22 Novembre 2010, h. 00:00
La Cassazione allarga i confini alle ‘auto bianche’
Non rischia più sanzioni amministrative il tassista che, ricevuta la chiamata di un cliente nel comune che ha rilasciato la licenza, lo va a prelevare in un altro comune. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con una sentenza che mette la parola fine alla pretesa delle amministrazioni locali di riservare il territorio di competenza esclusivamente alle proprie ‘auto bianche’; una sentenza che apre la strada a una reale possibilità di concorrenza tra gli operatori del settore. <i>”E’ stato sancito un principio fondamentale </i>- spiega il Presidente di Confartigianato Taxi, Fabio Parigi -, <i>cioè la possibilità di poter prelevare gli utenti non solo nel comune di appartenenza, ma anche fuori comune. I vantaggi sono molteplici, principalmente per i consumatori che potranno contare su un servizio capillare mirato alle proprie esigenze, avvalendosi di cooperative, consorzi oppure di un tassista di fiducia”.</i> I fatti alla base della decisione dei giudici della Corte Suprema risalgono al 2004, quando i vigili urbani di Bari multarono un tassista tarantino per aver prelevato all’aeroporto del capoluogo, dunque fuori distretto, un cliente che aveva richiesto la corsa con una telefonata. Insieme alla sanzione, per il tassista scattò anche il sequestro del mezzo. Il giudice di pace prima e la Cassazione poi, hanno dato ragione all’autista. In particolare i giudici di Piazza Cavour hanno spiegato che lo sconfinamento non è sanzionabile quando avviene in risposta a una chiamata del cliente, chiarendo inoltre che l’inizio del servizio coincide con la messa a disposizione del taxi. La sentenza degli ermellini poggia sull’interpretazione della legge quadro di settore e in particolare chiarisce il significato di una congiunzione presente nel testo normativo, un semplice ‘ovvero’ che per 20 anni ha tenuto in scacco la categoria. <i>“L’interpretazione che è stata data finora della legge </i>– sottolinea Pargigi – <i>era chiaramente penalizzante per i consumatori e per la categoria. Un’interpretazione sbagliata che costringeva il tassista a operare solo nel comune in cui veniva rilasciata la licenza, con una difficoltà enorme di risposta alle necessità della clientela”. </i>
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