14 Maggio 2020, h. 16:30

STUDI – Produzione artigianato manifatturiero -33,7% a marzo. Forte calo per moda: abbigliamento e gioielli -57%, pelle -55%

L’analisi dei dati pubblicati da Eurostat evidenzia per l’Italia effetti più pesanti del lockdown di marzo sulla produzione manifatturiera rispetto agli altri paesi europei, confermando il trend evidenziato da una nostra recente analisi dei dati sulla domanda elettrica. Il calo della produzione evidenzia gli effetti della sospensione delle attività e dell’interruzione delle filiere nazionali e internazionali associata alla riduzione della domanda.

Nel confronto internazionale si osserva che a marzo 2020 in Italia la produzione manifatturiera scende del 31,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in Francia il calo è del 18,3%, in Spagna e Germania del 14,4%, un ritmo dimezzato rispetto alla caduta registrata in Italia. In termini assoluti la perdita del valore della produzione in Italia è di poco inferiore a quella della Germania, nonostante quest’ultima abbia un fatturato della manifattura che è 2,3 volte quella dell’Italia.

I settori con maggiore presenza di imprese artigiane – Se prendiamo a riferimento l’occupazione nelle imprese artigiane per ponderare le tendenze settoriali, a marzo 2020 la produzione manifatturiera dell’artigianato flette del 33,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Siamo andati ad esaminare con un maggiore dettaglio il trend nei venti settori con una maggiore presenza di imprese artigiane e che, nel loro insieme, raggruppano circa l’80% dell’occupazione dell’artigianato manifatturiero. Su base tendenziale si osservano ampi cali, ma relativamente meno accentuati, per la produzione di prodotti da forno e farinacei (-8,2%) e la stampa e servizi connessi alla stampa (-13,2%).

All’opposto, le diminuzioni più ampie della media si riscontrano per elementi da costruzione in metallo (-35,6%), altre macchine di impiego generale (-36,0%), altri prodotti in metallo (-36,1), articoli di coltelleria, utensili e oggetti di ferramenta (-36,7%), altre macchine per impieghi speciali (-42,0%), mobili (-47,1%).

Critica la situazione della moda – Produzione più che dimezzata per cuoio, borse, pelletteria e selleria, pellicce (-52,5%) confezione di articoli di abbigliamento (-55,1%), gioielleria, lavorazione delle pietre preziose (-57,4%), calzature (-59,0%). Ad un maggiore livello di aggregazione (per divisione Ateco a 2 digit) si osserva una diminuzione del 55,4% per il comparto della pelle e del 56,5% per l’abbigliamento.

Accentuazioni sul territorio dovute alla specializzazione settoriale – Gli indici della produzione industriale dell’Istat non sono disponibili a livello regionale. Possiamo valutare un relativo migliore o peggiore andamento legato alla specializzazione settoriale dell’artigianato nelle regioni. In particolare la maggiore specializzazione in settori che presentano una peggiore performance accentua il calo della produzione dell’artigianato di 1,9 punti per la Lombardia e il Veneto (-35,6% rispetto al -33,7% medio nazionale), di 4,1 punti per le Marche (-37,7%) e di 6,6 punti per la Toscana (-40,2%).

Probabile accumulo di scorte – Nostre recenti rilevazioni hanno evidenziato un calo del 50% del fatturato a marzo, più accentuato rispetto al calo della produzione. Ne consegue che in molti settori le imprese ‘hanno lavorato per il magazzino’, incrementando le scorte. Di conseguenza, al momento della ripresa della domanda, i livelli di produzione non saliranno con la stessa velocità, dato che le imprese soddisferanno le richieste iniziali di prodotto smaltendo le scorte accumulate in magazzino.

Manifattura, asset strategico dell’economia italiana – La crisi Covid-19 colpisce nella manifattura italiana un comparto che negli ultimi anni ha consolidato numerosi punti di forza, grazie all’apporto di 2 milioni di addetti che lavorano nelle piccole imprese, come ha ben evidenziato il report ‘Ingegno, valore d’impresa. Il caso della manifattura. Le sfide della robotica e della green economy’ (clicca qui per scaricare il report). È salita la produttività e l’offerta del made in Italy nel mondo è stata caratterizzata da un crescente orientamento alla qualità. Le piccole imprese manifatturiere italiane sono leader europee per esportazioni dirette. Il comparto manifatturiero partecipa ai processi di crescita grazie ad un maggiore dinamismo del valore aggiunto e una elevata propensione all’innovazione.

Nelle imprese artigiane della manifattura, lo ricordiamo, lavorano 935.038 addetti, un quarto (25,5%) degli occupati del settore e il 34,8% del totale degli addetti dell’artigianato.

Il peso degli artigiani del manifatturiero sull’economia del territorio è più elevato nelle Marche (12,2%), seguita dalla Toscana (9,3%), dal Veneto (8,6%), dall’Umbria (8,2%) e dall’Emilia-Romagna (6,9%).

Per approfondire l’analisi sulle ultime tendenze dell’economia nazionale e internazionale si veda il rapporto ‘Ripartenza lenta’, 4° report Covid-19 dell’Ufficio Studi di Confartigianato. Clicca qui per scaricarlo.

 

 

Dinamica produzione manifatturiera nei principali paesi Ue

Marzo 2020, var. % rispetto marzo 2019, dati corretti per giorni lavorativi – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Dinamica produzione nei settori con maggiore presenza di imprese artigiane

Marzo 2020, var. % rispetto marzo 2019, dati corretti per giorni lavorativi – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Peso degli addetti nelle imprese artigiane manifatturiere su totale economia nelle regioni e ripartizioni italiane

Anno 2016. % addetti imprese attive artigiane manifatturiere su totale addetti imprese attive; addetti in media annua – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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