20 Settembre 2011, h. 00:00
Da Bruxelles novità positive per i riparatori di orologi
Far riparare un orologio dall’artigiano di fiducia è diventata un’impresa quasi impossibile. Il motivo è semplice: la maggioranza delle case produttrici non fornisce agli orologiai indipendenti i pezzi di ricambio e, di fatto, costringe i consumatori a rivolgersi ai concessionari ufficiali. Un vero e proprio boicottaggio per accentrare la manutenzione in pochi centri di assistenza, eliminando dal mercato la concorrenza degli artigiani. A farne le spese sono anche i consumatori che, non potendo più contare sul proprio orologiaio di fiducia, subiscono tempi e costi di riparazione dettati dalle multinazionali delle lancette. Il fenomeno si trascina da anni, riguarda le marche di lusso ma anche i prodotti più commerciali, e sta decimando la categoria degli orologiai, ridotti a 3.500 laboratori in tutta Italia. Confartigianato non è rimasta a guardare. Insieme alle Associazioni degli orologiai degli altri Paesi europei, ha denunciato alle istituzioni italiane e comunitarie questa violazione delle regole sulla concorrenza. Ora finalmente, dopo 7 anni di battaglie, qualcosa si muove. La Commissione europea ha infatti aperto una procedura di inchiesta antitrust a carico dei produttori di orologi per abuso di posizione dominante. Per gli artigiani si riaccende la speranza di vedersi riconosciuto il diritto a lavorare. Pierluigi Doni, imprenditore e delegato riparatori orologiai per Confartigianato Orafi, sottolinea: <i> Si spera che dopo la sentenza della Corte, la Commissione abbia un occhio di riguardo e risolva la questione in tempi brevi </>. Non resta quindi che attendere le decisioni di Bruxelles per avere la certezza che il tempo degli orologiai non è finito.
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