5 Ottobre 2012, h. 00:00
Confartigianato torna ad Arezzo per il IV Festival della Persona
Dal 27 al 29 settembre 2012, Confartigianato è tornata all’ombra del Duomo di Arezzo per confrontarsi sui temi del sociale, della sussidiarietà, di un nuovo modello di welfare che possa accompagnare gli italiani verso le sfide del futuro. <i>“Non si può pensare ad un nuovo welfare senza pensare anche ad un riconsiderazione dell’idea di sviluppo. Soprattutto, senza pensare ad una ricostruzione della comunità. Dobbiamo rimettere insieme un tessuto sociale più coeso”</i>, ha sottolineato il coordinatore di Confartigianato Persone, Sandro Corti, presentando la manifestazione. La quarta edizione del Festival della Persona ha ospitato gli interventi di numerosi rappresentanti della comunità culturale, politica ed istituzionale italiana. Dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che ha toccato i temi di più stringente attualità, a Johnny Dotti e Mauro Magatti, che hanno parlato di welfare e sviluppo, a Carlo Dell’Aringa e Giorgio Merletti, che hanno animato la tavola rotonda pensata per approfondire le linee di sviluppo futuro di un welfare sussidiario. <i>“Quest’anno abbiamo scelto un tema, il welfare del futuro, un costo o un’opportunità di sviluppo, per sottolineare come in temi difficili come quelli che stiamo attraversando, vi sia la necessità di trovare energie aggiuntive e nuove risorse che solo dalle imprese e dal mondo che rappresentiamo possono venire</i> – ha detto Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato e di Rete Imprese Italia – <i>per poter garantire anche in futuro gli stessi livelli di welfare a cui siamo abituati”. </i> Secondo l’Ufficio studi di Confartigianato, infatti, l’Italia sembra stia perdendo il controllo della gestione economica del welfare. Tra luglio 2007 e luglio 2012, i prezzi di servizi e prodotti sanitari sono aumentati del 14,1%, in Europa soltanto dell’8,4%. Se si guarda alla spesa pubblica per la sanità, il risultato è ancora più agghiacciante. Dal 2000 al 2011, infatti, la spesa è cresciuta del 64,1%. Occorre trovare idee nuove che possano rispondere alle sfide del futuro, alleggerendo il contributo dello Stato nella gestione del welfare a favore di un maggiore coinvolgimento di associazioni e cittadini. Gli inglesi la chiamano Big Society. <i>“La Big society è una risposta a quello che è il problema dei nostri tempi, l’impoverimento a livello economico ed anche una maggiore disgregazione a livello sociale</i> – ha detto Philipp Blond, che della Big society è uno dei principali teorizzatori – <i>Con la Big society noi vogliamo ricreare un tessuto sociale intorno alle persone, perché questo certamente li strappa alla povertà. Più sei isolato nell’ambito di una società e più rischi di cadere nella trappola della povertà. E’ una cosa che abbiamo già sperimentato nella nostra società e crediamo che il XXI secolo debba in qualche modo ricreare questi legami sociali per decapitalizzare la società e renderla molto più socializzata”.</i> Politiche che potrebbero rappresentare una svolta epocale in un contesto come quello italiano. <i>“Se lo fanno loro, che per un paio di decenni hanno puntato tutto e solo sullo sviluppo della finanza e sull’economia per l’economia, credo che si possa fare anche da noi, che siamo il cuore pulsante della vecchia Europa </i>- ha detto Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato Imprese – <i>Il nostro modello è ancora fatto così, possiamo ripartire non da capo, come stanno facendo in Gran Bretagna, per noi si tratta di rivivificare esperienze che abbiamo già vissuto in un tessuto economico del tutto idoneo, il tessuto economico dell’impresa diffusa che caratterizza il nostro paese”.</i>
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