16 Giugno 2010, h. 00:00
Confartigianato premia i Confidi per il sostegno ad artigiani e imprenditori
Daniele Alberani, Presidente di FedartFidi, la Federazione dei Consorzi e delle Cooperative artigiane di garanzia Fidi, è salito sul palco dell’Assemblea 2010 per ritirare il Premio Giano, il riconoscimento istituito proprio quest’anno per celebrare l’impegno nell’artigianato di enti, istituzioni, realtà mutualistiche e persone. La prima edizione del premio è andato ai Confidi, quindi, uno strumento capace di garantire un accesso al credito più fluido. Ieri come oggi, quando la crisi e le sfide di Basilea 2 hanno messo a dura prova il sistema mutualistico per eccellenza, quello creditizio. “Mi piace anche far notare come i Confidi siano riusciti a fare tutto questo in un momento particolarmente complicato per loro perché stanno cambiando numerose normative che li riguardano – ha sottolineato Daniele Alberani prima di ricevere il riconoscimento – Il loro era un doppio sforzo e direi che sono riusciti magistralmente nel loro compito”.
Confidi che proprio come il Giano Bifronte riescono a guardare al passato, grazie ad un modello che ha fatto la storia della rappresentanza imprenditoriale italiana, e al tempo stesso al futuro, riuscendo ad adattarsi ai cambiamenti sociali ed economici del Paese. Per la prima volta, quindi, nel corso di un’assemblea pubblica, Confartigianato ha consegnato un premio che promette di diventare un passaggio importante della propria vita associativa. Un riconoscimento di valore, non soltanto simbolico. La statuina del premio, infatti, è stata lavorata da Gianfranco Albertini e dai maestri vetrai di Murano, proprio nel cuore di quello che è il più prestigioso distretto mondiale della lavorazione del vetro, una tradizione artigiana millenaria che nel corso dei secoli è cambiata in un unico aspetto. “Solo il combustile è cambiato. Inizialmente i veneziani lo lavoravano con a legna, poi a carbone, successivamente è arrivata la nafta. Dal 1953, infine, si lavora a metano”, come ha confermato lo stesso Albertini. Nel tempo, quindi, le tecniche di lavorazione sono rimaste immutate, così come gli strumenti tipici di un mestiere che è simbolo del Made in Italy, dove le creazioni che escono dalle botteghe dei soffiatori sono esemplari unici, pezzi non replicabili di una tradizione millenaria. “Nessun pezzo che noi facciamo è uguale – ha sottolineato ancora Albertini – Chi ha quell’oggetto in mano ha un pezzo unico”, proprio come quel Giano Bifronte consegnato al Sistema dei Consorzi fidi, una certezza in un contesto economico sempre più incerto.
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