;
abbiano un ISEE sociosanitario ordinario non superiore a 6mila euro;
siano beneficiari dell’indennità di accompagnamento.

Per coloro ai quali spetta, invece, l’Assegno Unico Universale per i figli, l’aggiornamento dell’ISEE va fatto entro il 28 febbraio per percepire l’importo esatto già da marzo, o entro il 30 giugno per avere gli eventuali arretrati spettanti da marzo in poi. Coloro che ritengono più favorevole una ISEE che faccia riferimento ad una situazione reddituale più recente (ultimi dodici mesi) possono chiedere l’Attestazione dell’ISEE corrente che, a partire dal mese di aprile 2025, può coinvolgere anche il patrimonio da riferirsi al 31 dicembre 2024 anziché al 2023.
E’ importante prendere sempre visione della documentazione necessaria per l’individuazione dei dati corretti da far calcolare nell’ISEE poiché, essendo la maggior parte di essi autocertificati dal dichiarante nella DSU, in caso errore, il cittadino potrebbe essere perseguito per false dichiarazioni. Gli sportelli territoriali del CAAF CONFARTIGIANATO saranno tenuti anche all’archiviazione di tutta la documentazione necessaria ai fini di eventuali futuri controlli. Di seguito la lista dei documenti necessari per la compilazione delle DSU 2025 (clicca QUI). Lo scorso anno – 2024 – il dato nazionale delle Attestazioni ISEE elaborate dal CAAF CONFARTIGIANATO è risultato abbastanza in linea con quello registrato nel 2023, registrando un numero di domande DSU attorno alle 140.000.
Le sedi territoriali del CAAF CONFARTIGIANATO sono già operative e prestano il servizio sulla base della convenzione di servizio sottoscritta con l’INPS a valere per il biennio 2024/2025. Tale convenzione disciplina le modalità di erogazione di assistenza su scala nazionale. Gli operatori sono periodicamente formati sulla novità in materia di ISEE e saranno pronti ad accogliere i cittadini per ogni loro esigenza.

Lista dei documenti necessari per la compilazione delle DSU 2025


STUDI – Scenari 2025 nel webinar del 13 gennaio con anticipazioni su IlSussidiario.net

Gli scenari dell’economia italiana per il 2025 sono caratterizzati da una marcata incertezza. Al consolidamento della crescita - sostenuta dal rientro dell’inflazione, dall’allentamento delle politiche monetarie e dal mercato del lavoro in espansione - si contrappongono le tensioni geopolitiche, le difficoltà della manifattura e dell’export, le crisi della moda e della meccanica e una politica fiscale intonata alla prudenza.

Le prospettive del 2025 nel webinar del 13 gennaio 2025 – Una analisi degli scenari e delle ricadute delle crisi globali sulle imprese italiane sarà proposta nel webinar organizzato dall’Ufficio Studi in collaborazione con la Direzione Politiche economiche che si terrà il prossimo 13 gennaio 2025, dalle ore 12.00 alle 13.15 in cui sarà presentato il 32° Report su trend economia, congiuntura e MPI, ‘2025: le prospettive dell’economia, in bilico tra ripresa e crisi globali’.

Nel corso del webinar, saranno esaminate le più recenti tendenze macroeconomiche e della congiuntura, l’evoluzione delle crisi della moda e della meccanica e le direzioni delle politiche economiche, dopo il taglio dei tassi da parte della BCE dello scorso 12 dicembre e l’approvazione della manovra di bilancio.

Programma webinar lunedì 13 gennaio 2025, ore 12.00-13.15
Introduzione di Vincenzo Mamoli, Segretario Generale
La congiuntura e le prospettive di politica economica, di Enrico Quintavalle, Responsabile Ufficio Studi
Le tendenze territoriali, di Carlotta Andracco, Ufficio Studi Confartigianato Vicenza
Conclusioni di Bruno Panieri, Direttore Politiche Economiche

Info per iscrizioni al webinar

Alcune anticipazioni del 32° report sono proposte nell’articolo ‘SCENARIO 2025/ Tassi più bassi e Giubileo per non aumentare le tasse e salvare le imprese’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato nei giorni scorsi su IlSussidiario.net.

Per il 2025 si delinea un irrobustimento dei processi di crescita economica, dopo un anno in cui si sono riversati sull’economia italiana ed europea gli effetti della stretta monetaria più pesante della storia dell’euro e di una performance del commercio internazionale più debole delle previsioni. Il rientro dell’inflazione e l'allentamento delle politiche monetarie offrono un contesto più favorevole, ma persistono le incertezze legate alle tensioni geopolitiche e al ritardo nella ripresa del commercio mondiale. La crescita dei dazi e delle misure restrittive continua a rappresentare un freno, alimentando i timori delle imprese di una escalation dei prezzi delle commodities. Le difficoltà su scala globale penalizzano principalmente la manifattura e l'export, mentre i servizi mostrano una maggiore tenuta, ma si osserva un indebolimento della fiducia dei consumatori. Una analisi degli ultimi dati statistici disponibili ci aiutano a meglio delineare le prospettive del prossimo anno.

Secondo le previsioni della Commissione europea il PIL dell’Italia nel 2025 segnerà una crescita dell’1,0%, rafforzando il più debole +0,7% del 2024. La manovra di bilancio per il prossimo anno determina un impulso espansivo di 0,3 punti di maggiore crescita, sostenendo i consumi delle famiglie, maggiori beneficiarie degli interventi di natura fiscale. La domanda è sostenuta dal buon andamento del mercato del lavoro che anche nel 2025 rimane in crescita, con le ore lavorate previste in crescita del +0,5% dopo il più robusto +1,7% del 2024. Sembra tenere la domanda di lavoro nei primi mesi del 2025, ma rimane alta la carenza di manodopera specializzata. Le previsioni di assunzione nel trimestre dicembre 2024-febbraio 2025 sono in aumento dell’1,2%, mentre la difficoltà di reperimento del personale a dicembre 2024 interessa il 48,9% delle entrate previste dalle imprese, quota che sale al 68,2% per gli operai specializzati.

L’elevata instabilità geopolitica indebolisce la ripresa del commercio internazionale, con effetti sull’attività manifatturiera che rallentano la crescita. Mentre le previsioni di ottobre del Fondo monetario internazionale per il 2024 indicano una crescita degli scambi mondiali di beni del 2,6%, nei primi nove mesi del 2024 il commercio internazionale ferma la crescita all’1,5% mentre nei primi dieci mesi dell’anno il volume delle vendite del made in Italy cala del 2,4%. Nei primi tre trimestri del 2024 il valore aggiunto nella manifattura scende dell’1,4% a fronte delle crescite dell’1,5% nelle costruzioni e dello 0,5% nei servizi. La manifattura è in crisi anche in Germania (calo del 2,7% del valore aggiunto) mentre tiene in Francia (+0,1%) ed è in espansione in Spagna (+3,9%).

Appaiono incerti gli spazi di recupero per settori chiave del made in Italy, quali la moda e la meccanica, colpiti da una crisi pesante che nel corso del 2024 ha fatto perdere ricavi alle imprese dei due comparti per 2,9 miliardi di euro al mese.

Sono diffuse tra le imprese della manifattura i timori che le tensioni geopolitiche possano impattare sui prezzi delle commodities. A dicembre 2024 scende il clima di fiducia delle imprese manifatturiere e peggiorano le attese sugli ordini. Nel corso del 2024 i prezzi dell’energia hanno manifestato preoccupanti spinte al rialzo. Ad ottobre i prezzi all’import di gas naturale salgono del 21,5% dai minimi dello scorso marzo mentre il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica a dicembre (media al 22/12) è salito del 56% dal minimo di febbraio 2024.

I dazi annunciati dagli Stati Uniti potrebbero ulteriormente rallentare la ripresa delle vendite del made in Italy. Ricordiamo che gli Stati Uniti, superando la Francia nel 2022, sono il secondo mercato delle esportazioni italiane. Secondo le stime dal National Board of Trade Sweden - agenzia governativa svedese per il commercio internazionale - in uno scenario più sfavorevole, con l'applicazione di dazi addizionali del 20% sulle importazioni degli Usa (del 60% su quelle dalla Cina), si avrebbe un calo del 16,8% dell’export totale dell’Italia verso gli Stati Uniti e nello scenario di una applicazione di dazi aggiuntivi del 10% il calo sarebbe del 4,3%.

Il taglio di venticinque punti base dei tassi di riferimento dello scorso 12 dicembre da parte della BCE appare eccessivamente prudente per sostenere la debole crescita nell’Eurozona. Una eccessiva incertezza sull’evoluzione del costo del credito - che ad ottobre 2024 è del 4,85%, in calo rispetto al 5,01% di settembre ma risulta ancora superiore di 322 punti base all’1,63% precedente alla stretta monetaria – comprime la propensione ad investire delle imprese. Nel 2024 gli investimenti in beni strumentali scendono dell’1,2% e nel 2025 la Banca d’Italia a dicembre li prevede in crescita del 2,7%, ritoccando al ribasso di quasi un punto la previsione di ottobre (+3,6%). Dopo un 2024 ancora intonato alla crescita dell’attività edilizia – anche grazie al sostegno del PNRR - per il prossimo anno è attesa una pesante frenata, con gli investimenti in costruzioni che, sempre secondo le previsioni di dicembre di Banca d’Italia, calano del 3,3%, interrompendo un lungo ciclo espansivo.

La spesa delle famiglie nei primi tre trimestri del 2024 aumenta dello 0,3% su base annua, mentre il volume delle vendite al dettaglio nei primi dieci mesi dell'anno segna un calo dello 0,4% su base annua. A dicembre l’indice della fiducia dei consumatori diminuisce per il terzo mese di fila. Il turismo è sostenuto dalle presenze degli stranieri: l’analisi dei dati, ancora provvisori, dell’Istat indica che tra gennaio e ottobre del 2024 le presenze turistiche ristagnano (-0,3% su base annua), con aumento (+3,5%) delle presenze straniere che compensa il calo (-4,6%) delle presenze dei turisti italiani. Nel 2025 vi potrebbero essere effetti positivi del Giubileo: nel 2000, anno del precedente evento giubilare, la spesa dei turisti stranieri aumentò del 12,0% su base annua, il tasso più elevato registrato nei ventidue anni precedenti alla pandemia (1998-2019).

Sul fronte della finanza pubblica, l’orientamento è rivolto al rientro dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL, confermando un approccio prudente nella politica fiscale. Nel 2024 è tornato in positivo (+0,1% del PIL) l’avanzo primario e, nelle previsioni di novembre della Commissione europea, sale progressivamente nel biennio successivo (+0,5% nel 2025 e +1,1% nel 2026). Il limite alla crescita della spesa pubblica definito nel Piano strutturale di bilancio potrebbe richiedere il finanziamento di interventi di politica economica con nuove imposte. Ma un aumento del carico fiscale rischia di compromettere ulteriormente la competitività dell’economia italiana su cui, secondo la metrica della Commissione europea, grava un carico fiscale (tax burden) che nel 2024 è superiore di 1,7 punti di PIL alla media dell’Eurozona. Tale divario si traduce in una maggiore tassazione per cittadini ed imprese di 36,6 miliardi di euro, equivalente a 620 euro per abitante. Appare necessaria una accelerazione nell’attuazione del PNRR: secondo l’ultima relazione della Corte dei conti, al 30 settembre 2024 il livello della spesa è di 57,7 miliardi di euro, pari al 30% delle risorse del Piano e al 66% di quelle che erano programmate entro il 2024.

Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia, Bce, Commissione europea, Corte dei conti, Cpb, Eurostat, Fondo monetario internazionale, Gme, Istat, Mef, Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Upb.


INNOVAZIONE - Confartigianato Calabria presenta il Polo Digitale: supporto all’artigianato 5.0

Un incontro dedicato all’innovazione tecnologica e al futuro dell’artigianato si è svolto a Catanzaro nell’ambito della terza edizione di “RaccontArti”. Il seminario “Tecnologia e innovazione nei laboratori artigianali”, promosso da Confartigianato Imprese Calabria in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catanzaro, ha posto l’accento su come le nuove tecnologie possano supportare la tradizione artigiana, rendendola competitiva senza alterarne l’essenza.

L’evento ha anche rappresentato l’occasione per annunciare la nascita del Polo di Innovazione Digitale in Calabria, un progetto che partirà nel gennaio 2025 e che mira a rafforzare il legame tra artigianato e tecnologie avanzate.
Innovazione e tradizione: un binomio possibile
Durante il seminario, esperti e imprenditori hanno discusso delle opportunità offerte dall'Industria 4.0 e dall’intelligenza artificiale. L’ing. Gerlando Cuffaro ha evidenziato come l’innovazione possa integrare la tradizione artigiana, lasciando l’artigiano al centro del processo creativo. A seguire, il prof. Antonio Padovano ha illustrato iniziative accademiche che puntano a formare artigiani 5.0, con progetti che combinano design, realtà aumentata e automazione.

Tre imprenditori hanno condiviso le proprie esperienze di successo. Vincenzo Caruso, di FabbrIdea, ha raccontato la trasformazione della sua azienda, che ha saputo coniugare tradizione e design innovativo grazie alla digitalizzazione. Salvatore Mazzei, di Caffè Montano, ha mostrato come la tecnologia abbia migliorato la qualità e la tracciabilità della produzione artigianale del caffè. Graziano Salerno, con il progetto Sartorialitica, ha spiegato come valorizzare le risorse locali, come la pietra vulcanica, attraverso collaborazioni e tecnologie avanzate.
Un Polo per la digitalizzazione
Andrea Scalia, Settore Innovazione, Reti e Progetti di Coesione di Confartigianato Imprese, ha presentato il Polo di Innovazione Digitale, un’iniziativa che coinvolgerà circa 1500 imprese e 30 hub territoriali. Il progetto offrirà strumenti e formazione per affrontare le sfide dell’innovazione tecnologica. Silvano Barbalace, segretario regionale di Confartigianato Calabria, ha concluso sottolineando l’importanza di investire nelle competenze digitali per garantire un futuro sostenibile all’artigianato locale.


STUDI – Gli squilibri del prelievo degli oneri sul prezzo dell’elettricità penalizzano le MPI italiane. Il focus su Quotidiano Energia

Le disparità del prelievo degli oneri generali di sistema sulle micro e piccole imprese (MPI) mette a rischio la competitività del made in Italy, considerato che l’Italia è il primo paese Ue, davanti alla Germania, per occupati nelle MPI manifatturiere.

L’impatto dello squilibrio sul prelievo per oneri sui consumi di energia elettrica sono esaminati nell’articolo ‘Italia prima nella Ue per oneri e accise sul kWh per le Mpi’ a firma di Enrico Quintavalle, Responsabile Ufficio Studi e Valentina Bagozzi, Responsabile Mercato Energia ed Utilities di Confartigianato pubblicato questa settimana su QE-Quotidiano Energia. Qui per i grafici e la tabella proposti nell’articolo.

Secondo i dati di Arera, nel 2023 il gettito per gli oneri di sistema ammonta a 8,2 miliardi di euro - di cui l’83,0% sui clienti non domestici - con un sistema di prelievo per unità di consumo fortemente regressivo, che penalizza le piccole imprese italiane in modo più accentuato dei competitor europei. Le imprese in bassa tensione determinano il 34,0% dell'energia prelevata dalle imprese del settore non domestico, ma pagano il 50,3% degli oneri, comprendendo il finanziamento del 38% di 1,1 miliardi di euro di agevolazione per le imprese a forte consumo di energia elettrica, di cui solo lo 0,3% è beneficiato dalle imprese in bassa tensione.

La presenza di un eccessivo e squilibrato prelievo è confermata dall'analisi di dati Eurostat, da cui emerge che nel primo semestre del 2024 in Italia il peso di oneri e accise è pari al 27,1% sul prezzo dell’energia elettrica (al netto dell’Iva), una quota quasi doppia alla media Ue del 15,8%. L'Italia è il primo tra i 20 paesi dell'Eurozona per carico fiscale e parafiscale sul chilowattora, con un peso ampiamente superiore a quello pagato dalla omologhe in Germania (15,1%), Spagna (12,3%) e Francia (8,0%). Nel confronto con la media europea, il peso di oneri e accise in Italia è fortemente svantaggioso nelle classi di consumo delle micro e piccole imprese (fino a 2.000 MWh all’anno), è in equilibrio per consumi tra 20.000 e 70.000 MWh mentre diventa relativamente vantaggioso per le imprese con i consumi più elevati. Di conseguenza a tale andamento, il carico fiscale e parafiscale sull'elettricità acquistata dalle imprese nella prima classe di consumo (fino a 20 MWh, classe IA) è 15,8 volte quello nella classe di consumo più elevata (oltre 150.000 MWh, classe IG), ampiamente superiore alle 4,6 volte registrate nella media Ue, al 7,4 volte della Germania e alle 10,5 volte della media Eurozona.

Questa “insostenibile pesantezza” degli oneri per le MPI, già segnalata un anno fa (QE 28/12/2023) si traduce all’interno della famiglia degli usi produttivi in un effetto di spiazzamento competitivo che favorisce i grandi a discapito dei piccoli. Nel mese di ottobre, ad esempio, una piccola tessitura, che nella propria quota per oneri deve pagare : a) i propri oneri generali del sistema elettrico; b) quelli non riscossi da venditori “efficienti”; c) le agevolazioni degli elettrivori (e a breve anche gli impianti alimentati da fonti rinnovabili di quest’ultimi, stimati in ottocento milioni di euro per l’anno 2025, quando, tanto per dare il senso delle proporzioni, per la sanità pubblica si sta facendo fatica a trovare un miliardo) si è trovata in bolletta uno “zaino” pari a 52 euro e 45 centesimi a megawattora; la stessa identica tipologia di tessitura ma di dimensioni maggiori, “elettrivori”, stesso codice ATECO, stesso mercato, addirittura potenzialmente concorrente rispetto alla prima, nello stesso mese ha potuto correre molto più leggera perché il suo non è uno zaino ma una borsetta, pari a sette euro e quarantasei centesimi a megawattora. Il tessile rappresenta uno di quei settori in cui il made in Italy è giustamente famoso e celebrato nel mondo; riconoscere la centralità delle piccole imprese nel made in Italy equivale allora a sbarrare la strada ad ulteriori misure che fanno pagare la decarbonizzazione in bolletta: perché ogni misura per la transizione energetica che si carica sulle fatture elettriche non fa male al Bilancio dello Stato, ma ferisce pesantemente quel tessuto di piccole e piccolissime imprese spesso definite nella retorica pubblica, la spina dorsale del Paese.

La malsana abitudine a rivolgersi alla bolletta come strumento occulto per manovre economiche è un vizio tuttavia difficile anche solo da contenere; tra le new entries a breve si farà spazio il Cold Ironing, uno sconto sugli oneri, finalizzato alla decarbonizzazione del trasporto merci via mare, di cui beneficeranno gli armatori delle navi, escluse le imbarcazioni private da diporto.

La necessità e l’urgenza di intervenire sulle attività più inquinanti, è improcrastinabile, come gli eventi climatici estremi di Valencia da ultimi, o le alluvioni in Emilia-Romagna e in generale il clima torrido delle ultime estati sono lì a ricordarci. Ma creare un flusso di risorse dalle famiglie/piccole imprese agli armatori delle navi amplifica le già pesanti distorsioni e produce una serie di effetti negativi collaterali di cui non si sente eufemisticamente l’esigenza.

Esiste cioè un tema di accettazione dei sacrifici imposti alla collettività che passa anche attraverso la scelta degli strumenti. Se si chiedesse a famiglie e piccole imprese di contribuire tramite le proprie bollette alla piantumazione di alberi nelle città, da molti ritenuto lo strumento più efficace e veloce nell’abbassamento delle temperature estive nei centri urbani, sarebbe ragionevole immaginare una risposta alternativa capace di generare una minore perplessità rispetto a quella determinata dal Cold Ironing.

La lotta al cambiamento climatico è una sfida collettiva che si vince, come tutte le sfide collettive, se e nella misura in cui ci sarà una visione capace di coinvolgere tutti, per la parte che spetta e di far comprendere che non c’è altra via perché se si perde, si perde tutti.


STUDI – Sono 215mila le imprese artigiane gestite da stranieri. Il report di Confartigianato su stranieri, imprese e lavoro

Nel 2023 sono 658mila le imprese gestite da stranieri, pari all’11,0% delle imprese e una su tre (32,7%) è una impresa artigiane: sono 215mila le imprese artigiane straniere e rappresentano il 17,0% dell’artigianato.

Il quadro sull’imprenditoria straniera è contenuto nell’Elaborazione Flash pubblicata oggi ‘Stranieri, lavoro e imprese: un quadro territoriale e realizzata dall’Ufficio Studi in collaborazione con la Direzione Politiche Sindacali e del Lavoro. Qui per scaricarla.

Il lavoro integra e aggiorna il capitolo ‘Stranieri, lavoro e imprese’ contenuto nel 19° Rapporto annuale ‘Italia, la grande officina delle piccole imprese’ pubblicato in occasione dell’Assemblea annuale di Confartigianato. Qui per indice e un estratto.

All’evento di Confartigianato è intervenuto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e sul tema dell’imprenditoria straniera ha sottolineato alcune delle tendenze emerse nel Rapporto: “l’aumento degli artigiani fra gli immigrati è un segnale positivo. Aiuta ad arricchire e a tenere in vita competenze e mestieri che possono riattivare circuiti a rischio di interruzione. Sviluppa talenti, innova prodotti e mercati.” (qui per leggere l’intervento del Presidente della Repubblica all’Assemblea di Confartigianato e qui per rivedere l’evento sul canale YouTube).

In un contesto caratterizzato da una ordinata gestione dei flussi di migrazione, gli occupati stranieri possono svolgere un ruolo cruciale in risposta alle attuali difficoltà delle imprese italiane nel trovare personale qualificato e alla prevista riduzione della popolazione in età lavorativa, come ricordato dal Presidente di Confartigianato Marco Granelli nella sua Relazione: “l’immigrazione va governata, non subita. Il lavoro è strumento di inclusione. Servono programmi di formazione per accrescere le competenze dei lavoratori stranieri” (qui per leggere la Relazione del Presidente).

I contenuti del report – Il lavoro esamina numerose evidenza sulla presenza degli stranieri nel mercato del lavoro e nel mondo delle imprese. Oltre all’analisi della distribuzione sul territorio delle imprese totali e le imprese artigiane gestite da stranieri, dal report emerge che a inizio 2024 in Italia risiedono 5,3 milioni di cittadini stranieri, pari all’8,9% della popolazione residente totale. Nel 2023 gli occupati stranieri tra 15 e 64 anni in Italia sono 2milioni 317mila, pari al 10,1% del totale dell'occupazione. Nel 2023 entrate di lavoratori immigrati previste dalle imprese non agricole con dipendenti rappresentano il 19,2% delle entrate previste, con una difficoltà di reperimento del 54,8%. Il 21,3% del fabbisogno occupazionale previsto tra il 2024 e il 2028 è ricoperta entrate di lavoratori stranieri.

In Italia gli stranieri rappresentano il 6,5% del totale dei lavoratori indipendenti. La quota di indipendenti stranieri extra comunitari è del 4,9%, risultando superiore di 0,4 punti al 4,5% della media UE. Tra le persone con cariche nelle imprese nate in un paese straniero, prevalgono quella nate in Romania con il 10,1% del totale, Cina con il 10,0%, Marocco con l’8,4% e Albania con l’8,2% e Bangladesh con il 4,8%.

La componente straniera rappresenta il 14,7% dei dipendenti stranieri del settore privato non agricolo sono pari al 14,7% del totale e una quota analoga si osserva per gli apprendisti. Tra i sei maggiori contratti di lavoro siglati da Confartigianato la quota dei dipendenti stranieri è del 24,8%, oltre otto punti superiore al 16% dei 27 maggiori contratti di lavoro, con almeno 100mila dipendenti.

In un box dedicato dell’Elaborazione Flash sono esaminate alcune evidenze statistiche su punti di forza e aspetti critici dei processi di integrazione degli stranieri nella società italiana. Gli occupati stranieri possono svolgere un ruolo cruciale in risposta alle attuali difficoltà delle imprese italiane nel trovare personale qualificato e alla prevista riduzione della popolazione in età lavorativa. Un’ordinata gestione dei flussi di migrazione e adeguate politiche di inclusione possono ridurre alcune criticità presenti nei processi di integrazione.

 
Peso occupati stranieri per regione
Anno 2023. % su occupati 15-64 anni - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat