24 Settembre 2007, h. 00:00
Codice dell’Ambiente: correzioni indigeste per le piccole imprese
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 13 settembre ha approvato in via preliminare uno schema di decreto legislativo che modifica alcune parti del codice dell’Ambiente, introducendo significative novità in materia di valutazione dell’impatto ambientale e smaltimento dei rifiuti. Sul documento Confartigianato ha espresso un parere critico: le modifiche proposte, al posto di alleggerire il carico burocratico delle aziende, prevedono nuovi adempimenti inutili e costosi. Certo, rispetto alla bozza precedente, c’è stato un parziale dietrofront: sono stati rimossi gli elementi di maggiore criticità, quelli che avrebbero rischiato di paralizzare l’attività delle imprese artigiane. Ma l’impianto complessivo continua ad apparire deludente. Razionalizzazione e semplificazione rimangono fuori dalla porta. Ecco le principali novità previste dal Decreto legislativo, salvo riscritture e ripensamenti che potrebbero intercorrere da qui ad aprile 2008, quando scadrà la delega di modifica a disposizione del Governo. In primo piano, lo stoccaggio e il trasporto dei rifiuti. Gli imprenditori che per la loro attività si trovano a realizzare un deposito temporaneo di rifiuti, dovranno scegliere tra due distinte modalità di gestione: a tempo o a quantità. Nel primo caso dovranno allontanarli dopo due o tre mesi – a seconda che si tratti di materiali pericolosi o non -, nel secondo, raggiunta un certo numero di metri cubi. La modalità prescelta andrà indicata sul frontespizio del registro di carico e scarico. Un chiaro appesantimento. Unica nota positiva: evitata l’istituzione di un nuovo registro di giacenza, previsto nella prima bozza del documento. Tutti i materiali da avviare alla discarica, dovranno essere accompagnati da un’analisi chimica che ne certifica la composizione. Anche nel caso di sostanze innocue come imballaggi di cartone o inerti. Questo, perché il Governo non ha ancora stilato la cosiddetta “lista positiva”, cioè l’elenco delle materie di uso comune che non hanno bisogno di alcun pedigree per essere gettate. Confartigianato, oltre a continuare a sollecitare la pubblicazione della lista, è riuscita ad ottenere la proroga fino a dicembre per l’entrata in vigore della norma. Allargato a dismisura l’”Albo Nazionale gestori Ambientali. Tutti gli artigiani e le imprese che trasportano anche piccole quantità di scarti, comunque al di sopra dei 30 chilogrammi, dovranno iscriversi in un apposito albo. L’iscrizione costerà circa 50 euro annui. Evitato il colpo si scure che rischiava di abbattersi su tutto il comparto: cancellata la proposta normativa che equiparava i trasportatori in conto proprio a un gestore di impianti di gestione di rifiuti, con obbligo di corsi, certificazioni, e ulteriori adempimenti. E’ poi la volta dei nuovi adempimenti specifici per l’edilizia. Prevista una norma che impedisce, di fatto, il riutilizzo diretto di materiali di scavo, anche in lavori di piccola entità. Obbligo di analisi su terre e rocce, addirittura vergini, anche al fine del re-interro nello stesso cantiere che le ha generate. Fin qui le modifiche del Decreto che, se approvate in via definitiva, renderebbero più indigesto il codice dell’Ambiente a chi fa impresa. Ma accanto alle molte ombre c’è anche qualche luce. Tutte le aziende al di sotto dei cinque dipendenti non dovranno più presentare il MUD (Modello Unico Dichiarazione ambientale). C’è pure una seconda semplificazione pensata per le piccole imprese, quelle artigiane al di sotto dei tre dipendenti, che – salvo riscritture del documento – non saranno più tenute alla compilazione dei registri di carico e scarico dei rifiuti.
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