23 Gennaio 2014, h. 00:00

Risarcimento in forma specifica, i carrozzieri in piazza per la libertà di scelta

manifestazione carrozzieriRoma, 15 gennaio. Quasi mille imprenditori artigiani dell’autocarrozzeria hanno invaso il Centro Congressi Capranichetta di piazza Montecitorio per manifestare il proprio dissenso contro le norme di riforma del settore assicurativo, inserite nel decreto ‘Destinazione Italia’, ormai prossimo alla conversione in legge. La storia è nota, coinvolge gli imprenditori del settore e tutti gli italiani, visto che in ballo ci sono la libertà d’impresa per i carrozzieri indipendenti e la libertà di scelta per i cittadini. Oltre al divieto di cedere il credito al carrozziere, una tutela del consumatore prevista dal nostro codice civile, il nodo cruciale della vicenda è l’inserimento della clausola per il risarcimento in forma specifica. In pratica, come previsto dal comma 8 del decreto, in caso di sinistro, l’assicurazione potrà offrire al cliente la riparazione in un’officina convenzionata. Se l’assicurato dovesse rifiutare la proposta, in ogni caso non riceverà una somma superiore a quella preventivata dall’officina convenzionata. In altre parole, sarebbero le compagnie assicuratrici a decidere a chi affidare la riparazione dell’autoveicolo e sarebbero ancora le compagnie a decidere quale officina far lavorare e a che prezzo. In media, fanno sapere Confartigianato e le altre sigle che sono scese in piazza, “pur di lavorare, le officine convenzionate accettano prezzi con ribassi anche superiori al 30% rispetto a quelli applicati sul libero mercato”, con buona pace della qualità degli interventi e della sicurezza del parco auto circolante nel nostro paese. Sempre secondo i carrozzieri, se queste norme dovessero entrare in vigore, sarebbero a rischio imprese e addetti del settore. “E’ inutile che ci dicano che quella carrozzeria può riparare e quell’altra no– ha denunciato Silvano Fogarollo, presidente dei carrozzieri di Confartigianato – Noi siamo assoggettati alla ex legge 122, vogliamo lavorare e mantenere in piedi la nostra attività. Allo stesso tempo, però, vogliamo garantire l’occupazione dei nostri collaboratori, senza creare problemi sociali. Non siamo una grande industria, per noi i nostri collaboratori sono parte di noi stessi, perché sono nati con noi, cresciuti con noi e ci danno veramente un grande aiuto in officina. Chiudere una carrozzeria vuol dire, in primo luogo, mettere sul lastrico i nostri dipendenti e le nostre famiglie”. Al Capranichetta, le sigle della carrozzeria indipendente italiana si sono confrontate con più di 40 tra deputati e senatori di tutti gli schieramenti politici, raccogliendo rassicurazioni bipartisan sull’arrivo di modifiche alle norme contestate. “Vogliamo che il sistema tuteli una libera concorrenza sul mercato – ha detto Raffaello Vignali, il deputato di NCD da sempre vicino alle istanze delle micro e piccole imprese – Da questo punto di vista, anche negli anni scorsi, ho sempre sostenuto il fatto che non sia accettabile che ci possa essere un soggetto che determini i prezzi o, peggio ancora, che voglia far diventare dipendenti i piccoli imprenditori”. I tempi sono stretti, però, entro il 31 gennaio il decreto “Destinazione Italia” dovrà essere convertito in legge, e questa storia del risarcimento in forma specifica va avanti da diversi anni. Per questo, i carrozzieri chiedono interventi concreti alla politica. “La speranza è l’ultima a morire – ha detto Fogarollo al termine dell’incontro del Capranichetta – Però, come si dice dalle mie parti, potrei anche aggiungere che un cane che ha tanti padroni muore di fame. Ecco, non vorrei che a tante belle parole non seguissero i fatti che sono doverosi seguano”. Insomma, una volta di più, le intenzioni di liberalizzare un mercato rischiano di trasformarsi in una vera e propria ghigliottina per gli imprenditori del settore.

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