1 Aprile 2020, h. 18:19
STUDI – Nella lotta al contagio da Covid-19 servono la velocità e la flessibilità delle micro e piccole imprese
In Italia, la presenza delle micro e piccole imprese viene talvolta percepita come un fattore di debolezza: queste analisi, però, trascurano l’importanza di alcuni fattori distintivi delle imprese di minore dimensione, quali il maggiore dinamismo e la capacità di adattarsi, in tempi rapidi, agli stimoli provenienti dall’ambiente di riferimento dell’azienda. Oggi, la battaglia al coronavirus richiede proprio quelle caratteristiche di velocità, flessibilità e adattamento che in tempi rapidi consentono alle piccole imprese di ri-orientare l’attività aziendale, o addirittura diversificarla, per la produzione di beni e servizi indispensabili all’attuale emergenza sanitaria.
Rispetto alle grandi imprese, la flessibilità, punto di forza delle piccole imprese, consente soluzioni organizzative e produttive più rapide e rispondenti ai nuovi, e imprevisti, fabbisogni. Si tratta della stessa capacità di adattamento che, dopo le turbolenze che hanno accentuato la volatilità dei mercati esteri, ha portato l‘export nei settori di micro e piccola impresa a raggiungere il massimo storico del 7,3% del PIL.
In questi giorni difficili, vi sono numerosi esempi di imprese che esprimono questa capacità di adattamento. Si segnalano, ad esempio – la descrizione di alcuni di questi casi nelle news dal territorio del portale Confartigianato – la focalizzazione dell’installazione di impianti alle strutture sanitarie di emergenza, la produzione di mascherine e altri dispositivi medici, la sanificazione degli ambienti di lavoro, l’apertura del canale on line e di consegna a domicilio per il supporto dei cittadini nella pesante limitazione agli spostamenti.
La base di partenza da cui nascono queste best practices è ampia. L’analisi dei primi risultati della rilevazione legata al nuovo Censimento permanente delle imprese evidenzia che vi è un ampio segmento di micro e piccole imprese più strutturate che, include la diversificazione tra i processi di sviluppo aziendale: nel totale Italia si tratta di 100 mila MPI, pari al 9,9% delle imprese tra 3 e 50 addetti.
Le imprese che oggi sono in grado di diversificare la produzione per produrre beni e servizi di supporto all’emergenza sanitaria irrobustiscono le fila delle imprese attive nei settori in prima linea nella guerra al Covid-19: trasporto merci e persone, pulizia, autoriparazione, alimentare, impiantistica elettrica, elettronica e termoidraulica, pulitura, riparazione di computer e apparecchiature per le comunicazioni, sono tutti settori nei quali il 63,2% delle imprese è costituito da imprese artigiane.
La flessibilità delle MPI è un fenomeno esaminato dalla letteratura economica. Numerosi autori hanno analizzato i fattori determinanti della specializzazione flessibile delle micro e piccole imprese: intensificazione della concorrenza globale, aumento del grado di incertezza e crescita della segmentazione. Anche il progresso tecnologico incorporato nei macchinari e la presenza di lavoratori qualificati orientano le piccole imprese alla flessibilità. Gli economisti del MIT Piore e Sable, autori di una importante analisi pubblicata negli anni Ottanta centrata sul caso delle piccole imprese italiane, evidenziano come le forme organizzative della specializzazione flessibile spostano quote di produzione verso le piccole imprese.
La flessibilità come fattore distintivo delle MPI è sottolineata anche in Sapelli e Quintavalle, ‘Nulla è come prima’ con la prefazione di Cesare Fumagalli. “[…] in dieci anni tutto è cambiato, ma l’essenziale, i «fondamentali», è rimasto immutato. Le piccole imprese riemergono capaci di creatività e flessibilità, di produttività, di specializzazione, di innovazione incrementale. Coraggiose protagoniste dell’economia della sostanza, di quell’economia reale che si prende la rivincita sull’economia dell’apparenza, sull’economia «di carta» e sulla finanza disinvolta” (pagg.10-11).
Un auspicio per la prossima – certamente difficile – ripartenza.
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