STUDI – Crisi del gas, in Italia al 50% nel mix di generazione elettrica, in Germania al 14% e in Francia al 6%
Il razionamento delle forniture di gas da parte della Russia rimette al centro del dibattito il tema della sicurezza energetica. L'Ocse, nel rapporto pubblicato la scorsa settimana, stima che un blocco improvviso di tutte le importazioni di combustibili fossili dalla Russia, non compensato da scorte o da altri input energetici, determinerebbe un calo fino al 3% della produzione europea manifatturiera e dei servizi di mercato. Nello scenario più severo proposto nella relazione annuale di Banca d’Italia - in cui si ipotizza un inasprimento del conflitto associato ad una interruzione delle forniture di gas dalla Russia - si determinerebbe una prolungata recessione dell’economia italiana, con un calo del PIL dello 0,3% nel 2022 e dello 0,5 nel 2023.
La rarefazione dell’offerta sta tornando a spingere in alto i prezzi del gas, con le quotazioni di riferimento per il mercato europeo che ieri sono ritornate sui livelli di fine marzo. Sulla base dei dati mensili, a maggio 2022 i prezzi in euro del gas europeo sono 3,8 volte quelli di 12 mesi prima; nei primi cinque mesi del 2022 risultano 10,3 volte la media del 2020. L'escalation dei prezzi determina pesanti ricadute sulle imprese, come evidenziato oggi da una nostra impresa associata ad Agorai. Si registrano diffusi casi di lockdown energetico e la riduzione della domanda di gas delle imprese manifatturiere: secondo i dati diffusi dal GME di fonte Snam Rete Gas, a maggio 2022 i consumi industriali di gas scendono dell’8,4%, dopo il calo dell’8,1% di aprile e quello del 10,3% di marzo.
Kilowattora elettrico a tutto gas - In Italia la pressione dei prezzi del gas si ripercuote su quelli dell'energia elettrica, dato il maggiore utilizzo di questa commodity nel mix di generazione: come indicato in nostre precedenti analisi, l’Italia è al primo posto nell'Unione europea a 27 per energia elettrica prodotta con il gas. Sulla base dei dati pubblicati ieri dall’Agenzia internazionale dell'energia dell’Ocse (IEA, International Energy Agency), negli ultimi dodici mesi terminanti a marzo 2022 l’Italia produce il 50,4% dell’energia elettrica con il gas e il 39,1% da rinnovabili. Per la Germania, dopo il 43,6% di rinnovabili, il 29,8% arriva dal carbone mentre si ferma al 14,4% la produzione con il gas; in Francia domina, con il 67,2% della produzione, l’apporto del nucleare, seguito dal 23,1% di rinnovabili, mentre il gas si ferma al 6%.
Nel primo trimestre del 2022 l’uso del gas sale del 27,9% su base annua in Italia, mentre scende del 1,6% in Germania. Con dinamica opposta la produzione di elettricità da rinnovabili, che registra una salita del 22,3% in Germania a fronte di una riduzione del 24,1% in Italia, appesantita dal crollo (-44,4%) di produzione idroelettrica causata dalla siccità (domani, 17 giugno, è la Giornata mondiale della desertificazione e siccità).
Gli effetti sui prezzi dell’elettricità dei differenti mix sono evidenti: ad aprile il prezzo dell’energia elettrica in Italia sale del 68,6%, a fronte di un più limitato dinamismo in Germania, dove i prezzi salgono del 19,3%, e in Francia, dove l’aumento si ferma al 6,9% (qui da domani 17/6/2022 l’aggiornamento di Eurostat del trend a maggio).
Il bilancio del gas nei primi due mesi di guerra – L’analisi dei bilanci mensili del gas pubblicati dal Mite evidenzia un contenimento della dipendenza dalle forniture alla Russia. Nei primi due mesi di guerra l'import di gas è aumentato di 846 milioni di m3, pari al +6,4%, combinazione di un calo di 1.299 milioni di m3 standard (-25,3%) del gas in arrivo al Tarvisio, pressoché interamente proveniente dalla Russia, a fronte dell'aumento di 1.442 milioni m3 del gas azero in arrivo a Melendugno e dell'incremento di 1.254 milioni m3 di gas tunisino in arrivo a Mazara del Vallo. Rimane limitato (+107 milioni m3, pari al +4,9%) l'aumento del gas naturale liquefatto in arrivo ai rigassificatori mentre desta una qualche sorpresa l’aumento 846 milioni di m3 delle esportazioni, che a marzo-aprile del 2021 erano di 40 milioni di m3 e salgono a 885 milioni di m3 a marzo-aprile 2022.
Come cambiano nel 2022 le quote dei paesi fornitori di gas - L’analisi del valore delle importazioni per paese indica che nel primo trimestre del 2022 la quota più elevata rimane quella della Russia (37,0%, in forte riduzione rispetto al 46,6% del 2021), seguita da Azerbaigian (17,8%, quasi il doppio del 9,7% del 2021), Algeria (14,3%, era 22,8% nel 2021), Norvegia (8,7%, era 2,4% nel 2021), Qatar (8,2%, era 9,4% nel 2021), Stati Uniti (4,9%, era 1,2% nel 2021), Libia (3,2%, era 5,9% nel 2021) e Paesi Bassi (1,6%, era 0,6% nel 2021).
Il trend delle quotazioni delle commodities energetiche sarà al centro del webinar del 27 giugno 2022 di presentazione del 20° report ‘La calda estate dei prezzi’ organizzato dall’Ufficio Studi e dalla Direzione Politiche economiche, nell'ambito delle Sessioni streaming della Scuola di Sistema.
Una rassegna web delle analisi dell’Ufficio Studi Confartigianato sul mercato del gas
Prezzo del gas, TTF
Gennaio 2019-maggio 2022, euro per Btu - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato Banca Mondiale e Bce
Produzione elettricità per fonte in Francia, Germania e Italia
Marzo 2022, ultimi 12 mesi, % sul totale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Iea
I primi dieci paesi fornitori di gas dell’Italia
Gennaio-marzo 2022 e anno 2021, % valore import da mondo - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
STUDI - Guerra e commodities agricole, da Russia e Ucraina il 28,5% del mercato. Nella filiera 70 mila imprese dell’artigianato alimentare
Russia e Ucraina sono due grandi player mondiali per la produzione e commercializzione di oli, cereali e concimi, e lo scoppio della guerra ha innescato forti squilibri sui mercati delle materie agricole, con ricadute economiche e sociali di dimensioni globali, in particolare per le economie emergenti a basso reddito.
A maggio 2022 le quotazioni in euro delle materie prime alimentari salgono del 43,1%. Nel dettaglio i prezzi dei cereali raggiungono il massimo storico, segnando un aumento del 45,2% rispetto ad un anno prima mentre i prezzi di soia e altri olii vegetali salgono del 42%.
Il peso di Russia e Ucraina sui mercati mondiali - L’Ucraina è il maggiore esportatore mondiale di oli vegetali (tra cui quelli ottenuti dai semi di girasole) e, insieme alla Russia, rifornisce il 47,7% dell’export globale. Dai due paesi proviene il 34,5% delle esportazioni globali di grano duro, il 27,2% del frumento tenero e di segale, il 23,5% di orzo e altri cereali, oltre un quinto (21%) dei fertilizzanti esportati nel mondo e il 14,0% delle esportazioni di granoturco. La Russia, inoltre, soddisfa anche oltre un quinto delle importazioni globali di zucchero.
In generale, i mercati delle materie prime agricole registrano una alta concentrazione - i primi cinque paesi produttori coprono dal 52,7% del mercato mondiale per il frumento tenero e di segala al 92,3% per il grano duro - limitando la possibilità di forniture alternative.
La crisi dei prodotti agricoli vede esposti numerosi paesi a basso reddito in Africa, Medio Oriente e Asia centrale, con accentuazioni nel caso di scarsità della produzione interna. L’Egitto acquista poco meno dei due terzi (64,1%) del grano duro e un quinto (21%) del frumento di segala e frumento tenero esportato dalla Russia e dall’Ucraina, la Turchia il 16,2% del frumento segalato, l'Arabia Saudita oltre un terzo (34,2%) dell’orzo e di altri cereali. Per i paesi a basso reddito più dipendenti dalle forniture russe e ucraine è a rischio la sicurezza alimentare, con gravi ripercussioni sociali e una intensificazione dei flussi migratori.
L’import dell’Italia – L’Ucraina è il sesto paese fornitore dell’Italia sia per oli e grassi vegetali e animali (326 milioni di euro di import nel 2021) che per i cereali (211 milioni di euro). Complessivamente le importazioni di oli e cereali da Russia e Ucraina ammontano a 676 milioni di euro, pari all’8% degli acquisti dall'estero di queste commodities.
Le ripercussioni sui prezzi nella filiera - Le tensioni dei mercati internazionali delle commodities agricole si stanno ripercuotendo in un settore caratterizzato da una diffusa presenza di micro e piccole imprese, da cui dipende il 77,4% dell'occupazione, e da una elevata vocazione artigiana, con 70 mila imprese artigiane dell’alimentare, bevande e ristorazione, che danno lavoro a oltre 271 mila addetti. Il quadro dell’artigianato per regione e provincia nel Focus su Artigianato alimentare, 11a edizione: per scaricarlo accedi a 'Consultare ricerche e studi'.
Lo shock d’offerta causato dalla guerra si sta riverberando sui prezzi lungo la filiera alimentare. Ad aprile i prezzi alla produzione del settore alimentare salgono del 14,5%. Nonostante la maggiore pressione dei costi dell’energia, come evidenziato da una nostra recente analisi, i prezzi alla produzione in Italia salgono come in Francia (+14,6%) e con una minore intensità rispetto alla Germania (+20,7%).
L’aumento dei prezzi alla produzione è più severo per le paste alimentari (+19,9%), mentre rimane più contenuto per la produzione di pane e pasticceria fresca (+7,0%). La minore disponibilità sul mercato mondiale conseguente alla guerra genera maggiori tensioni sui prezzi alla produzione nei settori della lavorazione delle granaglie e produzione di amidi (+43,1%) e degli oli, margarina e grassi animali e vegetali (+22,9%).
Sul fronte dei prezzi al consumo, a maggio 2022 il tasso di inflazione sale al 6,9%, mentre i prezzi dei beni alimentari salgono del 7,1%, 4,5 punti in più rispetto a fine 2021, e quelli dei beni alimentari lavorati in salita del 6,8%, 4,8 punti in più del 2% registrato a dicembre 2021.
Prezzi dei cereali: livello e dinamica tendenziale
Gennaio 2000-maggio 2022. Indice in euro 2010=100 e variazione % tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca mondiale e Bce
Quota mercato di Russia Ucraina per alcuni prodotti agricoli
2020, % flussi commerciali totali - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Ocse
Quota import da Russia e Ucraina sul totale delle importazioni per paesi a basso reddito per commodity
Frumento di segala e tenero, B Mais, C. Grano duro, D. Fertilizzanti - dati Ocse
STUDI – Tassi BCE: in Italia 35,6% della spesa per interessi dell’Uem e 190,2 miliardi € titoli di stato in scadenza entro fine anno
Le ultimi previsioni sull'economia italiana sottolineano l’incertezza che domina i mercati. Martedì scorso l’Istat stima una crescita del PIL per il 2022 del 2,8%, mercoledì l’Ocse la ritocca al ribasso al 2,4%, mentre venerdì Banca d’Italia stima una crescita del 2,6%, che sale al 3% incorporando la revisione dei conti nazionali di fine maggio. Rispetto alle previsioni di dicembre 2021, la crescita per l’Eurozona stimata dall’Ocse è revisionata al ribasso di 1,7 punti, più severa per Italia (-2,1 punti) e Germania (-2,2 punti).
Si registra una accelerazione del tasso di crescita dei prezzi. Nell'ambito delle proiezioni macroeconomiche la Banca d'Italia a luglio 2021 stimava per quest’anno un tasso di inflazione dell'1,3%, a dicembre del 2,8% e a gennaio del 3,5%; questa settimana l’Ocse lo colloca al 6,3% e la Banca d’Italia al 6,7%.
Le previsioni di una ‘inflazione temporanea’ sono cadute: nel Bollettino della Bce pubblicato a fine aprile si esaminano gli errori nelle proiezioni di inflazione formulate dagli esperti dell’Eurosistema e della Bce. Il rialzo dell'inflazione attiva politiche monetarie deflazionistiche, in particolare per la Banca centrale europea, il cui statuto, all'articolo 2, indica l'obiettivo principale del mantenimento della stabilità dei prezzi. Ma anche la Fed, con l’inflazione al consumo che negli Usa a maggio è salita all’8,6%, il valore più elevato da dicembre 1981, potrebbe aumentare ulteriormente i tassi.
Il rialzo dei tassi di riferimento attuato dalla Bce giovedì scorso – era da dieci anni che non avveniva – conclude la stagione del credito a basso costo. E’ stata discusso ma non ancora delineato lo scudo anti-spread a protezione della stabilità finanziaria. Come già anticipato da nostre precedenti analisi il rialzo dei tassi è utile per raffreddare la domanda, ma è meno adatto a contenere gli shocks inflazionistici determinati da costi energetici. Una politica monetaria restrittiva affiancata da una politica fiscale prudente finalizzata ad “assicurare una riduzione credibile e graduale del debito - come indicato nelle Raccomandazioni della Commissione europea pubblicate lo scorso 23 maggio - potrebbe avere pericolosi effetti pro-ciclici.
L'Italia affronta questa nuova fase in condizioni particolarmente critiche sul fronte del debito pubblico: a marzo 2022 il debito delle Amministrazioni pubbliche ammonta a 2.755 miliardi di euro, pari al 152,6% del PIL. Il termine degli acquisti di titoli da parte della Bce a partire dal 1° luglio, confermato nelle decisioni di politica monetaria di giovedì scorso, influenza i prossimi collocamenti del Tesoro italiano, a fronte di 190,2 miliardi di titoli di stato in scadenza nella seconda metà di quest’anno. Gli acquisti delle autorità monetarie hanno assorbito quasi totalmente lo shock della pandemia sul debito pubblico italiano: tra febbraio 2020, prima dello scoppio della pandemia, e marzo 2022 lo stock di debito è salito di 308,6 miliardi di euro, di cui il 94,6% è detenuto dalla Banca d'Italia, la cui quota di debito sottoscritto passa dal 16,8% di due anni fa all'attuale 25,5%, con un aumento di 8,7 punti.
Nel 2022 l'Italia spende il 3,5% del PIL per interessi sul debito, per un controvalore di 65,7 miliardi di euro: si tratta di oltre un terzo (35,6%) del totale dell’Eurozona e dell'importo più elevato nell’Ue, superiore a quello di Francia (37,2 miliardi) e Spagna (26,9 miliardi) messe insieme. Il rialzo dello spread aumenta questa posta di bilancio: secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, un incremento permanente di 100 punti base sulla curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a partire dal 2023, porta ad una maggiore spesa per interessi di 2,5 miliardi di euro nel 2023, di 6,7 miliardi nel 2024 e di 10,1 miliardi nel 2025.
Infine, va ricordato che l’inflazione, oltre a produrre diversi effetti negativi sull’economia, favorisce i debitori, lo Stato in primis. Una analisi della Corte dei conti relativa alla dinamica del debito pubblico tra il 2022 e il 2025, evidenzia che la crescita del costo medio del debito è totalmente compensata dall'effetto di crescita dei prezzi.
L’analisi delle politiche economiche nel webinar del 27 giugno 2022 di presentazione del 20° report ‘La calda estate dei prezzi’ su trend economia, congiuntura e MPI, organizzato dall’Ufficio Studi e dalla Direzione Politiche economiche, nell'ambito delle Sessioni streaming della Scuola di Sistema.
Spesa per interessi nei paesi Ue
Anno 2022, miliardi di euro e % del PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
STUDI – Meccanica, settore chiave del made in Italy per qualità, innovazione e sostenibilità. I key data del Rapporto 2022 presentato al MECSPE
Con il prolungamento del conflitto in Ucraina sta aumentando l'incertezza, con ripercussioni sulla propensione ad investire. Il rialzo dell'inflazione ha innescato un cambio di direzione della politica monetaria, con il termine degli acquisti di titoli e il probabile aumento dei tassi a partire dal prossimo mese di luglio. In tale contesto di registra un marcato rallentamento dei giudizi su ordini interni di beni strumentali e un contenimento anche per quanto riguarda le attese.
La tendenze del settore della meccanica sono emerse oggi nella presentazione dell’Ufficio Studi del Rapporto Meccanica 2022, nel corso dei Consigli Direttivi congiunti dei mestieri di Confartigianato Meccanica convocati al Villagio Confartigianato al MECSPE 2022 di Bologna Fiere. Per scaricare il Rapporto “Meccanica, la frenata della ripresa tra guerra e strozzature delle filiere globali” accedi a 'Consultare ricerche e studi'.
Un segnale positivo arriva dai conti nazionali, che nel primo trimestre 2022 registrano un aumento congiunturale del 3,9% degli investimenti in macchinari e impianti - al netto dei mezzi di trasporto. Come anticipato da una nostra recente analisi, l’Italia è l'unico tra i maggiori paesi Ue che già nel 2021 recupera i livelli pre-pandemia degli investimenti in macchinari che nel 2022 registrano un ulteriore aumento che colloca questa voce al di sopra del 3,7% rispetto al livello del 2019, a fronte del ritardo del 4,5% della Francia e dell'8,3% della Germania.
Sul fronte delle esportazioni pesano la frenata della Cina e il crollo dell’export in Russia. Nei primi quattro mesi del 2022 le vendite del made in Italy in Cina sono del 3% inferiori rispetto allo stesso periodo del 2021; nei primi tre mesi dell'anno le vendite di macchinari sul mercato cinese segnano una caduta del 16,9%. Sono tangibili gli effetti della guerra: l’export verso la Russia ad aprile si dimezza (-48,4%) e nei primi quattro mesi del 2022 scende del 19,3%; su questo mercato le vendite di macchinari a marzo crollano del 60,0% e nei primi tre mesi dell'anno scendono del 17,4%. Il Rapporto propone una analisi, svolta in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Emilia Romagna, sull’esposizione dei territori per vendite di macchinari in Cina e sul teatro di guerra (Russia e Ucraina).
Nel confronto internazionale l'export della Meccanica nei tre mesi dicembre 2021-febbraio 2022 cresce del 18,0% in un anno, quasi il doppio rispetto al +9,5% della media Ue, e del 13,6% rispetto allo stesso periodo pre-crisi di due anni prima, anche in questo caso superiore rispetto alla media Ue (+11,3%): le performance italiane sono le migliori tra i principali paesi dell'Ue.
Dal report di Confartigianato si delineano i diversi fattori di rischio e incertezza. L'aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia si trascinerà nel lungo periodo: nel prossimo anno i prezzi dei metalli di base sono stimati superiori del 67% ai livelli del 2019 e per le commodities energetiche si arriverà al raddoppio (+101%). Alla scarsità di materie prime generata dalle strozzature delle filiere globali e dal conflitto in Ucraina, si associa la difficoltà di reperimento di personale, che nel primo trimestre del 2022 ostacola l'attività dell'8,6% delle imprese della meccanica (+3,2 punti percentuali rispetto alla media della manifattura); a maggio 2022 il 58,3% degli operai metalmeccanici ed elettrotecnici ricercati dalle imprese sono di difficile reperimento, quota salita di 7,8 punti in un anno.
Key data del settore della meccanica - La meccanica rappresenta un settore chiave della tecnologia made in Italy, generando un fatturato di 365,1 miliardi di euro e 197,6 miliardi di euro di esportazioni (ultimi 12 mesi marzo 2021-febbraio 2022), pari al 37,1% delle esportazioni totali, e conta sull’apporto di 172.581 imprese registrate alla fine del primo trimestre 2022, di cui la metà (51,5%) è rappresentato da 88.931 imprese artigiane. Rilevante il peso occupazionale del settore: nei 13 comparti in cui operano le imprese della Meccanica complessivamente si contano 1.076.143 addetti in micro, piccole e medie imprese con meno di 250 addetti, pari al 72,6% del totale, una quota doppia rispetto al 34,7% della Germania e superiore di ben 24,9 punti rispetto alla media Ue del 47,7%.
Giudizio ordini e attese su ordini interni nelle imprese dei beni strumentali
Maggio 2021-maggio 2022. Saldi % - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Prezzo in dollari dei metalli di base e previsioni 2022-2023
Gennaio 2019-dicembre 2021, previsioni I trim. 2022-IV trim. 2023, indice 2016=100 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi
Ostacolo all’attività da scarsità manodopera per settori manifatturieri e nella Meccanica
I trim. 2011-I trim. 2022. % freq. risposta. Meccanica: media ponderata con esportatrici 2019, divisioni Ateco 2007: 24,25,28,29 e 33 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica dell'export della Meccanica di produzione nei principali paesi Ue
Dato cumulato dicembre 2021-febbraio 2022. Var. % annuale e su dic. 2019-feb. 2020, pre-crisi. Al netto della riparazione - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat