23 Luglio 2012, h. 00:00
Il Decreto per la ricostruzione delude le imprese del cratere
Rabbia e delusione e poi il senso di abbandono che serpeggia tra chi nel terremoto ha perso tutto e vede allontanarsi giorno dopo giorno la ricostruzione. La macchina pubblica, denunciano con forza gli imprenditori associati a Confartigianato dei comuni colpiti dal sisma, si sta muovendo con troppa lentezza e la burocrazia frena la possibilità di rimettere rapidamente in moto l’economia devastata di questi territori che producono il 2% del Pil del Paese. In Emilia e nelle province terremotate di Mantova, Ferrara e Rovigo c’è chi non è stato ad aspettare e ha ripreso l’attività anche senza essere in possesso di tutte le autorizzazioni. Riaprire i capannoni è un rischio, ma tenerli chiusi in attesa dei chiarimenti ministeriali, in molti casi equivale alla certezza di non riaprirli mai più. A due mesi dal sisma, l’incertezza inchioda le imprese. Nel decreto legge 74/2012, il provvedimento cardine per la ricostruzione in Emilia, Veneto e Lombardia ora in discussione al Senato, mancano quelle certezze economiche e normative necessarie a chi deve investire sulla ricostruzione. Al contrario, nel provvedimento sono presenti degli articoli relativi alla messa a norma degli impianti che schiacciano sotto un masso la speranza per molte imprese di ripartire rapidamente. <i>“Questo decreto</i> – spiega Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Emilia Romagna – <i> sta mettendo in ulteriore difficoltà le nostre imprese. Cito ad esempio l’articolo 7 comma 3, che introduce l’obbligo di un nullaosta per chi vuole riavviare le attività produttive. Un obbligo che riguarda anche le aziende che non hanno avuto capannoni lesionati. Anche queste ultime devono presentare, oltre all’agibilità statica anche l’agibilità sismica. Ulteriori oneri, ulteriori aggravi che fanno sì che l’impresa abbia difficoltà enormi a rimettersi in moto”. </i> Oltre alle criticità legate alla messa in sicurezza dei capannoni, che potrebbero portare alla chiusura di decine di attività, la situazione è incerta anche sul fronte delle risorse economiche per la ricostruzione e sulla percentuale degli aiuti a fondo perduto che il Governo intende erogare alle imprese danneggiate. Appare chiaro che senza misure compensative, senza aiuti in conto capitale, senza la creazione di una no tax area, o incentivi per la delocalizzazione, tutte misure sollecitate da Confartigianato a Palazzo Chigi, le piccole imprese dei comuni del cratere rischiano non riaprire. <I>“Ci sembra invece </i>– rimarca il presidente Granelli – <i>che questo non avvenga. Un esempio? Il decreto prevede la sospensione dei pagamenti delle imposte fino al 30 settembre. Un arco di tempo assolutamente inadeguato. Noi chiedevamo una vigenza almeno fino al 31 maggio 2013. Questo fa sì che chi arriva a questa scadenza e si trova poi a dover pagare tutto l’arretrato in una sola volta viene messo in ginocchio. Quindi, anche solo immaginare una proroga degli adempimenti di qualche mese, sicuramente non aiuta”. </i>
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