12 Dicembre 2007, h. 00:00
Il credito alle piccole imprese in Italia si chiama Confidi
Quasi la metà delle imprese artigiane, esattamente il 42%, pari a circa 700.000 aziende, fa ricorso ai Consorzi Fidi per ottenere i finanziamenti necessari allo sviluppo dell’impresa. Nel solo 2006 i Confidi artigiani hanno erogato 5,4 miliardi di euro (+5.9 rispetto al 2005) alle imprese socie, facendo arrivare i finanziamenti garantiti a quota 9,6 miliardi di euro. A fronte dell’alto volume di credito, rimangono basse le insolvenze: 2,1%, un dato inferiore alla metà delle sofferenze che connotano il sistema bancario sul credito alla categoria (dato Osservatorio ABI). Questi dati emergono dall’11a Indagine sul Sistema dei Confidi per l’Artigianato realizzata da Fedart Fidi, la Federazione Nazionale Unitaria dei 251 Consorzi e Cooperative Artigiane di Garanzia promossa da Confartigianato, Cna, Casartigiani, che fotografa l’attività dei Confidi artigiani del 2006. Una fotografia autorevole e dettagliata che quest’anno si arricchisce di nuove informazioni, di maggiori elementi di analisi qualitativa e quantitativa, che confermano il ruolo sempre più decisivo dei Confidi per favorire l’accesso al credito da parte di artigiani e piccole imprese. Un grande impegno che ancora non trova una sponda adeguata nel sistema creditizio, che non sempre ‘dà altrettanto credito’ alle PMI. Un pensiero ampiamente condiviso dal Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini che incassato il buon risultato dei Consorzi Fidi 2006, chiama le banche a fare la loro parte di lavoro. “Il sistema bancario deve imparare a dare fiducia ai piccoli imprenditori. E, soprattutto in vista di Basilea 2, la strada più efficace per ‘dare credito’ad artigiani e piccole imprese consiste nel potenziamento del ruolo dei Consorzi Fidi. Nel 2006 gli artigiani e le piccole aziende fino a 19 addetti hanno creato 361.000 posti di lavoro, hanno speso 3,8 miliardi di euro nella formazione dei dipendenti, hanno investito 1,8 miliardi in innovazione, hanno dimostrato di essere affidabili, con un tasso medio di insolvenza di appena il 2,1%. A fronte di questi numeri – prosegue il Presidente Guerrini –, gli istituti di credito devono cominciare a fare la loro parte: devono imparare ad investire sulla piccola impresa, a considerare il nostro settore decisivo per creare reddito, occupazione, nuova imprenditorialità, offrendo servizi migliori a costi contenuti. Le banche devono imparare a scommettere sulla piccola impresa, a finanziare l’idea e il progetto imprenditoriale rispetto alla logica, ancor oggi prevalente, della mera richiesta di garanzie patrimoniali”. La rivoluzione imposta al sistema bancario da Basilea 2 potrebbe rappresentare l’occasione per ridurre le distanze tra banche e Confidi, sollecitato dal Presidente di Confartigianato, e di conseguenza tra banche e imprese artigiane. Infatti il nuovo sistema che entrerà in vigore da gennaio 2008 richiederà alle banche di valutare il ‘merito’ del credito, oltre ai dati quantitativi che emergono dalle scritture contabili delle aziende. Gli istituti di credito, prima di stabilire finanziamenti, qualità e quantità del denaro erogato, dovranno prendere in considerazione tutti quegli elementi che sono da sempre al centro dell’analisi dei Confidi. Un gran lavoro. Dovranno valutare la capacità di un imprenditore, il settore in cui opera un’impresa, la capacità di stare sul mercato, le prospettive aziendali. Perché sono questi i dati che meglio descrivono il profilo di una piccola impresa, mentre quelli ‘quantitativi’, contabili, non sono altrettanto di aiuto: l’80%, delle imprese artigiane, infatti, opera in contabilità semplificata. Attualmente questa gran mole di informazioni è patrimonio solo dei Confidi, che hanno dimostrato di saperli utilizzare con competenza per valutare il merito di credito, visto i bassi tassi di insolvenza. Se le banche riconosceranno la bontà delle informazioni che possono fornire i Consorzi Fidi, si aprirà una stagione di dialogo ‘virtuoso’, con ovvi vantaggi per gli istituti di credito – che ridurranno i rischi – e per le imprese socie, che spunteranno condizioni migliori. Una torta che oggi vale 51.500 milioni di euro, tanti sono i finanziamenti concessi dalle banche alle imprese artigiane, dei quali il 15.2% è garantito dai Confidi aderenti a Fedart Fidi. Una percentuale che sale a circa il 16,8% se si considerano solo i finanziamenti di ‘qualità, quelli a medio-lungo termine. Dall’11a Indagine sul Sistema dei Confidi per l’Artigianato emergono altri dati significativi che dimostrano, una volta in più, la centralità dei Confidi nella vita delle imprese artigiane, e il loro impegno nel supportarne lo sviluppo. Nel 2006 i tassi medi praticati sui finanziamenti Confidi si attestano sempre su valori decisamente inferiori a quelli del mercato per la categoria. Si registra infatti una media del 6,1% per il credito a medio termine e del 4,8% per il medio-lungo termine, con differenze molto contenute tra nord e sud grazie all’accresciuto potere contrattuale verso il sistema bancario, che si è consolidato con quasi 2.000 convenzioni, e all’accrescimento di Confidi operanti al sud. La classifica delle regioni più attive vede in testa il Veneto con 1.150 milioni di euro di finanziamenti garantiti dai Confidi artigiani. Al secondo posto c’è l’Emilia Romagna con 740 milioni, al terzo posto la Lombardia con 714 milioni. All’ultimo posto c’è la Basilicata con 8,5 milioni di finanziamenti garantiti. Quanto all’attività di prevenzione del fenomeno dell’usura, sono ben 106 sono i Confidi che gestiscono gli speciali fondi antiusura di cui all’art. 15 Legge 108/96, consentendo il rientro nei circuiti legali di finanziamento a migliaia di piccole imprese. Questa azione dei Confidi, che hanno garantito finanziamenti per oltre 50 milioni di Euro, potrebbe svilupparsi in modo ben più significativo se si realizzasse un costante e programmato rifinanziamento della legge stessa, come da tempo sollecitato.
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