5 Dicembre 2011, h. 00:00
La mediazione accorcia i tempi della giustizia civile
Nei tribunali italiani si sono accumulate 5 milioni e mezzo di cause arretrate. Una mole immensa di contenziosi irrisolti che, secondo i dati dell’Ufficio studi di Confartigianato, costringono gli imprenditori ad attendere oltre 4 anni per chiudere un procedimento civile e quasi 9 anni per arrivare a sentenza in un processo per fallimento. E i tempi lunghi della giustizia italiana si abbattono sulle imprese con un costo che supera i 2 miliardi di euro. Da marzo, però, c’è una strada nuova per evitare di passare anni nelle aule giudiziarie: si chiama mediazione. Per alcune tipologie di controversie civili tra imprese e tra privati è infatti obbligatorio tentare la conciliazione prima di arrivare in tribunale. E, gli italiani, pian piano si stanno accorgendo che conciliare conviene. Unioncamere fa sapere che, tra marzo e settembre, le richieste di mediazione depositate presso le Camere di Commercio sono aumentate ad un ritmo medio di quasi 1.500 al mese, fino a sfiorare i 9.000 procedimenti alla fine di settembre. Entro quest’anno si prevede che alle Camere di commercio saranno arrivate richieste per 20.000 mediazioni. Poca cosa, si dirà, rispetto ai milioni di cause giacenti. Ma è un segnale che porta con sé un risparmio di denaro per chi ha utilizzato la mediazione, quantificabile in 80 milioni, e di tempo, visto che la durata media di questi procedimenti è di 43 giorni. Certo di strada da fare ce n’è ancora ma la mediazione è considerata uno strumento efficace da chi la giustizia l’amministra. Paolo De Fiore, Presidente del Tribunale di Roma, lo ha sottolineato nel corso di un convegno organizzato nei giorni scorsi a Roma, nell’ambito del Salone della Giustizia. “Penso – ha detto – che il problema della crisi della giustizia civile si possa risolvere soltanto deflazionando la domanda e la mediazione è un istituto che si pone in questa direzione”. Proprio sull’utilizzo della conciliazione pochi giorni fa si è espressa il neo Ministro della Giustizia, Paola Severino, secondo la quale “si tratta di attuarla, trovando il giusto equilibrio”. E di equilibrio tra giustizia ordinaria e alternativa ha parlato, sempre nell’ambito del Salone della Giustizia, anche Giovanni Maria Flick, giurista, già presidente della Corte Costituzionale ed ex Ministro della Giustizia. “Ci rendiamo conto tutti di quanto sia importante affrontare il tema della crisi giustizia civile a largo raggio, con interventi sulle alternative alla giustizia. E’ un po’ l’applicazione e lo sviluppo del principio fondamentale di sussidiarietà, introdotto da poco nella nostra Costituzione: non più lo scontro tra pubblico e privato, ma la prospettiva di una terza via che superi i difetti del pubblico e i difetti del privato”.
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